(Minghui.org) La sorella di una donna che è stata aggredita sessualmente dalla polizia per la sua fede nel Falun Gong sta incontrando enormi difficoltà nel tentativo di ottenere giustizia.

Il Falun Gong, noto anche come Falun Dafa, è una disciplina spirituale perseguitata dal regime comunista cinese dal 1999.

La signora Jiang Yongqin di cinquantatré anni, ex docente universitaria della città di Jilin, nell’omonima provincia, è stata aggredita sessualmente dalla polizia, che le ha somministrato olio di wasabi attraverso il naso e le ha introdotto sigarette accese nelle narici dopo il suo arresto del 12 giugno scorso. Da allora è rimasta in carcere e le autorità hanno impedito alla sua famiglia e al suo avvocato di farle visita.

La sorella di Jiang, Jiang Yonghua, ha inviato poco dopo diverse lettere di denuncia contro la polizia a varie agenzie governative di Jilin. Il 9 settembre alcuni agenti, che sostenevano di appartenere alla procura del distretto di Longtan, l'hanno molestata e hanno tentato di farle pressione per farle ritirare le denunce.

Il 31 ottobre Jiang Yonghua si è recata al Dipartimento di polizia di Longtan, che supervisiona la stazione di polizia di Xin'an responsabile dell'arresto della sorella, per consegnare la sua denuncia contro la polizia e chiedere di poter visitare la sorella.

Un ufficiale di nome Qi l'ha ricevuta. "Sa cosa facciamo qui?", le ha chiesto.

La donna ha risposto: "Non siete il dipartimento di polizia? Mi hanno detto che vi occupate del caso di mia sorella".

L’atteggiamento di Qi si è ammorbidito un po’ e ha detto: "Se vuole che sia rilasciata su cauzione, deve contattare la stazione di polizia che l'ha arrestata. Potrebbero chiedere il nostro parere, ma sono comunque affari loro e lei non ha voce in capitolo".

Jiang ha risposto: "Ho contattato il procuratore provinciale e mi è stato detto che del caso di mia sorella si occupava il procuratore della città di Jilin. Mi sono recata lì e sono stata indirizzata alla Procura di Longtan, che mi ha detto che siete voi a occuparvene, quindi eccomi qui".

Qi ha nuovamente negato che il dipartimento di Longtan sia responsabile del caso.

"Mia sorella è stata torturata e voi dovete indagare sulla violenza sessuale subita dalla polizia", ha insistito la donna.

Prima che potesse finire, Qi le ha urlato: "Che prove hai? Come puoi dimostrare che è vero?". Questa frase l’ha ripetuta spesso durante la conversazione.

Jiang ha detto a Qi che era in possesso del video della sorella che raccontava la violenza sessuale al suo avvocato quando questi le faceva visita al centro di detenzione. La donna ha poi accusato Qi per aver impedito all'avvocato di fare visita nuovamente alla sorella dopo quell'incontro. Sebbene Qi abbia negato di essere coinvolto in quella questione, Jiang ha affermato che le guardie del centro di detenzione le avevano detto che la decisione spettava al suo dipartimento di polizia.

Qi ha detto: "Se l’avvocato può farle visita non è affar nostro, né possiamo fare nulla per la sua violenza sessuale. Non c’è bisogno di perdere tempo a presentare la denuncia a noi. Perché non fa sporgere la denuncia a sua sorella? Può farlo facilmente al centro di detenzione".

Jiang ha replicato: "Ho cercato di ottenere giustizia per lei per diversi mesi e sono sempre stata messa alle strette. Che canale ha mia sorella per chiedere giustizia, quando è detenuta e le viene persino negato di incontrare il suo avvocato?".

La donna ha chiesto nuovamente a Qi quale agenzia fosse responsabile del caso di sua sorella. Qi ha risposto che si trattava dell’agenzia di supervisione della stazione di polizia di Xin’an e che il dipartimento di Longtan, dove lavorava, era direttamente responsabile di quella stazione di polizia.

Aggiungendo: "Il dipartimento di polizia, in quanto ente preposto all’applicazione della legge, è stato eletto dal Congresso del popolo e il popolo ci ha dato il diritto di arrestare qualsiasi sospettato".

"Allora la vostra responsabilità non dovrebbe essere quella di servire il popolo?", ha domandato la donna, "Quando subiamo un’ingiustizia, non dovreste indagare?"

"Noi non vi serviamo. E quello che hai detto non è vero", ha risposto Qi.

Il 15 novembre l'avvocato di Jiang Yongqin ha saputo che il suo caso era stato sottoposto alla Procura del distretto di Changyi. Secondo una politica emessa dalla Corte Superiore della provincia dello Jilin, tutti gli avvocati che rappresentano i praticanti del Falun Gong devono ottenere il permesso del Comitato per gli Affari Politici e Legali e dell’Ufficio di giustizia locale, oltre a certificare di non praticare il Falun Gong, prima di poter esaminare i documenti del caso. Resta da vedere se l’avvocato della donna sarà in grado di esaminare il suo caso e di difenderla in tribunale.

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