(Minghui.org) Il 27 settembre scorso Zhang Ruiping, praticante di 55 anni della città di Yangquan, nella provincia dello Shanxi, è stata processata per la sua fede nel Falun Gong, una pratica per il benessere fisico e spitituale che viene perseguitata dal Partito Comunista Cinese dal luglio 1999.
L’avvocato della donna, di Pechino, ha difeso la sua innocenza dichiarando: “La mia cliente è una cittadina rispettosa delle istituzioni, che non ha infranto alcuna legge seguendo i principi del Falun Gong per essere una brava persona. Dovrebbe essere assolta e rilasciata immediatamente”.
Zhang ha raccontato come il Falun Gong le abbia permesso di vivere senza malattie. Per anni ha sofferto di problemi allo stomaco, enterite (infiammazione dell’intestino tenue) e diversi dolori alle ascelle e all’inguine, senza che nessun trattamento abbia potuto aiutarla. Tuttavia, nell’aprile 1999, dopo che ha iniziato a praticare il Falun Gong, tutti i suoi sintomi sono scomparsi. Il suo cattivo carattere è migliorato ed è riuscita ad andare d’accordo con la suocera. Dopo l’inizio della persecuzione, nel luglio 1999, è diventata un bersaglio per aver sostenuto la sua fede nel Falun Gong.
L’ultimo suo arresto risale al 19 aprile di quest’anno. Quella mattin, suo figlio aveva appena aperto la porta per recarsi al lavoro, quando il capitano Wu Guoguang e alcuni altri agenti dell’Ufficio per la sicurezza interna del distretto di Cheng, che stavano aspettando fuori, hanno fatto irruzione nell’appartamento.
In un primo momento Zhang è stata portata al Centro per il lavaggio del cervello della città di Yangquan e in seguito, il 5 maggio, è stata trasferita al Centro di detenzione di Yangquan. Il 19 maggio è stato emesso nei suoi confronti un mandato di arresto formale e, a metà agosto, è stata incriminata.
Il 27 settembre si è tenuta un’udienza sul suo caso presso il tribunale della contea di Pingding, a Yangquan. Il pubblico ministero l’ha accusata di “aver usato un’organizzazione di culto per minare l’applicazione della legge”, un pretesto standard usato per criminalizzare i praticanti del Falun Gong.
L’avvocato di Zhang ha respinto le accuse contro di lei e ha sottolineato che nessuna legge in Cina criminalizza il Falun Gong o lo etichetta come una setta.
Le prove dell’accusa comprendevano 2.000 yuan (circa 257 euro) in banconote confiscate a casa della donna e una plastificatrice, che qualcuno ha affermato di aver visto usare a Zhang, per plastificare materiale informativo sul Falun Gong.
Sulle banconote erano stampati messaggi per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla persecuzione del Falun Gong, che non violavano in alcun modo la legge né arrecavano danni a nessuno. Zhang e il suo avvocato hanno sfidato il pubblico ministero a presentare le banconote in tribunale, affinché tutti potessero constatare quali messaggi stampati avessero un contenuto dannoso, ma la richiesta è stata respinta dal procuratore. Anche il suo “testimone” e la “plastificatrice” non si sono visti in aula, mentre di norma le prove dell’accusa, durante il processo, dovrebbero essere presentate.
L’udienza è durata poco più di un’ora, in presenza di oltre 10 familiari e amici di Zhang.
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