(Minghui.org)

Nome:Liu Jun

Nome cinese:刘君

Sesso:Uomo

Età: Settant’anni

Città:Jilin

Provincia:Jilin

Professione:Agricoltore

Data del decesso:23 agosto 2022

Data dell'ultimo arresto:18 giugno 2006

Luogo di detenzione più recente:Centro per il lavaggio del cervello di Yulinshanzhuang

Lo scorso 23 agosto un uomo residente a Jilin, nell’omonima provincia, è deceduto dopo aver sopportato due decenni di persecuzioni e torture incessanti per aver praticato il Falun Gong, una disciplina spirituale e di meditazione che viene presa di mira dal regime comunista cinese dal 1999. Liu Jun aveva settant’anni.

Un mese prima e perfino dopo la sua scomparsa, gli agenti della stazione di polizia di Erdaoxiang si sono recati a casa sua con l’intenzione di molestarlo.

Due decenni di persecuzione

Nel 1995 Liu, di professione agricoltore, ha iniziato a praticare il Falun Gong. Per aver sostenuto la sua fede di fronte alla persecuzione è stato arrestato, detenuto e torturato. Anche la sua abitazione è stata messa a soqquadro. Alla persecuzione contro Liu hanno partecipato funzionari governativi, agenti di polizia, del Comitato per gli Affari Politici e Legali e dell'Ufficio 610. I perpetratori provenivano da tutti i livelli di governo, da quello dei villaggi e delle borgate a quello comunale e provinciale.

Il 22 settembre 1999 Liu è stato indotto con l'inganno a recarsi alla stazione di polizia. Gli agenti hanno messo a soqquadro la sua abitazione e gli hanno confiscato il televisore, il lettore multimediale e il registratore audio, estorto 500 yuan (circa 70 euro) e inflitto quindici giorni di detenzione.

Poco dopo essere stato rilasciato Liu si è recato a Pechino per chiedere il diritto di praticare il Falun Gong, ma è stato nuovamente arrestato. Il 28 ottobre 1999 la sua casa è stata perquisita una seconda volta e gli sono stati estorti 4.000 yuan (circa 550 euro). Il 29 dicembre dello stesso anno gli agenti hanno saccheggiato di nuovo la sua abitazione e l’hanno trattenuto nel Centro di detenzione nº 3 della città di Jilin.

Dopo venticinque giorni di torture l’uomo è stato costretto a due anni di lavori forzati. Il 23 gennaio 2000 è stato trasferito al campo di lavoro forzato di Huanxiling, dove è stato sottoposto a varie forme di abuso, tra cui l’essere affamato, obbligato a correre portando un pesante sacco di sabbia sulle spalle, ad accovacciarsi e venire percosso. Il 27 marzo 2001 Liu è stato trasferito nel campo di lavoro forzato della città di Liaoyuan. Dopo un mese di percosse selvagge e di lavaggio del cervello l’uomo era emaciato, aveva una gamba rotta ed era così debole che non riusciva ad alzarsi dal letto.

Nel mese di maggio 2001 le guardie l’hanno costretto a lavorare senza retribuzione, perlopiù facendogli scavare fossati per interrare cavi elettrici. Hanno anche istigato un detenuto di nome Zhang a colpirlo con una pala. Liu è crollato a terra. La pala gli ha rotto la caviglia sinistra e i suoi pantaloni si sono attaccati alle ferite aperte. Aveva escoriazioni alla testa e all’occhio sinistro. Molti detenuti presenti sono rimasti profondamente turbati dalla brutalità con la quale veniva massacrato. Alcuni hanno implorato Zhang di fermarsi, mentre altri piangevano. Le guardie, tuttavia, hanno detto che anche se l’uomo fosse morto, l’avrebbero semplicemente seppellito nella fossa, sottolineando che il campo di lavoro aveva una quota di morti per tortura, quindi nessuno sarebbe stato ritenuto responsabile.

Poco dopo essere stato rilasciato, la sera del 28 gennaio 2002, Liu è stato nuovamente arrestato mentre camminava per strada. La polizia l’ha ammanettato a una panchina, appeso per i polsi esoffocato con il cappuccio del suo piumino, colpendolo alla testa con un oggetto pesante. L’uomo è svenuto in due minuti. Quando si è ripreso i suoi polsi erano profondamente contusi e sanguinanti. Da quel momento li sentiva intorpiditi tutte le volte che doveva svolgere lavori pesanti.

Il giorno dopo la polizia l’ha portato al Centro di detenzione nº 3 della città di Jilin, ma le guardie della prigione hanno rifiutato di ricoverarlo, a causa delle sue condizioni fisiche.

L'11 ottobre 2002 Liu è stato arrestato a casa e la sua abitazione è stata perquisita. Il 5 novembre è stato condotto al campo di lavoro forzato della città di Jiutai, ma non ha superato l'esame fisico e gli è stata negata l'ammissione. La polizia l’ha picchiato durante il tragitto verso il centro di detenzione, lasciandogli il volto coperto di sangue. Anche nel centro di detenzione è stato sottoposto a selvaggi pestaggi. Il 26 novembre 2002, temendo che potesse morire, le guardie l’hanno rilasciato.

Durante il Congresso nazionale del marzo 2003, Liu è stato ripetutamente molestato dalle autorità. Il 22 luglio 2003 la polizia l’ha arrestato e portato al campo di lavoro forzato di Jiutai, con un avviso di lavoro forzato datato ottobre 2002, tuttavia l'ammissione gli è stata nuovamente rifiutata, a causa delle sue pessime condizioni fisiche.

Il 19 luglio 2004 gli agenti hanno cercato di perquisire il suo appartamento, ma lui si è rifiutato di farli entrare. Essi hanno quindi chiamato Cao Jianguo, capo della polizia, che ha ordinato di rompere le finestre e le serrature. Uno di loro ha picchiato la moglie di Liu con una torcia elettrica e, dopo averla fatta cadere a terra, l’ha calpestata. Lui ha cercato di fermarlo, ma è stato sbattuto a terra da un colpo alla testa.

La polizia ha rubato 510 yuan (circa 70 euro) in contanti e ha confiscato tre registratori audio, la nuova motocicletta che aveva appena comprato del valore di 4.000 yuan, i suoi libri sul Falun Gong e altro materiale riconducibile alla pratica spirituale.

Durante l’incursione Cao ha detto agli agenti: "Potete fargli quello che volete. Non fa niente se muoiono. Posso coprirvi!".

Il 21 luglio l’uomo ha presentato una denuncia contro Cao, che si è vendicato minacciando di imprigionare i suoi tre familiari per il resto della loro vita. Per evitare ulteriori persecuzioni la famiglia dell’uomo è stata costretta a vivere lontano da casa, lasciando il padre anziano e malato senza assistenza.

Tra le 5:00 e le 7:00 del mattino del 4 agosto 2004 gli agenti hanno perquisito di nuovo la sua abitazione, quando non c’era nessuno. Sono tornati altre quattro volte, alle 9:00 e alle 22:00 del 4 agosto, alle 6:00 del 5 agosto e alle 23:00 del 6 agosto. Poiché i familiari di Liu non vivevano più lì, la polizia ha continuato a ordinare al padre, colpito da un ictus e incapace di parlare, di rivelare dove si trovassero. Ha anche portato l’anziano tremante a casa della sorella di Liu per cercarlo.

Il 18 giugno 2006 Liu è stato nuovamente arrestato e trattenuto nel Centro per il lavaggio del cervello di Yulinshanzhuang, dov’è stato costantemente monitorato dal personale. L’uomo ha fatto uno sciopero della fame per protestare contro la persecuzione, ed è stato rilasciato quattro giorni dopo.