(Minghui.org) Nel 2012, avendo perso nel giro di tre mesi sia il fratello che la sorella a causa della persecuzione per la loro fede condivisa nel Falun Gong, un ex ingegnere di Hefei, nell'Anhui, ha subito anch’egli la persecuzione.

Il 28 marzo 2017, cinque anni dopo il suo arresto, il sessantacinquenne Ji Guangkui, durante l'interrogatorio alla stazione di polizia locale, è stato gravemente torturato. Gli hanno infilato bastoncini di bambù nelle dita, l’hanno colpito alla testa, al torace e messo in una morsa per soffocarlo.

Il 24 maggio 2018 il tribunale di Chaohu ha condannato Ji a quattro anni, con una multa di 50.000 yuan (6.400 euro circa). Il 20 settembre dello stesso anno ha presentato appello al verdetto, ma è stato respinto dal tribunale intermedio dell'Hefei.

Il 27 settembre Ji è stato portato nella prigione di Suzhou. Dato che si è rifiutato di rinunciare al Falun Gong, le guardie gli hanno permesso di spendere soltanto 50 yuan (7 euro circa) al mese per comprare generi di prima necessità, mentre la media nazionale per i prigionieri era di 300 yuan (28 euro circa).

Gli agenti non solo hanno impedito ai familiari di Ji di fargli visita, ma anche di telefonargli. Nel momento in cui il praticante ha tentato di contestare la proibizione di telefonare, le guardie hanno abusato di lui verbalmente, gli hanno spruzzato dell'acqua al pepe e non gli hanno permesso di lavarsi, pertanto il suo collo si è infiammato ed il viso e gli occhi sono rimasti gonfi per molto tempo.

Inoltre l’hanno ammanettato dietro la schiena ed appeso per i polsi in una gabbia di metallo. Successivamente, per umiliarlo, hanno organizzato il raduno dei detenuti davanti alla gabbia per assistere alle sue sofferenze. Le manette gli hanno tagliato la pelle e gli hanno fatto sanguinare entrambe le mani, che si sono gonfiate rendendo in seguito difficile la rimozione delle manette.

Ji ha presentato una denuncia contro la tortura ma, quando le guardie hanno scoperto tutto, l’hanno riappeso per i polsi per otto ore, gli hanno spruzzato nuovamente dell'acqua al pepe ed una guardia l’ha schiaffeggiato più di dieci volte. Non gli è stato dato cibo, né permesso di fare una doccia. Il giorno dopo le guardie hanno continuato la tortura e gli hanno ordinato di scrivere una dichiarazione per ammettere le sue colpe nell’aver presentato denuncia.

Illustrazione della tortura: appeso per i polsi

Le guardie, per far firmare al praticante una dichiarazione di rinuncia al Falun Gong, l’hanno ammanettato, gli hanno premuto la faccia contro la scrivania e gli hanno stretto con forza la mano per farlo firmare.

Dopo aver sopportato quattro anni di torture ininterrotte, 18 marzo scorso Ji è stato rilasciato.

Morte di due membri della famiglia

Ji ha subito la persecuzione, ma suo fratello e sua sorella sono stati sottoposti a torture e maltrattamenti ancora più gravi, che ne hanno causato la morte.

Suo fratello maggiore, Ji Guangjie, è stato arrestato nel luglio 2003 e condannato a sette anni da scontare nella prigione di Suzhou. Ha subito intense torture che gli hanno causato l’ipertensione. Dalla prigione non gli è stata concessa la libertà vigilata e nel giugno 2009, dopo aver avuto un ictus, è improvvisamente svenuto. É rimasto allettato per tre anni e successivamente il 3 giugno 2012, a sessantacinque anni, è morto.

Ji Guangjie

La moglie di Ji Guangjie, Zhang Lanping, per aver praticato il Falun Gong ha scontato due condanne nei campi di lavoro ed ha rischiato di morire a causa dell'alimentazione forzata.

In seguito ai ripetuti arresti ed incarcerazioni la coppia, dall’inizio della persecuzione e prima della morte di Ji, ha vissuto insieme al figlio solo per tre anni.

La sorella di Ji Guangjie, Ji Guangxiong, insegnante di scuola elementare, il 25 marzo 2012, in seguito a ripetuti arresti, molestie, lavaggio del cervello ed iniezioni di droghe sconosciute durante la sua detenzione, è morta.

Ji Guangxiong

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