(Minghui.org) Il 10 dicembre, nella Giornata dei diritti umani, i praticanti del Falun Gong (noto anche come Falun Dafa) delle città bulgare di Sofia, Stara Zagora e Peshtera si sono riuniti pacificamente davanti all'ambasciata cinese nella capitale Sofia, per chiedere al governo cinese di fermare immediatamente la persecuzione della pratica spirituale.

Da ventuno lunghi anni, il PCC ha proibito tutte le dimostrazioni pubbliche degli esercizi meditativi e ha distrutto i libri del Falun Gong. Anche solo menzionare la frase "La Falun Dafa è buona" può costare ad una persona il suo lavoro, la sua libertà e la sua sicurezza personale.

Il 10 dicembre, i praticanti bulgari del Falun Gong, si riuniscono pacificamente davanti all'ambasciata cinese a Sofia per chiedere la fine della persecuzione dei praticanti in Cina

Nel luglio scorso, il Segretario di Stato americano Mike Pompeo ha detto in un comunicato stampa: «Invitiamo il governo della Repubblica Popolare Cinese a porre immediatamente fine ai suoi depravati abusi e maltrattamenti nei confronti dei praticanti del Falun Gong, e a rilasciare i detenuti imprigionati a causa delle loro convinzioni, come Ma Zhenyu, e ad affrontare la situazione della scomparsa dei praticanti. Ventuno anni di persecuzione dei praticanti sono troppo lunghi e devono finire».

Le parole di Pompeo vengono ripetute attraverso gli altoparlanti dei praticanti davanti all'ambasciata cinese. I manifestanti hanno anche chiesto al governo bulgaro di cogliere ogni opportunità per sollevare la problematica dei diritti umani dei praticanti del Falun Gong in Cina, e di chiedere la fine delle persecuzioni.

I praticanti hanno anche fatto appello ai cittadini bulgari affinché sostengano il Falun Gong firmando una petizione internazionale che condanna l’oppressione. Ogni settimana a Sofia e in altre città bulgare sono state raccolte le firme.

I praticanti hanno anche pubblicato il documentario "In nome di Confucio" su Facebook la sera della Giornata dei diritti umani. Le stazioni radio di Sofia, Veliko Tarnovo e Plovdiv hanno dato informazioni sull'evento

Il documentario parla della storia di Sonia Zhao, una studentessa cinese e praticante del Falun Gong. Credeva che insegnare cinese all'estero in un Istituto Confucio l'avrebbe liberata dalla persecuzione del PCC. Tuttavia, grazie all’aiuto dei praticanti canadesi è riuscita, pur correndo molti pericoli, a lasciare l’istituto ritrovando la libertà. Grazie alla testimonianza di Zhao, la comunità cinese di Toronto è riuscita a fermare la creazione del più grande Istituto Confucio del mondo.

Uno spettatore, Iva Ganev, ha detto: «Film molto interessante. Più persone dovrebbero conoscere questi metodi». Un altro, Zornitsa Harizanova, ha commentato: «Grazie per aver condiviso il film! Non avrei mai immaginato che gli Istituti Confucio andassero ben oltre il loro ruolo di centri educativi e che il vero scopo fosse quello di una missione completamente diversa».

Lo stesso giorno, dodici stazioni televisive regionali hanno trasmesso il documentario "Hard to Believe", che ha raggiunto i 180.000 spettatori. Il film è incentrato sul prelievo forzato di organi da parte dei praticanti del Falun Gong viventi in Cina, un'atrocità che continua ancora oggi.