(Minghui.org) Il carcere femminile dello Jilin è una delle strutture utilizzate dal Partito Comunista Cinese per detenere e torturare le praticanti del Falun Gong dall'inizio della persecuzione del Falun Gong nel 1999.
Le guardie carcerarie spesso istigano le detenute a torturare le praticanti usando alcuni dei metodi di tortura di seguito descritti.
Seduta su un piccolo sgabello
Ogni praticante ammessa, viene dapprima sottoposta alla cosiddetta "lezione di apprendimento", cioè costretta a guardare video che diffamano il Falun Gong ed il suo fondatore.
Se la praticante rifiuta di obbedire, è costretta a sedersi su un piccolo sgabello in un'area di due piedi per due piedi (61 cm.). La superficie dello sgabello è irregolare, con motivi ed asperità. La praticante deve stare seduta con entrambe le mani sulle ginocchia e le sue gambe devono essere tenute chiuse ed abbastanza strette da trattenere un piccolo pezzo di carta: se lo lascia cadere le detenute la rimproverano e la picchiano; perdipiù queste ultime, a volte, le appoggiano le ginocchia contro la schiena della praticante. La seduta dura fino a venti ore al giorno.
Illustrazione della tortura: seduta su un piccolo sgabello senza muoverti.
Una delle praticanti imprigionate, è stata costretta a stringere le mani sulle gambe a tal punto che durante la notte, mentre dormiva, non riusciva più ad aprire i palmi.
La superficie tagliente del piccolo sgabello e le lunghe ore di seduta, hanno causato a molte praticanti lesioni ai glutei. Una di loro ha sofferto di natiche infiammate ed ha avuto difficoltà a camminare costringendosi ne necessario a strisciare.
Altri metodi di tortura
Oltre alla tortura fisica di stare sedute su un piccolo sgabello, a volte alle praticanti non è permesso dormire e possono usare il bagno solo quattro volte al giorno.
Alcune di loro sono costrette a guardare video diffamatori e successivamente a scrivere rapporti di pensiero. Se si rifiutano di calunniare il Falun Gong nei rapporti, le guardie le costringono a riscriverli, finché non sono soddisfatte.
Ad ogni cella le guardie assegnano una detenuta criminale autorizzata da loro a controllare rigorosamente le praticanti ed a torturarle a piacimento in qualsiasi momento. Una volta una praticante di sessant’anni è stata rimproverata e schiaffeggiata in viso perché il supervisore delle detenute aveva deciso che il pavimento non era abbastanza pulito. Un’altra praticante è stataspesso picchiata da cinque detenute in un luogo nascosto.
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