(Minghui.org) Un 71enne di Chongqing, nel distretto di Yongchuan, si è ammalato gravemente 10 giorni dopo essere stato internato nella prigione di Yongchuan il 27 aprile di quest’anno, per scontare una pena di due anni e mezzo per la sua fede nel Falun Gong. A sua moglie Dai Xianming sono state ripetutamente negate le visite.

Dai è stato arrestato il 5 gennaio dello scorso anno perché praticava il Falun Gong, una disciplina spirituale che è perseguitata dal Partito Comunista Cinese dal luglio 1999. In seguito, in data imprecisata, è stato condannato a due anni e mezzo. Sua moglie Xu Keqin era all’oscuro della sua incriminazione e non ha appreso della sua condanna fino a quando la prigione l’ha chiamata nel maggio di quest’anno.

La persona che l’ha chiamata le ha chiesto se Dai avesse problemi di salute preesistenti. Xu ha detto che suo marito era sempre stato in buona salute da quando aveva intrapreso il Falun Gong più di 20 anni fa. Poi le ha rivelato che Dai era stato condannato a due anni e mezzo ed era stato internato nella prigione di Yongchuan (nella città di Chensi, nel distretto dello Yongchuan) il 27 aprile di quest’anno.

Xu si è recata in prigione il giorno seguente, ma non l’hanno fatta entrare. Le hanno detto che non erano permesse visite familiari siccome Dai era nella decima divisione (la divisione di rigore designata a ospitare i praticanti del Falun Gong fermi nella loro fede). Un funzionario governativo di nome Wang Long l’ha chiamata nel pomeriggio per dirle che Dai non si comportava bene in prigione. Lei gli ha chiesto dove l’uomo avesse preso quell’informazione e lui le ha detto di essere dell’ufficio giudiziario locale (che sovrintende alla prigione).

Il 22 maggio di quest’anno Xu ha ricevuto una lettera dalla prigione. Non era stata scritta da suo marito. La lettera diceva che Dai aveva sofferto di glicemia alta, ma che si era ripreso dopo essere stato in ospedale. Sempre nella lettera si chiedeva poi alla donna di trasferire 2.000 yuan (circa 258 euro) alla prigione, così che il marito potesse comprare beni di prima necessità e integratori.

La moglie ha iniziato a preoccuparsi per la salute del marito. E’ andata di nuovo in prigione e ha mostrato la lettera a una guardia, che ha minacciato di punire chiunque l’avesse scritta. La moglie ha detto che la pensione di Dai era stata sospesa a causa della sua pratica del Falun Gong e che lei non aveva denaro da depositare sul suo conto commissariale. Ha chiesto di vedere il marito, ma non le è stato consentito.

Alcuni giorni dopo Xu è ritornata alla prigione, ma ancora una volta le è stato vietato l’ingresso. Una guardia le ha chiesto di aspettare un avviso telefonico dalla prigione. Qualcuno l’ha chiamata in seguito, ma la decisione era sempre “nessuna visita per il signor Dai”.

Xu ha ricevuto una lettera da Dai il 7 luglio in cui scriveva: “Sono quasi morto in soli 10 giorni di prigione. Sono stato ricoverato in ospedale per più di 10 giorni, dopodiché mi hanno riportato alla 10^ divisione. Mi hanno dato delle medicine e fatto iniezioni”.

Dai ha chiamato la moglie la sera del 14 settembre e le ha detto che il venerdì era il giorno di visita settimanale della prigione. La moglie è andata a trovarlo il 22 settembre (venerdì), ma il centro dei visitatori ha detto che non la trovavano nella lista dei visitatori approvati. Lei ha detto che aveva provato molte volte a vedere il marito, ma le era sempre stato negato. Ha insistito che doveva esserle concesso di vederlo quel giorno. L’impiegato al ricevimento allora le ha dato il numero di telefono della 10^ divisione.

Una guardia di cognome Li ha risposto al telefono, ma ha rifiutato di rivelare il proprio nome di battesimo. Le ha detto di non essere un supervisore e che non poteva risolvere i suoi problemi. Poi le ha passato un suo supervisore, un certo Yuan, che le ha detto che avrebbe dovuto capire il perché non le era consentito di vedere suo marito (anche lei è una praticante del Falun Gong ed è sulla lista nera della polizia). Yuan l’ha ascoltata per un po’ mentre lei gli parlava del Falun Gong, ma le ha comunque negato il permesso di far visita a suo marito.

Dai ha chiamato Xu circa una settimana più tardi chiedendole di andarlo a trovare. Lei è andata e di nuovo non le hanno consentito di vederlo.

A fine ottobre Dai ha chiamato di nuovo a casa e Xu è andata alla prigione cercando di fargli visita. Questa volta ha portato con sè il certificato di matrimonio e il documento di registrazione del nucleo familiare, per provare che era la moglie di Dai e che vivevano insieme nella stessa abitazione. Le guardie avevano in precedenza usato varie scuse per negarle le visite (come il fatto che non c’erano prove che fosse la moglie di Dai), ma anche questa volta l’hanno mandata via.

Di fatto Xu non vede il marito dal 5 gennaio dello scorso anno. Mentre Dai era ancora presso il centro detentivo di Yongchuan, prima del suo trasferimento in prigione, la polizia non ha permesso a Xu di fargli visita. I poliziotti si sono anche rifiutati di rivelarle i propri nomi, temendo che potesse denunciare la persecuzione di Dai sul sito web Minghui.

Persecuzione passata

Prima che Dai iniziasse a praticare il Falun Gong, soffriva di una severa bronchite e di reumatismi. Solo un mese dopo aver iniziato a praticare si era completamente ristabilito e sentiva che la sua vita era stata rinnovata. Assistendo a questi cambiamenti anche la moglie ha iniziato a praticare e anche i suoi numerosi malanni sono scomparsi.

La coppia è stata arrestata e incarcerata molte volte dall’inizio della persecuzione nel 1999. Dai è stato arrestato quattro volte fra il 2000 e il 2003. E’ stato costretto a vivere lontano da casa per nascondersi dalla polizia, ma è stato arrestato il 13 marzo 2005 e condannato a quattro anni e mezzo nella prigione di Yongchuan. E’ stato arrestato di nuovo mentre era al funerale di suo padre nell’aprile 2011, e gli è stato dato un anno nel campo di lavori forzati di Xishanping. Poi è stato ancora arrestato il 2 luglio 2016 e subito condannato a 14 mesi di prigione.

Anche Xu era stata ripetutamente arrestata e tenuta in centri per il lavaggio del cervello. Dopo averla arrestata nel 2006, la polizia l’ha picchiata finché non ha perso conoscenza. Gli agenti le hanno calpestato le dita dei piedi e, quando è rinvenuta, l’hanno trascinata di sotto tenendola per i piedi. La sua testa continuava a sbattere sugli scalini ed è svenuta di nuovo. Hanno continuato a picchiarla per alcuni giorni e il suo corpo era pieno di ferite. Le mani e i piedi le si sono gonfiati a dismisura e ha perso anche cinque denti.

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