(Minghui.org) Due donne hanno subito gravi torture in un centro di detenzione della provincia dell’Hebei: sono state entrambe picchiate ed ammanettate e la salute di una delle due è peggiorata gravemente.

Il 18 luglio Li Dongmei e Geng Shulan, di Shijiazhuang nell’Hebei, sono state arrestate per aver chiarito la verità a proposito del Falun Gong, una pratica spirituale perseguitata dal Partito Comunista Cinese dal 1999.

Il 20 luglio di quest’anno sono state trasferite al centro di detenzione n.2 di Shijiazhuang.

Credendo non ci fosse nulla di sbagliato nel praticare il Falun Gong e nel cercare di essere una brava persona, Geng ha rifiutato di recitare le regole del centro di detenzione, ma le guardie l’hanno ammanettata ed incatenata: non era in grado di stare in piedi e doveva gattonare sul pavimento; non era in grado di fare la doccia e di cambiarsi i vestiti e aveva anche bisogno di essere aiutata ad usare il bagno. Le catene pesanti le hanno ferito gravemente le caviglie ed i polsi.

Le guardie hanno ordinato alle detenute di picchiare Geng per costringerla a rinunciare al suo credo. È stata presa a calci e picchiata a tal punto da dolerle le costole per alcuni giorni. Infine, dopo aver iniziato uno sciopero della fame, è stata alimentata forzatamente.

Li ha rifiutato di rispondere alla “richiesta di appello” per protestare contro la sua detenzione illegale. Le guardie hanno ordinato alle altre detenute di picchiarla ogni giorno per indebolirla. Dopo aver protestato contro l'abuso, l'hanno costretta a indossare le manette, l’hanno rinchiusa in isolamento privandola delle attività all'aria aperta. Inoltre non le veniva permesso di fare la doccia o di recarsi al negozio all'interno del centro di detenzione.

La pressione sanguigna di Li alla fine di agosto ha raggiunto i 200 mmHg. Aveva dolore al petto e un lato del suo corpo era intorpidito e rigido. Viveva costantemente nella paura e aveva sempre un po’ difebbre.

Quando il suo avvocato l’ha visitata era così tesa che il suo corpo tremava. È riuscita a parlare solo per dieci minuti e poi ha dovuto essere riportata nella sua cella, ma il centro di detenzione ha rifiutato di sottoporla ad esami clinici completi.

I familiari di Li hanno protestato con il procuratore di stanza della prigione che però ha risposto: «Non sapete cosa ha fatto Li Dongmei?» Sembrava così suggerire che il suo abuso fosse giustificato.

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