(Minghui.org) I residenti della città di Ten Changsha, nella provincia cinese dell’Hunan, sono stati detenuti per quasi un anno per la loro fede nel Falun Gong, una pratica per il benessere della mente e del corpo perseguitata dal regime comunista cinese dal 1999.
Una persona che conosceva molto bene gli avvenimenti ha rivelato alle famiglie dei perseguitati che Mei Guodong, vice segretario del Comitato per gli affari politici e legali locale, un'agenzia extragiudiziale incaricata di supervisionare il Falun Gong, aveva già determinato le loro condizioni di detenzione. Per questo il tribunale di Liuyang, incaricato a gestire il caso, attraverso tante formalità e procedimenti giudiziari ingannevoli, ha sistematicamente inficiato le attenuanti dei praticanti del Falun Gong.
I praticanti, tra cui: Li Zhigang, Chen Yang, Cao Zhimin, Zhang Furong, Liu Yanping, Yu Hui, Xia Jingze, Meng Kai, Xu Lihua e Wen Jing, sono stati arrestati nelle notti del 27 e del 28 ottobre dell’anno scorso, da decine di agenti e membri del comitato cittadino. Durante la perquisizione domiciliare la polizia ha confiscato i libri, i computer e le stampanti. Le forze dell’ordine hanno riferito che le intercettazioni telefoniche e le attività online dei praticanti venivano compiute da molto tempo e di aver eseguito gli ordini emanati da persone di alto livello.
Da allora i praticanti sono stati reclusi in due centri di detenzione locali, inclusi i centri numero 1, 2 e 4 della città di Changsha.
Il 5 dicembre dell’anno scorso, successivamente alla sentenza di condanna dei praticanti, gli avvocati della difesa si sono recati al dipartimento di polizia ed allaprocura diLiuyang,per indagare in modo mirato sul caso, ma nessuno ha dato loro la disponibilità ad incontrarli.I centri di detenzione, inoltre, hanno impedito ai legali di visitare i praticanti. Nonostante gli avvocati abbiano cercato di denunciare le ingiustizie, le autorità giudiziarie hanno ignorato palesemente le richieste.
Il regime, senza nessuna remora, ha obbligato i legali, con metodi totalitari, a rinunciare spontaneamente alla difesa dei praticanti.
Nel marzo di quest’anno la Procura di Liuyang ha restituito gli atti giudiziari alla polizia locale per prove insufficienti a carico degli imputati. Nonostante ciò ad aprile dello stesso anno la polizia ha rispedito al mittente tutto il carteggio di imputazione, un vero e proprio “scaricabarile”.
Alcuni dei genitori anziani dei praticanti, tra i settanta e gli ottant’anni, hanno percorso centinaia di chilometri in autobus per visitare il dipartimento di polizia, la procura ed il tribunale per chiedere il ripristino della giustizia e la libertà dei figli, ma senza successo. Nel momento in cui le autorità hanno ricevuto una denuncia scritta da parte di un genitore, hanno provveduto immediatamente ad intimorirlo, minacciandolo di pesanti ritorsioni, se la denuncia non fosse stata immediatamente ritirata.
Nell'ultimo anno, la maggior parte dei familiari dei praticanti è stata molestata dalla polizia locale, tanto da provocare una profonda angoscia ad una donna che è morta dopo l'arresto della figlia.
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