(Minghui.org) Nella prima metà di quest'anno sono stati confermati da Minghui.org novantadue casi di praticanti del Falun Gong perseguitati a morte per la loro fede.

Il Falun Gong, noto anche come Falun Dafa, è una pratica per il benessere della mente e del corpo basata sui principi di Verità, Compassione e Tolleranza. Da quando è stata introdotta al pubblico nel 1992, innumerevoli persone sono state attratte dai suoi principi profondi e dai suoi benefici per la salute. Temendo la sua crescente popolarità, nel luglio 1999 il regime comunista cinese ha lanciato una campagna nazionale per cercare di estirparla.

Da allora centinaia di migliaia di praticanti sono stati molestati, arrestati, detenuti, imprigionati e torturati. Il 6 luglio scorso il sito web Minghui.org ha documentato un totale di 4.814 decessi. Tuttavia, a causa della rigida censura delle informazioni in Cina, il numero reale è probabilmente molto più alto.

I nuovi casi di decessi confermati includono una persona deceduta nel 2008, una nel 2016, una nel 2017, due nel 2018, due nel 2019, due nel 2020, trentadue nel 2021 e cinquantuno quest'anno. Per quanto riguarda i casi di decessi avvenuti quest'anno, tredici sono stati registrati a gennaio, dodici a febbraio, nove a marzo, sette ad aprile, sei a maggio e quattro a giugno.

I praticanti deceduti, tra cui 55 donne (60%), provenivano da 20 comuni e province. Il Liaoning ha registrato il maggior numero di casi (22), seguito da 14 nell'Heilongjiang, 7 casi ciascuno nell’Hubei e nell’Hebei e tra 1 e 5 le altre regioni.

I praticanti provenivano da tutti i settori sociali, tra cui professori, contabili, ingegneri, insegnanti e camionisti

Tra gli 83 praticanti, 58 erano di età nota e il 63% aveva più di sessant'anni. Il praticante più giovane era Guan Yunzhi, di quarantaquattro anni, della provincia del Liaoning, mentre il più anziano era Liu Yongcun, di ottantanove anni, della provincia del Jilin

14 sono deceduti mentre erano ancora in custodia in carceri, centri di detenzione o ospedali psichiatrici. Una donna di ottantotto anni dell’Heilongjiang è deceduta due ore dopo il suo arresto per aver letto libri del Falun Gong insieme ad altri praticanti ed un’altra di cinquantanove anni quattordici ore dopo il suo tentativo fallito di sfuggire all'arresto. Molte altre donne, tra cui la madre di un residente negli Stati Uniti, dopo il loro arresto sono state torturate a morte per giorni o settimane.

Nel caso di Liu Qingfei, di settantaquattro anni, il 28 agosto scorso la polizia l’ha arrestato, sostenendo di doverlo portare a fare una vaccinazione COVID-19. Quando il 24 aprile scorso i suoi familiari sono stati avvisati che era deceduto, dopo essersi precipitati in ospedale si sono accorti che era ancora vivo. Nonostante il medico abbia cercato di rianimarlo, è deceduto pochi istanti dopo.

Oltre ai decessi per tortura, diversi praticanti sono morti a causa di gravi patologie sviluppate durante la loro reclusione e dopo che è stata loro negata la libertà vigilata per non aver rinunciato al Falun Gong.

Due praticanti, tra cui un uomo di ottantatré anni e una donna di sessantaquattro, sono deceduti durante la reclusione poco dopo la somministrazione di farmaci tossici.

Diversi praticanti deceduti erano uomini di mezza età che, se non fossero stati costretti a subire la lunga prigionia e il disagio mentale della persecuzione, avrebbero avuto una carriera di successo e una vita familiare felice. Tra questi, un uomo che è deceduto dicianove anni dopo la reclusione per essersi collegato al canale televisivo per trasmettere programmi che smitizzavano la propaganda d’odio del Partito Comunista Cinese contro il Falun Gong, e un insegnante di matematica dopo essere stato condannato a due anni di reclusione che non ha mai ripreso conoscenza durante il coma.

In seguito una selezione dei decessi. L'elenco completo dei 92 praticanti deceduti può essere scaricato qui (PDF).

Decessi nelle ore successive all'arresto

La polizia trattiene il certificato del decesso di una donna di ottantotto anni che muore due ore dopo l'arresto

Il 13 aprile scorso una donna di ottantotto anni della città d’Harbin, nell'Heilongjiang, è deceduta due ore dopo il suo arresto per aver praticato il Falun Gong. La polizia ha impedito ai suoi familiari di ordinare un'autopsia esterna ed ha negato loro il certificato di morte. Il suo corpo è custodito in un'impresa di pompe funebri.

La signora Cui Jinshi

Il 13 aprile scorso, Cui Jinshi stava leggendo un libro del Falun Gong in casa, quando alcuni agenti hanno fatto irruzione nella sua abitazione e l’hanno arrestata. Mentre due giovani agenti la tenevano sul divano, altri hanno perquisito la sua casa ed hanno preso i libri del Falun Gong, una foto del fondatore del Falun Gong e una somma di denaro sconosciuta.

Cui ha cercato di impedire alla polizia di prendere i suoi oggetti personali, disperatamente è caduta e continuava a dire: "Non prendete i miei libri! Non prendete la foto del Maestro!".

Due agenti l'hanno trascinata dal suo appartamento sito al secondo piano fino al piano terra, e poi hanno improvvisamente mollato la presa, facendola cadere a terra.

Alle 17.45 il secondogenito di Cui, il signor Piao Hu, ha ricevuto una telefonata dalla polizia che gli comunicava che sua madre era stata portata al pronto soccorso dell’ospedale 242 e lui di fretta ci è andato. Mentre gli agenti le ordinavano di pagare le spese mediche della madre, il medico è arrivato ed ha dichiarato la donna deceduta. Piao è entrato in sala operatoria ed ha visto il corpo di sua madre. Il volto era pallido, la gola era aperta e indossava una sola scarpa.

Quando Piao ha chiamato i suoi familiari per annunciare la morte di sua mamma, la polizia ha ordinato ad un'impresa di pompe funebri locale di portarla via. Nonostante i suoi familiari siano arrivati prima che il carro funebre partisse, l’autista si è rifiutato di permettere loro di vedere da vicino il corpo.

Scortato dalle auto della polizia, il carro funebre si è allontanato e i suoi familiari l’hanno seguito fino alle pompe funebri, ma sono stati fermati all’ingresso e non hanno potuto vedere il corpo.

Il 15 aprile, solo due giorni dopo, l’hanno potuta vedere, ma sotto lo stretto controllo della polizia.

Ora, a quasi tre mesi dal decesso della praticante, il suo corpo è ancora conservato presso le pompe funebri. Poiché la polizia si è rifiutata di fornire il certificato di morte e qualsiasi altro documento, i suoi familiari non sono in grado di ordinare un "autopsia esterna" e nemmeno di cremare il corpo per farla riposare in pace.

Donna dello Shanxi muore quattordici ore dopo essere stata arrestata per aver praticato il Falun Gong.

La sera del 28 marzo scorso la polizia ha comunicato ai familiari di Niu Lanyun che la loro amata, arrestata la mattina stessa, era deceduta.

La signora Niu Lanyun

Dallo scorso anno Niu viveva lontano da casa sua, a Datong, nella provincia dello Shanxi, per evitare di essere perseguitata per la sua fede nel Falun Gong. Intorno alle 6 del mattino del 28 marzo un testimone l'ha vista calarsi con una corda dal terzo piano del suo alloggio provvisorio, nella zona residenziale d’Heng’an, nella stessa città. Quando si è avvicinata al primo piano è caduta, ma si è subito rialzata e si è diretta verso il testimone.

Il testimone ha proposto di chiamare un'ambulanza, ma Niu gentilmente ha rifiutato, lui l’ha comunque chiamata e, prima che lei se ne andasse, è arrivata. Niu si è rifiutata di salire sull'ambulanza e un adetto al pronto soccorso ha cercato di trascinarla dentro. Mentre lottavano è arrivata la polizia, l'ha spinta nell'auto e se n’é andata.

Poco dopo le forze dell'ordine hanno arrestato il padrone di casa della praticante. Secondo un informatore, quando la polizia è entrata nell’abitazione in affitto di Niu, in cucina c’era della pasta fresca, il che fa pensare che, quando è stata improvvisamente costretta a scappare, stava preparando il pranzo.

Alle ore 20.00 l’agente ha chiamato i familiari della donna per informarli del suo decesso e di recarsi alle pompe funebri di Datong per confermarne l'identità.

I suoi familiari era ancora sotto shock per la sua morte misteriosa e chiedevano di sapere cosa le fosse successo, durante la custodia della polizia, ad averne causato la morte.

Decessi pochi giorni dopo l'arresto

Un praticante muore tre giorni dopo l'arresto per aver praticato il Falun Gong

Il 20 gennaio scorso la signora Huang Sulan, di Chengdu, nella provincia del Sichuan, è stata chiusa fuori dal suo appartamento e portata a Pengzhou in una struttura di detenzione segreta.

Il 23 gennaio la polizia ha informato i familiari di Huang che in quello stesso giorno era deceduta. Il suo corpo è stato presto trasferito presso la camera ardente di Pengzhou. I suoi familiari hanno visto il corpo, ma ulteriori dettagli sulla sua morte sono ancora in fase di indagine.

Prima dell’ultimo arresto Huang era stata reclusa il 10 luglio 2019 mentre faceva visita alla praticante Mao Kun. Sebbene il 9 agosto Huang sia stata rilasciata, Mao è stata successivamente condannata a undici anni e mezzo di reclusione, durante la quale successivamente è deceduta.

Un’altra praticante muore in custodia otto giorni dopo essere stata arrestata ed aver rifiutato le cure mediche

Zhang Siqin, una donna di sessantanove anni della città di Dalian, nel Liaoning, il 26 gennaio scorso è deceduta nel centro di detenzione di Yaojia, otto giorni dopo essere stata reclusa per aver praticato il Falun Gong.

La signora Zhang Siqin

Zhang, fin dalla prima notte nel centro di detenzione, ha iniziato ad accusare gravi problemi di salute, ma le autorità si sono rifiutate di fornirle qualsiasi trattamento, se non somministrarle farmaci sconosciuti in assenza di diagnosi.

Il 19 gennaio scorso la donna è stata riportata in carcere per scontare una pena di due anni di reclusione; era terrorizzata ed ha avuto un'ondata di nausea. Nonostante il medico avesse sconsigliato la detenzione a causa delle sue condizioni di salute, la polizia ha insistito sul fatto che stesse bene e l'ha portata al centro di Yaojia.

Zhang, la prima sera, non era in grado di camminare da sola né di addormentarsi. Le guardie si sono rifiutate di darle da mangiare e la mattina successiva era talmente debole da non essere in grado di vestirsi da sola, ed ha dovuto affidarsi all’aiuto della sua compagna di stanza.

La praticante, nei giorni successivi, non è riuscita a mangiare nulla ed ha vomitato tutto quello che aveva ingerito. Il cibo che le guardie le fornivano era a base di riso e panini al vapore, ed era troppo debole per stare in piedi da sola.

Quando Zhang è stata ricoverata nel centro di detenzione, le guardie le hanno tolto la protesi dentaria. Lei ha chiesto più volte di riaverla, ma le guardie si sono rifiutate di restituirgliela, rendendole ancora più difficile mangiare.

Nonostante i suoi problemi di salute, le guardie non l’hanno portata da un medico e le hanno somministrato dei farmaci sconosciuti, che hanno peggiorato ulteriormente le sue condizioni.

Il 25 gennaio, sesto giorno di detenzione, la praticante ha iniziato a tremare in modo incontrollabile e non riusciva a sedersi da sola. La sua compagna di stanza l’ha riferito alle guardie, che hanno insistito nel somministrarle un farmaco sconosciuto, anche in questo caso senza alcuna valutazione medica. Siccome Zhang non è riuscita ad assumere il farmaco, le guardie hanno ordinato a cinque detenute di tenerla ferma e di somministrarglielo con la forza. La donna è diventata incapace di intendere e di volere ed non aveva più la forza di alzarsi dal letto.

Alle ore 2:20 del 26 gennaio Zhang ha iniziato di nuovo a tremare in maniera incontrollabile. Le detenute nella stanza erano tutte sveglie, ma le guardie l'hanno ignorata. Alle ore 9:00 la praticante è stata portata fuori su una sedia a rotelle, ma dopo solo dieci minuti è stata riportata indietro per continuare la somministrazione forzata del farmaco sconosciuto.

A mezzanotte circa la donna ha iniziato ad avere la febbre e alle ore 2:40 versava in condizioni critiche. Le guardie si sono comunque rifiutate di portarla in ospedale ed hanno ordinato alle altre detenute della stanza di continuare a controllarla.

Al mattino Zhang non era in grado di sedersi nemmeno con l’aiuto della sua compagna di cella. Alle ore 7.07, sebbene le detenute avessero segnalato la sua situazione, il medico non era ancora arrivato. Alle ore 7.25 la compagna di stanza ha chiamato nuovamente le guardie, ma nessuno si è presentato.

Alle ore 7.30, quando il medico è arrivato, la donna aveva smesso di respirare e il cuore non batteva piu. Il medico ha cercato di rianimarla, ma non rispondeva e alle ore 7:34 ha chiamato le guardie, che non hanno risposto finché il medico non le ha richiamate per la terza volta. Zhang è stata dichiarata deceduta alle ore 7:35 ed è stata rimossa dalla cella.

"Se morirò, sarà per colpa della tortura".

Il 21 marzo scorso Ji Yunzhi, residente a Lindong Town, Bairin Left Banner, nella città di Chiefeng, Mongolia Interna, madre di Simon Zhang, residente negli Stati Uniti, è deceduta all’ospedale di Bairin il giorno del Capodanno cinese (1° febbraio) sette settimane dopo essere stata arrestata. Aveva sessantasei anni.

La signora Ji Yunzhi

La praticante, durante la detenzione, è stata brutalmente picchiata da guardie e detenute fino ad essere in pericolo di vita. "Se morirò, sarà a causa delle torture", disse una volta Ji alle sue compagne di cella.

Il primo febbraio scorso Ji è stata arrestata a casa sua. Nonostante avesse convulsioni e vomito, la polizia l'ha fatta sedere a lungo sul pavimento di piastrelle fredde, prendendola in giro e dicendole che stava fingendo di avere freddo.

La donna ha iniziato uno sciopero della fame nel centro di detenzione Bairin Left Banner ed è stata sottoposta ad alimentazione forzata attraverso un sondino nasale e schiaffeggiata più volte dal medico.

La mattina del 20 marzo scorso il marito di Ji ha ricevuto una telefonata dalla polizia di Bairin in cui gli veniva chiesto di recarsi in ospedale. Arrivato sul posto, gli è stato detto che i medici avevano iniziato a rianimarla, ma la prognosi non era buona. È stato pianificato il trasferimento della donna dall'ospedale di Bairin a quello della città di Chifeng, ma un esperto dell'ospedale cittadino, giunto al Bairin per esaminare Ji, ha detto che era troppo tardi e che non era necessario trasferirla. Il marito ha chiesto più volte il suo rilascio, ma l'ufficiale responsabile (Xu Jianfeng) si è rifiutato di farlo, dicendo che aveva bisogno del permesso dei suoi superiori.

Il giorno successivo i familiari sono stati avvisati del decesso di Ji, hanno chiesto di vederla per l’ultima volta, ma la polizia li ha fermati. Attraverso la finestra hanno visto che il suo esofago era stato aperto e c'era sangue anche sul viso e sulla spalla. Molti agenti di polizia erano in piedi nel corridoio, hanno allontanato da quel piano dell’edificio i parenti di Ji ed hanno chiuso l’ascensore per impedire l’accesso all’area.

Dopo che i familiari se ne sono andati la polizia ha chiamato il centro crematorio di Bairin, che ha subito inviato un veicolo per prelevare il corpo di Ji per conservarlo. Quando i familiari della donna sono arrivati al crematorio, l’nvestigatore legale non li ha fatti entrare. Hanno supplicato la polizia e alla fine hanno avuto il permesso di entrare, uno alla volta, per dare una rapida occhiata al corpo. Erano stati inviati più di quaranta agenti di polizia per sorvegliarla.

La polizia ha chiesto al marito di Ji di "trattare" con loro, in un evidente intento di appianare la situazione, ma al momento in cui scriviamo non è noto se queste trattative comportino un accordo per la sua morte o minacce di tacere.

Altri decessi in custodia

Due anni dopo la morte della moglie, un uomo del Liaoning muore mentre sta scontando una condanna a dieci anni di reclusione.

Il 22 maggio scorso il signor Yin Guozhi, dopo aver perso i genitori e la moglie a causa della persecuzione del Falun Gong, è deceduto mentre scontava una pena a dieci anni di reclusione per aver sostenuto la sua fede nel Falun Gong. Aveva cinquantasei anni.

Il 26 settembre 2019 Yin della città di Chaoyang, nel Liaoning, è stato arrestato, dopo che il suo appartamento in affitto ha preso fuoco e la polizia ha indagato sull'incidente. Il suo arresto è stato eseguito dopo dieci anni di latitanza; è stato recluso nel centro di detenzione della contea di Jianping ed è stato picchiato dai detenuti.

Il tribunale della contea di Jianping ha condannato in segreto Yin a dieci anni di reclusione, senza avvisare i suoi familiari del suo stato di salute, fino a quando l’hanno mandato nella prigione di Jinzhou.

Poco dopo la condanna di Yin sua moglie, Fu Jinghua, anch’essa è stata trasferita. Il 31 dicembre 2019 è deceduta nel suo alloggio, in seguito ad anni di persecuzione per la loro comune fede nel Falun Gong.

L’8 marzo scorso un parente di Yin ha ricevuto la visita di due guardie carcerarie e di un funzionario del villaggio che gli hanno comunicato che Yin aveva un cancro ai polmoni in fase avanzata e che era in ospedale con l’ossigeno. Ai suoi familiari è stato imposto di coprire le spese mediche, anche se non è chiaro se abbiano rispettato l’ordine. Il 22 maggio, due mesi dopo, Yin è deceduto.

A un uomo di settantasette anni ammalato gravemente è stata negata la libertà vigilata mentre stava scontando otto anni e mezzo di reclusione, ed è deceduto pochi mesi dopo.

Il 14 aprile scorso la prigione n. 5 di Jidong, nella provincia dell’Hebei, ha comunicato ai suoi familiari che alle ore 10:35 di quel giorno Han Junde era deceduto.

Il signorHan Junde

Han è deceduto a meno di tre anni dal suo ingresso in carcere per scontare una pena di otto anni e mezzo di reclusione per aver realizzato manufatti in zucca con su inciso "Verità-Compassione-Tolleranza".

Una zucca con scritto in alto " la Falun Dafa è buona, Verità-Compassione-Tolleranza sono buone".

Quando Han è stato portato in prigione, le guardie gli hanno ripetutamente ordinato di dichiararsi colpevole e di rinunciare al Falun Gong. Poiché si è rifiutato di obbedire, gli hanno tolto il diritto di vedere, chiamare o scrivere ai suoi familiari.

In seguito i suoi parenti hanno saputo che aveva sviluppato una grave anemia a causa degli abusi subiti in prigione. Era diventato cieco da un occhio e doveva essere trasportato in sedia a rotelle. In seguito i suoi familiari hanno chiesto per lui la libertà condizionata, ma l’ufficio giudiziario del distretto di Jingxiu, anche se il medico aveva stabilito di avere i requisiti necessari, l'ha respinto.

All'inizio di quest'anno Han è stato ricoverato in ospedale perché era gravemente ammalato e, dopo essere stato dimesso, portava sempre con sé un sondino di drenaggio. Il 5 aprile scorso è stato nuovamente ricoverato e non era in grado di respirare autonomamente, perciò è stato collegato ad un sistema di ventilazione e nove giorni dopo è deceduto.

Uomo di settantadue anni muore in prigione mentre stava scontando la pena.

Zhong Guoquan della città di Mishan, nell'Heilongjiang, nell'agosto 2020 è stato condannato a tre anni e mezzo di reclusione per aver distribuito materiale informativo sul Falun Gong. Il 17 novembre dello stesso anno è stato ricoverato nella prigione della città di Jixi, e successivamente trasferito in quella di Tailai, dove il 6 febbraio scorso è deceduto. Aveva settantadue anni.

I familiari di Zhong all’inizio dell’anno avevano chiesto per lui la libertà condizionata per motivi di salute, ma la prigione ha respinto l’istanza dicendo che era un prigioniero politico. Il 6 febbraio i suoi parenti sono rimasti sconvolti da una telefonata delle guardie che comunicavano il suo decesso, avvenuto poche ore prima.

Zhong è stato arrestato il 4 marzo 2020, dopo essere stato denunciato per aver distribuito materiale del Falun Gong. Il 6 luglio, mentre era in attesa del processo, è stato ricoverato all'ospedale della comunità di bonifica agricola di Mudanjiang, dove gli sono state riscontrate numerose malattie, tra cui il diabete di tipo 2, l'insufficienza renale, diversi ictus, l'ipertensione, cardiopatie, infezioni alle vie urinarie, colesterolo alto, un coagulo di sangue, problemi di vista e di udito.

L'11 agosto 2020 il praticante si è presentato al tribunale di Mishan e, una settimana dopo, è stato condannato a tre anni e mezzo di reclusione. Ha fatto appello al verdetto, ma il suo ricorso è stato respinto dal tribunalesuperiore.

La mattina del 17 novembre 2020 Zhong è stato trasferito dal centro di detenzione di Mishan alla prigione di Jixi e successivamente a quello di Tailai, dove il 6 febbraio scorso è deceduto. In un comunicato rilasciato dall'ospedale di medicina cinese di Tailai si legge che il detenuto è deceduto a causa di un'insufficienza respiratoria.

La prigione di Tailai è usata come campo di concentramento dalle autorità per trasformare i praticanti del Falun Gong. Coloro che si rifiutano di scrivere dichiarazioni di rinuncia alla propria fede vengono sottoposti a varie forme di tortura, tra cui essere appesi con le manette, costretti a stare in piedi o accovacciati per lunghe ore, privazione del sonno per molti giorni, alimentazione forzata con acqua al peperoncino e abusi verbali.

Uomo di settantaquattro anni deceduto mentre si trovava in detenzione per aver praticato il Falun Gong

Il 24 aprile scorso, alle ore 20.25, i familiari di Liu Qingfei hanno ricevuto una telefonata dal Centro di detenzione del distretto di Liaozhong, nel Liaoning, in cui si diceva che il settantaquattrenne residente nella città di Shenyang, nel Liaoning, era stato colpito da una improvvisa patologia acuta ed era deceduto in ospedale nonostante tutti i tentativi di rianimarlo.

Quando i familiari si sono precipitati in ospedale, Liu aveva gli occhi e la bocca aperta. I suoi occhi erano ancora luminosi e non sembravano quelli di una persona deceduta. Gli hanno toccato il corpo e si sono accorti che era ancora caldo ed hanno chiesto alle guardie del centro di detenzione che stavano a fianco a loro: "Perché il medico ha smesso di provare a rianimarlo quando era ancora vivo?".

Le guardie hanno dichiarato che alle ore 18:39 Liu aveva avuto un malore, hanno chiamato l’ospedale e venti minuti dopo è arrivata l’ambulanza. Alle ore 19.08 il praticante è stato dichiarato deceduto, ma non è chiaro se lui a quell’ora fosse già arrivato in ospedale, chi abbia dichiarato il decesso e perché le guardie abbiano aspettato fino alle ore 20.25 per informare i suoi familiari.

Su insistenza dei suoi parenti, il medico ha tentato nuovamente di rianimarlo ma lui è deceduto pochi istanti dopo.

Il 28 agosto scorso Liu era stato arrestato a casa sua. La polizia ha fatto irruzione nella sua abitazione sostenendo di essere lì per somministrargli una vaccinazione COVID-19. Al secondo giorno della sua reclusione è stato interrogato e ha avuto un infarto. Al momento del decesso era in attesa di giudizio da parte del tribunale del distretto di Liaozhong.

I familiari di Liu sospettano che il suo decesso sia avvenuto per cause dolose. Il suo corpo è custodito presso l’agenzia di pompe funebri e loro stanno cercando di ottenere giustizia per lui.

Uomo di settantasei anni muore in prigione, le guardie sostengono che si sia impiccato

Nel marzo scorso un uomo di settantasei anni è deceduto mentre scontava una condanna a quattro anni di reclusione per aver praticato il Falun Gong. Quando i familiari di Jia Chunzhen hanno chiesto informazioni sulle ferite che aveva al collo, una guardia carceraria ha affermato che si era impiccato con i suoi abiti.

Ad aprile 2020 Jia, della contea di Linxia, nel Gansu, è stato arrestato ed a fine dicembre dello stesso anno è stato condannato in segreto a quattro anni di reclusione nella prigione di Lanzhou. Nel febbraio dello scorso anno, durante il Capodanno cinese, ha attuato uno sciopero della fame per protestare contro la persecuzione. Quando i suoi familiari gli hanno fatto visita, aveva perso la maggior parte dell'udito e della vista.

Un anno dopo il carcere gli ha negato di ricevere le visite dei suoi familiari, adducendo come scusa la pandemia.

Nel marzo scorso i familiari di Jia hanno ricevuto una telefonata dal carcere di Lanzhou, in cui veniva comunicato loro che il 18 marzo il loro caro era deceduto.

A quel punto si sono precipitati alla prigione ed hanno chiesto di vedere il corpo del parente, circondato da diverse guardie. Avuto accesso, hanno visto che aveva ferite sul collo e sulle braccia. Quando hanno chiesto in che modo Jia se le fosse procurate, una guardia ha affermato che si trattava di ferite causate da impiccagione.

La prigione ha rapidamente cremato il corpo di Jia ed ha dato ai suoi familiari 200 yuan (circa 29 euro) per chiudere il caso.

Morti dopo la somministrazione di farmaci tossici

Un uomo di ottantatré anni viene sottoposto a un'iniezione di droga tossica mentre è in prigione e muore venti giorni dopo il suo rilascio.

A Bai Xingguo, sei mesi prima della fine del periodo di reclusione per aver praticato il Falun Gong, è stata iniettata una droga tossica. La sua salute continuava a peggiorare ed era costantemente in uno stato confusionale. Nel gennaio scorso, quando la prigione ha chiesto ai suoi familiari di andarlo a prendere, lui era già incapace di intendere e di volere ed in fin di vita. Venti giorni dopo è deceduto.

Il 4 gennaio 2018 Bai, della città di Chengde, nell'Hebei è stato arrestato, perché si era recato con altri praticanti ad esporre striscioni con la scritta "La Falun Dafa è buona". Il 18 aprile dello stesso anno è stato processato e, a giugno, condannato a tre anni di reclusione.

Il 15 dicembre 2018 l’uomo, che era stato rilasciato su cauzione, è tornato in carcere nel centro di detenzione di Tucheng e successivamente trasferito alla prigione di Tangshan, dove è stato ucciso con un colpo di pistola.

Una donna del Guizhou muore dopo essere stata sottoposta a somministrazione forzata di una droga sconosciuta durante la detenzione

L'8 febbraio dello scorso anno una donna della città di Liupanshui, nel Guizhou, è deceduta dopo che in un centro di detenzione le era stato somministrato a forza un farmaco sconosciuto. Aveva sessantaquattro anni.

Il 13 febbraio 2012 Zhu Renfen è stata arrestata, dopo essere stata denunciata per aver parlato del Falun Gong alla gente. Sebbene sia stata rilasciata il giorno stesso, il 31 maggio 2020 è stata nuovamente arrestata, sempre dopo essere stata denunciata per aver parlato, sei giorni prima, con la gente della persecuzione. La polizia ha saccheggiato la sua casa, confiscando il suo libro sul Falun Gong, la foto del maestro e due lettori audio.

Nel centro di detenzione n. 2 di Liupanshui, le guardie hanno ordinato a Zhu di assumere delle pastiglie che affermavano essere "farmaci per l’ipertensione" (non è chiaro se lei soffrisse di pressione alta). La donna si è rifiutata di obbedire e le guardie quindi l’hanno bloccata e gliele hanno somministrate con la forza.

Le condizioni di salute della praticante sono rapidamente peggiorate ed i medici di tre diversi ospedali hanno affermato che le sue condizioni erano incurabili. A fine luglio 2020 è stata rilasciata su cauzione e l'8 febbraio 2021 è deceduta.

Decessi dovuti a persecuzioni di lunga durata

Una donna del Liaoning è deceduta quattro mesi dopo aver sopportato nove anni di prigionia e torture.

Il 25 ottobre scorso, quando Yong Fang è stata rilasciata dopo aver scontato nove anni di reclusione per aver praticato il Falun Gong, l’abitante della città di Anshan, nel Liaoning, era talmente debole che non riusciva a farsi la doccia da sola. Suo figlio faticava a prendersi cura di lei e del papà costretto a letto. Poco dopo averla liberata le autorità hanno sospeso la sua pensione e le hanno ordinato di restituire 60.000 yuan (circa 8.700 euro) ricevuti alcuni anni prima del suo ultimo periodo di reclusione, quando stava scontando una condanna ai lavori forzati per la sua fede.

Le sofferenze hanno causato un ulteriore peggioramento della sua salute ed il 19 febbraio scorso, quattro mesi dopo la sua reclusione, la sessantacinquenne è deceduta.

La signora Yong Fang

Yong, dopo che il regime comunista cinese ha ordinato la persecuzione del Falun Gong nel 1999, è stata ripetutamente arrestata e reclusa per aver sostenuto la sua fede. Nel 2000 è stata condannata al carcere e nel luglio 2004 ha trascorso un anno nel campo di lavoro forzato di Masanjia. Nel 2012, dopo il suo ultimo arresto, è stata condannata a nove anni di reclusione. La sorella minore, che era stata arrestata insieme a lei, è deceduta poco dopo.

Un uomo dell'Heilongjiang muore un anno dopo aver scontato una pena detentiva di diciannove anni per aver parlato della sua fede perseguitata.

Zhang Yaoming è stato rilasciato dopo aver scontato una pena di diciannove anni di reclusione per aver intercettato i segnali televisivi al fine di trasmettere programmi che sfatavano la propaganda contro il Falun Gong; era molto debole ed emaciato. Il praticante della città di Hegang, nell'Heilongjiang, è deceduto un anno dopo, all'età di cinquantanove anni, mentre la moglie Fan Fengzhen ed il loro figlio gli sopravvivono.

Quando il 20 luglio 1999 il Partito Comunista Cinese ha lanciato la persecuzione del Falun Gong, tutti i media controllati dallo Stato si sono riempiti di programmi di propaganda che demonizzavano il Falun Gong. In un attimo i cento milioni di praticanti di questa pacifica disciplina per il benessere della mente e del corpo, sono diventati il principale nemico dello Stato. Il 20 aprile 2002 Zhang, insegnante di matematica alle scuole medie, e altri quattro praticanti, con l’intento di chiarire la verità sul Falun Gong, hanno rischiato la vita collegandosi alla TV locale e proiettando un video di venti minuti che affermava la falsità dell'autoimmolazione di Tiananmen e della diffamazione del Falun Gong. Zhang Xingfu, segretario del Partito della città di Hegang, si è infuriato ed ha dato l'ordine di arrestare i praticanti coinvolti, affermando: "Anche se arrestate 1.000 persone sbagliate, non deve sfuggirvi nemmeno uno dei colpevoli!".

In pochi giorni, oltre 500 praticanti locali del Falun Gong di Hegang sono stati arrestati. Il 24 aprile, Zhang e Fan sono stati prelevati a casa di un parente nel cuore della notte, e poco dopo anche altri tre praticanti hanno subito la medesima sorte.

Nell'ottobre 2002, il tribunale del distretto di Gongnong ha inflitto pesanti condanne ai quattro praticanti: Zhang ha avuto la pena più lunga: diciannove anni, mentre gli altri tre sono stati condannati a pene comprese tra i tredici e i diciotto anni. Il quinto praticante, sfuggito all'arresto, il 7 settembre 2005 è stato catturato e nel 2006 condannato a diciassette anni di reclusione.

Zhang è stato dapprima recluso nella prigione n. 3 di Harbin e poi, il 30 giugno 2014, trasferito nella prigione di Tailai. Le autorità carcerarie promettevano una ricompensa di 2.000 yuan (circa 290 euro) al capo di ogni reparto e di 1.000 yuan (circa 145 euro) ad ogni guardia che riusciva a costringere tutti i praticanti a rinunciare al Falun Gong. Ogni guardiano o agente che non raggiungeva il tasso di trasformazione del 100% doveva subire una riduzione dello stipendio, la retrocessione o addirittura il licenziamento. Le guardie avevano l’autorizzazione a usare qualsiasi metodo di tortura necessario per spezzare la volontà dei praticanti. Se non avevano abbastanza strumenti di tortura, potevano crearsene di propri.

I praticanti venivano spesso appesi con le manette o legati a uno strumento di tortura di stiramento. Di notte non potevano dormire. Quando sonnecchiavano, le guardie versavano loro addosso acqua fredda. A volte venivano appesi e messi sotto il sole cocente (quando la temperatura superava i quaranta gradi). Alcuni venivano messi in una fossa profonda un metro per giorni, con gli arti legati. In un’altra tortura le guardie mettevano due palle d’acciaio sotto le natiche di un praticante per sette giorni. Oltre alle torture, i praticanti erano costretti a svolgere lavori forzati intensivi senza retribuzione.

Zhang, a causa delle torture, ha sviluppato una grave anemia, malattie della pelle ed emorroidi. Anche se a un certo punto è stato rilasciato con la condizionale, il 17 agosto 2015 è stato riportato in prigione per terminare di scontare la sua pena.

Quando il 23 aprile dello scorso anno la sua reclusione si è conclusa, invece di informare i suoi familiari di andarlo a prendere, le autorità carcerarie l’hanno consegnato ai funzionari del Comitato per gli affari politici e legali della città di Hegang, dell'Ufficio 610 e della stazione di polizia di Hongjun e, prima di permettergli di tornare a casa, hanno costretto i suoi cari a scrivere a suo nome una dichiarazione di rinuncia al Falun Gong.

Zhang all'inizio di aprile di quest’anno, a causa dei gravi danni alla salute subiti dopo la lunga reclusione e le continue torture, non si è più ripreso ed è deceduto.

Condannato alla reclusione mentre era ancora in coma, insegnante di matematica muore.

Il signor Ding Guochen era ancora in coma quando è stato condannato a due anni di reclusione per aver praticato il Falun Gong il 30 aprile scorso. Due mesi dopo l'insegnante di matematica della città di Dalian, del Liaoning, è deceduto. Aveva cinquantuno anni.

L'11 luglio 2019 Ding e sua moglie, Yan Qinghua, sono stati arrestati durante un controllo della polizia in tutta la provincia. L’arresto di gruppo è avvenuto nell’ambito dei tentativi del Partito Comunista Cinese di "mantenere la stabilità" in vista del 70° anniversario della sua presa di potere in Cina.

Yan è stata rilasciata più tardi, ma Ding in serata è stato portato al centro di detenzione di Jinzhou. Il praticante ha fatto uno sciopero della fame di quattro settimane per protestare contro la reclusione illegale ed è stato nutrito a forza. A causa degli abusi ha perso l'udito, ha avuto un ictus e il 19 ottobre 2019 è stato rilasciato su cauzione.

Al suo ritorno a casa Ding ha ripreso a praticare il Falun Gong e ha recuperato parte della mobilità, ma ha ancora problemi di udito.

Mentre era ancora detenuto, Yan si è recata alla stazione di polizia locale per chiederne il rilascio. L'agente Li l'ha afferrata per il collo e l'ha spinta in una stanza per interrogarla. Il 10 settembre 2019, quando è ritornata, lo stesso agente le ha tirato i capelli e l'ha spinta, di conseguenza le sono caduti gran parte dei capelli. La polizia l’ha anche minacciata di arrestare i suoi due figli quando avessero compiuto diciotto anni.

Il 27 gennaio dello scorso anno Ding ha avuto un altro ictus ed è entrato in coma. Non ha mai ripreso conoscenza ed è rimasto in stato vegetativo. Nonostante le sue condizioni, il 23 febbraio il tribunale distrettuale di Jinzhou ha emesso per la coppia delle condanne ingiuste. Ding è stato condannato a due anni di reclusione ed è stato multato di 5.000 yuan (circa 730 euro) invece a Yan sono stati inflitti tre anni e mezzo di reclusione ed una multa di 8.000 yuan (circa 1.200 euro).

A un certo punto tre membri del personale del tribunale del distretto di Jinzhou si sono recati a casa della coppia per verificare le condizioni di salute di Ding. Yan ha mostrato loro l'uomo, che era in coma ed attaccato all'ossigeno, e ha detto: "È finito così a causa delle persecuzioni. Guardate voi stessi. Non possiamo permetterci di farlo curare in ospedale, quindi devo occuparmi di lui a casa".

Vedendo la situazione disastrosa della famiglia, il personale del tribunale le ha detto: "Puoi restare a casa per prenderti cura di lui".

Yan ha speso tutti i risparmi della famiglia per le cure mediche del marito e ha chiesto prestiti a parenti e amici. Ora vive in una situazione di indigenza e lotta anche per far fronte al vuoto lasciato dalla scomparsa del marito e per prendersi cura dei due figli.

Un uomo del Liaoning muore per una malattia polmonare causata dalle torture subite quattordici anni fa in un campo di lavoro.

Zhang Guoyu ha subito ripetuti arresti, detenzioni e torture da quando il regime comunista cinese, ventitré anni fa, ha iniziato a perseguitare il Falun Gong. Nel secondo periodo di reclusione in un campo di lavoro, è stato costretto per nove giorni in una posizione che gli provocava dolore atroce ed è stato colpito da una grave infezione polmonare.

Nel 2021 Zhang ha subito un'altra serie di molestie, che gli hanno causato un forte disagio mentale, e le sue condizioni polmonari sono peggiorate. L'accumulo di liquidi nell'addome ha contribuito all'insufficienza multipla d‘organo. Il 18 gennaio scorso è deceduto. Aveva cinquant'anni.

Il signor Zhang Guoyu

Nel 2001 Zhang, ex responsabile del servizio clienti di un'azienda di comunicazioni di Dalian, nel Liaoning, insieme alla moglie è stato arrestato per la prima volta per essersi recato a Pechino a chiedere il diritto di praticare il Falun Gong e il loro figlio, in età prescolare, è stato lasciato a casa senza le loro cure.

In seguito Zhang è stato sottoposto a due anni di lavori forzati nel centro di detenzione di Yaojia e, poiché si rifiutava di indossare la targhetta con il suo nome, le guardie l’hanno messo in cella d’isolamento e hanno incitato gli altri detenuti a picchiarlo, l’hanno ammanettato a un letto, gli hanno coperto la testa con un casco e l’hanno picchiato. Le sue gambe erano gravemente ferite e non era in grado di alzarsi dal letto. Le guardie l’hanno ammanettato talmente stretto che le sue dita un mese dopo erano ancora insensibili.

Per oltre venti giorni Zhang è stato costretto a rimanere a letto senza lenzuola né coperte e l’unico momento in cui gli era consentito di alzarsi era per meno di un’ora al giorno per andare in bagno e mangiare, ma senza potersi lavare o cambiare gli abiti. Quando finalmente poteva alzarsi dal letto, a causa della scarsa circolazione sanguigna, le sue mani e i suoi piedi erano gravemente gonfi.

Il 12 settembre 2006 Zhang è stato nuovamente recluso con altri due anni nel campo di lavoro forzato di Benxi.

Nel marzo 2003, per costringerlo a rinunciare al Falun Gong, le guardie l’hanno legato per nove giorni sul letto di stiramento. Per questa tortura, gli agenti hanno unito due letti singoli ed hanno fissato i quattro arti di Zhang agli angoli dei letti. Di tanto in tanto le guardie stringevano le corde o allontanavano ulteriormente i letti, che venivano tenuti separati riempiendo lo spazio tra loro con dei mattoni.

Ricostruzione della tortura: letto di stiramento

Avevano pianificato di tenerlo legato più a lungo, sperando di costringerlo a rinunciare al Falun Gong e a fornire informazioni su altri praticanti. Al nono giorno Zhang ha cominciato ad avere difficoltà respiratorie e a manifestare altri gravi sintomi. Quando le guardie l’hanno portato in ospedale, il medico ha riscontrato una grave infezione polmonare che ha richiesto un trattamento immediato. Gli agenti si sono rifiutati di lasciarlo in ospedale e l’hanno portato alla clinica del campo di lavoro.

Per una settimana il praticante ha accusato febbre alta persistente, fino a quando gli sono state somministrate tre flebo al giorno. Non potendo più sopportare la persecuzione, ha scritto, contro la sua volontà, una dichiarazione di rinuncia al Falun Gong. In seguito si è pentito ed ha scritto una dichiarazione solenne, annullando la dichiarazione, dopodiché è stato messo per quattordici giorni in isolamento.

A settembre 2008, dopo che Zhang è stato rilasciato, le autorità hanno continuato, di tanto in tanto, a molestare lui e sua moglie. Ha vissuto nella paura e in un'angoscia tremenda e lo scorso anno, durante l'ultimo ciclo di vessazioni, le sue condizioni polmonari si sono aggravate. La mattina presto del 18 gennaio scorso, in seguito all'accumulo di liquidi nei polmoni e nell'addome, è deceduto in un ospedale per insufficienza multipla d’organo.

Morte prematura di un uomo di quarantaquattro anni dopo due anni di detenzione in un campo di lavoro, un divorzio forzato e molestie continue

Guan Yunzhi, residente nella città di Tieling, nel Liaoning, tra il 2002 e il 2004 è stato sottoposto a torture disumane mentre scontava una pena di due anni in un campo di lavoro per aver praticato il Falun Gong. Sua moglie ha divorziato da lui in seguito alle continue persecuzioni. È stato anche licenziato dal suo posto di lavoro e sottoposto a continue molestie da parte delle autorità. La sofferenza mentale ha avuto ripercussioni sulla sua salute ed il primo marzo scorso, all'età di quarantaquattro anni, è deceduto.

Il 24 dicembre scorso Guan è stato arrestato per la prima volta mentre lavorava presso l'azienda di energia elettrica del distretto di Qinghe. La polizia l'ha minacciato di condannarlo alla reclusione, per creare un precedente di condanne di praticanti del Falun Gong innocenti di Qinghe.

Poiché il praticante si è rifiutato di rinunciare al Falun Gong durante l'interrogatorio, la polizia l’ha schiaffeggiato, gli ha pestato le dita dei piedi, l’ha afferrato per il collo, gli ha strappato i capelli e gli ha bruciato le dita con una sigaretta.

Alla fine di gennaio 2002 Guan ha trascorso due anni nel campo di lavoro forzato di Tieling e, quando ha scritto come avesse tratto beneficio dalla pratica del Falun Gong nel "rapporto di pensiero" richiesto, le guardie l’hanno frustato sulla schiena con un bastone di gomma chiodato di metallo. Poiché l’uomo è rimasto fermo nella sua fede, le guardie l’hanno colpito con manganelli elettrici sulla testa, sul petto e poi su tutto il corpo.

La polizia ha continuato a perseguitare Guan anche dopo il suo rilascio e nel marzo 2007, quando lui ha saputo di un possibile arresto, ha vissuto lontano da casa per evitare la polizia ed è stato licenziato dal suo posto di lavoro. Sua moglie era incinta da qualche mese, e la polizia, sospettando che anche lei praticasse il Falun Gong, l'ha arrestata e minacciata. Non volendo continuare a vivere nella paura, lei ha divorziato dal marito.

Il 30 luglio 2014 Guan, mentre camminava per strada, è stato fermato e interrogato dalla polizia e, dopo aver scoperto che praticava il Falun Gong, un ufficiale di polizia l’ha arrestato e interrogato per tutta la notte. Il praticante è stato rilasciato su cauzione dopo oltre quaranta giorni di reclusione.

A causa delle continue persecuzioni, Guan ha iniziato a soffrire di problemi di salute che, nel corso degli anni, hanno continuato a peggiorare ed il primo marzo scorso, all'età di quarantaquattro anni, è deceduto.

Decessi causati dall'ultimo ciclo di persecuzioni

Condannata ingiustamente a tre anni, una donna muore per emorragia cerebrale.

La signora Ma Shufang, residente nella città di Beian, nell'Heilongjiang, pochi giorni dopo che una corte d’appello ha confermato la sua condanna a tre anni di reclusione per aver praticato il Falun Gong, ha avuto un’emorragia cerebrale ed all'età di sessantanove anni è deceduta.

Il 12 agosto 2020 la signora Ma, ex responsabile del dipartimento degli affari interni di polizia della contea di Tongbei, è stata arrestata. Le sono stati confiscati i libri del Falun Gong, la stampante e la carta per fotocopie.

Dopo essere stata interrogata presso il Dipartimento di polizia dell'Ufficio forestale di Tongbei, Ma è stata reclusa nello stesso Centro di detenzione. La donna ha avuto problemi di ipertensione ed è stata rilasciata su cauzione.

La polizia ha continuato a perseguitarla a casa e ha sottoposto il suo caso alla Procura dell'Ufficio forestale di Yabuli che, nell'agosto dello scorso anno, l'ha incriminata ed ha trasferito il suo caso al Tribunale di Yabuli. Nel dicembre scorso il giudice in un processo virtuale l'ha condannata a tre anni.

La donna ha fatto appello al tribunale intermedio della provincia dell'Heilongjiang, che all'inizio di giugno scorso ha tenuto un'udienza virtuale. Il giudice della corte d’appello è stato molto arrogante e non le ha permesso di parlare. Il 4 giugno la donna è stata colpita da un’emorragia cerebrale e sei giorni dopo è deceduta.

Prima dell’ultima sofferenza che l’ha portata al decesso Guan, nei primi anni della persecuzione, era stata reclusa altre volte in un centro per il lavaggio del cervello, in un centro di detenzione ed inoltre licenziata anche dal suo lavoro.

La salute dell’anziana donna peggiora rapidamente dopo l’ultimo arresto per la sua fede, e muore due mesi dopo

Sebbene Yue Shuxia sia stata rilasciata poco dopo che lei e sua figlia erano state arrestate per aver praticato il Falun Gong, la tensione psicologica dovuta all'arresto e agli interrogatori della polizia è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Yue, dopo aver sopportato due decenni di persecuzioni e aver scontato due pene di reclusione per un totale di sette anni, ha perso rapidamente la vista e la sua salute ha subito un rapido peggioramento. Il 6 giugno scorso, due mesi dopo, è deceduta all'età di settantatré anni.

Il 31 marzo scorso Yue, residente nella città di Chifeng, nella Mongolia Interna, è stata arrestata in casa insieme alla figlia Li Xiurong. L'arresto è avvenuto dopo che la figlia è stata seguita dalla polizia, in quanto denunciata per aver distribuito materiale del Falun Gong e identificata dalla polizia attraverso i video delle telecamere di sorveglianza.

Poiché la praticante durante il suo arresto si è rifiutata di collaborare con la polizia, quattro agenti l'hanno messa su una coperta e portata in un angolo per metterla nell'auto della polizia e poi accompagnarla alla stazione di polizia di Pingzhuang per interrogarla.

Sebbene Yue non abbia risposto a nessuna delle domande della polizia e sia stata rilasciata poco dopo, l’arresto e l’interrogatorio le hanno comunque procurato gravi danni. Una volta tornata a casa, è diventata presto cieca ed ha manifestato molti altri sintomi. Il 6 giugno scorso, due mesi dopo, è deceduta.

Prima del suo ultimo arresto Yue è stata condannata due volte a tre anni e mezzo di reclusione ed inoltre durante la detenzione è stata picchiata e privata del sonno.

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