(Minghui.org) Il 25 aprile 1999 è stato un giorno speciale nella storia moderna cinese. Circa 10.000 praticanti del Falun Gong si sono riuniti a Pechino per fare appello pacificamente per il diritto di praticare il Falun Gong; non c'erano conflitti, manifesti, slogan o urla. Gli agenti di polizia erano tranquilli e non c'erano tensioni, il traffico proseguiva regolarmente.
Zhu Rongji, all'epoca premier, incontrò i rappresentanti del Falun Gong e accolse la loro richiesta, dopo di che, tutti se ne andarono tranquillamente, ma non prima di aver ripulito la strada dai rifiuti. Il comportamento esemplare dei praticanti e la gestione della situazione da parte del governo cinese sono stati elogiati dai mezzi d’informazione pubblici ed esteri.
Circa tre mesi dopo, Jiang Zemin, ex leader del regime comunista, lanciò una repressione del Falun Gong a livello nazionale e da allora, i praticanti di tutto il mondo hanno lavorato pacificamente per contrastare la persecuzione.
Nel ventesimo anniversario dall’appello, il presente articolo riporta i fatti precedenti il 25 aprile 1999, l'inasprimento della violenza fino alla persecuzione tuttora in corso e ricorda gli sforzi da parte di tutti i praticanti del Falun Gong insieme al sostegno proveniente da tutto il mondo.
Appello pacifico e diritti umani basilari
Appello pacifico dei praticanti del Falun Gong a Pechino il 25 aprile 2019
L'appello del 25 aprile a Pechino è avvenuto due giorni dopo che quarantacinque praticanti furono arrestati a Tianjin, una città controllata direttamente dal governo centrale, vicino a Pechino. Molte persone hanno considerato l'appello come la legittima conseguenza della natura pacifica del Falun Gong e del coraggio dei suoi praticanti nel voler salvaguardare i principi di Verità, Compassione e Tolleranza.
Nello specifico, i praticanti portarono tre richieste da sottoporre all'Ufficio Nazionale d'appello di Pechino: rilasciare i praticanti detenuti illegalmente a Tianjin, revocare il divieto di pubblicazione dei libri del Falun Gong e consentire un ambiente legale alle persone che praticano. Queste richieste erano radicate nella Costituzione cinese: l'articolo 35 concede la libertà di parola e di stampa, mentre l'articolo 36 garantisce la libertà di credo religioso.
Zhu Rongji, all'epoca premier della Cina, dopo aver incontrato i rappresentanti del Falun Gong ha dato l'ordine di rilasciare i praticanti detenuti a Tianjin.
Tuttavia, Jiang Zemin, leader del Partito Comunista in quei giorni interpellò i membri del Comitato Permanente del Politburo chiedendo loro di poter schiacciare il Falun Gong; dopo tre mesi, lanciò una massiccia repressione sistematica.
Intensificazione dello sterminio di massa
La politica di Jiang contro i praticanti del Falun Gong, usando le sue stesse parole, era: "diffamare la loro reputazione" e "distruggerli finanziariamente e fisicamente".
Sulla base delle informazioni ricevute da Minghui.org, sono almeno 4.296 i praticanti che hanno perso la vita a causa delle torture durante la prigionia. Più di diecimila sono stati incarcerati, centinaia di migliaia sono stati portati nei campi di lavoro forzato e altri centinaia di migliaia smistati in vari centri di lavaggio del cervello. Sui praticanti del Falun Gong sono stati usati un centinaio di tipi di tortura. Migliaia di praticanti sono stati oggetto di torture in ospedali psichiatrici e drogati con farmaci che hanno danneggiato il loro sistema nervoso. Il regime, inoltre, approva il prelievo forzato di organi dai praticanti vivi al fine di incrementare i trapianti a scopo di lucro.
Di seguito sono riportati alcuni dei punti della strategia applicata nella crescente repressione sotto la politica persecutoria di Jiang.
Arresto di massa nel luglio 1999
Il 20 luglio 1999, sotto gli ordini di Jiang, in tutta la Cina, sono stati effettuati arresti di massa. Assistenti volontari nei siti per gli esercizi di gruppo e molti altri praticanti sono stati arrestati e costretti a consegnare i loro libri e a rinunciare al Falun Gong. Coloro che si rifiutavano venivano inseriti nella lista nera e controllati sistematicamente; la loro vita è stata distrutta, perdendo i diritti umani fondamentali.
Oltre alla violenza, le notizie diffuse in tutta la Cina attraverso emittenti radio-televisive, giornali e altre fonti mediatiche, erano false e volte alla diffamazione del Falun Gong. Il regime di Jiang usando le tattiche propagandistiche apprese dalle precedenti campagne repressive, è stato in grado di confondere il popolo e incitarlo all'odio verso i praticanti.
Demonizzazione attraverso i media d'oltremare
Il 25 ottobre 1999, durante le notizie in prima serata, la China Central Television (CCTV) trasmise l'intervista di Jiang nel suo viaggio in Francia, dove un giornalista di Le Figaro, il più conosciuto quotidiano nazionale francese, riportava le parole di Jiang che definiva il Falun Gong un "culto malvagio". Tutte le maggiori fonti d’informazione in Cina hanno ritrasmesso questo discorso il giorno successivo, provocando l'arresto di circa mille praticanti del Falun Gong che hanno manifestato il loro dissenso in piazza Tiananmen e presso gli uffici di appello.
Il terzo giorno, il People's Daily ha pubblicato un articolo intitolato: "Il Falun Gong è un culto", scritto da un opinionista manovrato; circa seicento praticanti sono scesi in piazza Tiananmen per difendere il Falun Gong. Diciassette di loro hanno mostrato i manifesti del Falun Gong sulla Torre di Tiananmen. Dopo l'arresto quindici sono stati arrestati e incarcerati con pene che andavano dai quattro mesi ai due anni, mentre i due praticanti rimanenti sono stati riportati nelle loro città d'origine per la detenzione.
Oltre a pubblicare opinioni personali e commenti sui giornali, il regime di Jiang ha usato le notizie estere per giustificare e intensificare la persecuzione.
Condanna illegale
Il 13 novembre 1999, il tribunale Intermedio di Hainan ha condannato quattro praticanti del Falun Gong a scontare pene da 2 a 12 anni; queste notizie, oramai, si ripetevano normalmente a Pechino e in tutta la Cina e da allora, un gran numero di praticanti sono stati incarcerati illegalmente per le loro convinzioni o perché impegnati a denunciare la persecuzione.
Chen Yuanchao, presidente nel processo a Hainan, ha ricevuto numerosi riconoscimenti dal regime per il lavoro svolto, tuttavia, due anni dopo al cinquantaduenne Chen è stato diagnosticato un cancro al polmone; il 2 settembre 2003 è deceduto dopo una dolorosa malattia, conseguenza della retribuzione karmica per aver precedentemente imprigionato ingiustamente i praticanti, persone buone che seguono i principi di Verità, Compassione e Tolleranza.
La bufala dell'auto-immolazione
Il 23 gennaio 2001, per inasprire la persecuzione, il regime ha messo in scena un suicidio per auto-immolazione in cui dei presunti praticanti del Falun Gong si sarebbero dati fuoco in Piazza Tiananmen. Dopo due ore, l'agenzia Xinhua ha riportato l'evento sia in lingua inglese che in cinese. L'insolita efficienza ha insospettito e ha spinto molti ad indagare su questo incidente. Il risultato scaturito da un'attenta analisi del filmato, ha rivelato che l'incidente è stata una "montatura".
Philip Pan del Washington Post ha riferito il 4 febbraio 2001 che Liu Chunling, una delle persone coinvolte nell'incidente, non aveva il comportamento di un praticante del Falun Gong, e nessuno l'aveva mai visto praticare.
L'organizzazione "International Education Development" (IED) ha condannato la persecuzione dei praticanti del Falun Gong in Cina e l'ha definita "terrorismo di stato".
L'IED, in una dichiarazione alle Nazioni Unite il 14 agosto 2001, ha detto: "Abbiamo ottenuto un video di quell'episodio e a nostro avviso dimostra che questo evento è stato organizzato dal governo: abbiamo copie di quel video disponibili per la distribuzione".
False Fire: "China's Tragic New Standard in State Deception, un documentario prodotto da NTD Television, mostra come l'auto-immolazione sia stata una messa in scena; ha vinto un attestato con menzione d'onore al 51° Columbus International Film & Video Festival.
Numerosi testimoni hanno riportato che in quel giorno è stata applicata la legge marziale in Piazza Tiananmen e che l'intero dramma è stato un evento inscenato.
Sulla base di questi elementi di prova, anche l'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'educazione, la scienza e la cultura (UNESCO) ha ritenuto che l'incidente dell'auto-immolazione sia stata una bufala.
L'ufficio 610: un'organizzazione extragiudiziale per guidare la persecuzione
Jiang ha ordinato la creazione di un'organizzazione extragiudiziale per supervisionare la repressione del Falun Gong. L'ufficio 610 prese il nome dalla data della sua fondazione, il 10 giugno 1999. Il suo primo direttore fu il vice premier Li Lanqing. Gli assistenti erano Luo Gan, al tempo capo della Commissione affari politici e legali (Political and Legal Affairs Committe - PLAC) e Ding Guangen, ministro della Propaganda.
Dopo che Pechino fu scelta per ospitare i Giochi Olimpici del 2008, il 16 luglio 2001, Li disse che la scelta di Pechino indicava che la Comunità internazionale riconosceva lo status sociale della Cina e la sua politica contro le sette. Lo stesso giorno, l'ufficio 610 è stato promosso dal livello di agenzia di divisione ad organo di dipartimento.
Gli analisti hanno ipotizzato che la Comunità internazionale intendesse migliorare le condizioni dei diritti umani in Cina, consentendole di ospitare le Olimpiadi. Al contrario, Jiang ha sfruttato questa opportunità per intensificare la persecuzione. Tutti i livelli dell'Ufficio 610 erano stati insigniti di una carica superiore per operare insieme al PLAC con la stessa operatività delle forze di polizia.
Uccidere senza pietà
La sera del 5 marzo 2002, i praticanti di Changchun, nella provincia di Jilin, hanno trasmesso dei programmi televisivi e riprodotto dei filmati contro la propaganda del regime verso il Falun Gong, spiegando anche la beffa dell'auto-immolazione; la durata della trasmissione è stata di quaranta-cinquanta minuti senza interruzioni. La risposta di Jiang è stata cruenta dando ordine di uccidere i praticanti senza pietà.
A Changchun, in seguito, la polizia ha arrestato cinquemila praticanti, sette sono morti durante l'arresto di massa e tra quelli incarcerati quindici sono stati condannati con pene da quattro a vent'anni di reclusione. In seguito all'arresto, nell'agosto del 2002, il signor Hou Mingkai è morto per tortura dopo due giorni. Stessa sorte al signor Liu Chengjun che dopo essere stato imprigionato per ventuno mesi, è morto il 26 dicembre 2003.
Anche altre trasmissioni televisive simili in altre città, dopo essere state intercettate, hanno subito gravi ritorsioni. A Chongqing, quattro praticanti sono stati condannati a sette e sedici anni di reclusione. Un praticante è morto durante la detenzione. Nella provincia di Hebei nell'agosto del 2002 dopo che i praticanti hanno trasmesso dei video, un gran numero di agenti di polizia sono stati inviati. Agenti armati hanno sparato su un veicolo di un praticante per fermarlo e tutti e sei i praticanti sono stati arrestati.
Intensificato il lavaggio del cervello
I funzionari dell'Ufficio 610 di tutta la Cina, durante un incontro alla fine del luglio 2010 a Wuhan, provincia di Hubei, hanno scambiato le loro esperienze sulla soppressione del Falun Gong. Zhou Yongkang, all'epoca Segretario Generale del PLAC, ha rimarcato l'ordine di Jiang di sradicare il Falun Gong entro tre mesi; Zhou ha stanziato anche dei fondi speciali in tutta la Cina per questo scopo.
Dopo questa conferenza, l'ordine di Zhou è stato diramato in tutte le province, prolungando la "battaglia" per distruggere il Falun Gong in tre anni. Durante tutto il tempo dall'inizio della persecuzione i praticanti sono stati molestati, arrestati, imprigionati e portati nei campi di lavoro. I funzionari della prigione hanno anche ordinato ad altri detenuti di torturare e fare il lavaggio del cervello ai praticanti.
Gli ordini dell'Ufficio 610 concentravano le strategie che avrebbero dovuto costringere i praticanti a rinunciare alle loro convinzioni; tra le varie strategie complementari si elenca: molestare i praticanti a casa, minacciare i datori di lavoro per farli cooperare con i funzionari, minacciare le famiglie e i vicini per costringere i praticanti a rinunciare al loro credo.
Interpretazione esemplare
Il 25 gennaio 2017, la Corte Suprema e la Procura Suprema hanno emesso un'interpretazione esemplare dell'articolo 300 della legge penale cinese, spiegando che: "Minando l'attuazione della legge usando le organizzazioni eretiche...". Come con le precedenti interpretazioni, si può notare che il testo non ha citato il Falun Gong, tuttavia, la maggior parte del suo contenuto parla dei metodi impiegati dai praticanti per aumentare la consapevolezza sulla persecuzione.
Ad esempio: "Se una persona veniva trovata in possesso di più di cinquecento banconote contrassegnate con parole relative al Falun Gong oppure con un migliaio di copie di materiale informativo stampato o con cinquanta striscioni o manifesti, quella persona sarebbe stata condannata a tre o a sette anni di reclusione e multata. Casi ancora più gravi portavano alla reclusione a più di sette anni o la detenzione a vita.
Queste interpretazioni esemplari sono state utilizzate per perseguitare i praticanti negli ultimi vent'anni. Ultimamente, la persecuzione ha assunto una forma meno apparente, e raramente è menzionata dalle agenzie mediatiche; anche il sistema di prigionia nei campi di lavoro forzato è stato abolito nel 2013. I funzionari fedeli a Jiang, tuttavia, mantengono ancora quelle direttive per continuare e sostenere la persecuzione.
Ritorsioni per azioni legali contro Jiang
Da maggio 2015, oltre duecentomila praticanti e i loro familiari hanno denunciato Jiang alla Procura Suprema e alla Corte Suprema per aver dato inizio alla persecuzione con l'accusa di genocidio e un gran numero di praticanti ha iniziato a presentare altre denunce penali contro il regime. Inoltre più di due milioni e seicentomila persone di trentuno Paesi nel Mondo hanno firmato una petizione che accusa Jiang.
L'articolo 41 della Costituzione cinese recita: "I cittadini della Repubblica Popolare Cinese hanno il diritto di criticare e formulare suggerimenti su qualsiasi organo o funzionario statale. L'organo statale in questione deve, in modo responsabile e verificando i fatti, trattare le denunce, le accuse o le esposizioni presentate dai cittadini. Nessuno può sopprimere tali denunce, accuse, esposizioni o fare ritorsioni contro i cittadini che le presentano".
Tuttavia, i funzionari hanno bloccato molte di queste richieste e molestato i querelanti, di conseguenza, molti praticanti sono stati arrestati e imprigionati.
Aumentare la consapevolezza sulla persecuzione
Lo spirito dell'appello pacifico del 25 aprile continua ancora oggi dopo quasi vent'anni. I praticanti, nonostante siano stati sottoposti a orribili abusi, hanno risposto con gentilezza e pazienza anche nei confronti dei funzionari che li avevano perseguitati; continuano, sia in Cina che nel resto del mondo a parlare al pubblico e ad informarlo sulla persecuzione.
Dieci giorni dopo l'inizio della persecuzione iniziata il 20 luglio 1999, centinaia di migliaia di persone si sono recati a Pechino per presentare petizioni al governo centrale; tutte le strade principali erano bloccate o controllate dalla polizia e molti dei praticanti sono andati a Pechino a piedi o in bicicletta.
Una donna su un autobus è stata fermata dalla polizia lungo la strada; le hanno confiscato tutti i suoi soldi. Non poteva tornare a casa e ha camminato, da Pechino, per centinaia di chilometri fino alla città di Baishan, provincia di Jilin, elemosinando il cibo lungo la strada.
Un altro praticante quando è stato arrestato a Pechino, ha tirato fuori da una borsa diverse scarpe di stoffa logore e le ha mostrate all'agente dicendo: "Ho camminato a lungo fino a Pechino, tutto quello che voglio fare è dire al nostro governo che il Falun Gong è buono e la persecuzione è sbagliata".
I praticanti rendono pubbliche le informazioni sulla persecuzione distribuendo volantini, affiggendo manifesti, telefonando alle persone, spedendo lettere e interagendo con la gente di persona mentre fanno shopping o alla fermata dell'autobus o durante degli incontri. Fuori dalla Cina, i praticanti partecipano agli eventi della comunità, allestiscono stand nei luoghi di attrazioni turistiche, parlano con i funzionari governativi e informano il pubblico attraverso i media.
Il Falun Gong è praticato in tutto il mondo
Il fondatore del Falun Gong, il signor Li Hongzhi, ha insegnato in pubblico la pratica di auto coltivazione nel maggio 1992. Gli esercizi dai movimenti aggraziati e i principi di Verità, Compassione e Tolleranza hanno attratto persone di ogni età e ceto sociale. Decine di milioni di praticanti hanno sperimentato miglioramenti fisici e mentali.
Nonostante i vent'anni di persecuzione i praticanti non hanno mai abbandonato la loro fede, e molte persone hanno appreso il Falun Gong e hanno iniziato a praticarlo. Nel 1999, il Falun Gong era praticato in più di trenta Paesi, adesso è diffuso in oltre cento: Asia, Europa, Africa, Nord America, Sud America e Australia. Lo Zhuan Falun, il libro principale della pratica, è stato tradotto in oltre quaranta lingue.
La persecuzione non ha fondamenti legali
Mentre la Costituzione cinese offre ai cittadini libertà di credo e di parola, i funzionari hanno giustificato la persecuzione usando gli ordini di Jiang, della polizia e altri organi del Partito Comunista. In realtà né l'articolo 300 della Legge Penale Cinese né le interpretazioni esemplari consentono la detenzione e la condanna dei praticanti del Falun Gong.
Inoltre, la tortura fisica, l'abuso di pratiche psichiatriche, il lavaggio del cervello e il prelievo forzato di organi superano abbondantemente i limiti della legge. La prassi abituale dei tribunali d’impedire agli avvocati di rappresentare e difendere i praticanti, nonché la detenzione e la tortura di alcuni di questi avvocati, evidenzia ulteriormente l'illegalità della politica di persecuzione.
Il sostegno della gente in Cina
Attraverso la perseveranza dei praticanti, molte persone in Cina hanno potuto apprendere della persecuzione del Falun Gong e iniziare a praticarlo nonostante i divieti e la censura del regime comunista.
Dal 2008, circa centocinquantamila persone hanno aggirato il blocco delle informazioni Internet e hanno inviato lettere di dichiarazione solenne a Minghui.org, disconoscendo ciò che precedentemente aveva calunniato la Dafa.
Molti cittadini hanno raccolto firme per le petizioni che chiedono il rilascio dei praticanti detenuti. In alcuni casi, sono state raccolte centinaia o addirittura migliaia di firme pubbliche e impronte digitali. Nel caso del signor Qin Yueming, arrestato nella provincia di Heilongjiang e poi morto a causa della persecuzione, quindicimila persone hanno firmato per chiedere un'indagine sul suo caso e per porre fine alla persecuzione.
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