(Minghui.org) Molti cittadini italiani stanno intraprendendo azioni legali contro il Partito Comunista Cinese (PCC) per il suo insabbiamento delle informazioni, che ha permesso al coronavirus di diffondersi nel mondo e causare incommensurabili perdite umane ed economiche.

Al 20 maggio l'Italia, uno dei Paesi europei più colpiti dal coronavirus, ha registrato oltre 227 mila casi di infezione e oltre 32 mila morti.

Secondo Adnkronos, l'ONG italiana Oneurope ha lanciato un sito web, www.covid19classaction.it, in cui gli italiani possono iscriversi per partecipare alla causa legale collettiva contro il PCC. Questa è la prima azione legale intrapresa dagli italiani durante la pandemia.

Ferdinando Perone, coordinatore della causa, ha detto a un corrispondente Minghui che dall'8 maggio si sono registrate sul loro sito web più di seimila persone. Ha notato che anche molti residenti di Hong Kong hanno espresso sostegno. Ha affermato: “Possono unirsi a noi persone di ogni Paese. Questa causa non mira solo a ottenere un risarcimento per gli italiani colpiti dalla crisi, ma vogliamo anche scoprire la verità al riguardo. Speriamo anche che tutti possano pensare a come e perché è successo”.

Secondo Perone, in base ai trattati sanitari internazionali qualsiasi Paese che riscontra un grave focolaio di malattia contagiosa dovrebbe comunicarlo all'Organizzazione Mondiale della Sanità entro 24 ore. Ma il governo cinese non lo ha fatto. Se fosse stato trasparente nel gestire la situazione, l'Italia e altri Paesi europei avrebbero avuto un numero di morti molto inferiore.

Oltre alla causa legale di cui sopra, Il Sole 24 ore ha riportato che un hotel a 4 stelle, l'Hotel De La Poste, in una famosa località sciistica nel Nord Italia, ha intentato una causa contro il Ministero della Salute cinese per non aver segnalato prontamente la diffusione del virus.

Un altro giornale, il Quotidiano Canavese, ha riferito che anche i proprietari di hotel Rudy Benco e Mauro Cortese hanno citato in giudizio il Ministero della Salute cinese per il ritardo nella diffusione di informazioni sull'epidemia. Nella loro denuncia hanno dichiarato di aver subito perdite economiche significative a causa della pandemia poiché hanno dovuto chiudere i loro hotel, licenziare il personale e annullare i contratti di fornitura.

Una settimana dopo il 26 aprile, giorno in cui il Corriere della Sera ha pubblicato un editoriale in cui criticava le politiche favorevoli al PCC del governo italiano, i funzionari di Lombardia, Veneto e Piemonte hanno presentato il conto dei danni e chiesto il risarcimento al PCC.

Durante una riunione del consiglio regionale, Alberto Preioni, capogruppo del Partito di Salvini in Piemonte, ha dichiarato: “Non è quantificabile in termini economici ciò che il Piemonte e i piemontesi hanno sofferto e continuano a soffrire. Vite spezzate, vita quotidiana cancellata, immenso danno economico. I tribunali internazionali dovranno fare il loro lavoro: se le autorità cinesi hanno messo a tacere i tentativi di allarme sul contagio, dovranno subirne le conseguenze”.