(Minghui.org) Nel suo Rapporto annuale sui diritti umani dell’anno scorso pubblicato il 14 gennaio scorso, la Commissione esecutiva del Congresso degli Stati Uniti sulla Cina (CECC), ha affermato che il Partito Comunista Cinese (PCC) continua a perseguitare il Falun Gong. Di conseguenza, la Commissione ha raccomandato ai membri del Congresso e ai funzionari dell'amministrazione degli Stati Uniti di sottolineare nel loro impegno con il governo cinese che i praticanti del Falun Gong hanno il diritto di praticare liberamente la loro fede in Cina.

La Commissione esecutiva del Congresso degli Stati Uniti sulla Cina (CECC) ha pubblicato il suo rapporto annuale dell’anno scorso sui diritti umani il 14 gennaio scorso

Il rapporto, affermava come negli anni precedenti, il PCC ha continuato a detenere i praticanti del Falun Gong e a sottoporli a trattamenti duri. Almeno 774 praticanti sono stati condannati nel 2019. A causa della repressione del governo, è difficile determinare il numero di praticanti del Falun Gong in Cina.

Il rapporto della CECC, cita anche un altro resoconto del Dipartimento di Stato americano, che afferma che il PCC impiega “un apparato di sicurezza extralegale gestito dal partito per eliminare il Falun Gong” e altri gruppi.

La CECC ha citato i dati di Minghui.org, che indicavano che gli abusi da parte delle autorità del PCC hanno provocato la morte di 96 praticanti nel 2019 e di altri 17 nel primo trimestre del 2020, con il maggior numero nelle province settentrionali di Shandong, Heilongjiang, Liaoning, e Jilin.

Ha anche evidenziato episodi di violazioni della libertà religiosa contro praticanti documentati da Minghui.org, inclusi detenzione e arresto, percosse, privazione del sonno e altre forme di tortura.

Il rapporto, citava un resoconto Minghui secondo cui tra gennaio e aprile scorso, 6 praticanti sono morti a seguito di torture durante la detenzione e altri 11 sono morti dopo essere stati rilasciati o in seguito a maltrattamenti da parte di funzionari della sicurezza.

Inoltre, il rapporto CECC includeva l'esempio della praticante del Falun Gong Cui Fenglan che è stata detenuta nel maggio 2016, quando è andata a ritirare i pacchi che le autorità ritenevano contenessero portafortuna recanti il motivo legato al Falun Gong “Verità, Compassione e Tolleranza”. Le autorità l’hanno ripetutamente molestata e punita in relazione alla sua adesione al Falun Gong da quando il governo cinese ha vietato il movimento spirituale nel 1999. La donna, è stata condannata a quindici anni di reclusione.

Il rapporto citava anche un altro caso riportato da Minghui.org il 27 gennaio 2020: il praticante del Falun Gong Gong Fengqiang è stato portato in un ospedale per la quarantena del coronavirus nell'Heilongjiang per nascondere le prove di abusi in custodia che l’hanno lasciato incosciente.

La CECC ha raccomandato ai membri del Congresso e ai funzionari dell'amministrazione degli Stati Uniti di “Chiedere al governo cinese di garantire a tutti i cittadini la libertà di religione in conformità con i suoi obblighi internazionali in materia di diritti umani e di sottolineare alle autorità cinesi che la libertà di religione include il diritto di adottare liberamente le proprie convinzioni e praticare attività religiose senza interferenze governative».

Nello specifico, il rapporto ha anche incoraggiato i membri del Congresso e i funzionari dell'amministrazione a sottolineare al governo cinese che il diritto alla libertà di religione include il diritto dei praticanti del Falun Gong di praticare liberamente la loro fede all'interno della Cina.

La CECC ha anche incoraggiato i funzionari statunitensi a chiedere il rilascio dei cittadini cinesi confinati, detenuti o incarcerati per aver perseguito pacificamente le loro convinzioni religiose, nonché delle persone confinate, detenute o incarcerate in relazione alla loro associazione con quelle persone. La Commissione ha affermato che l'amministrazione dovrebbe utilizzare le leggi esistenti per ritenere responsabili i funzionari del governo cinese e altri complici di gravi restrizioni alla libertà religiosa.