(Minghui.org) Un residente della città di Wuxue, in provincia dell’Hubei, è morto due settimane dopo essere stato incarcerato per la sua fede nel Falun Gong, una disciplina spirituale e di meditazione perseguitata dal regime comunista cinese dal 1999.

Il sessantottenne Liu Jigang è stato arrestato il 19 luglio dello scorso anno presso la sua residenza; la polizia ha perquisito la sua abitazione e ha confiscato i suoi libri e materiali del Falun Gong, un computer e due stampanti. È stato poi trattenuto nel centro di detenzione della città di Wuxue prima di essere trasferito nella prigione di Fanjiatai, il 26 agosto scorso, per scontare una pena di due anni e mezzo.

Il 13 settembre le autorità della prigione hanno informato i familiari di Liu della sua morte e loro si sono precipitati in prigione. Le autorità hanno soltanto detto loro che Liu è deceduto per difficoltà respiratorie, senza fornire altre informazioni ed hanno dato alla famiglia 10.000 yuan (circa 1260 euro) a titolo di risarcimento.

Questa era la seconda volta che il praticante veniva incarcerato nella prigione di Fanjiatai per via della sua fede. Precedentemente era stato arrestato presso la sua abitazione intorno alle 23:00 del 25 luglio 2008. La polizia gli aveva confiscato computer, stampante, macchine fotografiche, libri del Falun Gong e una parabola satellitare. Sua moglie, che non pratica il Falun Gong, era stata picchiata ed aveva riportato ferite su tutto il corpo per aver cercato di impedire alla polizia di arrestare suo marito.

Il 7 luglio 2009 l’uomo è stato condannato a tre anni. Siccome rifiutava di collaborare con gli agenti addetti al lavaggio del cervello della prigione, nel giugno 2011 è stato picchiato e come conseguenza ha sviluppato una paralisi facciale.

La prigione di Fanjiatai è stata una delle principali prigioni della provincia dell’Hubei ad ospitare praticanti del Falun Gong condannati ingiustamente per la loro fede negli ultimi ventun anni. Usa il lavaggio del cervello coercitivo, il lavoro intensivo ed altri abusi fisici per torturare i praticanti.

I metodi di tortura usati nella prigione includono: percosse, abusi verbali, infilare aghi, impiccagione, congelamento, incatenamento di praticanti con guinzagli per cani ed il trattenerli sulla panca della tigre. Le guardie proibiscono ai praticanti di parlare con gli altri, li costringono a bere urina ed iniettano loro droghe sconosciute. Altri abusi a lungo termine includono la privazione del sonno, affamare, e negare l’accesso ai beni indispensabili per assolvere alle necessità quotidiane, come carta igienica, detersivi e dentifricio. Non sono consentite visite da parte dei familiari, né telefonate.

La prigione a volte assume esperti dei centri di lavaggio del cervello, delle università e dell'Ufficio 610 (un'agenzia extra-legale creata per perseguitare il Falun Gong) per fare il lavaggio del cervello e spingere i praticanti a rinunciare alla loro fede.

Un altro praticante, il signor Li Dayao, è stato perseguitato a morte dalla prigione di Fanjiatai il 30 novembre dello scorso anno. Aveva sessantasette anni.

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