(Minghui.org) [Nota dell'editore] Questa serie di articoli sono una ristampa della traduzione italiana del libro pubblicato da Epoch Times, chiamato "Come lo spettro del comunismo controlla il nostro mondo", a cura della redazione dei "Nove Commentari sul Partito Comunista".

Lista dei capitoli

Come lo Spettro del Comunismo controlla il nostro mondo: Prefazione
Come lo Spettro del Comunismo controlla il nostro mondo: Introduzione
Capitolo 1: Le strategie dello Spettro del Comunismo per distruggere l’umanità
Capitolo 2: Gli inizi europei del Comunismo
Capitolo 3: Le uccisioni di massa in Oriente
Capitolo 4: Esportare la Rivoluzione
Capitolo 5: L’infiltrazione comunista in Occidente
Capitolo 6: La ribellione contro Dio
Capitolo 7: La distruzione della famiglia
Capitolo 8: Il Comunismo semina il caos nella politica
Capitolo 9: La trappola economica del Comunismo
Capitolo 10: Utilizzare le leggi per fini malvagi
Capitolo 11: Profanare le Arti
Capitolo 12: Sabotare l’educazione
Capitolo 13: Assoggettare i mezzi di comunicazione
Capitolo 14: Cultura popolare, dall’indulgenza al declino morale
Capitolo 15: Le radici comuniste del Terrorismo
Capitolo 16: I fattori comunisti dietro l’Ambientalismo
Capitolo 17: Le radici comuniste della globalizzazione
Capitolo 18: Le ambizioni di controllo globale del Partito Comunista Cinese
Come lo Spettro del Comunismo controlla il nostro mondo: Conclusione

Cosa è incluso in questa parte?

Capitolo 16: I fattori comunisti dietro l’Ambientalismo

Capitolo 16(Parte I): I fattori comunisti dietro l’Ambientalismo

Indice dei contenuti

1. Le radici dell’Ambientalismo affondano nel Comunismo
a. Le tre fasi dell’Ambientalismo
b. Ambientalismo e Marxismo hanno radici comuni
c. Marxismo ecologico
d. Socialismo ecologico
e. Politiche verdi: il Verde è il nuovo Rosso
f. Eco-terrorismo
g. Greenpeace: una storia non pacifica

2. Il mito del consenso sul cambiamento climatico
a. Breve storia del “consenso” nella scienza del clima
b. Come creare un dogma nella comunità scientifica

Note bibliografiche

Capitolo 16(Parte II): I fattori comunisti dietro l’Ambientalismo

Indice dei contenuti

2. Il mito del “consenso” sul cambiamento climatico (continua)
a. Gli scienziati disapprovano il consenso
b. Perché gli scienziati ambientalisti sostengono scenari catastrofici

3. Ambientalismo: un’altra forma di Comunismo
a. Spionaggio politico: costruire un governo mondiale
b. Accusare il capitalismo
c. Come i mass media zittiscono le voci contrarie
d. Gruppi ‘civili’ manipolati per portare la rivoluzione in piazza
e. La nuova religione dell’antiumanesimo

Conclusione: Per scongiurare le crisi ambientali, bisogna rispettare Dio e ripristinare le tradizioni

Note bibliografiche

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CAPITOLO 16(PARTE I): I FATTORI COMUNISTI DIETRO L’AMBIENTALISMO

Introduzione

La Terra è l’ambiente di vita dell’Umanità e, fornendo cibo, risorse e condizioni adatte allo sviluppo di quest’ultima, le ha permesso di prosperare per migliaia di anni.

Gli esseri umani interagiscono da vicino con l’ambiente naturale. Sia la cultura tradizionale cinese che quella occidentale, danno grande importanza alla conservazione di un rapporto di benigna simbiosi fra Uomo e natura. Come scrive l’antico filoso cinese Dong Zhongshu nel suo saggio Annali delle Primavere e Autunni: «Tutto sulla Terra è stato creato a beneficio dell’Uomo»[1]. Il significato è che lo scopo del Creatore è stato quello di offrire all’Umanità delle condizioni adatte alla sua vita, per cui ogni cosa sulla Terra può essere utilizzata dagli esseri umani. Allo stesso tempo, le persone devono seguire i principi del Cielo e della Terra, sfruttando ogni cosa con moderazione e adoperandosi per mantenere e salvaguardare l’ambiente naturale in cui gli esseri umani devono vivere.

Secondo la cultura tradizionale occidentale, il Creatore ha fornito agli esseri umani l’ambiente naturale, chiedendo che ne fossero responsabili. L’uomo perciò dovrebbe voler bene alla natura e farne un buon uso. Secondo la visione della cultura tradizionale cinese, tutto è in equilibrio e si deve evitare nel modo più assoluto di danneggiare la natura; secondo la Dottrina del Giusto Mezzo di Confucio, infatti, «è il sistema di leggi secondo cui ogni cosa nel Creato viene ad esistere e si sviluppa, ognuna in coerenza con sé stessa e senza danneggiare le altre; in questo modo, il funzionamento della Natura procede senza conflitti né confusione…»[2]

Gli antichi cinesi attribuivano grande importanza alla tutela dell’ambiente. Secondo i documenti storici dell’epoca, ai tempi di Yu il Grande «durante i tre mesi di primavera, nessuno portava con sé l’ascia nei boschi, così che gli alberi potessero riprendere a crescere e, nei tre mesi estivi, nessuno metteva le reti nei fiumi, affinché i pesci potessero riprodursi»[3].

L’accademico confuciano Zengzi scriveva inoltre: «Gli alberi possono essere abbattuti solo nella stagione giusta, come gli animali possono essere macellati solo al momento giusto»[4]. Questi precetti sono indicativi dell’idea di moderazione, propria della cultura tradizionale cinese, e della benevolenza e cura che è giusto praticare nei confronti dell’ambiente.

A partire dalla Rivoluzione industriale, l’inquinamento prodotto dalle fabbriche ha causato gravi danni all’ecosistema; le società occidentali hanno iniziato ad acquisire coscienza del problema. Con l’introduzione di normative e standard produttivi a tutela dell’ambiente, l’inquinamento è stato effettivamente contrastato e lo stato dell’ecosistema è notevolmente migliorato. Allo stesso tempo, nei cittadini, la consapevolezza dell’importanza della difesa dell’ambiente è cresciuta enormemente, al punto che quest’ultima è diventata un obiettivo unanimemente condiviso.

È necessario fare una distinzione fra tutela dell’ambiente, movimenti ambientalisti ed Ambientalismo. La tutela dell’ambiente è un principio che esiste sin dai primordi della civilizzazione umana: deriva dalla semplice comprensione che l’ambiente ha bisogno di essere protetto; non ha mai avuto nulla a che vedere con alcuna ideologia politica. Il movimento ambientalista, invece, ha una connotazione socio-politica. Il suo obiettivo fondamentale è il cambiamento delle politiche ambientaliste, dei modi di pensare e delle abitudini collettive, attraverso i movimenti di massa, l’influenza sui mass media e la mobilitazione politica.

L’Ambientalismo, infine, è una filosofia e un’ideologia che si concentra sulla necessità di difendere l’ambiente e la coesistenza armoniosa tra la società umana e l’ecosistema naturale.

Le motivazioni di partenza dei movimenti ambientalisti e dell’Ambientalismo non sono le stesse del Comunismo, ma i comunisti sono maestri nell’appropriarsi dei movimenti di massa e nel manipolarli a proprio vantaggio; è per questo motivo che, sin dai primordi del moderno Ambientalismo, i comunisti hanno sistematicamente agito per entrare nel movimento.

Le problematiche connesse all’ambiente sono oggi estremamente complesse, poiché il movimento ha fatto largo uso di un’efficace retorica sensazionalistica, così da approfittare della sincera volontà delle persone di difendere l’ambiente, creando così un movimento politico su scala globale. Un gran numero di attivisti hanno buone intenzioni, agiscono mossi dal proprio senso di giustizia e sono veramente preoccupati del futuro dell’Umanità.

Quello che molti non riconoscono è invece il modo in cui i comunisti usano la causa ambientalista per posizionare sé stessi su un piano morale superiore, al fine di realizzare il proprio programma. È in questo modo che la tutela dell’ambiente diviene altamente politicizzata ed estrema, fino al punto di degenerare in uno pseudo-culto religioso (evidentemente privo di ogni fondamento morale tradizionale). A questo punto, entrano in azione una vera e propria propaganda fuorviante e l’imposizione di numerose misure politiche diventano dominanti, trasformando l’Ambientalismo in una sorta di versione semplificata del Comunismo.

In questo capitolo si analizza il modo in cui l’Ambientalismo sia diventato un’ideologia collegata al Comunismo, di come il movimento ambientalista sia stato occupato, manipolato e cooptato al fine di operare al servizio degli obiettivi del Comunismo e, infine, delle conseguenze che ne deriveranno se questa operazione dovesse proseguire indisturbata.

1. Le radici dell’Ambientalismo affondano nel Comunismo

Lo Spettro del Comunismo ha sempre gestito la propria strategia con lungimiranza, mettendo a punto in modo estremamente complesso, e in numerosi campi, le condizioni ideali per portare l’Umanità alla distruzione. Nato in Europa, il Comunismo ha scatenato due rivoluzioni sanguinose per prendere il potere nelle due maggiori potenze orientali: la Russia e la Cina. L’area di influenza comunista e l’Occidente sono poi entrati in un lungo conflitto nel corso della Guerra Fredda, fino al collasso dell’intero blocco sovietico. Lo Spettro ha quindi diffuso in modo subdolo i propri elementi, sia in Occidente che in Oriente, a partire dagli anni 90 del XX secolo. Allo stesso tempo, i comunisti iniziarono un processo per costituire un governo planetario, ovviamente sottoposto al proprio ferreo controllo (l’internazionalismo, d’altronde, è da sempre uno dei tratti distintivi del Marxismo).

Per conseguire un obiettivo di simili proporzioni, tuttavia, il Comunismo ha dovuto, e deve, servirsi di “nemici” (o crearli, quando non ne esistono) che costituiscano una minaccia per l’intera Umanità. Spaventando le società in tutto il mondo, i cittadini cedono sia le proprie libertà individuali che la sovranità della propria nazione. In quest’ottica, la creazione di un clima di panico globale, creato dagli imminenti disastri ambientali ed ecologici di vario genere, risulta una “strada obbligatoria” da percorrere.

a. Le tre fasi dell’Ambientalismo

La formazione e lo sviluppo del movimento ambientalista sono inestricabilmente legati al Comunismo. Nello specifico, il suo sviluppo ha attraversato tre fasi. Il primo stadio è il periodo di elaborazione teorica, che può essere collocato tra la pubblicazione del Manifesto Comunista di Marx ed Engels nel 1848, alla prima Giornata della Terra nel 1970.

All’inizio di questa fase, Marx e i suoi discepoli non consideravano l’Ambientalismo come un focus della loro trattazione teorica, ma l’ateismo marxista e il materialismo erano naturalmente allineati con la corrente principale dell’Ambientalismo. Marx dichiarò che il Capitalismo è contrario alla natura (cioè all’ambiente). I discepoli di Marx concepirono il termine “ecosistema” e silenziosamente inclusero l’Ambientalismo negli ambiti in cui era destinato a fermentare.

Nell’ultimo decennio di questa fase, dal 1960 al 1970, sono apparsi negli Stati Uniti due libri di successo: Silent Spring [Primavera Silenziosa] (1962) e Population Bomb [La bomba demografica] (1968). L’Ambientalismo è entrato nell’arena pubblica con il pretesto di ‘proteggere l’ambiente’.

L’evento di riferimento durante l’inizio della seconda fase fu la prima Giornata della Terra tenuta nel 1970, seguita dalla prima Conferenza delle Nazioni Unite sull’ambiente umano a Stoccolma, organizzata dalle Nazioni Unite nel 1972. In questa fase si formarono rapidamente una serie di organizzazioni e le loro attività aumentarono. Negli Stati Uniti e in Europa, hanno spinto i governi ad agire attraverso la propaganda, le proteste e l’attivismo, giustificando il tutto con la scusa delle ricerche scientifica, delle normative, e così via.

Su larga scala, la controcultura degli anni ’60 ha funzionato come una parata militare di elementi comunisti in Occidente. Sono saliti sul palco cooptando i diritti civili e i movimenti contro la guerra, per poi rapidamente diffondersi in altre forme di battaglie anticapitaliste, tra cui il movimento femminista, il movimento omosessuale e altre.

Dopo gli anni ’70, in seguito al declino del movimento contro la guerra del Vietnam, l’ideologia comunista iniziò un processo di istituzionalizzazione: chiamato “la lunga marcia attraverso le istituzioni”, avvenne nello stesso periodo in cui il femminismo e l’Ambientalismo si diffusero largamente. È questa la causa principale dell’ampia diffusione dell’ideologia ambientalista e delle relative mobilitazioni sociali.

Una delle forze più importanti che ha appoggiato la causa dell’Ambientalismo negli anni ’70 fu il movimento hippy, spina dorsale della controcultura. In effetti, dopo aver fallito nella Guerra Fredda, il Comunismo era in procinto di riproporsi sotto la bandiera dell’Ambientalismo, con l’intento di introdurre il Comunismo globale sotto un altro nome.

La terza fase è iniziata alla vigilia della fine della Guerra Fredda. Nel 1988, le Nazioni Unite hanno istituito il Gruppo Intergovernativo sul Cambiamento Climatico (IPCC) e il concetto di riscaldamento globale ha iniziato ad entrare nel regno politico. [5] All’inizio del crollo dell’Unione Sovietica nel 1990, a Mosca si è tenuta una conferenza internazionale sull’ambiente. Nel suo discorso, Mikhail Gorbaciov ̶ Segretario Generale del Partito Comunista dell’Unione Sovietica ̶ sostenne la creazione di un sistema internazionale di monitoraggio ambientale, firmò un patto per proteggere ‘aree ambientali esclusive’, espresse sostegno ai programmi ambientali delle Nazioni Unite e chiese una conferenza di approfondimento (tenutasi nel giugno 1992 in Brasile)[6].

Quasi tutti gli ambientalisti occidentali accettarono quelle proposte. In questa fase, il riscaldamento globale è diventato il principale nemico dell’umanità, secondo gli ambientalisti. La propaganda, che utilizzava la protezione ambientale per giustificare l’imposizione di gravose normative, aumentò in modo inatteso e il numero e la portata di leggi e norme ambientali proliferarono rapidamente.

L’Ambientalismo è diventato lo strumento principale per limitare la libertà dei cittadini, in tutto il mondo, privando le nazioni della loro sovranità, vincolando e disputando contro le società libere dell’Occidente. Il risultato fu che dopo la fine della Guerra Fredda, gli ex comunisti dell’Unione Sovietica, così come i comunisti e i loro compagni di viaggio in Occidente, iniziarono a unirsi al movimento per la protezione dell’ambiente. L’Ambientalismo emerse come una forza sul palcoscenico mondiale, e cominciò sempre più ad assumere i colori del Comunismo.

b. Ambientalismo e Marxismo hanno radici comuni

Secondo la comprensione dei credenti nelle religioni ortodosse, tanto in Oriente quanto in Occidente, gli esseri umani sono stati creati da Dio a sua immagine; la vita umana è quindi dotata di un valore, uno scopo e una dignità più elevate rispetto alle altre forme di vita sulla Terra. Allo stesso modo, anche l’ambiente naturale è creato da Dio. L’uomo ha l’obbligo di prendersi cura della natura sebbene sia la natura a esistere per l’uomo, non viceversa.

Agli occhi degli atei e dei materialisti, tuttavia, la vita umana non ha una qualità così speciale. Engels scrive in uno dei suoi saggi: «La vita è il modo di esistenza delle sostanze albuminose [vale a dire le proteine]. … [7]». In questa visione, la vita umana non è altro che una configurazione unica di proteine, non diversa a livello essenziale dagli animali o dalle piante; quindi è logico che gli esseri umani possano essere privati della libertà e anche delle loro vite, in nome della protezione della natura.

Nel 1862, in un libro sulla chimica organica, il chimico tedesco Justus von Liebig, un collega di Marx, criticava gli agricoltori britannici per l’uso degli escrementi di uccelli importati come fertilizzante. L’agricoltura britannica aveva beneficiato del letame degli uccelli, un fertilizzante efficiente, e i raccolti erano aumentati in modo significativo. Verso la metà del diciannovesimo secolo, gli inglesi avevano a disposizione fonti di cibo di alta qualità. Il business degli escrementi di volatili aveva avvantaggiato gli uomini d’affari in vari Paesi, gli agricoltori britannici e i consumatori britannici.

Perché Justus von Liebig ha voluto condannare questa pratica? La sua indignazione morale era dovuta a quattro ragioni. In primo luogo, il processo di raccolta degli escrementi di uccelli danneggia la natura; secondo, i mercanti sfruttano i lavoratori con bassi salari; in terzo luogo, alti rendimenti alimentari stimolano la crescita della popolazione, che a sua volta richiede più cibo, superando ciò che la natura può fornire; in quarto luogo, più persone e bestiame significano più immondizia e letame[8].

All’epoca, durante la stesura de Il Capitale, Marx studiava attentamente il lavoro di Justus von Liebig, elogiandolo per aver «sviluppato dal punto di vista delle scienze naturali, il lato negativo, cioè distruttivo, dell’agricoltura moderna[9]». Come Justus von Liebig, anche Marx considerava ogni tentativo di creare ricchezza usando le risorse naturali una sorta di circolo vizioso, sostenendo che «un’agricoltura razionale è incompatibile con il sistema capitalista[10»].

Dopo che Lenin e il suo partito bolscevico tentarono un Colpo di Stato in Russia, vennero rapidamento promulgati il “Decreto sulla terra” e il “Decreto sulle foreste” per nazionalizzare le risorse provenienti dalla terra, foreste, acqua, minerali, animali, vegetali e impedire alle persone il loro utilizzo senza autorizzazione[11].

Il meteorologo e scrittore americano Brian Sussman descrive nel suo libro Eco-Tyranny: How the Left’s Green Agenda Will Dismantle America [Eco tirannia, come l’agenda dei Verdi demolirà l’America] come le idee di Marx e Lenin siano totalmente in linea con quelle degli ambientalisti di oggi. Dal loro punto di vista, nessuno ha il diritto di trarre profitto dalle risorse naturali: «Che si tratti di salvare foreste, balene, lumache o il clima, tutto fa capo a una credenza profondamente radicata che la ricerca di tale profitto è immorale, e alla fine distruggerà il pianeta, a meno che non venga fermata[12]».

Questo movimento ambientalista globale ha coinvolto un gran numero di pensatori, politici, scienziati, attivisti e personalità dei media. Questo capitolo non ha spazio sufficiente per enumerare per intero i loro pensieri, discorsi e azioni, ma non possiamo ignorare la figura di Maurice Strong, un canadese fondatore del Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente. Strong è stato tra gli organizzatori della Conferenza delle Nazioni Unite sull’ambiente umano del 1972 e della Conferenza delle Nazioni Unite sull’ambiente e lo sviluppo del 1992; è il nipote di Anna Louise Strong, una nota giornalista filo-comunista che si stabilì in Cina. Maurice Strong fu profondamente influenzato dalla zia, arrivando a definirsi «un socialista nelle idee e un capitalista nella pratica[13]».

Maurice Strong è arrivato ad occupare un posto importante nel movimento ambientalista globale. «Condivide le opinioni del più estremo ambientalista, ma invece di urlare insulti alla polizia durante le manifestazioni contro una conferenza globale, si presenta come Segretario Generale e ha in mano il martelletto per emettere la sentenza[14]».

Le opinioni espresse dall’Agenzia delle Nazioni Unite per l’ambiente sotto la guida di Strong appaiono quasi identiche al Marxismo: «La proprietà terriera privata è uno dei principali strumenti usati per accumulare ricchezza, contribuisce perciò all’ingiustizia sociale. È quindi indispensabile il controllo pubblico dell’uso della terra[15]». Maurice Strong scelse di stabilirsi a Pechino dopo il pensionamento; è morto nel 2015.

Natalie Grant Wraga, è stata una studiosa specializzata sull’Unione Sovietica. Studiando la questione ha scritto: «La protezione dell’ambiente può essere usata come pretesto per adottare una serie di misure volte a indebolire la capacità industriale delle nazioni sviluppate. Potrebbe anche essere usata per spaventare [la popolazione], abbassando il loro tenore di vita, impiantando poi valori comunisti [16]». In realtà, l’Ambientalismo non ha origine solo dall’ex blocco comunista. Va più in profondità e si collega all’obiettivo generale del Comunismo di indebolire libertà e diritti in tutto il mondo.

c. Marxismo ecologico

Tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento due scienziati britannici, Ray Lankester e Arthur Tansley, svilupparono i concetti di ecologia e di ecosistema. Entrambi erano socialisti fabianisti, una variazione del Marxismo. Lankester era uno zoologo, da giovane divenne amico di Marx, quando quest’ultimo era ormai anziano; Lankester era spesso ospite a casa sua e fu tra i pochi presenti al suo funerale. Una volta, Lankester scrisse a Marx informandolo che stava studiando Il Capitale «[traendone] il più grande piacere e beneficio[17]».

Nell’Inghilterra di quel periodo Tansley fu la figura più importante nei campi dell’ecologia e della botanica, in qualità di primo presidente della British Ecological Society. Fu lui a coniare il “ecosistema”. Tansley fu profondamente influenzato da Lankester, durante i suoi studi all’Università di Londra[18].

I legami originari tra l’ideologia ecologista e il Marxismo sembrano emergere nella connessione tra Lankester, Tansley e il Marxismo, sebbene ecologia e Ambientalismo non siano la stessa cosa. L’ecologia riguarda la relazione tra gli esseri viventi e l’ambiente, mentre l’Ambientalismo si occupa dei disastri ecologici. L’ecologia, tuttavia, è strettamente correlata all’Ambientalismo perché fornisce le basi teoriche per definire i disastri ecologici. Il Marxismo ecologico, derivante dall’ecologia, è un ulteriore passo avanti rispetto a queste idee.

Il Marxismo ecologico aggiunge il concetto di crisi ecologica alle argomentazioni marxiste sulla crisi economica del Capitalismo. Lo scopo è di allargare il presunto conflitto tra la borghesia e il proletariato, aggiungendo un conflitto intrinseco tra produzione e ambiente. Questa è la teoria della doppia crisi o del doppio conflitto. Nella teoria marxista, il conflitto di base del Capitalismo è tra le forze produttive e i rapporti presenti nella produzione, chiamato conflitto primario. Il conflitto secondario si origina tra l’ambiente di produzione (l’ecosistema), le forze produttive e i rapporti presenti nella produzione In questa teoria, il conflitto primario porta alla crisi economica, mentre il conflitto secondario porta alla crisi ecologica[19].

Lo sviluppo del Capitalismo, avvenuto nel corso di oltre un secolo, dimostra che il Marxismo sbaglia nel prevedere il crollo del Capitalismo a causa della crisi economica. Al contrario, il Capitalismo ha continuato a prosperare. In risposta a ciò, la nozione di crisi ecologica è diventato uno strumento del Comunismo, quando gli accademici di sinistra scoprirono che il Marxismo poteva essere una base teorica per l’Ambientalismo, radicalizzando così il movimento ambientalista e la visione del mondo.

d. Socialismo ecologico

Come suggerisce il nome, il Socialismo ecologico è un’ideologia che unisce ecologia e Socialismo. I critici lo hanno definito un ”cocomero”: verde all’esterno e rosso all’interno, dato che al suo interno vi sono delle tipiche richieste socialiste, come la ”giustizia sociale”, mentre all’esterno appare la consapevolezza ecologica. Il tentativo è chiaro: far avanzare l’ideologia socialista con nuovi mezzi.

Una interessante illustrazione del Socialismo ecologico è il Manifesto Ecosocialista, pubblicato da Joel Kovel e Michael Lowy nel 2001. La campagna di Kovel per diventare il candidato del Partito dei Verdi alla presidenza degli Stati Uniti non ha avuto successo. Lowy è un membro della Frazione Trotzkista per la Quarta Internazionale. Nel Manifesto Ecosocialista gli autori affermano che il Capitalismo non può risolvere la crisi ecologica e che sarà sostituito dal Socialismo ecologico; quest’ultimo non viene considerato come un ramo del Socialismo, ma come un nuovo Socialismo, per una nuova epoca. [20]

Nel 2002 Kovel ha pubblicato un libro intitolato The Enemy of Nature: The End of Capitalism o The End of the World? [Il nemico della Natura: la fine del Capitalismo o la fine del mondo?] Il libro descrive in dettaglio la teoria del Socialismo ecologico, criticando duramente il Capitalismo e suggerendo un cambiamento dell’attuale situazione, andando verso direzioni radicalmente nuove[21].

e. Politiche verdi: il Verde è il nuovo Rosso

Quando l’Ambientalismo entra in politica, nasce la politica verde o ecopolitica. Il Partito dei Verdi fondato in molti Paesi del mondo è il risultato di una politica verde che, oltre alla protezione dell’ambiente, di solito include: la giustizia sociale, il femminismo, l’attivismo contro la guerra e il pacifismo. Global Greens, ad esempio, è un’organizzazione internazionale associata al Partito dei Verdi, il suo statuto del 2001 è fortemente influenzato dall’ideologia marxista, inclusa una forte enfasi su una presunta uguaglianza tra l’uomo e gli animali[22].

L’Ambientalismo è di solito spinto in avanti dal Socialismo e dal Comunismo. Dopo la caduta dei regimi comunisti in Russia e nell’Europa orientale, molti ex membri del partito comunista, e le rimanenti forze comuniste, si unirono o fondarono partiti verdi. È da qui che nasce l’ideologia di sinistra del Partito dei Verdi, e come conseguenza il termine Sinistra Verde. Dopo la caduta del Partito Comunista Sovietico, l’ex leader dell’Unione Sovietica Gorbaciov cercò senza successo di riaffacciarsi al mondo della politica. Divenne quindi un ambientalista, fondando la Green Cross International. Come si può facilmente immaginare Gorbaciov introdusse elementi comunisti nelle sue attività ambientali, promuovendo la creazione di un governo mondiale per fermare la crisi ambientale[23].

Molti partiti comunisti in Occidente sono direttamente coinvolti nei movimenti di protezione dell’ambiente. Jack Mundey, uno dei fondatori del movimento australiano Green Ban, è membro del Partito Comunista Australiano. Sua moglie è la presidente nazionale del Partito Comunista Australiano[24].

f. Eco-terrorismo

A causa delle influenze di Sinistra, l’Ambientalismo è stato relativamente radicale sin dall’inizio. Al suo interno vi sono diverse ramificazioni radicali, tra cui: Ecologia profonda, Ecofemminismo, Ecologia sociale, Bioregionalismo e simili. Alcuni di queste sezioni sono fortemente estremiste. I gruppi più conosciuti includono Earth First! e il Fronte di Liberazione della Terra. Per fermare le attività che considerano dannose per l’ambiente utilizzano anche esplosivi e incendi dolosi, Le loro azioni sono conosciute come ecoterrorismo.

Il gruppo Earth First! è stato stabilito nel 1979, il suo motto è “Nessun compromesso in difesa di Madre Terra!”. Il gruppo agisce in modo diretto contro specifici obiettivi come il disboscamento, la costruzione di dighe e altri progetti. Una delle tattiche più note del gruppo è chiamata ‘tree sit’: gli attivisti si siedono davanti agli alberi o si arrampicano di essi per impedirne l’abbattimento. Le operazioni di Earth First! attirarono molti nuovi membri, inclusi chi era vicino alla sinistra, anarchici e altri che volevano ribellarsi alla società convenzionale.

Nel 1992, alcuni dei membri più estremisti fondarono una branca chiamata Fronte di Liberazione della Terra. L’incendio doloso divenne la loro tattica principale. Verso la fine del 2000, nove palazzi di lusso a Long Island, New York, furono ridotti in cenere in una sola notte. L’azione venne giustificata dal gruppo sostenendo che le ville erano state costruite all’interno di foresta naturale. Dopo aver commesso l’incendio doloso, il Fronte di Liberazione della Terra creò il proprio slogan: “Se lo costruisci, lo bruceremo!”.

Nel 2005 l’FBI annunciò che il Fronte di Liberazione della Terra era la più grande minaccia terroristica negli Stati Uniti: il gruppo era sospettato di essere stato coinvolto in oltre 1.200 crimini, creando danni per decine di milioni di dollari[25]. Le loro azioni hanno da tempo superato i limiti delle normali proteste politiche o delle divergenze di opinioni. L’ideologia comunista ha sfruttato l’odio per trasformare alcuni ambientalisti in eco-terroristi, non diversi da qualsiasi altro terrorista.

g. Greenpeace: una storia non pacifica

Greenpeace è stata fondata nel 1971 ed è la più grande organizzazione ambientale del mondo, con uffici in 40 Paesi e un utile annuo di oltre 350 milioni di dollari. Greenpeace è anche una delle organizzazioni ambientali più estremiste. Paul Watson, co-fondatore di Greenpeace, lasciò l’organizzazione nel 1977, disse: «Il segreto del successo di David McTaggart [ presidente di Greenpeace dal 1979 al 1991] è il segreto del successo di Greenpeace: non importa ciò che è vero, importa solo ciò che le persone credono sia vero… Tu sei ciò che i media ti definiscono. [Greenpeace] è diventato un mito e una macchina che genera miti[26]».

Patrick Moore, un altro co-fondatore di Greenpeace, era un fervido protettore dell’ambiente. Tuttavia, lasciò la sua posizione quando scoprì che l’organizzazione «prese bruscamente una piega politica sinistroide[27]». Si era trasformata in un’organizzazione estremista, con un’agenda politica ostile verso l’intera produzione industriale. Il suo programma era basato più sulla politica che su solidi dati scientifici[28].

La strategia utilizzata da organizzazioni ambientali estremiste come Greenpeace è di utilizzare tutti i mezzi necessari per raggiungere i propri obiettivi. Su questo punto, l’Ambientalismo estremista è molto simile al Comunismo. Nel 2007 sei membri di Greenpeace hanno fatto irruzione in una centrale elettrica a carbone britannica, con lo scopo di interrompere il servizio elettrico. Denunciati per aver provocato danni materiali per circa 30.000 sterline inglesi [circa 34.000 euro], i sei hanno ammesso il tentativo di interrompere l’attività della centrale elettrica, ma di averlo fatto per prevenire danni ancora più grandi (una crisi ambientale dovuta ai gas serra). In tribunale sono stati dichiarati innocenti.

Prima di questa sentenza, Greenpeace aveva già ottenuto molte vittorie giudiziarie, tra cui danneggiamenti a centrali nucleari, aziende automobilistiche e impianti di produzione di aerei da caccia[29]. Il confine tra azioni legittime e non, viene semplicemente cancellato con tale logica. Il Marxismo-leninismo tradizionale usa la promessa di un’eventuale utopia per legittimare omicidi, incendi e rapine. Allo stesso modo, sotto la bandiera dell’Ambientalismo, i comunisti mettono in guardia contro le crisi ambientali per legittimare tattiche violente e illegali.

Nell’esempio sopra riportato, i membri di Greenpeace hanno persuaso la giuria a considerare le loro motivazioni criminali come invece legittime, dimostrando come sia possibile ingannare un grande gruppo di persone, e portarlo ad accettare argomenti ingannevoli e infondati. Tutto ciò fa parte della perdita di valori universali e della caduta della moralità nella società.

2. Il mito del consenso sul cambiamento climatico

Nella società moderna il cambiamento climatico è un argomento fortemente dibattuto. Il confronto pubblico su questo tema è insolitamente vivace, con opinioni diverse da parte dei media, del grande pubblico e in politica. L’argomento più comune è che l’emissione dei gas serra da parte delle attività umane abbia causato il riscaldamento globale, il che porterà a pericolosi disastri climatici. Chi sostiene tale visione afferma che si è arrivati a questa conclusione attraverso il consenso scientifico, o che sia una scienza esatta. Per alcuni ambientalisti coloro che rifiutano questa conclusione non sono considerate solo ‘contro la scienza’, ma anche ‘contro l’umanità’.

I membri di Greenpeace che hanno danneggiato la centrale a carbone sono stati prosciolti dal loro crimine perché un famoso esperto, sostenitore del ‘consenso scientifico’, ha testimoniato a loro favore,dichiarando che la quantità di gas serra emessa dalla centrale ogni giorno porterebbe all’estinzione di oltre quattrocento specie, tra le altre cose.

La comunità scientifica ha davvero raggiunto un consenso? Richard Lindzen, professore di meteorologia al Massachusetts Institute of Technology, ora in pensione, ha scritto un articolo in cui esprimeva il suo punto di vista sul fatto che la scienza del clima non sia, di fatto, esatta[30].

Steven Koonin, ex sottosegretario del Dipartimento dell’Energia degli stati Uniti per la Scienza, e attuale professore alla New York University, ha scritto nel suo articolo Climate Science Is Not Settled [Non siamo d’accordo sulla Scienza del clima]: «Siamo molto lontani dalle conoscenze necessarie per creare una buona politica climatica[31]». In un altro saggio, Koonin ha ricordato ai lettori: «Il pubblico è in gran parte inconsapevole degli intensi dibattiti nell’ambito della scienza del clima. In una recente riunione nazionale, c’erano più di 100 ricercatori governativi e universitari che dibattevano per distinguere l’impatto umano e le naturali variazioni climatiche. La discussione non riguardava delle sottigliezze, ma aspetti fondamentali della nostra comprensione [del clima], come l’apparente e inaspettato rallentamento nell’innalzamento globale del livello del mare negli ultimi due decenni[32]».

In generale la temperatura superficiale della Terra è aumentata a partire dal 1880, e l’anidride carbonica e altri gas serra emessi nell’atmosfera hanno un effetto nell’aumentare la temperatura globale. Gli scienziati non hanno opinioni divergenti riguardo a questi argomenti di base. Le domande più importanti, domande che aprono un forte dibattito tra gli scienziati, sono le seguenti: il riscaldamento è causato principalmente dall’attività umana o da fattori naturali? Quanto sarà caldo il mondo entro la fine del ventunesimo secolo? L’umanità ha la capacità di prevedere come cambierà il clima in futuro? Il riscaldamento globale causerà dei disastri?

Da un’altra prospettiva sembra che la comunità scientifica abbia raggiunto una sorta di accordo sul cambiamento climatico: le dichiarazioni di chi oppone al cosiddetto consenso raramente appaiono nei media o nelle riviste accademiche. Michael Griffin, fisico e ingegnere che ha ricoperto il ruolo di amministratore della NASA dal 2005 al 2009, ha dichiarato in un’intervista alla National Public Radio nel 2007: «Non ho alcun dubbio sul fatto che a livello globale esiste una tendenza al riscaldamento globale. Non sono sicuro sia giusto dire che sia un qualcosa con cui dobbiamo avere a che fare. Vederlo come un problema significa dare per scontato che lo stato del clima terrestre che abbiamo al giorno d’oggi sia il clima ottimale, il miglior clima che potremmo mai avere o che abbiamo mai avuto. E quindi dobbiamo agire per assicurarci che non cambi.

Prima di tutto non penso che l’umanità abbia il potere di far sì che il clima non possa cambiare, come hanno dimostrato milioni di anni di Storia. In secondo luogo, vorrei chiedere: tra gli esseri umani — chi, dove e quando — dovrebbe avere il privilegio di decidere che questo specifico clima che abbiamo oggi, in questo momento, sia il miglior clima per tutti gli altri esseri umani. Penso che sarebbe piuttosto presuntuoso per una persona arrogarsi un tale diritto»[33].

Sebbene Griffin stesse cercando di esprimere l’umiltà che le persone dovrebbe avere nei confronti della scienza, ha subìto immediatamente gravi critiche da parte dei media e di alcuni climatologi, che hanno etichettato le sue osservazioni come frutto della sua ignoranza. Griffin venne di fatto costretto a scusarsi il giorno dopo, a causa dell’incredibile pressione[34].

Alcuni mesi dopo, in un’altra intervista, Griffin ha commentato: «Personalmente ritengo che le persone stiano esagerando nella discussione sui cambiamenti climatici; siamo arrivati al punto che non viene quasi riconosciuto come un argomento tecnico. In pratica ha assunto uno status religioso, che trovo deplorevole». Considerando il punto di vista di Griffin sul ‘consenso scientifico’, si può capire che il cosiddetto consenso sui cambiamenti climatici non è il risultato di un processo scientifico. Griffin considera il progresso scientifico come risultato di un dibattito: «Sviluppi le tue teorie, pubblichi i tuoi dati, porti avanti le tue tesi, altri le attaccano o tentano di farlo. Il consenso scientifico si evolve in questo modo[35]». Utilizzare qualsiasi mezzo per soffocare il dibattito scientifico, viola lo spirito stesso della scienza.

Il professor Lennart Bengtsson, membro della British Royal Meteorological Society, e in precedenza direttore del Centro Europeo per le Previsioni Meteorologiche a Medio Termine (ECMWF), si è guadagnato, grazie alla sua straordinaria reputazione e autorevolezza, l’ingresso nella Global Warming Policy Foundation (GWPF, un think-tank che studia le teorie del riscaldamento globale). Come conseguenza, ha dovuto affrontare taglienti giudizi e una intensa pressione da parte dei suoi colleghi. Due settimane dopo, fu costretto a dimettersi.

Nella sua lettera di dimissioni, Bengtsson ha scritto: «Negli ultimi giorni sono stato sottoposto a una tale pressione, da tutto il mondo, che è praticamente insopportabile. Se dovesse andare avanti così non sarei in grado di svolgere il mio lavoro normalmente, e mi dovrei preoccupare della mia salute e sicurezza. … Alcuni colleghi hanno ritirato il loro sostegno nei miei confronti, altri hanno interrotto collaborazioni già avviate, ecc … Non mi sarei mai aspettato nulla di simile [dai tempi del maccartismo] in una comunità che era così pacifica, come quella della meteorologia. Evidentemente qualcosa è cambiato negli ultimi anni[36]».

L’osservazione di Bengtsson è corretta: quel “qualcosa è cambiato negli ultimi anni” è il risultato dell’ideologia comunista e delle tattiche di lotta di classe che hanno fatto breccia nel campo della meteorologia.

In realtà, il presunto consenso scientifico sul cambiamento climatico ha trasformato la teoria del cambiamento climatico in un dogma. Il cambiamento climatico è diventato un principio fondamentale, sacro e inviolabile per l’Ambientalismo di oggi. Gli scienziati, i media e gli attivisti ambientalisti che accettano questa dottrina sono uniti nel diffondere la paura di un disastro imminente; è uno strumento importante, utilizzato dal movimento ambientalista, per spaventare il pubblico e renderlo obbediente alle politiche che ne conseguono. Attraverso il processo di stabilire e consolidare questo dogma, è possibile distinguere una serie di tecniche comuniste che rientrano nella lotta di classe: l’inganno, il mobbing, la gogna pubblica, provocazioni e conflitti.

a. Breve storia del ”consenso” nella scienza del clima

Nel 1988 è stato istituito il Gruppo Intergovernativo sul Cambiamento Climatico (IPCC). Tra i suoi compiti principali vi è valutare le ricerche scientifiche presenti e presentare, ogni cinque anni, una relazione autorevole sui cambiamenti climatici. Lo scopo era di stabilire un consenso scientifico sulle questioni climatiche, così da fornire delle basi scientifiche agli organi legislativi [37] Le relazioni dell’IPCC contengono spesso un elenco di migliaia di autori, coautori e revisori: per questo sono considerate la dimostrazione del consenso raggiunto dai migliori scienziati al mondo.

Nel 1992, la Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici (UNFCCC) dichiarò il suo obiettivo: stabilizzare le concentrazioni di gas a effetto serra nell’atmosfera a un livello tale da prevenire pericolose interferenze antropogeniche con il sistema climatico. Da notare come fosse già dato per scontato che i cambiamenti climatici fossero pericolosi e causati dall’uomo. In seguito, l’IPCC ricevette l’incarico di identificare l’influenza umana sul clima e l’impatto ambientale e socio-economico dei cambiamenti climatici[38].

Nel momento in cui l’UNFCCC dà per scontato che gli esseri umani sono i responsabili dei pericolosi cambiamenti climatici, l’ambito di azione dell’IPCC si restringe. Da aggiungere che se i cambiamenti climatici non fossero considerati né pericolosi, né causati dall’attività industriale, non sarebbe necessario indirizzare le attività dei corpi legislativi e di conseguenza l’esistenza stessa dell’IPCC non sarebbe necessaria. Tali conflitti di interesse hanno giocoforza influenzato il campo di indagine dell’IPCC[39].

  • L’IPCC ha rimosso le dichiarazioni di incertezza

Poco prima che l’IPCC pubblicasse il suo Secondo Rapporto di Valutazione nel 1995, il dott. Frederick Seitz, un fisico di fama mondiale, ex presidente della National Academy of Sciences e Presidente della Rockefeller University di New York, ottenne una copia del documento. Seitz scoprì che il contenuto del rapporto, dopo aver superato la revisione scientifica e prima di essere inviato alla stampa, era stato ampiamente modificato. Tutte le incertezze sulle attività umane collegate ai cambiamenti climatici erano state rimosse.

In un suo articolo, pubblicato sul The Wall Street Journal, Seitz affermava: «Appartengo alla comunità scientifica americana da oltre 60 anni, … non ho mai assistito a una corruzione più inquietante del processo di peer review [valutazione tra pari, ndr che hanno portato alla pubblicazione del rapporto dell’IPCC.» [40]

Le dichiarazioni cancellate includono quanto segue: [41]

— «Nessuno degli studi sopra citati ha dimostrato chiaramente che possiamo attribuire i cambiamenti climatici all’aumento dei gas serra.»
— «Ad oggi nessuno studio ha attribuito [i cambiamenti climatici finora osservati] in tutto o in parte a cause antropogeniche [provocate dall’uomo].»
— «Eventuali dichiarazioni sull’esistenza di significativi cambiamenti climatici, saranno probabilmente controverse fino a quando le incertezze presenti nelle variabili naturali del sistema climatico verranno ridotte.»

Anche se l’IPCC ha successivamente affermato che tutte le modifiche al rapporto erano state approvate dagli autori, tali modifiche rivelano come il lavoro dell’IPCC sia stato influenzato dalla politica. Il rapporto di valutazione non contiene alcuna ricerca originale, ma riassume principalmente le ricerche già esistenti. Poiché la ricerca esistente contiene molteplici punti di vista diversi, al fine di ‘raggiungere il consenso’ ― come si è proposto di fare ― l’IPCC si è semplicemente sbarazzato delle opinioni contrarie.

Nell’aprile 2000 la bozza del Terzo Rapporto di Valutazione dell’IPCC dichiarava: «C’è stato un visibile impatto umano sul clima a livello globale». La versione pubblicata a ottobre dello stesso anno afferma: «È probabile che l’aumento delle concentrazioni di gas serra antropogenici abbia contribuito significativamente al riscaldamento osservato negli ultimi 50 anni». Infine, nella conclusione ufficiale, la dichiarazione è stata ancora più netta: «La maggior parte del riscaldamento osservato negli ultimi 50 anni è probabilmente dovuto all’aumento delle concentrazioni di gas serra.»

Quando Tim Higham, portavoce del Programma per l’Ambiente delle Nazioni Unite, è stato interrogato sulla base scientifica di tali cambiamenti, la sua risposta è stata onesta: «Non è una nuova branca scientifica, gli scienziati volevano far arrivare un messaggio chiaro e forte ai politici». [42] In altre parole, l’UNFCCC assegna un compitino all’IPCC, rendendo chiara la risposta desiderata. L’IPCC, quindi, consegna quanto è stato richiesto.

  • Il rapporto dell’IPCC ha gonfiato il ”consenso sul disastro”.
  • Paul Reiter, professore all’Istituto Pasteur in Francia, è uno dei maggiori esperti di malaria e di altre malattie trasmesse dagli insetti. Trovandosi in disaccordo con il rapporto dell’IPCC, ha dovuto minacciare di avviare una causa contro l’IPCC per rimuovere il suo nome dall’elenco dei primi duemila scienziati che avrebbero sostenuto il rapporto. Ha detto che l’IPCC «fa sembrare che tutti i migliori scienziati siano d’accordo, ma non è vero[43]».

    Nella sua testimonianza al Senato degli Stati Uniti il 25 aprile 2006, Reiter ha dichiarato: «Un aspetto irritante del dibattito è che questa ”scienza” pretestuosa venga approvata in pubblico da autorevoli gruppi di ”esperti”. Mi riferisco in particolare al Gruppo Intergovernativo sul Cambiamento Climatico (IPCC). Ogni cinque anni, questa organizzazione con sede negli Stati Uniti, rende pubblico quello che chiama ”consenso dei migliori scienziati del mondo relativo a tutti gli aspetti del cambiamento climatico”. A parte il discutibile processo con cui questi scienziati vengono selezionati, tale consenso è frutto della politica, non della scienza[44]».

    Gli ambientalisti hanno promosso l’idea che le malattie trasmesse dagli insetti, come la malaria, causeranno il caos se il riscaldamento climatico continuerà, che è anche l’argomento principale dell’IPCC. In una articolo apparso su Bloomberg 27 novembre 2007 si legge: «il riscaldamento globale metterà a rischio di malaria e febbre dengue milioni di persone, secondo un rapporto delle Nazioni Unite che chiede uno studio urgente sui pericoli per la salute posti dai cambiamenti climatici[45]». Reiter non riconosce questa semplice correlazione tra riscaldamento del clima e diffusione di malattie infettive.

    Secondo il professore la malaria non è limitata alle aree tropicali. Un massiccio attacco di malaria si verificò nell’ex Unione Sovietica negli anni ’20 e un altro nella città di Arcangelo (Arkhangelsk) vicino al Circolo Polare Artico, con 30.000 casi di malaria che hanno causato 10.000 morti. [46] Secondo un articolo del 2011 pubblicato su Nature, gli scienziati hanno scoperto che, contrariamente a quanto ipotizzato in precedenza, la trasmissione della malaria dalle zanzare rallenta con l’aumento delle temperature[47]. Ciò conferma l’opinione di Reiter.

    L’abbandono di un altro scienziato dai ranghi dall’IPCC dimostra come l’utilizzo del presunto ‘consenso del disastro’ sia parte della cultura operativa dell’organizzazione. Christopher Landsea, un ricercatore di uragani presso l’Oceanic and Atmospheric Administration degli Stati Uniti e uno dei principali autori del Quarto Rapporto di Valutazione dell’IPCC, si è congedato nel gennaio 2005. In una lettera aperta, ha dichiarato: «Personalmente non posso continuare a contribuire in buona fede a un processo che ritengo essere motivato da programmi precostituiti e scientificamente infondati». Ha sollecitato l’IPCC a confermare come il rapporto dovrebbe aderire a dati scientifici piuttosto che al sensazionalismo[48].

    Landsea si è detto in disaccordo con l’autore principale del rapporto dell’IPCC, riguardo alla relazione tra gli uragani e i cambiamenti climatici. L’autore principale dell’IPCC (che non è un esperto nella ricerca sugli uragani) ha sottolineato, in assenza di solidi dati fattuali a sostegno della sua affermazione, che il riscaldamento del clima provocherebbe uragani più intensi. Landsea ha ribadito come studi precedenti avessero dimostrato che i registri storici non possono verificare tale correlazione; teoricamente, anche se esiste una correlazione, è insignificante e trascurabile.

    David Deming, geologo e geofisico dell’Università dell’Oklahoma, ha studiato le temperature registrate nell’arco di 150 anni nel Nord America, esaminando le carote di ghiaccio; ha poi pubblicato un articolo su Science. I sostenitori del consenso considerano Deming come un esponente del consenso. In un’audizione al Senato degli Stati Uniti, Deming ha riferito di aver ricevuto una email da un personaggio di spicco dell’IPCC, la richiesta era di: «togliere di mezzo il Periodo caldo medievale». [49] Tale periodo si riferisce al riscaldamento climatico avvenuto della regione del Nord Atlantico tra il 950 e al 1150 d.C. circa. Non tenere in considerazione questo periodo, nella curva storica dei cambiamenti climatici, rafforzerebbe l’affermazione che il riscaldamento di oggi è senza precedenti.

    Ci sono molti incidenti del genere. Christopher C. Horner, ricercatore americano presso il Competitive Enterprise Institute, ha pubblicato Red Hot Lies, How Global Warming Alarmists Use Threats, Fraud, and Deception to Keep You Misinformed, [Come gli allarmisti del riscaldamento globale usano minacce, falsità e inganni per disinformare il pubblico] Nel libro elenca molti dei membri originali dell’IPCC che si oppongono alle conclusioni dell’IPCC stessa e alle sue operazioni politicizzate[50]. Hanno sollevato domande ragionevoli con dati di supporto e hanno contestato il cosiddetto consenso dell’IPCC. Tuttavia, nell’attuale contesto accademico e mediatico, le loro voci sono state marginalizzate.

    b. Come creare un dogma nella comunità scientifica

    L’istituzione e il consolidamento del presunto consenso sui cambiamenti climatici è un passo fondamentale nell’uso dell’Ambientalismo per manipolare il pubblico, amplificare il senso del disastro e distorcere i valori umani. Se portato fino in fondo, la logica conseguenza sarà l’istituzione di un super-governo globale, ovvero l’obiettivo del Comunismo. Sebbene tutto questo si sia svolto principalmente all’interno della comunità scientifica, è stato sostenuto dalla forza congiunta dei media, del governo e delle istituzioni accademiche.

    Indipendentemente dalla reputazione accademica di uno scienziato, una volta che abbia espresso pubblicamente i suoi dubbi sul dogma del consenso, subirà un’enorme pressione da parte dei suoi colleghi e delle istituzioni accademiche: sarà costretto a sottomettersi. Le persone che hanno vissuto in una società comunista totalitaria hanno avuto esperienze simili; la differenza è di aver messo in discussione il dogma del partito comunista.

    David Bellamy è un noto attivista ambientale britannico e presidente della Royal Society of Wildlife Trusts. Dopo aver dichiarato pubblicamente di non credere al dogma del consenso sulla teoria del riscaldamento globale, l’organizzazione stessa pubblicò una dichiarazione che esprimeva insoddisfazione[51]. Una volta aver lasciato l’incarico di presidente, gli ambientalisti che in precedenza lo rispettavano, lo accusarono di aver perso la regione o di accettare soldi dalle grandi compagnie petrolifere[52]. Henk Tennekes, ex direttore della Royal Dutch Meteorological Society, è stato licenziato perché non sosteneva il dogma del consenso riguardo il cambiamento climatico. Allo stesso modo Aksel Winn-Nielsen, ufficiale dell’Organizzazione Meteorologica Mondiale, è stato etichettato dai funzionari dell’IPCC come ‘una marionetta della grande industria’. Dopo che i ricercatori italiani Alfonso Sutera e Antonio Speranza hanno messo in dubbio la teoria del riscaldamento del clima antropogenico, non sono stati più in grado di ottenere finanziamenti per la ricerca[53].

    Il libro Climate of Extremes: Global Warming Science They Don’t Want You to Know, [Agli estremi del clima, quello che non vogliono farti sapere sulla scienza del riscaldamento globale] è stato scritto da Patrick J. Michaels, ex presidente della American Association of State Climatologists e climatologo all’Università della Virginia. Michaels presenta numerosi esempi di ambientalisti che zittiscono i dissidenti scientifici, al fine di raggiungere il presunto consenso. L’insistenza di Michaels nel considerare come il clima non avrebbe causato alcun disastro, era vista come una posizione ottimistica in contrasto con il dogma del consenso. Il Governatore dello Stato della Virginia lo ammonì: non poteva parlare del riscaldamento globale nel suo ruolo di climatologo statale. Alla fine Michaels decise di dimettersi.

    Un altro climatologo al servizio di uno Stato USA, George Taylor della Oregon State University, incontrò lo stesso problema: fu costretto a dimettersi. Il dott. David Legates, ex direttore del Centro per gli studi del clima presso l’Università di Delaware, è anch’egli un climatologo a libro paga per lo Stato del Delaware. Di nuovo, il Governatore gli proibì di parlare della questione del riscaldamento globale. Mark Albright, assistente climatologo dello Stato di Washington, venne licenziato dopo aver inviato una email di risposta a un giornalista e ai cittadini dello Stato l’intera documentazione relativa alle precipitazioni nevose delle Cascade Mountains, invece di selezionare alcune parti (quelle che mostrano una tendenza al riscaldamento), nonostante fosse stato avvertito dal suo capo [di non farlo][54].

    Il fulcro del dibattito è sull’area di competenza dei climatologi: questioni relative alla scienza del clima piuttosto che questioni di politica dello Stato. Nei Paesi comunisti, una diretta interferenza politica nella scienza è qualcosa di tipico. Nei Paesi occidentali, la politica ambientalista viene utilizzata per interferire con la libertà accademica.

    La ricerca accademica che mette in dubbio il dogma del consenso è raramente presente nelle riviste accademiche, un fenomeno iniziato negli anni ’90. Nel documentario The Greenhouse Conspiracy [La cospirazione dell’effetto serra], trasmesso dall’inglese Channel 4 nel 1990, Michaels sostiene che se il punto di vista di una persona è politicamente inaccettabile, allora ci saranno problemi. Il suo articolo è stato respinto da più di una rivista accademica. Quando ha chiesto spiegazioni, la risposta è stata che il suo articolo deve superare uno standard di valutazione superiore rispetto ad altri.

    Secondo il rapporto IPCC del 1990, a quel tempo l’intesa era che l’estensione del riscaldamento globale era equivalente ai cambiamenti naturali del clima. Pertanto, sebbene il punto di vista di Michaels fosse diverso da quello di molti altri, non poteva essere considerato particolarmente eretico. Tuttavia, l’obiettivo di stabilire un falso consenso era già stato stabilito e tutti dovevano aderire. La distribuzione dei finanziamenti governativi ha notevolmente contribuito alla formazione e al consolidamento del presunto consenso. L’ipotesi che gli esseri umani abbiano causato il riscaldamento globale, e conseguenti disastri, ha fatto sì che la ricerca sul cambiamento climatico sia entrata nella stanza dei bottoni e possa indirizzare le politiche. Non appare strano quindi che i progetti di ricerca a supporto di questa ipotesi riceveranno una grande quantità di finanziamenti, e che un gran numero di articoli accademici verranno pubblicati. Viceversa, il consenso forzato impedisce agli scienziati di esplorare e fare ricerca in altre direzioni.

    Il dottor William Gray, è stato un professore e un pioniere della ricerca americana sugli uragani. In seguito alle critiche mosse contro il dogma del consenso sulle teorie climatiche, improvvisamente le sue richieste di finanziamenti per progetti di ricerca vennero ripetutamente respinte. Il motivo [dietro il rifiuto] era che le sue proposte non erano l’obiettivo[55].

    Nel marzo 2008, un gran numero di scienziati che dubitavano del dogma del consenso sulle questioni climatiche organizzarono un evento accademico privato a New York. Gli scienziati parlarono degli ostacoli incontrati nel tentativo di pubblicare i risultati delle loro ricerche su riviste accademiche. Il meteorologo Joseph D’Aleo, ex presidente del comitato per l’analisi meteorologica e le previsioni meteorologiche dell’American Meteorological Society, ha affermato che alcuni dei suoi colleghi non hanno osato partecipare all’incontro per paura di essere licenziati. Ritiene molto probabile ci sia «una maggioranza silenziosa» di scienziati nelle branche della climatologia, meteorologia e scienze relative che non sostengono la posizione del “consenso”[56].

    La professoressa Judith Curry, ex preside della School of Earth and Atmospheric Sciences presso il Georgia Institute of Technology, nel 2015 ha dichiarato in una testimonianza al Senato la confidenza di uno scienziato della NASA: «Durante una riunione di scienziati vicini alla NASA, il nostro manager ci confidò come il suo capo alla NASA aveva richiesto di non presentare articoli contrari alle attuali dichiarazioni sul riscaldamento globale. Altrimenti il suo capo avrebbe avuto un brutto quarto d’ora nel gestire quello che considerava pubblicità ”indesiderata”[57]».

    Nella sua testimonianza Curry parla anche di altro. «Quando climatologo dichiara pubblicamente i suoi dubbi o incertezze, durante i dibattiti sul clima, viene classificato come un negazionista o un “mercante del dubbio” [dal libro con lo stesso titolo di Naomi Oreskes e Erik M. Conway Ndr], le cui motivazioni sono ritenute ideologiche o motivate da finanziamenti derivanti dall’industria dei carburanti fossili. La mia esperienza, nel discutere pubblicamente le preoccupazioni sull’incertezza che caratterizza l’IPCC, mi ha portato ad essere etichettata come una “eretica del clima” dai colleghi. … Vi è un’enorme pressione affinché gli scienziati del clima si conformino al cosiddetto consenso. Questa pressione non viene solo da politici, ma da agenzie di finanziamento federali, università, società professionali e dagli scienziati stessi, che agiscono come attivisti delle politiche verdi. Nel rafforzare questo consenso sono in gioco forti interessi monetari, reputazione e autorità[58]».

    La dr.ssa Curry è membro dell’American Meteorological Society e della National Research Council’s Climate Research Committee. Nonostante il suo successo accademico, ha scelto di andare in pensione in anticipo: non era disposta a continuare a vivere sotto tale pressione. Poiché negli ultimi anni aveva sfidato il ‘consenso’ dell’IPCC, è stata stigmatizzata come ‘anti-scienza’, ‘negazionista’ e così via; sia dai media, che da altri scienziati, e anche da un Senatore. Un membro del Congresso ha persino inviato una lettera al Preside della facoltà del Georgia Institute of Technology, chiedendo se la professoressa avesse secondi fini[59]. Curry ha aggiunto che un altro motivo per aver chiesto il pensionamento anticipato era il non poter condividere con studenti e ricercatori post-dottorato come «muoversi nella FOLLIA che è il campo delle scienze climatiche[60]».

    Roger Pielke Jr., professore all’Università del Colorado, ha lavorato con Curry su questioni relative al cambiamento climatico. Lavorava presso la University’s Cooperative Institute for Research in Environmental Sciences (CIRES). Sebbene fosse d’accordo con la maggior parte delle conclusioni del ‘consenso’ dell’IPCC, è stato sottoposto a pressioni simili perché ha sottolineato che i dati non supportano l’idea che eventi climatici estremi come uragani, tornadi ed episodi di siccità siano influenzati dai cambiamenti climatici. Alla fine, si è trasferito allo Sports Governance Center dell’Università del Colorado[61].

    Il dott. Pielke ha sottolineato che l’esperienza di Curry dimostra che «avere un posto di ruolo non è garanzia di libertà accademica[62]». Non c’è da meravigliarsi se Joanne Simpson, un’accademica dell’American Academy of Engineering e un’eccezionale scienziata atmosferica della NASA in pensione, ha dichiarato il suo scetticismo sul ‘consenso’, una volta in pensione: «Dato che non sono più affiliata a nessuna organizzazione né ricevo alcun finanziamento, posso parlare francamente. …Come scienziata, resto scettica[63]».

    Note bibliografiche

    [1] Dong Zhongshu, Luxuriant Dew of the Spring and Autumn Annals, Images for the regulation of dress, 14.董仲舒:《春秋繁露服制象》,第十四,https://ctext.org/chun-qiu-fan-lu/fu-zhi-xiang/zh. The line in question appears both as “天之生物也,以养人” and “天地之生萬物也以養人.” [In Chinese]

    [2] Confucius, The Universal Order or Conduct of Life, a Confucian Catechism, “Being a Translation of One of the Four Confucian Books, Hitherto Known as the Doctrine of the Mean” (The Shanghai Mercury, Limited, 1906), 68. https://bit.ly/2T74Dsb

    [3] Lost Book of Zhou. Da Jujie.《逸周書大聚解》, https://ctext.org/lost-book-of-zhou/da-ju/zh. [In Chinese]

    [4] The Classic of Rights. Zhai Yi.《禮記祭儀》,https://ctext.org/text.pl?node=61379&if=gb&show=parallel. [In Chinese]

    [5] Rupert Darwall, The Age of Global Warming: A History (London: Quartet Books Limited, 2013), Chapter 1.

    [6] Wes Vernon, “The Marxist Roots of the Global Warming Scare,” Renew America, June 16, 2008, https://web.archive.org/web/20100724052619/http://www.renewamerica.com:80/columns/vernon/080616.

    [7] Frederick Engels, “Notes and Fragments,” Dialectics of Nature, 1883, accessed December 28, 2018, https://www.marxists.org/archive/marx/works/1883/don/ch07g.htm.

    [8] Brian Sussman, Eco-Tyranny: How the Left’s Green Agenda Will Dismantle America (Washington, D.C.: WND Books, 2012), 8–9.

    [9] Ibid., 10.

    [10] Ibid., 11.

    [11] Ibid., 14–15.

    [12] Ibid., 11.

    [13] Grace Baumgarten, Cannot Be Silenced (WestBow Press, 2016), Available: http://j.mp/2HgHJ0q

    [14] Wes Vernon, “The Marxist Roots of the Global Warming Scare,” Renew America, June 16, 2008, https://web.archive.org/web/20100724052619/http://www.renewamerica.com:80/columns/vernon/080616.

    [15] Sussman, Eco-Tyranny, 35.

    [16] Vernon, “The Marxist Roots.”

    [17] Lewis S. Feuer, “The Friendship of Edwin Ray Lankester and Karl Marx: The Last Episode in Marx’s Intellectual Evolution,” Journal of the History of Ideas 40 (4): 633–648.

    [18] John Bellamy Foster, “Marx’s Ecology in Historical Perspective,” International Socialism Journal 96, Winter 2002, http://pubs.socialistreviewindex.org.uk/isj96/foster.htm.

    [19] James O’Connor, “Capitalism, Nature, Socialism: A Theoretical Introduction,” Capitalism, Nature, Socialism 1, no. 1 (1988): 11–38, http://www.vedegylet.hu/okopolitika/O%27Connor%20-%20Capitalism,%20Nature,%20Socialim.pdf.

    [20] Joel Kovel and Michael Löwy, “The First Ecosocialist Manifesto,” September 2001,http://green.left.sweb.cz/frame/Manifesto.html.

    [21] Joel Kovel, The Enemy of Nature: The End of Capitalism or the End of the World? (London: Zed Books, 2002).

    [22] Kevin Andrews, “The Ideological Drive Behind the Greens,” ABC News, November 11, 2010, http://www.abc.net.au/news/2010-11-12/the_ideological_drive_behind_the_greens/41010.

    [23] Mikhail Gorbachev, “We Have a Real Emergency,” The New York Times, December 9, 2009, http://www.nytimes.com/2009/12/10/opinion/10iht-edgorbachev.html, and “What Role for the G-20?” The New York Times, April 27, 2009, http://www.nytimes.com/2009/04/28/opinion/28iht-edgorbachev.html.

    [24] “Jack Mundey,” Sydney’s Aldermen, http://www.sydneyaldermen.com.au/alderman/jack-mundey/.

    [25] Noel Moand, “A Spark That Ignited a Flame: The Evolution of the Earth Liberation Front,” in Igniting a Revolution: Voices in Defense of the Earth, eds. Steven Best and Anthony J. Nocella, II (Oakland, Calif.: AK Press, 2006), 47.

    [26] Leslie Spencer, Jan Bollwerk, and Richard C. Morais, “The Not So Peaceful World of Greenpeace,” Forbes, November 1991, https://www.heartland.org/_template-assets/documents/publications/the_not_so_peaceful_world_of_greenpeace.pdf.

    [27] Ted Thornhill, “Humans Are NOT to Blame for Global Warming, Says Greenpeace Co-founder, as He Insists There Is ‘No Scientific Proof’ Climate Change Is Manmade,” Daily Mail, February 27, 2014, http://www.dailymail.co.uk/sciencetech/article-2569215/Humans-not-blame-global-warming-says-Greenpeace-founder-Patrick-Moore.html#ixzz2vgo2btWJ.

    [28] Patrick Moore, “Why I Left Greenpeace,” The Wall Street Journal, April 22, 2008, https://www.wsj.com/articles/SB120882720657033391.

    [29] John Vidal, “Not Guilty: The Greenpeace Activists Who Used Climate Change as a Legal Defence,” The Guardian, Sept 10, 2008, https://www.theguardian.com/environment/2008/sep/11/activists.kingsnorthclimatecamp.

    [30] Richard Lindzen, “The Climate Science Isn’t Settled,” The Wall Street Journal, November 30, 2009, https://www.wsj.com/articles/SB10001424052748703939404574567423917025400.

    [31] Steven E. Koonin, “Climate Science Is Not Settled,” The Wall Street Journal, September 19, 2014, https://www.wsj.com/articles/climate-science-is-not-settled-1411143565.

    [32] Steven Koonin, “A ‘Red Team’ Exercise Would Strengthen Climate Science,” The Wall Street Journal, April 20, 2017, https://www.wsj.com/articles/a-red-team-exercise-would-strengthen-climate-science-1492728579.

    [33] “NASA Administrator Not Sure Global Warming a Problem,” Space Daily, May 30, 2007, http://www.spacedaily.com/reports/NASA_Administrator_Michael_Griffin_Not_Sure_Global_Warming_A_Problem_999.html.

    [34] Alicia Chang, “NASA Chief Regrets Remarks on Global Warming,” NBC News, June 5, 2007, http://www.nbcnews.com/id/19058588/ns/us_news-environment/t/nasa-chief-regrets-remarks-global-warming/.

    [35] Rebecca Wright, Sandra Johnson, Steven J. Dick, eds., NASA at 50: Interviews with NASA’s Senior Leadership (Washington, D.C.: National Aeronautics and Space Administration, 2009), 18.

    [36] “Lennart Bengtsson Resigns: GWPF Voices Shock and Concern at the Extent of Intolerance Within the Climate Science Community,” The Global Warming Policy Foundation, May 5, 2014, http://www.thegwpf.org/lennart-bengtsson-resigns-gwpf-voices-shock-and-concern-at-the-extent-of-intolerance-within-the-climate-science-community/.

    [37] Judith Curry, “Climate Change: No Consensus on Consensus,” CAB Reviews Vol 8, No 001, 2013, 1–9.

    [38] Judith A. Curry, “Statement to the Committee on Science, Space and Technology of the United States House of Representatives,” Hearing on Climate Science: Assumptions, Policy Implications and the Scientific Method, March 29, 2017, https://docs.house.gov/meetings/SY/SY00/20170329/105796/HHRG-115-SY00-Wstate-CurryJ-20170329.pdf.

    [39] Ibid.

    [40] Frederick Seitz, “Major Deception on Global Warming,” The Wall Street Journal, June 12, 1996, https://www.wsj.com/articles/SB834512411338954000.

    [41] Ibid.

    [42] Larry Bell, “The New York Times’ Global Warming Hysteria Ignores 17 Years of Flat Global Temperatures,” Forbes, August 21, 2013, https://www.forbes.com/sites/larrybell/2013/08/21/the-new-york-times-global-warming-hysteria-ignores-17-years-of-flat-global-temperatures/.

    [43] Christopher C. Horner, Red Hot Lies: How Global Warming Alarmists Use Threats, Fraud, and Deception to Keep You Misinformed (New York: Simon and Schuster, 2008), 319; quote attributed to Brendan O’Neill, “Apocalypse My Arse,” Spiked Online, March 9, 2007, https://www.spiked-online.com/2007/03/09/apocalypse-my-arse/, accessed January 19, 2019.

    [44] Paul Reiter, “Malaria in the Debate on Climate Change and Mosquito-Borne Disease,” Hearing Before the Subcommittee on Global Climate Change and Impacts of the Committee on Commerce, Science, and Transportation, United States Senate, April 25, 2006, https://www.commerce.senate.gov/pdf/reiter-042606.pdf.

    [45] Ibid.

    [46] Ibid.

    [47] Zoë Corbyn, “Global Warming Wilts Malaria,” Nature, December 21, 2011, https://www.nature.com/news/global-warming-wilts-malaria-1.9695.

    [48] James Tylor, “Climate Scientist Quits IPCC, Blasts Politicized ‘Preconceived Agendas,’” The Heartland Institute, April 1, 2005, https://www.heartland.org/news-opinion/news/climate-scientist-quits-ipcc-blasts-politicized-preconceived-agendas?source=policybot.

    [49] Horner, Red Hot Lies, 108; David Deming, “Statement to the U.S. Senate Committee on Environment and Public Works,” Full Committee Hearing on Climate Change and the Media, December 6, 2006, https://www.youtube.com/watch?v=u1rj00BoItw.

    [50] Horner, Red Hot Lies, 329.

    [51] Jonathan Leake, “Wildlife Groups Axe Bellamy as Global Warming ‘Heretic,’” Times Online, May 15, 2005, https://web.archive.org/web/20080906161240/http://www.timesonline.co.uk/tol/news/uk/article522744.ece.

    [52] Christopher C. Horner, Red Hot Lies, 110–111.

    [53] Ibid.

    [54] Patrick J. Michaels and Robert C. Balling Jr., Climate of Extremes: Global Warming Science They Don’t Want You to Know (Washington, D.C.: Cato Institute, 2009), x–xiii.

    [55] Christopher C. Horner, Red Hot Lies, 73.

    [56] “Climate Skeptics Reveal ‘Horror Stories’ of Scientific Suppression,” U.S. Senate Committee on Environment and Public Works Press Releases, March 6, 2008, https://www.epw.senate.gov/public/index.cfm/press-releases-all?ID=865dbe39-802a-23ad-4949-ee9098538277

    [57] Judith A. Curry, “Statement to the Subcommittee on Space, Science and Competitiveness of the United States Senate,” Hearing on “Data or Dogma? Promoting Open Inquiry in the Debate over the Magnitude of Human Impact on Climate Change,” December 8, 2015, https://curryja.files.wordpress.com/2015/12/curry-senate-testimony-2015.pdf.

    [58] Ibid.

    [59] Ibid.

    [60] Scott Waldman, “Judith Curry Retires, Citing ‘Craziness’ of Climate Science,” E&E News, January 4, 2017, https://www.eenews.net/stories/1060047798.

    [61] Rich Lowry, “A Shameful Climate Witch Hunt,” National Review Online, February 27, 2015, https://www.nationalreview.com/2015/02/shameful-climate-witch-hunt-rich-lowry/.

    [62] Waldman, “Judith Curry Retires”

    [63] “U. S. Senate Minority Report: More Than 650 International Scientists Dissent Over Man-Made Global Warming Claims. Scientists Continue to Debunk ‘Consensus’ in 2008,” U.S. Senate Environment and Public Works Committee Minority Staff Report (Inhofe), Dec 11, 2008, https://www.epw.senate.gov/public/_cache/files/8/3/83947f5d-d84a-4a84-ad5d-6e2d71db52d9/01AFD79733D77F24A71FEF9DAFCCB056.senateminorityreport2.pdf.


    CAPITOLO 16(PARTE II): I FATTORI COMUNISTI DIETRO L’AMBIENTALISMO

    2. Il mito del “consenso” sul cambiamento climatico (continua)

    a. Gli scienziati non concordano sul “consenso”

    Come accennato in precedenza, gli scienziati hanno opinioni diverse sul fatto che l’attività umana sia la principale causa dei cambiamenti climatici, nonché su che tipo di ruolo questi ultimi svolgeranno in futuro. Ci sono molte ragioni per questa varietà di opinioni. In primo luogo, il cambiamento climatico è un argomento estremamente vasto e complesso che coinvolge molti campi: l’astronomia, la meteorologia, l’ecologia, la fotochimica, la spettroscopia, l’oceanografia e altri ancora. Il clima coinvolge tanti sottosistemi che interagiscono tra loro: l’atmosfera terrestre, l’idrosfera, la biosfera e la litosfera. Ci sono molti processi fisici, chimici e biologici che sono ancora lontani dall’essere ben compresi.

    Studiando la Storia della geologia si può osservare come la Terra non abbia mai smesso di subire cambiamenti climatici, inclusi frequenti episodi di riscaldamento globale. Più di 3.000 anni fa, durante la dinastia Shang in Cina, la Pianura centrale (una parte della pianura della Cina settentrionale) era un paesaggio subtropicale. La gente cacciava gli elefanti, come dimostrano le numerose incisioni su ossa divinatorie di quel periodo. Si stima che la temperatura media annuale fosse circa 2 gradi Celsius superiore a quella attuale. Durante la dinastia Tang (626-907), ci fu un altro periodo di riscaldamento. All’interno del palazzo imperiale di Chang’an, nell’odierna Cina nord-occidentale, coltivavano gli agrumi[1]. In Occidente, gli europei intrapresero la costruzione di raffinate cattedrali durante il Periodo caldo medievale, che durò dal 950 al 1250 circa[2].

    Secondo i dati geologici, l’emisfero nord subì un rapido surriscaldamento circa 11.270 anni fa, quando la temperatura media aumentò rapidamente di circa 4° C in pochi anni. Un altro famoso surriscaldamento avvenne verso la fine del periodo chiamato Dryas recente, circa 11.550 anni fa, quando la temperatura aumentò di circa 10° C, per decenni[3]. Le cause di questi cambiamenti climatici sono tuttora oggetto di dibattito tra gli scienziati.

    Naturalmente, se non siamo in grado di spiegare le ragioni dei cambiamenti climatici del passato, allora saremo in difficoltà a spiegare anche le cause dei cambiamenti climatici dei tempi moderni. Le cause storiche dei cambiamenti climatici passati potrebbero ancora essere al lavoro. Molti scienziati credono che dovremmo trattare il problema con umiltà ed essere disposti ad ammettere i limiti della nostra conoscenza.

    Freeman Dyson un illustre scienziato, membro della National Academy of Sciences degli Stati Uniti e della Royal Society britannica, ritiene che la scienza moderna non sia in grado di comprendere i cambiamenti climatici:

    «La più discutibile di queste credenze è l’idea che ci sia un accordo e una comprensione in comune sulla scienza del cambiamento climatico. I maggiori cambiamenti climatici sono avvenuti durante le ere glaciali, che hanno coperto metà del Nord America e dell’Europa con lastre di ghiaccio dallo spessore di chilometri. Le ere glaciali si sono verificate ripetutamente in passato e siamo in procinto di affrontarne un’altra. Una nuova era glaciale sarebbe un disastro molto più grave di qualsiasi cosa che il riscaldamento climatico possa causare. Ci sono molte teorie sulle glaciazioni, ma non siamo in grado di comprenderle appieno. Finché non avremo una buona conoscenza delle ere glaciali, non potremo capire i cambiamenti climatici[4]».

    A causa della complessità di ciò che ruota attorno al clima, è impossibile condurre esperimenti e verificare teorie come se fossimo in laboratorio, un ambiente controllato. Gli scienziati che fanno ricerche sulla climatologia, fanno affidamento su modelli climatici digitali.

    Le prove chiave fornite dal rapporto dell’IPCC [Gruppo Intergovernativo sul cambiamento climatico, ndr], che ritiene gli esseri umani la causa principale del riscaldamento globale, provengono da simulazioni sul cambiamento climatico. Anche le ipotesi sull’aumento delle temperature alla fine del XXI secolo sono il risultato uscito da tali simulazioni. Le presunte conseguenze catastrofiche, derivate dai cambiamenti climatici, si basano anch’esse su modelli computerizzati.

    Questi modelli hanno dei limiti e molti scienziati hanno delle riserve sulla loro affidabilità. La professoressa Judith Curry ritiene che i fattori naturali, non considerati nella modellizzazione del cambiamento climatico, svolgano un ruolo importante. [5] In un articolo pubblicato sul Bulletin of American Meteorology Society, ha scritto che l’IPCC aveva in gran parte ignorato le incertezze presenti nei calcoli del modello[6].

    Alcuni fatti non possono essere rappresentati realisticamente nei modelli climatici, sia a causa della mancanza di comprensione dei processi chiave nel cambiamento climatico, sia per una mancanza di potenza di calcolo. I ricercatori adottano la parametrizzazione, che semplifica il modello utilizzando dati incompleti, per processi quali la formazione di nubi (compresa la loro interazione con il vapore acqueo), i processi di precipitazione, le interazioni tra nuvole e radiazione solare e i processi chimici e fisici degli aerosol (i liquidi o le piccole particelle solide nell’atmosfera) e simili[7]. Tutto ciò si traduce in una significativa incertezza presente nel modello.

    Il vapore acqueo è il gas serra più abbondante e importante nell’atmosfera, ma poiché varia notevolmente per periodo e posizione, anche l’incertezza corrispondente è ampia[8]. A diverse altitudini, l’effetto serra del vapore acqueo varia e l’errore di misurazione satellitare della distribuzione verticale del vapore acqueo può oscillare dal 15% al 40%[9].

    Le nuvole presenti a quote più basse hanno un forte effetto di raffreddamento, causato dalla luce solare riflettente, mentre i cirri semitrasparenti a quote più elevate hanno un effetto riscaldante. Alcuni aerosol, come gli aerosol vulcanici, bloccano la luce solare e inducono il raffreddamento, mentre altri, come le particelle di fuliggine, assorbono le radiazioni e creano un surriscaldamento. Nel frattempo gli aerosol possono generare nuvole, causando un raffreddamento indiretto. Anche la distribuzione spaziale e geografica di aerosol e nuvole e le proprietà ottiche variano notevolmente in tutto il pianeta. Altri fattori influenzano anche i cambiamenti dell’albedo (riflettività solare della terra), come la crescita e morte della vegetazione terrestre.

    Che sia a causa di dati insufficienti o per l’attuale comprensione limitata da parte degli scienziati, questi complessi processi danno modo di avere un ampio grado di libertà (cioè arbitrarietà) nella parametrizzazione dei modelli climatici, che aumenta notevolmente la loro incertezza. Queste incertezze alimentano gran parte dello scetticismo che circonda la validità dei modelli. Ad esempio, i gas serra come l’anidride carbonica conferiscono alla Terra un forzante radiativo diretto di circa 2,5 watt per metro quadrato[10], mentre la Terra riceve circa 1.366 watt[11] di energia solare radiante per metro quadrato. I 2 millesimi nel cambiamento di albedo causati dall’incertezza nella modellazione delle nuvole o dell’attività di aerosol, sono sufficienti a superare il ruolo dichiarato dei gas serra.

    Willie Soon, uno scienziato dell’Università di Harvard, ritiene, così come altri suoi colleghi, che i modelli climatici non siano adatti per le previsioni del cambiamento climatico futuro[12]. Freeman Dyson, un fisico di Princeton, definì la parametrizzazione nel modello un elemento inserito ad hoc, perché può essere modificato artificialmente. Dyson ritiene che possiamo imparare dal modello, ma non possiamo usarlo per fare previsioni: «Abbiamo questa formula… Ma se la usiamo per un clima diverso, dov’è presente il doppio di anidride carbonica, non c’è alcuna garanzia che sia giusta. Non c’è modo di verificarla[13]». Dyson ha anche criticato l’IPCC per aver ignorato in larga misura il ruolo del sole sul sistema climatico. Considera il sole, non l’uomo, il principale fattore determinante del cambiamento climatico.

    A partire dal 2002, lo scienziato israeliano Nir J. Shaviv ha scritto una serie di articoli nei quali sostiene come, sulla base della correlazione tra l’estensione della copertura nuvolosa osservata dai satelliti e la quantità di radiazione cosmica, le ere glaciali della Terra siano da collegare ai raggi cosmici. Shaviv conclude che siano stati questi ultimi a determinare il cambiamento climatico. Allo stesso tempo, ritiene che i cambiamenti nella radiazione solare abbiano avuto lo stesso (se non maggiore) ruolo delle attività umane per quanto riguarda l’aumento delle temperature medie globali nel XX secolo: i gas serra prodotti dall’uomo giocano un ruolo di secondo piano, rispetto a quanto generalmente accettato nell’ambito del riscaldamento globale[14].

    Ci sono alcuni cambiamenti interni nel clima stesso che devono ancora essere pienamente compresi e quindi sfuggono a una corretta rappresentazione nei modelli climatici digitali. I modelli climatici esistenti non possono descrivere correttamente il fenomeno El Niño, né tanto meno prevederlo[15]. A partire dalle più alte temperature dell’Olocene, comprese tra 7.000 anni e 9.000 anni fa, la temperatura globale è scesa da 0,5 C a 1 C, ma i calcoli del modello mostrano che è aumentato da 0,5 a 1 grado negli ultimi 11.000 anni. Il fatto che il contenuto di biossido di carbonio sia aumentato tra i 6.000 e i 7.000 anni fa, mostra che il modello è sensibile solo agli effetti del riscaldamento dei gas serra[16]. In generale, tra i vari fattori che influenzano il cambiamento del sistema climatico, i modelli possono solo riflettere gli effetti del riscaldamento causato dai gas serra, mentre il raffreddamento causato da altri fattori non viene riflesso in modo accurato.

    Inoltre, l’aumento della temperatura osservato tra il 1998 e il 2013 è stato quasi nullo. Hans von Storch, climatologo tedesco e Professore all’Università di Amburgo, nel 2013 ha dichiarato: «Siamo di fronte a un enigma. Le recenti emissioni di CO2 sono aumentate ancora più rapidamente di quanto temessimo. Di conseguenza, secondo la maggior parte dei modelli climatici, avremmo dovuto avere un aumento delle temperature di circa 0,25 gradi Celsius (0,45 gradi Fahrenheit) negli ultimi 10 anni. Questo non è successo. In effetti, l’aumento negli ultimi 15 anni è stato di soli 0,06 gradi Celsius (0,11 gradi Fahrenheit), un valore molto vicino allo zero.» Storch ritiene che il modello abbia probabilmente sovrastimato il ruolo del biossido di carbonio o abbia sottovalutato l’impatto dei cambiamenti naturali sul clima[17].

    Ci sono anche differenze tra gli scienziati su come osservare i processi interni del sistema climatico. Richard Lindzen, membro dell’American Academy of Sciences (già menzionato nella Parte I di questo capitolo), crede che ci sia un meccanismo di autoregolazione nel sistema climatico che riduce notevolmente gli effetti del riscaldamento dei gas serra. Nel 2001 scrisse che, secondo le osservazioni effettuate, i cirri tropicali ad alta quota (che permettono alla luce solare di attraversare, ma bloccano i raggi infrarossi emessi dalla superficie e creano un effetto serra) sono negativamente correlati con la temperatura della superficie del mare; quando la temperatura aumenta, la copertura nuvolosa diminuisce. Ciò consente alla superficie della Terra di dissipare il calore nello spazio esterno senza venire ostacolato dalla radiazione infrarossa. Questo meccanismo di autoregolazione viene confrontato con la pupilla dell’occhio umano (che si regola in base all’esposizione alla luce) e compensa notevolmente l’effetto serra[18]. La teoria di Lindzen è ancora oggetto di discussione.

    Roy Spencer è un ex scienziato della NASA dell’Università dell’Alabama; ha riassunto le osservazioni satellitari presentando diversi approfondimenti sul ruolo della copertura nuvolosa. Ha indicato che il modello climatico esistente tratta la formazione e la dissipazione delle nubi osservate in funzione dei cambiamenti di temperatura, ma la situazione reale è esattamente l’opposto. È il cambiamento nel volume delle nubi a causare cambiamenti di temperatura, da ciò si può concludere che l’effetto di riscaldamento dei gas serra è molto più piccolo di quello previsto dal modello climatico esistente[19].

    Gli scienziati hanno opinioni diverse su come interpretare i dati meteorologici osservati e sulla loro affidabilità. John Christy, direttore del Earth Research Systems Center presso l’Università dell’Alabama, è una delle figure principali dell’IPCC. Ha analizzato la perturbazione dei giacimenti di gas di superficie urbani (strati limite atmosferici) vicino all’osservatorio meteorologico mediante l’espansione urbana e lo sviluppo di superficie (come per le attività agricole). Ritiene che la crescita dell’attività umana abbia aumentato la temperatura della superficie.

    Le registrazioni effettuate negli ultimi cento anni mostrano un aumento della temperatura della superficie e che la temperatura minima notturna aumenta più rapidamente rispetto alla temperatura massima del giorno. Christy ritiene che si possa spiegare questo fenomeno con la crescita dell’attività umana sul terreno, piuttosto che l’aumento dei gas serra[20].

    C’è polemica tra gli scienziati anche sugli effetti del riscaldamento climatico. Ad esempio, David Russell Legates, direttore del Center for Climate Studies presso l’Università di Delaware, ha testimoniato nel 2014 davanti al Senato degli Stati Uniti: «La mia conclusione è che la siccità negli Stati Uniti sia più frequente e più intensa durante i periodi più freddi. Pertanto, la documentazione storica non giustifica l’affermazione che il riscaldamento globale possa avere un impatto negativo sulle attività agricole[21]».

    William Happer, ex vicecancelliere della Princeton University, ha testimoniato al Senato degli Stati Uniti, dicendo che l’attuale livello di anidride carbonica è ai minimi storici, e che livelli più elevati di anidride carbonica saranno di beneficio per le piante e per le colture agricole, un fatto ignorato dall’IPCC. Happer è stato il fondatore del modello climatico quando era a capo dell’Energy Research Office, presso il Dipartimento dell’energia americano, negli anni ’90. Ritiene che l’aumento della temperatura, previsto dai modelli climatici esistenti, sia molto più alto di quello osservato, perché il modello sovrastima la volatilità del sistema climatico[22].

    b. Perché gli scienziati ambientalisti sostengono scenari catastrofici

    Uno dei principali scienziati dell’IPCC ha dichiarato: «Se vogliamo una buona politica ambientale in futuro, abbiamo bisogno di un disastro. È come la sicurezza nei trasporti pubblici. La gente agisce solo dopo che c’è stato un incidente[23]». Nonostante lo scienziato abbia poi detto di non promuovere la falsificazione dei dati, il suo messaggio era chiaro: un disastro è quello che ci vuole affinchè qualcosa venga fatto, affinchè delle leggi vengano emanate.

    Collegare il riscaldamento globale a casi di condizioni meteorologiche estreme è diventato un metodo diffuso per gonfiare la gravità dei problemi climatici. Ipotesi scientifiche, che concordano con questa tendenza popolare, appaiono continuamente. All’inizio del 2014, il Nord America ha avuto un inverno estremamente freddo.

    Una delle teorie sulle cause di quel rigido inverno è che il riscaldamento globale ha comportato lo scioglimento del Polo nord, che a sua volta ha alterato il percorso della corrente atmosferica. Di conseguenza, la massa d’aria gelida proveniente dal Polo nord si è spostata a sud, creando frequentemente un clima freddo verso il meridione. Tale ipotesi, che appare paradossale, è stata sostenuta dai media e dagli ambientalisti: anche il freddo estremo è causato dal riscaldamento globale. I dati meteorologici, presi nel lungo periodo, mostrano invece che gli eventi climatici estremi del Nord America sono diminuiti, piuttosto che aumentare.

    Nel 2014 cinque eminenti meteorologi hanno pubblicato una lettera congiunta sulla rivista Science per commentare questo fenomeno. I cinque sostengono che all’inizio degli anni ’60, alla fine degli anni ’70 (specialmente nel 1977) e nel 1983 lo strato di ghiaccio nel Polo nord fosse molto più spesso e largo di oggi: il freddo in quei periodi fu molto più intenso rispetto al 2014. Nel periodo di tempo compreso tra gli ultimi tra 50 e 100 anni fa, ciò che è certo è che gli episodi di freddo estremo sono diminuiti[24].

    John Wallace, un professore di Scienze dell’Atmosfera e Meteorologia, ha dichiarato: «Stabilire un legame tra eventi meteorologici estremi e cambiamenti climatici non è così facile come potrebbe sembrare. Il potere dell’inferenza statistica è limitato dalla dimensione del campione… Anche quando il collegamento è statisticamente significativo, come nel caso delle ondate di calore, più l’evento è estremo, minore è il contributo relativo del riscaldamento globale all’anomalia osservata… I limiti imposti dalle dimensioni del campione non sarebbero un problema serio se i meccanismi che collegano gli eventi meteorologici estremi ai cambiamenti climatici fossero ben compresi, ma sfortunatamente non lo sono[25]».

    Nel novembre 2017, Steve Koonin, ex Sottosegretario per la Scienza del Dipartimento per l’Energia degli Stati Uniti e attuale Sottosegretario per la Scienza, ha pubblicato un editoriale su The Wall Street Journal intitolato: Il nuovo rapporto sul clima è ingannevole. Nell’articolo criticava il Rapporto speciale sulla scienza del clima, redatto dal governo degli Stati Uniti, accusando il documento di rafforzare la mentalità catastrofista attraverso una falsa rappresentazione dell’innalzamento del livello del mare[26].

    Nel Rapporto speciale sulla scienza del clima si legge che dal 1993 il livello del mare è aumentato di due volte rispetto a quello registrato nel resto del XX secolo. Ma lo studio ignorava il fatto che questa recente velocità è paragonabile a quella del primo Novecento, quando l’attività umana aveva un impatto limitato sull’ambiente. Si tratta di una omissione fuorviante. Nel riassunto finale, le conclusioni sono che dalla metà degli anni ’60, le ondate di calore negli Stati Uniti sono diventate più frequenti. Tuttavia, alcuni dati, insabbiati dal rapporto, mostrano che la frequenza delle ondate di calore attuali non era superiore a quella del 1900.

    Simili tattiche basate sulla paura sono comparse anche nel Rapporto di valutazione sui cambiamenti climatici dove si sottolinea l’aumento dell’intensità degli uragani dopo il 1980. Il rapporto però ignora i dati relativi a periodi di tempo più lunghi. La National Oceanic and Atmospheric Administration [Amministrazione nazionale oceanica ed atmosferica] ha recentemente dichiarato di non aver trovato prove che colleghino l’impatto dell’attività umana all’aumento della forza degli uragani[27].

    In realtà, le ondate di calore si sono verificate più frequentemente negli anni ’30, non nel XXI secolo. I dati sulle di ondata di calore raccolti dall’Agenzia per la Protezione dell’Ambiente degli Stati Uniti, mostrano che quattro anni, nel decennio 1930, hanno registrato ondate di calore annuali dello 0,45. L’anno più caldo nel XXI secolo ha un indice di circa lo 0,3[28]. Le emissioni di gas serra negli anni ’30 erano il 10% del totale rispetto a quelle del XXI secolo[29].

    Il professor Mike Hulme, direttore del Tyndall Centre for Climate Change Research del Regno Unito, ha dichiarato: «Negli ultimi anni è arrivato in questo Paese un nuovo fenomeno ambientalista, il fenomeno dei cambiamenti climatici ‘catastrofici’. Sembra che un semplice ‘cambiamento climatico’ non sia abbastanza grave, deve essere ‘catastrofico’ per destare attenzione… Mi chiedo perché politici e scienziati, non solo gli attivisti, stiano mescolando apertamente il linguaggio della paura, del terrore e del disastro, con la realtà fisica osservabile dei cambiamenti climatici. Allo stesso tempo ignorano intenzionalmente le attività di mitigazione del rischio che fanno parte delle previsioni che la scienza è chiamata a produrre[30]».

    Stephen H. Schneider è stato tra le altre cose un professore di biologia ambientale e cambiamento globale alla Stanford University, e uno dei principali sostenitori del ‘consenso’ riguardo alle teorie sul clima: ha infatti coordinato uno dei team al lavoro sul Terzo Rapporto di Valutazione dell’IPCC. Nell’affrontare le preoccupazioni di Hulme, ha ammesso: «Abbiamo bisogno di un ampio supporto per fare breccia nella mentalità del pubblico. Ovviamente abbiamo bisogno di un’ampia copertura mediatica, ed è per questo che dobbiamo offrire scenari spaventosi, rilasciare affermazioni semplificate ma drammatiche e menzionare i dubbi che potremmo avere». Schneider riteneva che gli scienziati dovessero scegliere tra «l’essere efficaci e l’essere onesti», anche se, ha aggiunto, «sarebbe stato meglio avere entrambe le cose»[31].

    La crisi climatica ha suscitato molto clamore. Dietro di essa vi sono forze sinistre in azione che intendono non solo aprire la strada a un governo globale, ma anche distruggere l’etica della ricerca nella comunità scientifica. La climatologia è una materia giovane con solo pochi decenni di storia. Eppure, le ipotesi relative al riscaldamento globale sono state prematuramente prese come fatti. I media principali continuano a pubblicare articoli sul riscaldamento globale per coprire le inesattezze degli scienziati. I governi versano fondi nelle ricerche sul riscaldamento globale, emarginando di fatto il lavoro in altre direzioni. Nel processo di stabilire, consolidare e rafforzare il “consenso”, viene esposta la natura di lotta e di odio del Comunismo.

    Mentre gli scienziati stanno costruendo il “consenso”, i media e i politici etichettano le potenziali catastrofi dovute dal cambiamento climatico come se fosero scientificamente provate’e le diffondono in tutto il mondo come fossero parte di una dottrina inattaccabile. Questo modo di pensare è ampiamente diffuso e ha inculcato un’idea contorta di bene e male nella mente delle persone.

    I crimini commessi nelle azioni di eco-terrorismo da parte di Greenpeace in Gran Bretagna non sono stati puniti dai giudici, basandosi esattamente sul presunto consenso che i gas serra stiano causando una catastrofe climatica. La moltitudine di regolamenti e politiche basate su questa dottrina stanno per gettare il mondo nel caos. Distruggere il vecchio mondo con qualsiasi mezzo è una strategia di base del Comunismo. Queste misure stanno tutte aprendo la strada a una falsa soluzione — instaurare un governo globale — per risolvere una crisi inventata; lo scopo apparente è quello di salvare la Terra e l’umanità.

    3. Ambientalismo: un’altra forma di Comunismo

    Dopo la ritirata delle forze comuniste e l’esposizione dei problemi politici ed economici da loro causati nei decenni passati, il Comunismo si è avvicinato all’ambientalismo per promuovere la sua agenda.

    a. Spionaggio politico: costruire un governo mondiale

    Un metodo importante utilizzato dal Comunismo per mettere le mani sul potere, è usare il governo per privare le persone delle loro proprietà, delle loro libertà ed espandere infinitamente il potere dello Stato. È molto difficile mettere in pratica questo metodo nel mondo occidentale democratico. L’Ambientalismo, tuttavia, offre al Comunismo un’arma magica. Le persone sono private dei loro diritti in nome della “protezione ambientale”.

    In primo luogo, le ideologie ambientaliste sono utilizzate per la ridistribuzione della ricchezza. Solitamente, negli Stati comunisti la ricchezza è stata riallocata attraverso la rivoluzione. Nel corso degli anni, tuttavia, questo approccio è diventato sempre più difficile. Pertanto, gli ambientalisti hanno adottato strategie indirette, costringendo le persone a rinunciare alle proprie libertà e proprietà in modo graduale, in nome di evitare una tragedia ambientale. Il gruppo Friends of the Earth afferma: «Una risposta al cambiamento climatico deve avere al centro una redistribuzione della ricchezza e delle risorse[32]». Mayer Hillman, un importante pensatore verde, ha affermato che «il razionamento è l’unico modo per prevenire un improvviso cambiamento climatico», e «[il razionamento del carbonio] deve essere imposto alle persone, che piaccia o meno», perché «mantenere la democrazia non è così importante come la protezione del pianeta, della morte di esseri viventi e della fine della vita nel nostro mondo[33]».

    Nella “battaglia” contro il cambiamento climatico, la Gran Bretagna è stata la prima a proporre il concetto di compravendita di crediti di Co2. Uno scienziato britannico lo considerava al pari «dell’introduzione di una seconda moneta, con tutti gli stessi diritti: la ridistribuzione della ricchezza tramite l’acquisto di crediti di carbonio, da qualcuno meno abbiente[34]».

    Coloro che hanno vissuto nell’Unione Sovietica o nella Cina comunista possono facilmente vedere come questo tipo di razionamento di emissioni di Co2 sia uno dei metodi per costruire un sistema totalitario. In Cina un tempo venivano usati buoni alimentari per comprare beni essenziali come olio da cucina, grano e vestiti. Da una parte il razionamento del cibo veniva redistribuita la ricchezza, dall’altra parte, al governo centrale ha preso il controllo totale sulle ricchezze e sulle libertà dei cittadini.

    Le ideologie ambientaliste sono anche usate per ridurre la libertà individuale. Nei Paesi occidentali, che vantano una lunga tradizione di libertà personale, è estremamente difficile che le persone abbandonino automaticamente i loro diritti e accettino numerosi limiti della propria vita privata. Proporre una catastrofe ambientale è diventato il mezzo giusto per costringere le persone a rinunciare alla propria libertà e ai propri diritti. “Riscaldamento globale” e “Ultimi giorni sulla Terra” sono diventati gli slogan preferiti dagli ambientalisti. La Carbon Sense Coalition, con sede in Australia, ha consigliato una serie di proposte per costringere le persone a modificare il proprio comportamento, col pretesto di trovare una soluzione al riscaldamento globale:

  • Divieto sulle lampadine a incandescenza
    • Divieto sull’acqua in bottiglia
    • Divieto alle auto private in alcune aree
    • Divieto sulle TV al plasma
    • Divieto di nuovi aeroporti
    • Divieto di ingrandire gli aeroporti esistenti
    • Divieto della modalità standby negli elettrodomestici
    • Divieto di generare energia a carbone
    • Divieto sui sistemi elettrici per scaldare l’acqua
    • Divieto sulle vacanze in auto
    • Divieto sui fine settimana di tre giorni
    • Tasse sui bambini piccoli
    • Tasse sulle automobili potenti
  • Aree di parcheggio dei supermercati a pagamento
    • Tasse sui rifiuti
    • Tasse sulle seconde case
    • Tasse sulle seconde auto
    • Tasse sui voli aerei turistici
    • Tasse sull’elettricità per sovvenzionare l’energia solare
    • Tasse sugli autosaloni di grandi dimensioni
    • Eco-tassa per le auto circolanti dentro le città
    • Richiesta di un permesso per guidare l’auto oltre i limiti cittadini
    • Limitare le scelte di elettrodomestici
    • Distribuire crediti di Co2 ad ogni persona
    • Dettare standard di efficienza per i carburanti
    • Indagare come poter ridurre la produzione di metano delle alci norvegesi
    • Rimuovere le strisce bianche stradali per aumentare l’attenzione di guida degli automobilisti [35]
  • Terzo, l’ambientalismo può essere usato, e viene usato, per espandere le dimensioni e l’autorità di un governo. Diversi Paesi occidentali non solo dispongono di enormi agenzie per la protezione ambientale, ma usano la protezione dell’ambiente per giustificare la creazione di nuove agenzie governative, e ampliare così l’autorità delle agenzie esistenti. Gli enti statali hanno una tendenza burocratica all’autoconservazione e all’espansione; quelli che si occupano dell’ambiente non fanno eccezione. Abusano del loro potere per diffondere storie su presunte catastrofi ambientali al fine di ottenere maggiori finanziamenti, e per essere sicuri di mantenere le loro posizioni all’interno della struttura governativa. Alla fine sono i contribuenti che pagano il conto.

    La città di San Francisco ha creato il ruolo di Capo della commissione clima, con uno stipendio annuo di 160.000 dollari. Nel distretto più povero di Londra (Tower Hamlets) ci sono 58 posizioni ufficiali legate al cambiamento climatico[36]. La logica è la stessa di università e aziende che sono obbligate ad avere funzionari che si occupino delle “diversità”.

    L’Ambientalismo può essere usato per dimostrare che la democrazia è obsoleta e per sostenere l’istituzione di un governo totalitario multinazionale, se non addirittura globale. Gli ambientalisti sostengono che la democrazia non sarà in grado di gestire la prossima crisi ambientale. La loro proposta, per superare le sfide future, è quella di adottare forme di governo totalitarie o autoritarie, o almeno avere alcuni di questi elementi in essere[37]. Janet Biehl, una scrittrice specializzata in ecologia sociale, ha sintetizzato accuratamente questo tipo di mentalità affermando che «è necessaria una eco-dittatura[38]». La ragione è che nessuna società libera imporrebbe a sé stessa ciò l’agenda verde richiede.

    Paul Ehrlich, uno dei fondatori dell’Ambientalismo, ha scritto nel libro How to Be a Survivor: A Plan to Save Spaceship Earth [Come sopravvivere: il piano per salvare l’astronave Terra]: «1. Il controllo della popolazione deve essere introdotto sia nei Paesi in via di sviluppo sia nei Paesi sottosviluppati; 2. I Paesi sovrasviluppati devono essere de-sviluppati; 3. I Paesi sottosviluppati devono essere semi-sviluppati; 4. Devono essere stabilite procedure per monitorare e regolare il sistema mondiale in uno sforzo continuo per mantenere un equilibrio ottimale tra popolazione, risorse e ambiente[39]».

    In pratica, ad eccezione di un governo totalitario globale, nessun governo o organizzazione potrebbe avere l’autorità di portare avanti un piano del genere. Ciò equivale a usare l’ambientalismo per sostenere un governo totalitario globale.

    In definitiva, il programma ambientalista suggerisce che il sistema comunista sia superiore e per questo glorifica il totalitarismo comunista. Poiché la crescita della popolazione comporta un maggiore consumo di risorse, più emissioni di carbonio e più rifiuti, gli ambientalisti sostengono il controllo o persino la riduzione della popolazione. Ciò ha portato molti ambientalisti occidentali a promuovere il controllo demografico del Partito comunista cinese (PCC).

    Un rapporto di Reuters stima che, grazie alla politica del figlio unico attuata negli anni ’80 dal PCC, il regime cinese sia riuscito a limitare la propria popolazione a 1,3 miliardi. Altrimenti sarebbero 1,6 miliardi. L’autore del rapporto osserva che la politica del PCC ha avuto l’effetto collaterale di contribuire alla riduzione delle emissioni globali di carbonio. Ciò che sembra essere stato ignorato è che centinaia di milioni di vite sono state soppresse, e che le famiglie colpite hanno dovuto affrontare immani sofferenze.

    Uno dei maggiori problemi che riguardano l’ambiente è l’inquinamento, incluso quello dell’aria e dell’acqua. Il modello economico del PCC consuma energia a un ritmo vertiginoso, rendendo la Cina non solo il più grande inquinatore del mondo, ma anche il Paese con il più alto livello di inquinamento atmosferico delle grandi città, oltra alla preoccupante contaminazione dei corsi d’acqua: la maggior parte dell’acqua che scorre nei fiumi in Cina non è più potabile. Le tempeste di polvere provenienti dalla Cina attraversano i mari per raggiungere la Corea e il Giappone, attraversando persino l’Oceano Pacifico per spingersi a toccare la costa occidentale americana.

    I veri ambientalisti dovrebbero fare della Cina comunista l’obiettivo principale delle loro critiche. È quantomeno curioso notare che molti di loro celebrino il PCC, considerandolo perfino come una sorta di faro della speranza per la protezione dell’ambiente. Il sito web del Partito comunista americano, People’s World, ha pubblicato negli anni numerose notizie sul tema dell’ambiente. Il focus principale che utilizzano è che le politiche ambientali dell’amministrazione Trump distruggeranno il Paese, e persino il mondo, mentre il PCC è la forza che porterà la salvezza[40].

    L’economista Václav Klaus, ex presidente della Repubblica Ceca, nel suo libro Pianeta blu non verde. Cosa è in pericolo: il clima o la libertà? sostiene che «l’ambientalismo è un movimento che intende cambiare radicalmente il mondo a prescindere dalle conseguenze (al costo di vite umane e profonde restrizioni sulla libertà individuale). Intende cambiare l’umanità, il comportamento umano, la struttura della società, il sistema di valori: semplicemente tutto![41]».

    Klaus crede che l’atteggiamento degli ambientalisti nei confronti della natura sia analogo all’approccio marxista verso l’economia: « L’obiettivo in entrambi i casi è di sostituire l’evoluzione libera e spontanea del mondo (e dell’umanità) con una pianificazione centralizzata, che in teoria appare ideale, o usando un aggettivo di moda oggi, globale. Proprio come nel caso del Comunismo, questo approccio è utopico e porterebbe a risultati completamente diversi da quelli previsti. Come altre utopie, questa non potrà mai materializzarsi e gli sforzi per attuarla possono essere realizzati solo attraverso restrizioni della libertà, attraverso i dettami di una piccola minoranza elitaria sulla stragrande maggioranza[42]».

    «Questa ideologia è a sostegno della Terra e della natura. Utilizzando slogan volti alla loro protezione, in modo simile ai marxisti di un tempo, vuole sostituire l’evoluzione libera e spontanea dell’umanità con una sorta di pianificazione centrale (ora globale) del mondo intero[43]».

    Per queste ragioni, Klaus si oppone fermamente ai tentativi di usare il movente della protezione ambientale per costruire un governo nazionale o globale, di modo da soggiogare le persone.

    b. Accusare il Capitalismo

    Uno degli obiettivi del Comunismo è rovesciare il Capitalismo. L’ambientalismo considera il Capitalismo come il nemico principale dell’ambiente; di conseguenza si trova sulla stessa lunghezza d’onda del Comunismo. Quando il Comunismo ha dovuto subire delle battute d’arresto nelle azioni svolte dai movimenti dei lavoratori nei Paesi occidentali sviluppati, ha cambiato argomento e si è appropriato della causa ambientalista. Il normale attivismo per la protezione ambientale si è quindi trasformato in una militanza volta a sconfiggere il Capitalismo.

    La dottrina comunista originaria promette l’utopia di un “paradiso in Terra”, con lo scopo di incitare i poveri alla rivolta e rovesciare il sistema sociale esistente. Sotto la copertura dell’ambientalismo, il Comunismo ha adottato un approccio simile, ma la visione descritta è esattamente l’opposto: al posto di una meravigliosa utopia operaia abbiamo una spaventosa distopia, l’arrivo di un “inferno in Terra’. Secondo questo scenario tra cento anni la stessa sopravvivenza dell’umanità sarà a rischio. Le cause? Riscaldamento globale, frane, tsunami, siccità, inondazioni e ondate di calore.

    Le reclute principali di questo movimento non sono più i poveri ma piuttosto i ricchi, ai quali verrebbe richiesto di abbandonare il loro attuale stile di vita. L’intervento del governo è perciò necessario per costringere le persone a rinunciare ai loro comfort. Ovviamente un solo governo potrebbe non essere abbastanza, quindi si rende necessario l’intervento delle Nazioni Unite, o di qualche altro governo globale. Quando il movimento non è in grado di decollare all’interno della popolazione, si fa strada un’imminente crisi ecologica. Amplificata dai media la crisi serve a scatenare la paura necessaria per influenzare il pubblico e i governi ad accettare forzatamente l’attuazione delle politiche ambientali. L’obiettivo ultimo è distruggere il Capitalismo e imporre il Comunismo.

    Secondo le dottrine originali del Comunismo, una volta preso il potere, il primo passo è quello di mettere le mani sulle ricchezze della fascia sociale più alta. Sulla carta lo scopo è ridistribuire tali ricchezze tra i meno fortunati. In realtà, i poveri restano tali, mentre tutta la ricchezza finisce nelle mani dei burocrati corrotti. Il secondo passo prevede la creazione di un’economia controllata dallo Stato e l’abolizione della proprietà privata. Ciò distrugge l’economia nazionale e riduce la popolazione a una vita di stenti.

    Diamo un’occhiata agli obiettivi dell’Ambientalismo. Innanzitutto, chiede ai Paesi più ricchi di fornire aiuti ai Paesi più poveri, cioè di ridistribuire la ricchezza su scala globale. In realtà, i Paesi poveri rimangono poveri, poiché il denaro destinato al loro sviluppo di solito va a finire nelle mani dei funzionari corrotti.

    In secondo luogo, l’Ambientalismo sostiene l’espansione del governo e la sostituzione dei meccanismi di mercato con una economia di comando, usando ogni sorta di politiche ambientali draconiane per ostacolare il normale funzionamento del Capitalismo, costringendo le imprese a chiudere o trasferirsi all’estero, così da schiacciare l’economia del Paese. Attraverso questi metodi, che fanno leva sui meccanismi del mercato, il movimento ambientalista cerca di paralizzare il Capitalismo. In questo senso, l’ambientalismo condivide una netta somiglianza con le dottrine classiche del Comunismo. Per dirla chiaramente, l’ambientalismo è un altro appellativo del Comunismo: lo scopo è sempre quello di portare caos nel mondo.

    L’Ambientalismo si focalizza sul diffondere la paura di un disastro futuro, così da tenere il pubblico e il governo in ostaggio di questa paura. Tra coloro che promuovono attivamente l’allarme che il giorno del giudizio stia arrivando, molti hanno uno stile di vita lussuoso, utilizzano grandi quantità di energia e la loro impronta ecologica è alta. Chiaramente non ritengono che un disastro sia imminente.

    L’Ambientalismo continua a gridare al lupo, al lupo! facendo leva su un “nemico comune”, ossia il “riscaldamento globale”. L’obiettivo è unire movimenti diversi per opporsi al Capitalismo; l’imperativo è quindi enfatizzare e gonfiare la natura della presunta crisi ambientale.

    Il modo più semplice è creare una diffusa preoccupazione sull’utilizzo delle fonti di energia più economiche, ovvero i combustibili fossili — carbone, petrolio, gas naturale — e l’energia nucleare. Gli ambientalisti sono riusciti a rendere il pubblico inquieto riguardo all’energia nucleare nei decenni passati, adesso puntano allo stesso risultato per quanto riguarda i combustibili fossili, sostenendo che il loro utilizzo stia provocando un riscaldamento globale catastrofico.

    Le rigorose norme ambientali sono diventate strumenti rilevanti, usati per contrastare le attività dei Paesi con un’economia capitalista: sono quindi diventate note per aver distrutto posti di lavoro. Programmi per stimolare l’economia “verde” e l’energia pulita; nuovi regolamenti alle centrali elettriche e controlli più severi sui veicoli; l’Accordo di Parigi e così via: vengono tutti promossi con il pretesto di evitare il riscaldamento globale.

    In realtà, la scienza del clima non ha stabilito con certezza che il riscaldamento globale sia causato dall’attività umana o che il riscaldamento globale causerà una catastrofe. Se invece le cause cambiamento climatico fossero naturali, tutte queste politiche governative servirebbero solo a impedire lo sviluppo economico, senza portare alcun beneficio all’umanità.

    Sotto l’influenza dell’ambientalismo, alcune norme vengono inasprite alla cieca, come gli standard sulle emissioni delle automobili e le regole che vietano varie sostanze e prodotti chimici, senza però che vi sia alcuna base scientifica. Ciò significa costi di produzione più elevati e minori profitti, seguiti da un aumento della disoccupazione e aziende costrette a esternalizzare verso Paesi in via di sviluppo, dove i costi sono inferiori. Persino i sostenitori della protezione ambientale devono ammettere che portare il consumo di carburante di tutte le auto a circa 4.3 litri per 100 km [54.5 miglia per gallone, proposta dall’amministrazione Obama nel 2012, NdT] entro il 2025 ridurrebbe l’entità del riscaldamento globale a un massimo di 0,02 °C entro il 2100[44].

    Questa azione non contribuirebbe a ridurre il riscaldamento globale. Altre restrizioni legislativa dalla dubbia efficacia sono costate il posto di lavoro a milioni di persone, e hanno inferto un duro colpo alle industrie manifatturiere, alle università di ricerca, allo studio di energie innovative e alla competitività internazionale dei Paesi occidentali.

    I settori produttivi nati in seguito alle esigenze di protezione ambientale sono fondamentalmente sostenuti da sussidi governativi e non seguono la domanda di mercato. Avviare la produzione di massa di un prodotto, prima che ci siano stati progressi nella ricerca è irrealizzabile. Queste aziende “verdi” riescono a malapena a rimanere a galla, per non parlare di stimolare il mercato del lavoro. Con la globalizzazione, molte aziende si spostano all’estero, causando perdite occupazionali nei loro Paesi di origine.

    I sostenitori della protezione ambientale promuovono con entusiasmo la produzione di energia sostenibile, come quella solare ed eolica. Eppure l’inquinamento causato dalla generazione di energia “verde” viene sottovalutato o semplicemente tenuto nascosto. Nel processo di produzione di pannelli solari si crea, come sottoprodotto, il tetracloruro di silicio, un veleno mortale. Una inchiesta del Washington Post cita Ren Bingyan, un professore della Scuola di Scienze dei Materiali all’Università Industriale di Hebei: «La terra in cui scarichi o seppellisci [il tetracloruro di silicio] è destinata a diventare sterile. Non ci crescerà più niente, né un filo d’erba, né tantomeno un albero… È come la dinamite. È un veleno. Gli esseri umani non possono toccare quella roba[45]». La produzione di pannelli solari consuma enormi quantità di energia tradizionale, tra cui carbone e petrolio. È più corretto dire che l’energia rinnovabile, in questi casi, inquina la Terra piuttosto che renderla “verde”.

    Secondo l’Accordo di Parigi, entro il 2025 i Paesi sviluppati dovranno fornire 100 miliardi di dollari l’anno per aiutare i Paesi in via di sviluppo a migliorare la propria struttura energetica e la tecnologia industriale. Gli Stati Uniti da soli, devono versare il 75% dei finanziamenti tra gli oltre 100 Paesi firmatari. Allo stesso tempo, entro il 2025, gli Stati Uniti sono tenuti a ridurre le emissioni di gas serra tra il 26 e il 28%, rispetto ai livelli del 2005. Ciò significa che ogni anno gli Stati Uniti dovrebbero tagliare 1,6 miliardi tonnellate di emissioni.

    Per quanto riguarda la Cina, che ha superato gli Stati Uniti diventando il più grande inquinatore del mondo, l’Accordo di Parigi consente di raggiungere un picco nelle emissioni di anidride carbonica entro il 2030[46].

    In una dichiarazione sull’accordo sul Clima di Parigi, tenutosi nel dicembre 2015, il presidente USA Trump ha dichiarato: «Il rispetto dei termini dell’Accordo di Parigi e delle pesanti restrizioni energetiche che ha posto sugli Stati Uniti potrebbe costare all’America fino a 2,7 milioni di posti di lavoro fino al 2025, secondo la National Economic Research Associates[…]».

    Secondo quello stesso studio, entro il 2040, il rispetto degli impegni assunti dalla precedente amministrazione taglierebbe la produzione nei seguenti settori: carta (meno 12%); cemento (meno 23%); ferro e acciaio (meno 38%); carbone (meno 86%); gas naturale (meno 31%). Il costo per l’economia in questo momento sarebbe vicino a 3 trilioni di dollari di PIL perduto e 6,5 milioni di posti di lavoro perduti; in media le famiglie perderebbero circa 7.000 dollari, ma in molti casi sarebbe molto peggio[47].

    Con l’avvento del movimento ambientalista, sembra che i Paesi comunisti abbiano preso una pausa nella loro lotta contro l’Occidente. Regolamenti e accordi internazionali irragionevoli soffocano interi settori industriali, le economie e le tecnologie nei Paesi capitalisti occidentali. Ciò ha ostacolato l’America nello svolgere il suo ruolo di forza di sicurezza mondiale e di roccaforte dell’Occidente nella lotta contro il Comunismo.

    Non neghiamo che l’ambiente abbia bisogno di protezione. Tuttavia, l’obiettivo della protezione ambientale dovrebbe servire l’umanità, la forma più elevata di vita. La necessità di proteggere l’ambiente dovrebbe essere bilanciata con le esigenze dell’umanità. La protezione ambientale fine a sé stessa è eccessiva e avvilisce l’umanità; allo stesso tempo è inglobata dal Comunismo. L’ambientalismo di oggi non si preoccupa di raggiungere un equilibrio [tra ambiente ed esseri umani] ed è diventato un’ideologia estremista. Senza dubbio, molti ambientalisti hanno buone intenzioni, ma nella loro ricerca a mobilitare e concentrare le risorse dello Stato per la loro causa, si stanno schierando dalla parte del Comunismo.

    c. Come i mezzi di comunicazione zittiscono le voci contrarie

    Nel giugno 2008, il programma televisivo Good Morning America della ABC ha mandato in onda un episodio speciale: si immaginava il futuro da qui a un secolo, dove il riscaldamento globale aveva colpito la Terra e l’umanità. Durante il programma un ‘esperto’ spiegava come nel 2015 il livello del mare sarebbe aumentato rapidamente: New York sarebbe stata inghiottita dalle acque. Tra gli intervistati c’è chi sosteneva che ci sarebbe stato «un incendio gigantesco, con un’estensione di centinaia di chilometri», e che beni di primo consumo come il latte e la benzina sarebbero quadruplicati di prezzo. I punti di vista presentati durante la trasmissione erano così esagerati che un ospite in studio non potè fare a meno di chiedersi se tutto ciò fosse davvero possibile.

    In realtà questo non sarebbe il punto principale che i media dovrebbero prendere in considerazione. L’ambientalismo usa la cosiddetta “consapevolezza della crisi” per guidare il pubblico, ma questo concetto e quello di “incertezza” sono diversi. Come possono le cose non ancora confermate dalla scienza giustificare questo senso di crisi? L’ambientalismo sventola la bandiera di protettore dell’umanità per zittire le voci contrarie e raggiungere un consenso pubblico, mentendo sul fatto che il mondo scientifico sia d’accordo.

    Bjørn Lomborg è un economista danese, autore del libro The Skeptical Environmentalist: Measuring the Real State of the World [L’ambientalista scettico: la vera situazione del mondo] Nonostante la convinzione che il riscaldamento climatico sia causato dall’attività umana, ritiene che la capacità di adattamento e il progresso tecnologico avrebbero scongiurato disastri e catastrofi. Non essendo conforme al dogma ambientalista — il cambiamento climatico è provocato dall’uomo e ci saranno disastri — Lomborg è stato fortemente criticato.

    Il Presidente del Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico delle Nazioni unite ha paragonato Lomborg a Hitler. Il Comitato danese per la disonestà scientifica, dopo aver concluso un’indagine, ha annunciato che Lomborg aveva commesso ‘disonestà scientifica’. Successive indagini governative hanno dimostrato l’innocenza di Lomborg. I suoi oppositori hanno tentato di utilizzare la decisione del Comitato per destituirlo dalla posizione di Direttore dell’Istituto di valutazione ambientale danese. Anche nella vita di tutti i giorni Lomborg ha affrontato dure critiche: in una stazione ferroviaria la gente non era disposta a accanto a lui. Si è preso una torta in faccia, lanciata da un ambientalista[48].

    Roy Spencer è un climatologo e un esperto di satelliti NASA, autore del libro The Great Global Warming Blunder: How Mother Nature Fooled the World’s Top Climate Scientists, [Il granda abbaglio del riscaldamento globale: come Madre natura ha raggirato i più grandi scienziati del clima]. Nel testo Spencer elenca quattordici tecniche di propaganda usate dagli ambientalisti; tra queste troviamo: provocare il panico, appellarsi alle autorità, sfruttare l’effetto gregge, esaltare la certezza della vittoria, sferrare attacchi personali, alimentare il sensazionalismo e i pettegolezzi[49].

    Nel 2006, il giornalista britannico Brendan O’Neill ha scritto un articolo dal titolo A Climate of Censorship [Un clima di censura], nel quale descrive la soppressione di diversi punti di vista e l’uso della retorica per ridicolizzare chi osi mettere in dubbio la teoria del cambiamento climatico. [50] Ad esempio un diplomatico britannico durante un evento pubblico ha dichiarato che coloro che dubitano del cambiamento climatico dovrebbero essere trattati dai mezzi di comunicazione come dei terroristi, e per questo non dovrebbero avere una piazza a disposizione.

    O’Neill sottolinea che chi si è dimostrato scettico sulla teoria del cambiamento climatico, è stato etichettato come negazionista. In questo gruppo finiscono una gamma di persone, da chi riconosce l’esistenza del riscaldamento globale pur sostenendo che si possa gestire, fino a coloro che lo negano completamente. Le conseguenze di avere questa nomea sono notevoli. Charles Jones, un professore inglese in pensione dell’Università di Edimburgo, ha affermato che il termine negazionista è utilizzato per mettere gli scettici sullo stesso piano di depravazione morale dei negazionisti dell’Olocausto. Secondo O’Neill, alcune persone sostengono addirittura che gli scettici della teoria del cambiamento climatico siano complici di un futuro Olocausto ecologico, e potrebbero affrontare un processo simile a quello di Norimberga.

    Un famoso scrittore ambientalista ha scritto: «Dovremmo intentare processi di guerra contro gli scettici della teoria del riscaldamento climatico, una versione climatica del processo di Norimberga» . Un altro autore ha commentato questo approccio: «Solo nei Paesi autoritari ho visto una condanna del pensiero come questa. … Demonizzare un gruppo, e descrivere quello che dicono come tossico e pericoloso, è un passo in avanti verso una condizione di censura sempre più oppressiva[51]». Limitare il diritto di pensiero è uno dei modi usati dal Comunismo per far sì che le persone non riescano a distinguere il concetto di bene e di male, basandosi su valori universali.

    Un Professore di astronomia di Harvard ha pubblicato un articolo sul il ruolo del Sole nel cambiamento climatico, basandosi sulle registrazioni storiche della temperatura sulla Terra. L’articolo sfidava il dogma che vede gli umani come i colpevoli del cambiamento climatico; per questo un sito web ambientalista ha etichettato il professore come un «aspirante omicida di massa» e tutti gli altri dissidenti come «criminali»[52].

    Esempi simili sono troppo numerosi per essere contati. Un dirigente di un grande gruppo ambientalista ha esortato i media a pensarci due volte, prima di diffondere le opinioni degli scettici sul cambiamento climatico, perché «propagare questo tipo di disinformazione causa danni[53]».

    Un Segretario agli Esteri britannico, ha detto in un discorso che, dato che ai terroristi non è concessa presenza sui media, anche gli scettici del riscaldamento globale non dovrebbero avere il diritto di rendere pubbliche le loro idee. [54] In Australia i giornalisti più noti stanno prendendo in considerazione di poter citare in giudizio i negazionisti del cambiamento climatico. L’accusa sarebbe di ‘crimini contro l’umanità’. In un summit a cui hanno partecipato importanti politici australiani, incluso il Primo Ministro, è stata avanzata una proposta per togliere la cittadinanza a tali “trasgressori”. Un’altra proposta è stata quella di esaminare i cittadini australiani e rilasciare la cittadinanza solo a coloro che hanno dimostrato di essere “amici dell’ambiente”[55].

    C’è chi ha provato a intraprendere azioni legali per zittire le voci contrarie alle ipotesi di riscaldamento climatico. Nel 2015, venti accademici hanno inviato una lettera al Presidente degli Stati Uniti e al Procuratore Generale, chiedendo che la legge Racketeer Influenced and Corrupt Organizations Act [conosciuta come RICO, è una legge emanata negli anni 70 negli Stati Uniti per combattere il crimine organizzato] venisse utilizzata per indagare sulle società e sulle organizzazioni con opinioni non allineate ai cambiamenti climatici. Ciò equivale a tentare di usare la legge per inibire la libertà di parola[56].

    Nel 2016, i Procuratori Generali di diversi Stati americani hanno formato una coalizione per indagare se le industrie energetiche tradizionali avessero ingannato gli investitori e il pubblico «sull’impatto dei cambiamenti climatici». In caso affermativo il passo successivo sarebbe stato di portarle in tribunale. Come sottolineato dalla Heritage Foundation, lanciare accuse e far partire indagini su coloro che hanno opinioni diverse sono azioni che violano il Primo emendamento della Costituzione degli Stati Uniti, e soffocano il dibattito su importanti politiche pubbliche[57].

    d. Gruppi civili manipolati per portare la rivoluzione in piazza

    I movimenti di massa sono una delle strategie usate dal Comunismo per diffondere la sua influenza all’interno delle Nazioni e nel mondo. Molte organizzazioni ambientaliste mobilitano un gran numero di persone per portare avanti le loro campagne di protezione ambientale.

    La pressione esercitata sulle istituzioni governative e sulle organizzazioni delle Nazioni Unite è volta a far promulgare accordi e regolamenti insensati che poi dovranno essere rispettati. Le organizzazioni ambientaliste hanno anche creato incidenti violenti per mettere a tacere il pubblico.

    Saul Alinsky, un rappresentante dell’estrema sinistra americana, era convinto della necessità di nascondere i veri scopi di un movimento, e che si dovesse mobilitare le persone su larga scala per farle agire a sostegno di obiettivi locali, temporanei, plausibili o innocui. Una volta che le persone si abituano a queste forme relativamente moderate di attivismo, è relativamente facile convincerle ad agire per raggiungere scopi più radicali. «Ricorda: una volta che organizzi le persone attorno a qualcosa come l’inquinamento, che è un aspetto comunemente accettato, riesci a mobilitarle per agire. Da qui in poi, dirigere il gruppo verso concetti come inquinamento della politica, inquinamento del Pentagono, è un passaggio veloce e naturale», ha affermato Alinsky[58].

    Durante la prima Giornata mondiale della Terra, nel 1970, più di 20 milioni di americani parteciparono alle proteste che si tennero in strada. Il controllo della popolazione è diventato il metodo preferito dalle organizzazioni ambientaliste per far fronte al peggioramento dell’ambiente. Durante gli anni 70 molte organizzazioni di sinistra negli Stati Uniti decisero di far parte del movimento ambientalista, considerando il largo seguito. Il Socialismo venne presentato come un mezzo per limitare la crescita della popolazione.

    Diversi gruppi di sinistra usano l’ambientalismo come un involucro ideologico per compiere azioni che invocano alla rivoluzione. Ad esempio, nel momento in cui nasce un “movimento del popolo per il clima” negli Stati Uniti, si può essere certi che sia un prodotto realizzato dalle realtà comuniste. Le organizzazioni coinvolte sono il Partito comunista degli Stati Uniti, il Socialismo in azione, il Partito comunista rivoluzionario americano maoista, la Società ecologica, i Lavoratori socialisti, il Socialismo alternativo, il Socialismo democratico americano, il Socialismo libero e così via. Queste organizzazioni sono dietro manifestazioni come la Marcia per il clima. Slogan urlati durante le proteste includevano: «Sì alle riforma istituzionali, no ai cambiamenti climatici», «Il Capitalismo sta uccidendo gli Stati Uniti», «Il Capitalismo sta distruggendo l’ambiente», «Il Capitalismo sta distruggendo il pianeta» e «Combattiamo per un futuro socialista»[59].

    Questi gruppi, con un mare di bandiere rosse, hanno marciato in molte grandi città degli Stati Uniti, tra cui Washington DC[60]. Gli elementi comunisti e socialisti a sostegno dell’ambientalismo sono sempre più presenti: il “pacifismo verde” ha compiuto una transizione completa verso la rivoluzione rossa.

    e. Una nuova religione contro l’umanità

    Oltre a dirottare l’Ambientalismo in un movimento politico, le influenze comuniste lo hanno trasformato in un culto contro l’umanità.

    Michael Crichton, autore del libro Jurassic Park, affermò che l’Ambientalismo è una delle religioni più potenti presenti nel mondo occidentale. Descrisse le caratteristiche tipiche di una religione presenti nell’Ambientalismo: «C’è un Eden iniziale, un paradiso… uno stato di grazia e di unità con la natura; poi abbiamo la caduta e ci troviamo in un mondo sporco e inquinato: è la conseguenza dell’essersi nutriti dall’albero della conoscenza. In futuro tutto questo ci porterà al giorno del giudizio. Siamo tutti peccatori nel nostro consumare le fonti energetiche e per questo condannati a morire. A meno che non cerchiamo la salvezza, che ora viene chiamata sostenibilità. La sostenibilità è la chiave per la salvezza, all’interno della chiesa dell’ambientalismo[61]».

    Crichton riteneva che tutte le convinzioni dell’Ambientalismo siano una questione di fede. «Si tratta di capire se sarai un peccatore o se sarai salvato. Se farai parte delle persone che verranno salvate o dei condannati. Se sarai uno di noi o uno di loro[62]»

    Questa opinione è stata riconosciuta da un certo numero di studiosi. William Cronon, un influente storico ambientale americano, ritiene che l’ambientalismo sia una nuova religione perché propone un complesso insieme di requisiti etici, da utilizzare per giudicare il comportamento umano[63].

    Freeman Dyson, scienziato e fisico quantistico, è stato citato in un articolo della New York Book Review nel 2008: «la religione laica mondiale» dell’ambientalismo ha «rimpiazzato il Socialismo come principale religione laica». Questa religione sostiene che «depredare il pianeta per mantenere il nostro stile di vita lussuoso sia un peccato. Il sentiero della rettitudine è quello di vivere il più frugalmente possibile». L’etica di questa nuova religione viene insegnata ai bambini negli asili, così come nelle scuole e nelle università di tutto il mondo[64].

    Molti ambientalisti non si tirano indietro dell’affrontare questo argomento. Rajendra Pachauri, ex capo dell’IPCC, costretto a dimettersi in seguito a uno scandalo di molestie sessuali, ha dichiarato nella sua lettera di dimissioni che l’Ambientalismo «è la mia religione[65]».

    Poiché l’ambientalismo sta diventando sempre più ideologico e religioso, è anche diventato sempre più intollerante nei confronti di chi abbia un punto di vista diverso. L’ex Presidente della Repubblica ceca Václav Klaus ritiene che il movimento ambientalista sia ora guidato più dall’ideologia che dalla scienza: è una quasi-religione, volta a distruggere la società esistente. Questa nuova religione, come il Comunismo, dipinge un meraviglioso quadro utopico nel quale la saggezza umana riesce a tenere in ordine l’ambiente naturale e per questo salvare il mondo. Questa “salvezza” si basa su una opposizione alla civiltà esistente. Ad esempio, il Presidente del Comitato consultivo dell’Università per la Pace delle Nazioni unite e le menti dietro il Protocollo di Kyoto hanno dichiarato: «Non è forse vero che il crollo delle civiltà industrializzate rappresenti l’unica speranza per il pianeta?[66]».

    Klaus ha riassunto il suo punto di vista: «Se analizziamo seriamente il ragionamento degli ambientalisti, scopriamo che la loro è un’ideologia che si pone contro l’umanità». Klaus si è detto d’accordo con il biologo Ivan Brezina: l’Ambientalismo non è una risposta razionale e scientifica alla crisi ecologica, ma si riduce a una negazione generale della civiltà[67].

    L’Ambientalismo fomenta l’odio tra le persone, attaccando persone di opinioni diverse, il tutto nel nome della protezione ambientale. All’interno di questo odio ed estremismo si evidenzia un anti-umanesimo radicale. Mark Steyn, autore e commentatore politico, ha dichiarato che secondo gli ambientalisti: «Noi siamo l’inquinamento; la sterilizzazione è la soluzione. Il modo migliore per lasciare un ambiente più sostenibile ai nostri figli è non farne neanche uno». Steyn Riporta l’esempio di Toni Vernelli, una donna britannica che ha abortito e si è fatta sterilizzare perché credeva che avere figli fosse dannoso per l’ambiente[68].

    Questa mentalità considera gli esseri umani come i principali colpevoli della distruzione della natura. Collocando l’ambiente naturale nella posizione di suprema priorità, ben oltre la posizione sacra dell’essere umano, auspica il controllo della fertilità umana e la privazione del diritto di esistenza delle persone. Questa visione non è diversa da quella del Comunismo: il suo nucleo è quello di andare contro l’umanità. Questa nuova religione sostituisce la tradizionale credenza, che vede l’uomo come il signore della Terra. Questa combinazione di religiosità, totalitarismo, imposizione coercitiva delle ideologie e di una rivoluzione anticapitalista, non può garantire la protezione della natura da parte degli esseri umani. Al contrario, distruggerà la civiltà, le libertà e l’ordine esistenti creando un panico e un caos senza precedenti, portando l’umanità su una strada sbagliata. Questo è il vero motivo dietro l’influenza comunista all’interno dell’ambientalismo.

    Conclusione: Per scongiurare i disastri ambientali, bisogna rispettare Dio e ripristinare le tradizioni

    Dio ha creato l’umanità e la nostra Terra, meravigliosa e prospera. In questo ambiente cui gli esseri umani vivono e si moltiplicano. Le persone hanno il diritto di usare le risorse della natura e, allo stesso tempo, hanno l’obbligo di custodire le risorse naturali e di prendersi cura dell’ambiente. Per migliaia di anni, gli esseri umani hanno ascoltato gli avvertimenti lasciati da Dio nei tempi antichi, vivendo in armonia con la natura.

    I problemi ambientali emersi nei tempi moderni sono in definitiva il risultato del deterioramento del cuore umano. Questo decadimento morale è stato ulteriormente amplificato dal potere della scienza e della tecnologia. L’inquinamento dell’ambiente naturale non è altro che una manifestazione esterna dell’inquinamento morale interiore dell’umanità. Per purificare l’ambiente, bisogna iniziare purificando il cuore umano.

    L’ascesa della consapevolezza ambientale deriva dall’istinto umano di autoconservazione, e questo è qualcosa di naturale e comprensibile. Per lo spettro comunista è un appiglio da sfruttare. Il Comunismo si è mobilitato per lanciare il panico su vasta scala, sostenere una serie di valori distorti, privare le persone della loro libertà, tentare di espandere il governo e persino imporre un governo mondiale. Abbracciare questa forma alternativa di Comunismo, nel tentativo di salvare l’ambiente, è in effetti abbracciare il pericolo di una schiavitù per l’umanità, per facilitarne la distruzione.

    Un programma politico obbligatorio non è la risposta ai problemi ambientali che dobbiamo affrontare, come nemmeno la dipendenza dalla tecnologia moderna è una via d’uscita. Per risolvere la crisi, dobbiamo acquisire una più profonda comprensione dell’universo e della natura, così come la relazione tra l’umanità e la natura, mantenendo allo stesso tempo uno stato morale retto. L’umanità deve ristabilire le sue tradizioni, migliorare la moralità e ritrovare la strada del sentiero tracciato da Dio. In tal modo, le persone riceveranno naturalmente saggezza e benedizioni divine, e verrà ripristinato un meraviglioso mondo, pieno di vita. La luminosità e la prosperità del Cielo e della Terra accompagneranno l’umanità per sempre.

    Note bibliografiche

    [1] Zhu Kezhen, Preliminary Research on Climate Change Throughout Five Thousand Years of Chinese History (Kaoguxuebao, First Issue, 1972), 168–189. [In Chinese].

    [2] Martin Durkin, The Great Global Warming Swindle (documentary film, 2007), Channel 4 (U.K.), March 8, 2007.

    [3] Takuro Kobashi, et. al., “4 ± 1.5° C Abrupt Warming 11,270 Years Ago Identified From Trapped Air in Greenland Ice,” Earth and Planetary Science Letters 268 (2008): 397–407.

    [4] Freeman Dyson, “Misunderstandings, Questionable Beliefs Mar Paris Climate Talks,” The Boston Globe, December 3, 2015, https://www.bostonglobe.com/opinion/2015/12/03/freeman-dyson-misunderstandings-questionable-beliefs-mar-paris-climate-talks/vG3oBrbmcZlv2m22DTNjMP/story.html.

    [5] Scott Waldman, “Judith Curry Retires, Citing ‘Craziness’ of Climate Science,” E&E News, January 4, 2017, https://www.eenews.net/stories/1060047798

    [6] J. A. Curry and P. J. Webster, “Climate Science and the Uncertainty Monster,” Bulletin of American Meteorology Society 92, no. 12:1667–1682, https://www.google.com/url?q=https://www.ipcc.ch/report/sixth-assessment-report-working-group-i/&sa=D&ust=1548963679247000&usg=AFQjCNFxEYxHXT-38XQNgcrWpv6Tj2b_fg.

    [7] IPCC, “Working Group I: The Physical Science Basis,” IPCC Fourth Assessment Report: Climate Change 2007, https://www.ipcc.ch/publications_and_data/ar4/wg1/en/ch8s8-2-1-3.html.

    [8] Ibid.

    [9] Mark W. Shephard et al., “Comparison of Tropospheric Emission Spectrometer Nadir Water Vapor Retrievals with in situ measurements,” Journal of Geophysical Research 113, no D15S24, doi:10.1029/2007JD008822.

    [10] “Climate Change,” APS Physics, American Physical Society Web Page, https://www.aps.org/policy/reports/popa-reports/energy/climate.cfm.

    [11] “Solar Constant,” Encyclopedia Britannica Web page, https://www.britannica.com/science/solar-constant.

    [12] Willie Soon, et al., “Modeling Climatic Effects of Anthropogenic Carbon Dioxide Emissions: Unknowns and Uncertainties,” Climate Research 18 (2001): 259–275.

    [13] Michael Lemonick, “Freeman Dyson Takes on the Climate Establishment,” Yale Environment 360, June 4, 2009, https://e360.yale.edu/features/freeman_dyson_takes_on_the_climate_establishment.

    [14] Nir J. Shaviv, “Celestial Driver of Phanerozoic Climate?” Geological Society of America Today 13, no. 7: 4–10, July 2003, https://www.geosociety.org/gsatoday/archive/13/7/pdf/i1052-5173-13-7-4.pdf.

    [15] J. Emile-Geay et al., “Links between Tropical Pacific Seasonal, Interannual and Orbital Variability during the Holocene,” Nature Geoscience 9 (2) (2016): 168–173.

    [16] Zhengyu Liu et al., “The Holocene Temperature Conundrum,” PNAS 111, no. 34 (August 26, 2014).

    [17] Hans von Storch, “Why Is Global Warming Stagnating?” Der Spiegel, June 20, 2013, http://www.spiegel.de/international/world/interview-hans-von-storch-on-problems-with-climate-change-models-a-906721.html.

    [18] Richard S. Lindzen et. al., “Does the Earth Have an Adaptive Infrared Iris?,” Bulletin of the American Meteorological Society 82 (2001): 417–432, https://doi.org/10.1175/1520-0477(2001)082%3C0417:DTEHAA%3E2.3.CO;2.

    [19] Roy Spencer and William D. Braswell, “Potential Biases in Feedback Diagnosis from Observational Data: A Simple Model Demonstration,” Journal of Climate, 21 (21): 5624–5628, November 1, 2008.

    [20] John R. Christy, Written Report to Senate Commerce, Science and Transportation Committee, November 14, 2007, https://www.nsstc.uah.edu/users/john.christy/christy/ChristyJR_CST_071114_written.pdf.

    [21] David Russell Legates, “Statement to the Environment and Public Works Committee
    of the United States Senate,” U.S. Senate, July 3, 2014, https://www.epw.senate.gov/public/_cache/files/a/a/aa8f25be-f093-47b1-bb26-1eb4c4a23de2/01AFD79733D77F24A71FEF9DAFCCB056.6314witnesstestimonylegates.pdf

    [22] William Happer, “Data or Dogma? Promoting Open Inquiry in the Debate Over the Magnitude of Human Impact on Earth’s Climate,” Hearing of the U.S. Senate Subcommittee on Space, Science and Competitiveness (U.S. Senate Committee on Commerce, Science and Transportation), December 8, 2015, https://www.commerce.senate.gov/public/_cache/files/c8c53b68-253b-4234-a7cb-e4355a6edfa2/FA9830F15064FED0A5B28BA737D9985D.dr.-william-happer-testimony.pdf.

    [23] Sir John Houghton, “Moral Outlook: Earthquake, Wind and Fire,” Sunday Telegraph, October 9, 1995.

    [24] Jason Samenow, “Scientists: Don’t Make ‘Extreme Cold’ Centerpiece of Global Warming Argument,” The Washington Post, February 20, 2014, https://www.washingtonpost.com/news/capital-weather-gang/wp/2014/02/20/scientists-dont-make-extreme-cold-centerpiece-of-global-warming-discussions/?noredirect=on&utm_term=.3600e477f052.

    [25] John Michael Wallace, “The Misplaced Emphasis on Extreme Weather in Environmental Threat Communication,” The Washington Post, March 14, 2014, https://www.washingtonpost.com/news/capital-weather-gang/wp/2014/03/14/the-misplaced-emphasis-on-extreme-weather-in-environmental-threat-communication/?utm_term=.bf84802d4613.

    [26] Steven E. Koonin, “A Deceptive New Report on Climate,” The Wall Street Journal, November 2, 2017, https://www.wsj.com/articles/a-deceptive-new-report-on-climate-1509660882.

    [27] Ibid.

    [28] “Climate Change Indicators: High and Low Temperatures,” United States Environmental Protection Agency, https://www.epa.gov/climate-indicators/climate-change-indicators-high-and-low-temperatures.

    [29] Judith A. Curry, “Statement to the Subcommittee on Space, Science and Competitiveness of the United States Senate,” Hearing on “Data or Dogma? Promoting Open Inquiry in the Debate Over the Magnitude of Human Impact on Climate Change,” December 8, 2015, https://curryja.files.wordpress.com/2015/12/curry-senate-testimony-2015.pdf.

    [30] Mike Hulme, “Chaotic World of Climate Truth,” BBC, November 4, 2006, http://news.bbc.co.uk/2/hi/science/nature/6115644.stm.

    [31] Roy W. Spencer, Climate Confusion: How Global Warming Leads to Bad Science, Pandering Politicians and Misguided Policies that Hurt the Poor (New York: Encounter Books, 2008), Chapter 5.

    [32] Christopher C. Horner, Red Hot Lies: How Global Warming Alarmists Use Threats, Fraud, and Deception to Keep You Misinformed (Washington. D.C.: Regnery Publishing, 2008), 214.

    [33] Horner, Red Hot Lies, 215.

    [34] Horner, Red Hot Lies, 211.

    [35] Horner, Red Hot Lies, 212–213.

    [36] Horner, Red Hot Lies, 227.

    [37] David Shearman and Joseph Wayne Smith, The Climate Change Challenge and the Failure of Democracy (Westport, Conn.: Praeger, 2007).

    [38] Horner, Red Hot Lies, 219–220.

    [39] Paul Ehrlich, as quoted in Václav Klaus, Blue Planet in Green Shackles: What Is Endangered: Climate or Freedom? (Washington, D.C.: Competitive Enterprise Institute, 2008), 14.

    [40] John Bachtell, “China Builds an ‘Ecological Civilization’ While the World Burns,” People’s World, August 21, 2018, https://www.peoplesworld.org/article/china-builds-an-ecological-civilization-while-the-world-burns/.

    [41] Klaus, Blue Planet in Green Shackles, 4.

    [42] Klaus, Blue Planet in Green Shackles, 7–8.

    [43] Klaus, Blue Planet in Green Shackles, 100.

    [44] John Fund, “Rollback Obama’s CAFE Power Grab, Give Car Consumers Freedom,” National Review, May 23, 2018, https://www.nationalreview.com/corner/fuel-standards-cafe-epa-rolls-back/.

    [45] Ariana Eunjung Cha, “Solar Energy Firms Leave Waste Behind in China,” The Washington Post, March 9, 2008, http://www.washingtonpost.com/wp-dyn/content/article/2008/03/08/AR2008030802595.html?referrer=emailarticle&noredirect=on.

    [46] The Paris Agreement on Climate Change, Natural Resources Defense Council (NRDC), December 2015, IB: 15-11-Y, https://www.nrdc.org/sites/default/files/paris-climate-agreement-IB.pdf.

    [47] Donald J. Trump, “Statement by President Trump on the Paris Climate Accord,” The White House, June 1, 2017, https://www.whitehouse.gov/briefings-statements/statement-president-trump-paris-climate-accord/.

    [48] Horner, Red Hot Lies, 117.

    [49] Roy W. Spencer, The Great Global Warming Blunder: How Mother Nature Fooled the World’s Top Climate Scientists (New York: Encounter Books, 2010), 31.

    [50] Brendan O’Neill, “A Climate of Censorship,” The Guardian, November 22, 2006, https://www.theguardian.com/commentisfree/2006/nov/22/aclimateofcensorship.

    [51] O’Neill, “A Climate of Censorship.”

    [52] Ibid.

    [53] O’Neill, “A Climate of Censorship.”

    [54] Ibid.

    [55] Horner, Red Hot Lies, 107.

    [56] Hans von Spakovsky and Nicolas Loris, “The Climate Change Inquisition: An Abuse of Power that Offends the First Amendment and Threatens Informed Debate,” The Heritage Foundation, October 24, 2016, https://www.heritage.org/report/the-climate-change-inquisition-abuse-power-offends-the-first-amendment-and-threatens.

    [57] Ibid.

    [58] Saul Alinsky, “Tactics,” Rules for Radicals: A Practical Primer for Realistic Radicals (New York: Vintage Books, 1971).

    [59] “Climate Movement Drops Mask, Admits Communist Agenda,” PJ Media, September 23, 2014, https://pjmedia.com/zombie/2014/9/23/climate-movement-drops-mask-admits-communist-agenda/.

    [60] “People’s Climate March: Thousands Rally to Denounce Trump’s Environmental Agenda,” The Guardian, April 29, 2017, https://www.theguardian.com/us-news/2017/apr/30/peoples-climate-march-thousands-rally-to-denounce-trumps-environmental-agenda.

    [61] Michael Crichton, “Crichton: Environmentalism Is a Religion,” Hawaii Free Press, April 22, 2018, http://www.hawaiifreepress.com/ArticlesMain/tabid/56/ID/2818/Crichton-Environmentalism-is-a-religion.aspx.

    [62] Ibid.

    [63] Robert H. Nelson, “New Religion of Environmentalism,” Independent Institute, April 22, 2010, http://www.independent.org/news/article.asp?id=5081.

    [64] Joel Garreau, “Environmentalism as Religion,” The New Atlantis, Summer 2010, https://www.thenewatlantis.com/docLib/20100914_TNA28Garreau.pdf.

    [65] Damian Carrington, “IPCC Chair Rajendra Pachauri Resigns,” The Guardian, February 24, 2015, https://www.theguardian.com/environment/2015/feb/24/ipcc-chair-rajendra-pachauri-resigns.

    [66] Michael Whitcraft, “A Lot of Hot Air: A Review of Václav Klaus’ Recent Book: Blue Planet in Green Shackles,” Free Republic, June 13, 2008, http://www.freerepublic.com/focus/f-news/2030948/posts.

    [67] Ibid.

    [68] Horner, Red Hot Lies, 228.