(Minghui.org)Una ex insegnante di cinquantasei anni è stata condannata a quattro anni di detenzione per la sua fede nel Falun Gong, dopo che la sua richiesta d’appello è stata respinta.

Il Falun Gong, noto anche come Falun Dafa, è un'antica disciplina spirituale di meditazione che è perseguitata dal regime comunista cinese dal 1999.

Il 27 agosto 2018, la signora Zhao Chenyu, residente della città di Kunming, provincia dello Yunnan, è stata arrestata poco dopo essere tornata a casa dalla visita alla madre nella sua città natale del Jinghong, prefettura autonoma del Xishuangbanna Dai, provincia dello Yunnan.

La polizia del Jinghong ha viaggiato per circa 500km fino a Kunming per arrestarla. Insieme alla polizia del Kunming, hanno saccheggiato la sua casa e confiscato molti dei suoi effetti personali, inclusi i libri del Falun Gong, 3 computer, 2 stampanti, 17 cellulari, 43 caricatori, 35 batterie per cellulari, 11 lettori di schede, 57 chiavette, 18 schede SD, alcuni vestiti e migliaia di yuan in contanti.

Più o meno nello stesso periodo, un altro gruppo di ufficiali ha saccheggiato la casa di sua madre e di suo figlio. La mamma di Zhao, la signora Meng Yunying è stata condannata a 15 giorni di detenzione con una multa da 1.000 yuan (circa 130 euro). Data la sua età avanzata (settantenne), la polizia non l'ha trattenuta. Tuttavia, la pressione mentale dell’episodio ha messo a dura prova la sua salute. Già ferita all'osso femorale a causa di una caduta in casa, è stata ricoverata in ospedale ed è deceduta il 16 novembre 2019.

La polizia ha sottoposto il suo caso alla Procura della contea del Mengla. È stata accusata per la distribuzione dei materiali del Falun Gong in una zona residenziale e per aver “minato l’applicazione della legge con un'organizzazione di culto”, tipico pretesto usato dalle autorità cinesi per condannare e imprigionare i praticanti del Falun Gong. La polizia ha anche fornito un filmato registrato da una telecamera di sorveglianza di una donna distribuire qualcosa, pretendendo che si tratti di Zhao.

Il 27 febbraio 2019 è stata la sua prima udienza presso il tribunale. Il giudice l’ha però rinviato dopo che il suo avvocato ha sostenuto che non c'erano prove sufficienti per sostenere l'accusa.

Il 26 luglio, durante la seconda udienza, il pubblico ministero ha aggiunto una dozzina di persone alla lista dei testimoni, compresi i membri della sua famiglia, dove hanno confermato che lei pratica il Falun Gong e che hanno ricevuto sempre da lei del materiale informativo. Il pubblico ministero l’ha anche accusata di essere una recidiva, poiché era giá stata condannata per aver praticato il Falun Gong in precedenza.

L'avvocato ha sostenuto che nessuna legge in Cina ha criminalizzato il Falun Gong e che il fatto che lei pratica o che è in possesso o ha distribuito materiale informativo non comporta la commissione di un crimine o il danno a qualcuno.

Zhao ha rigettato tutte le accuse contro di lei e ha insistito nel dire che non è un crimine praticare il Falun Gong e parlarne alla gente.

Il giudice l'ha condannata a quattro anni con una multa di 40.000 yuan (circa 5000 euro) alla fine del processo.

La donna ha fatto richiesta d’appello contro il verdetto, ma è stata respinta dal tribunale intermedio lo scorso 25 marzo. Ora è detenuta nella prigione femminile n. 2 della provincia dello Yunnan.

Prima dell'ultimo calvario, è stata condannata a tre anni nel 2006 per aver rifiutato di rinunciare al Falun Gong. Il suo datore di lavoro, la 30esima Scuola media della città del Kunming, l'ha licenziata durante la sua prigionia. Suo marito, un agente di polizia, ha divorziato da lei e suo figlio ha intrapreso una strada poco raccomandata dopo che è stato privato delle cure della madre. Entrambi i nonni, sia materno che paterno hanno vissuto nella paura e sono deceduti mentre la donna era in detenzione.

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