(Minghui.org) Con il rapido invecchiamento della popolazione e l'appropriazione indebita di fondi pensionistici da parte di funzionari corrotti, gli uffici della previdenza sociale in Cina sono in enorme difficoltà nell'adempiere ai loro obblighi di erogazione delle pensioni.
Un modo che il Partito Comunista Cinese ha utilizzato per affrontare la questione del sottofinanziamento, è quello di privare dei benefici i pensionati che hanno scontato e stanno scontando una pena in prigione. Con la persecuzione del Falun Gong ancora in corso, i praticanti che sono stati in carcere per aver sostenuto la loro fede, vengono ulteriormente perseguitati e privati dei loro diritti pensionistici.
Secondo le informazioni disponibili raccolte da Minghui.org, più di trenta praticanti del Falun Gong della città di Jinzhou, provincia del Liaoning, sono stati privati della pensione dal dicembre del 2016, a causa del periodo di detenzione che hanno scontato o che stanno scontando. Per i praticanti che non hanno raggiunto l'età della pensione durante il periodo di detenzione, il loro datore di lavoro detrae gli anni di servizio proporzionalmente alla durata della loro permanenza in carcere, ricalcolando la loro pensione dopo il rilascio.
Inoltre, ad alcuni è stato negato l'accesso alla pensione perché la polizia si è rifiutata di rilasciare loro un documento d'identità. Altri sono andati in pensione anni fa, ma le autorità non hanno mai considerato la loro domanda ed alcuni praticantisono stati licenziati dal loro posto di lavoro a causa della persecuzione senza diritto alla pensione.
Da quest’anno, l'ufficio della previdenza sociale di Jinzhou ha iniziato a sospendere la pensione di tutti i praticanti che sono stati condannati, indipendentemente dal fatto che abbiano ricevuto o meno la pensione durante il periodo di detenzione. Alcuni agenti hanno rivelato che sono state la polizia e la Commissione Affari Politici e Legali, un'agenzia extralegale incaricata di sorvegliare le persecuzioni, ad ordinare di sospendere la loro pensione.
Un ufficiale ha detto ad un praticante: «Puoi scordarti di ricevere la pensione da noi se sei stato condannato».
Ad alcuni praticanti è stato anche ordinato di restituire la pensione ricevuta durante la loro detenzione, e sono stati minacciati di arresto se si fossero rifiutati di farlo.
La pensione della signora Ren Guixia è stata sospesa dalla fine del 2016. Questa persecuzione finanziaria ha avuto ripercussioni sulla sua salute. In seguito ha avuto un attacco di cuore ed è morta nel febbraio del 2017 all'età di cinquantasette anni.
Nel dicembre del 2016 la signora Wei Xiuying ha intentato una causa contro l'ufficio della previdenza sociale dopo la sospensione della sua pensione. Nell'agosto del 2018, il tribunale della città di Linghai ha giudicato il caso a favore di Wei, e ha ordinato all'ufficio previdenziale di effettuare il pagamento completo entro dieci giorni dalla sentenza. L'ufficio di previdenza si è opposto alla decisione e ha presentato ricorso al tribunale intermedio di Jinzhou.
Sebbene l'ufficio della previdenza sociale avesse rinunciato al ricorso nel marzo dell’anno scorso, si è comunque rifiutato di restituirle la pensione, per contro è stata molestata e le è stato chiesto di restituire la pensione ricevuta durante il suo periodo di detenzione.
La pensione della signora Bai Mingfang è stata sospesa a settembre dell’anno scorso, dopo aver scontato una pena di sette anni. Ha intentato una causa contro l'ufficio della previdenza sociale, ma il tribunale di Songshan ha giudicato il caso a suo sfavore. Ora si sta appellando alla decisione.
La signora Wu Xiulan, una scienziata di settantacinque anni che si occupa di protezione dell'ambiente, è stata condannata a due anni nel settembre del 2015. Poco dopo il suo rilascio, le autorità hanno sospeso la sua pensione, ordinandole di restituire il fondo ricevuto durante la sua detenzione. Tuttavia dopo due anni, pur avendo estinto il suo "debito", la previdenza sociale non ha ancora ripreso ad erogarle la pensione. Si è recata di frequente presso gli uffici per cercare di farsi giustizia da sola, ma senza successo.
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