(Minghui.org) Il 30 ottobre scorso il tribunale della città di Pengzhou, nella provincia del Sichuan, ha condannato tre residenti per la loro fede nel Falun Gong, una pratica per il benessere fisico e spirituale che viene perseguitata dal Partito Comunista Cinese dal luglio 1999.

Liu Jia residente a Chengdu, la capitale della provincia del Sichuan, Nie Zongguo residente a Pengzhou, e Gong Yubin (non è chiaro se viva a Chengdu o a Pengzhou) sono stati condannati ciascuno a cinque anni di prigione.

La mattina del 6 gennaio dell’anno scorso Liu, di circa 54 anni, è stato arrestato mentre si recava a Pengzhou, a circa 20 miglia (circa 32 chilometri) dalla capitale, per sbrigare alcune commissioni. Gli agenti della stazione di polizia Junyue di Pengzhou hanno sequestrato la sua auto sul posto e, intorno alle 14:00 del giorno stesso, hanno fatto irruzione nel suo appartamento a Chengdu. Gli hanno confiscato sette computer, tre cellulari, una stampante, un server bluetooth, una serie di libri del Falun Gong e 2.000 yuan (circa 257 euro).

Intorno alla stessa ora, gli agenti della stazione di polizia di Junyue e dell’Ufficio per la sicurezza interna della città di Chengdu hanno arrestato anche Gong. Non è chiaro quale agenzia di polizia, e in quale giorno abbia arrestato Nie, e perché i casi dei tre praticanti in seguito siano stati riuniti in uno solo.

La sorella sviene vedendo trascinare via il fratello

Lo scorso 30 ottobre Liu, Nie e Gong sono stati ammanettati e portati in aula da due ufficiali giudiziari, per partecipare all’udienza presso il tribunale della città di Pengzhou.

Liu si è difeso da solo, mentre Nie e Gong si sono fatti dichiarare non colpevoli dai rispettivi avvocati. Al termine dell’udienza, il giudice Zhang Huawen ha annunciato il verdetto di colpevolezza nei loro confronti.

Quando Liu è stato condotto fuori dall’aula, ha girato la testa per guardare la madre ottantenne e la sorella minore, che erano lì per assistere al processo. Gli ufficiali giudiziari hanno detto che camminava troppo lentamente, così lo hanno trascinato fuori dall’aula.

La sorella di Liu ha biasimato gli ufficiali giudiziari per aver trattato suo fratello in quel modo: “Come avete potuto fare questo a mio fratello!”. Si è accasciata a terra ed è svenuta. La madre ha iniziato a piangere.

Il tribunale ha chiamato un’ambulanza e i tecnici del pronto soccorso hanno constatato che la pressione sanguigna della sorella era particolarmente elevata, pur non avendo precedenti di ipertensione. Ricevuto un trattamento d’emergenza, dopo 30 minuti le sue condizioni si sono stabilizzate.

Le passate persecuzioni di Liu

Non è la prima volta che Liu viene preso di mira per la sua fede. Nel 2001, mentre viveva a Shanghai, gli sono stati inflitti due anni di lavori forzati per essersi recato nella capitale Pechino a fare appello in favore del Falun Gong. In seguito si è trasferito a Chengdu, nella provincia del Sichuan, dove ha lavorato come senior sales manager presso la succursale di assicurazione sulla vita della Compagnia cinese Ping An. Nel 2007 è stato nuovamente arrestato e condannato a cinque anni e mezzo. Durante il campo di lavoro e il primo periodo di detenzione, l’uomo è stato brutalmente torturato.

Due anni di lavoro forzato (1 gennaio 2001 - 31 dicembre 2002)

Mentre lavorava a Shanghai, il 1° gennaio 2001 Liu si è recato a Pechino per appellarsi al diritto di praticare il Falun Gong. È stato arrestato, interrogato e torturato, per quasi un’ora, presso la stazione di polizia del distretto di Haidian a Pechino. La polizia lo ha colpito con i bastoni elettrici e preso a calci e pugni.

In seguito, gli sono stati inflitti due anni di lavori forzati ed è stato portato nel campo di lavoro di Shanghai (allora situato nel distretto di Dafeng a Yancheng, nella provincia del Jiangsu). Da marzo a luglio 2001 un capo squadra di nome Hong ha incaricato la guardia Xia di organizzare quattro detenuti per controllare Liu 24 ore su 24. I detenuti lo hanno sottoposto a un addestramento militare. L’uomo veniva sottoposto, per più di 10 ore al giorno, a un addestramento intensivo, che comprendeva: correre su lunghe distanze, mantenere una posizione militare in piedi, fare flessioni, accovacciarsi, correre con le gambe sollevate e sedersi su una panca bassa.

I detenuti hanno anche fissato un tappo per thermos al muro e hanno fatto in modo che Liu ci stesse davanti, a circa 50 centimetri di distanza. L’uomo è stato costretto a piegare il corpo in modo che la testa si trovasse proprio sotto il tappo del thermos. Doveva rimanere in piedi per ore con la testa spinta contro il tappo.

Un’altra tortura consisteva nell’appendere ogni mattina un vaso da notte al collo di Liu, costringendolo a sedersi su due tappi di thermos posti a pochi centimetri l’uno dall’altro su una panca bassa. Per aumentare le sue sofferenze, i detenuti versavano anche dell’acqua nel vaso da notte, se non era già pieno.

Nonostante le brutali torture, Liu ha mantenuto la sua fede. La guardia Xia ha parlato separatamente con i quattro detenuti che lo sorvegliavano e ha minacciato di revocare loro il privilegio di accumulare punti per la riduzione del termine se non avessero fatto rinunciare Liu alla sua fede. In seguito, i detenuti hanno intensificato le torture.

Liu è rimasto risoluto. Il 29 ottobre 2001 le guardie, per impedire a Liu di incoraggiare altri praticanti del Falun Gong a mantenere la loro fede, lo hanno trasferito in un’altra squadra.

La nuova squadra era composta principalmente da non praticanti, e Liu era costretto a fare lavori forzati senza retribuzione sette giorni alla settimana, dalle 7:00 del mattino alle 19:00 circa. Chi non riusciva a completare la quota di lavoro giornaliera, di notte, dopo essere tornato in cella, veniva percosso.

Le guardie facevano uscire i detenuti risoluti dalle loro celle, ordinavano loro di togliersi i pantaloni e usavano un bastone di legno largo un pollice (circa 2 centimetri e mezzo) e spesso mezzo pollice (circa 12,7 millimetri) per colpire le loro natiche nude. Il numero di volte in cui venivano colpiti dipendeva dalla quantità di lavoro ancora da completare. Una palla in meno messa nel sacco durante il giorno significava cinque percosse con il bastone di legno. Il suono delle percosse e i gemiti dolorosi terrorizzavano coloro che avevano finito la loro quota, temendo che sarebbero stati i prossimi se non avessero completato la quota assegnata il giorno successivo.

Non era raro sentire che alcuni detenuti si suicidavano o ricorrevano all’autolesionismo nel tentativo di evitare i lavori forzati e le punizioni.

Intorno al giugno 2002 il campo di lavoro è stato trasferito in un’area periferica di Shanghai. A Liu è stato affidato un nuovo compito: lavare le lampade a risparmio energetico.

Il 31 dicembre 2002, dopo essere stato rilasciato, Liu si è recato alla stazione di polizia di Gaoqiao, nel distretto di Pudongxin, a Shanghai, competente per il suo quartiere, per rinnovare il suo documento d’identità. La polizia si è rifiutata di evadere la sua richiesta, sostenendo che aveva lasciato Shanghai negli ultimi due anni. Senza un nuovo documento d’identità, ha faticato a vivere una vita normale.

Nel mese di agosto 2007 privato del sonno per 15 giorni consecutivi, subito dopo l’arresto

In seguito Liu si è trasferito da Shanghai a Chengdu, nella provincia del Sichuan. Il 1° agosto 2007 è stato arrestato a casa dagli agenti dell’Ufficio per la sicurezza interna di Chengdu e da quello del distretto di Wuhou. L’uomo è stato portato al Centro di istruzione legale del distretto di Wuhou, situato nella città di Jinhua, a Chengdu. Dall’esterno la struttura sembrava un resort, mentre in realtà era un centro per il lavaggio del cervello.

Il centro poteva contare su circa 25 agenti di polizia e guardie di sicurezza. C’erano anche due grossi cani lupo. A capo del centro per il lavaggio del cervello era Liu Xiaokang, ex direttore dell’Ufficio di via Jiangxi dell’Ufficio giudiziario distrettuale di Wuhou.

Il 3 agosto 2007 la polizia ha trasferito Liu all’hotel Yuanyuan, dove è stato privato del sonno per 15 giorni consecutivi.

Durante i 15 giorni, Liu ha avuto anche le mani ammanettate, davanti o dietro la schiena, a una sedia di legno. Sei persone lo sorvegliavano a turno per evitare che si addormentasse. Due grandi lampade da tavolo da 100 watt erano posizionate a circa 20 centimetri di distanza da lui e gli abbagliavano gli occhi giorno e notte. Inoltre, i sorveglianti parlavano e trasmettevano programmi TV ad alto volume. Ogni volta che si accorgevano che Liu stava per assopirsi, lo scuotevano per svegliarlo e gli spalmavano olio e senape intorno agli occhi, sulle tempie e intorno alle narici. Gli hanno anche messo la senape in bocca, gli hanno versato acqua fredda sulla testa e lo hanno preso a pugni.

Ogni giorno, mentre veniva torturato, gli venivano dati solo alcuni sorsi d’acqua e 2-3 ciotole di noodles.

Il 10° giorno, 13 agosto 2007, un muscoloso agente in borghese di nome Zhang è andato a torturare Liu. Per più di mezz’ora gli ha preso a pugni, calci e pizzicotti l’interno coscia destro e sinistro.

Durante la sessione di tortura Liu è svenuto due volte per il dolore. In particolare la sua coscia destra, gonfia e livida, ha perso completamente la sensibilità. Ha dovuto essere sostenuto da due guardie di sicurezza prima di potersi muovere. Mentre cercava di usare il bagno, è crollato a terra.

La polizia ha interrogato Liu nelle due occasioni in cui ha perso conoscenza a causa delle torture di Zhang. Gli agenti hanno spinto la sua testa su e giù annuendo alle loro domande e hanno impresso le sue impronte digitali sui registri degli interrogatori.

Il 13 novembre 2007 Liu ha ricevuto un mandato di arresto formale ed è stato trasferito al Centro di detenzione della città di Chengdu. Non gli è mai stata mostrata né fornita una copia dei documenti pertinenti, come il mandato d’arresto e la notifica di detenzione.

Nel mese di ottobre 2008 è stato condannato a cinque anni e mezzo di prigione e, nel marzo 2009, è stato trasferito in prigione.

Il 10 ottobre 2008 il tribunale del distretto di Wuhou ha condannato Liu a cinque anni e mezzo. I dettagli dell’incriminazione, del processo e della sentenza rimangono sconosciuti.

Il 3 marzo 2009 Liu è stato ammesso alla prigione della città di Deyang, nella provincia del Sichuan. Due settimane dopo è stato assegnato alla divisione 4, dove è stato trattenuto fino a maggio 2011, quando è stato trasferito alla divisione 1. Il 1° settembre 2011 è stato trasferito in un’altra divisione. Ovunque fosse detenuto all’interno della prigione, veniva brutalmente torturato.

Il giorno successivo al suo ingresso in carcere, l’uomo è stato brutalizzato quando si è rifiutato di recitare le regole della prigione come ordinato. Le guardie hanno istigato i detenuti a schiaffeggiarlo e a picchiarlo. Un detenuto gli ha dato un calcio nel petto, così forte che Liu ha immediatamente vomitato sangue.

Due settimane dopo aveva ancora sangue nell’espettorato. Ha chiesto carta e penna per scrivere un reclamo contro il detenuto che lo aveva preso a calci, tuttavia in seguito è stato trasferito nella divisione 4 per fare lavori forzati senza retribuizione e continuare a essere torturato.

Abusi subiti nella Divisione 4 (marzo 2009 - maggio 2011)

Nella divisione 4 Liu è stato sottoposto ai seguenti abusi:

- “Addestramento militare”

Sia Liu che altri praticanti del Falun Gong incarcerati sono stati costretti a seguire un intenso “addestramento militare” per lunghi periodi di tempo. La minima deviazione dalle posture standard o il malcontento delle guardie comportava una punizione. Mentre ordinava ai praticanti di eseguire movimenti di marcia militare, l’istruttore biascicava intenzionalmente ogni parola quando gridava il suo comando. Per esempio, invece di dire rapidamente “stai su un piede”, l’istruttore diceva “staaaaaaaiii su un pieeeeeede!”. I praticanti hanno lottato per mantenere l’equilibrio mentre stavano su un piede solo, ma non appena hanno appoggiato l’altro piede, l’istruttore li ha presi a calci e pugni, per non aver seguito il suo comando.

- In piedi per ore

Spesso le guardie hanno costretto Liu a restare in piedi immobile per ore e ore, a volte anche per diversi giorni di seguito, finché le sue gambe sono diventate estremamente gonfie e non riusciva più a stare in piedi. A volte lo facevano stare in posizione eretta per tutta la notte. Tuttavia, il giorno successivo gli veniva comunque ordinato di fare i lavori forzati, prima di essere nuovamente costretto a stare in piedi dopo il rientro in cella.

Durante la tortura in piedi, Liu è stato sorvegliato da diversi detenuti, il cui compito era quello di assicurarsi che non si appoggiasse a nulla o chiudesse gli occhi. Inoltre, non gli veniva permesso di bere, mangiare, lavarsi i denti, fare la doccia o usare il bagno.

Per intensificare le sue sofferenze, a volte le guardie gli mettevano un oggetto sulla testa o gli facevano premere la testa contro il muro o un angolo acuto. Altre volte lo facevano stare all’aperto, sotto il sole cocente o al freddo gelido. La minima disobbedienza portava alle percosse.

- Lavori forzati e lavaggio del cervello

All’inizio di febbraio 2011 il direttore della prigione Liu Yuanhang ha ordinato a tutte le divisioni di firmare un impegno per escogitare piani su come trasformare i praticanti del Falun Gong incarcerati. A ogni divisione è stato chiesto di creare una “classe di studio” (una prigione nera all’interno della prigione) e di tenervi i praticanti del Falun Gong più risoluti.

Wu Yueshan, capo del dipartimento di educazione della prigione, una volta ha detto ai praticanti incarcerati: “Finché non vi torturiamo a morte, qualsiasi cosa vi facciamo è considerata come ‘aiutarvi a studiare’ (materiale anti-Falun Gong e a diventare più allineati ideologicamente con il regime comunista)”. Wu ha istigato le guardie e i detenuti a usare qualsiasi metodo per far sì che i praticanti rinunciassero alla loro fede.

Di solito le guardie non picchiavano direttamente i praticanti, piuttosto, istigavano i detenuti a torturarli. Da febbraio a maggio 2011 Liu è stato costretto durante il giorno ai lavori forzati e portato in un angolo del campo aperto dopo il notiziario serale. Gli è stato ordinato di sedersi su una panchina per studiare materiale anti-Falun Gong fino alle 22;00 o alle 23:00.

Abusi subiti nella divisione 1 (maggio 2011 - 31 agosto 2011)

Nel maggio 2011 Liu è stato riassegnato alla divisione 1 dove il capo, Luo Guanglun, lo ha tenuto in cella d’isolamento e monitorato 24 ore su 24.

La stanza misurava circa 12 metri quadrati e tutte le finestre erano coperte da uno spesso strato di carta. Due detenuti controllavano Liu dalle 7:00 alle 22:00, mentre altri otto lo controllavano dalle 22:00 alle 7:00 del mattino successivo. Liu non poteva parlare con nessuno. Anche i detenuti che lo controllavano potevano scambiare con lui solo poche parole. Luo ha ordinato ai detenuti di registrare, una volta ogni ora, il comportamento, le espressioni facciali e le parole di Liu.

Veniva dato a Liu solo pochissimo cibo da mangiare. Inoltre, Luo ordinava ai detenuti di sciacquare via qualsiasi condimento o olio dalle verdure già cotte, per rendere il cibo il più insipido possibile. Quando il cibo conteneva della carne, Luo chiedeva ai detenuti di rimuoverla.

Quando doveva urinare, Liu doveva usare un vaso da notte. L’unico momento in cui poteva uscire dalla stanza era quando doveva defecare o quando veniva portato altrove per essere torturato.

Durante i tre mesi di permanenza nella divisione 1, l’uomo ha potuto fare la doccia solo tre volte. La prima volta è stata quando i superiori stavano per ispezionare la prigione, la seconda quando si è ammalato a causa dei maltrattamenti ed è stato mandato in ospedale, e l’ultima volta quando il vice capo divisione non poteva più sopportare di vederlo soffrire. Luo ha rimproverato il vice-capo per aver rovinato il suo piano di far soffrire Liu il più possibile.

Non potendo fare la doccia durante la calda estate, Liu puzzava e aveva i pidocchi. Anche i detenuti che lo sorvegliavano dovevano tapparsi il naso quando gli stavano vicino.

Oltre ai maltrattamenti di cui sopra, l’uomo è stato sottoposto anche ai seguenti metodi di tortura:

- Tortura “in tuta attillata” (luglio-agosto 2011)

Un giorno, all’inizio di luglio 2011, Luo ha convocato Liu in un ufficio per un “colloquio”. L’obiettivo era costringerlo a scrivere dichiarazioni di rinuncia e di denuncia del Falun Gong. L’uomo si è rifiutato di obbedire e Luo gli ha chiesto se praticasse ancora il Falun Gong. Liu ha risposto di sì. Luo gli ha chiesto di rivolgersi alla telecamera di sorveglianza e di ripetere le sue parole. Liu ha risposto di nuovo di sì e Luo ha immediatamente tirato fuori una tuta attillata e ha ordinato ad alcuni detenuti di fargliela indossare.

La tuta attillata era stata realizzata in lino dai detenuti della divisione 4 e assomigliava a una tuta spaziale, tuttavia aveva una cinghia attaccata al polsino di ogni manica. Dopo aver costretto Liu a indossarla, i detenuti gli hanno tirato le mani dietro la schiena e hanno legato insieme le due cinghie. Regolando la stretta delle cinghie, i detenuti potevano controllare la gamma dei movimenti delle braccia dell’uomo, causandogli in tal modo diversi gradi di dolore a loro piacimento.

Le ginocchia della tuta erano collegate con cinghie lunghe 5 pollici (circa 13 centimetri), che facevano traballare Liu come un pinguino, quando camminava, e lo facevano cadere ogni volta che gli veniva ordinato di accovacciarsi.

L’uomo è stato costretto a indossare la tuta durante il giorno, tutti i giorni, fino al 31 agosto 2011. (Per aumentare le sue sofferenze, le guardie hanno inserito un cuscino tra le sue mani e la tuta, in modo che questa premesse sul corpo. La tuta è stata presto intrisa di sudore e, quando finalmente gli è stato permesso di toglierla, ci sono volute ore per asciugarla all’aria. Ogni giorno gli veniva data mezza bacinella d’acqua per pulirsi e aveva solo pochi minuti per lavarsi.

Mentre indossava la tuta, Liu poteva dormire solo due ore a notte (dalle 2:00 alle 4:00 del mattino). Il resto del giorno era costretto a stare in piedi di fronte al muro o accovacciato. Poteva sedersi su un piccolo sgabello di plastica solo per 10 minuti durante i pasti.

Nel giro di pochi giorni, Liu è diventato visibilmente più magro e i suoi occhi si sono arrossati. Anche le sue gambe si sono gonfiate.

- Cappello di cotone spaziale spesso

In seguito, le guardie lo hanno costretto a indossare un cappello di cotone spesso con le falde per le orecchie, in modo da coprire il viso mentre doveva sopportare la tortura della tuta stretta. Il cappello era fatto di cotone spaziale e pesava diversi chilogrammi. Dopo averlo indossato a lungo, Liu ha avuto le vertigini.

Quando il 31 agosto 2011 la tortura con tuta stretta e cappello spesso è stata finalmente interrotta, le mani e le spalle di Liu erano state gravemente ferite. Da allora soffriva di dolori cronici. Anche quando il cappello gli veniva rimosso, la sua testa continuava a essere pesante ed era stordito, come se indossasse ancora un invisibile cappello d’aria.

- Alimentazione nasale

Durante la permanenza di Liu nella divisione 1, il capo Luo a volte lo portava in una sala di lettura (nota anche come sala biblioteca, poiché conteneva dei libri) per torturarlo, mentre gli altri detenuti andavano a lavorare o a dormire.

L’uomo è stato sottoposto per tre volte alla tortura dell’alimentazione nasale. Luo e alcuni detenuti hanno spinto due tavoli nella sala di lettura uno accanto all’altro e vi hanno steso Liu.

Gli hanno tappato la bocca con il nastro adesivo e hanno inserito un tubo morbido in una delle narici fino alla gola. Il tubo era collegato a una flebo. Poteva respirare solo attraverso l’altra narice.

Quando gli veniva somministrata l’acqua salina, Liu riusciva a deglutire solo uno o due bocconi. Ma il più delle volte non era abbastanza veloce ad inghiottire il liquido (poiché i detenuti potevano accelerare il flusso dell’acqua salina regolando le impostazioni dell’apparecchiatura IV). Ben presto faticava a respirare e il suo viso si arrossava. Il suo cervello si è spento a causa della graduale mancanza di ossigeno ed è rimasto stordito.

Luo si è accorto che Liu era in pericolo e ha ordinato ai detenuti di interrompere l’alimentazione nasale e rimuovere il nastro adesivo che copriva la bocca.

Liu ha istintivamente cercato di respirare e ha tossito l’acqua nei polmoni. Luo gli ha chiesto se volesse ancora praticare il Falun Gong e lui ha risposto di sì. Luo gli ha fatto chiudere di nuovo la bocca con il nastro adesivo e ha ripreso la tortura dell’alimentazione nasale.

Liu ha nuovamente lottato per respirare e i detenuti hanno iniziato a comprimergli il torace. Si sentiva come se fosse ubriaco. Per qualche breve istante ha perso la consapevolezza di ciò che lo circondava e non è riuscito a riconoscere né Luo né gli altri detenuti.

Dopo aver visto che l’uomo aveva perso completamente conoscenza, Luo ha interrotto l’alimentazione. Liu è stato spostato in un’altra stanza e lo hanno lasciato dormire.

Dopo una o due settimane, Luo ha sottoposto Liu alla stessa tortura dell’alimentazione nasale per tre volte, ma è rimasto fermo nella sua fede.

Luo si è sentito così frustrato che una volta ha picchiato personalmente Liu in modo selvaggio. Anche i detenuti lo picchiavano e a volte gli colpivano i bulbi oculari con le dita.

Abusi subiti in un’altra divisione (settembre 2011 - maggio 2013)

Il 1° settembre 2011 Liu è stato trasferito in un’altra divisione per scontare il resto del suo mandato. È stato nuovamente sottoposto a vari tipi di abusi e privato dei suoi diritti umani fondamentali.

Non gli è mai stato permesso di mangiare con altri detenuti, nemmeno durante le vacanze del Capodanno cinese. Poteva mangiare solo con i detenuti incaricati di sorvegliarlo.

Quando Liu non era in isolamento, gli veniva ordinato di dormire nella cuccetta inferiore di un letto a castello, non in quella superiore. Le guardie lo facevano in modo che fosse più facile controllarlo e che non potesse nascondere il materiale del Falun Gong nel suo letto.

All’uomo non è stato permesso di tenere libri, penne, quaderni, carta, lettere di familiari e amici o foto dei suoi cari.

Non gli è stato permesso di prendere in prestito libri dalla sala di lettura o di scambiare libri con altri detenuti.

Liu non poteva muoversi da solo. Era sempre seguito da almeno due detenuti. Non poteva parlare con gli altri praticanti, nemmeno scambiarsi un sorriso. Chi simpatizzava con lui veniva considerato a rischio e sottoposto a punizione.

Una volta alla settimana gli è stato ordinato di scrivere un rapporto di pensiero. I suoi sorveglianti dovevano presentare rapporti settimanali sulle sue attività quotidiane.

Liu non poteva ricevere le visite dei familiari, mentre ai detenuti erano consentite due visite di persona al mese. Sua moglie si è recata in carcere, ma è stata respinta. Una guardia ha affermato che avrebbe dovuto presentare una prova, da parte del suo datore di lavoro e del comitato di strada, che non praticava il Falun Gong. Quando finalmente le è stato permesso di vederlo, la visita è stata strettamente monitorata dalle guardie.

Ogni volta che Liu è stato sottoposto a una rigida gestione volta a torturarlo e a costringerlo a rinunciare al Falun Gong, gli sono stati limitati l’assunzione di acqua, il tempo di pausa, la quantità di denaro che poteva spendere per acquistare beni di prima necessità e l’uso del bagno. Gli sono state negate le telefonate con la moglie. Le guardie hanno anche trattenuto tutte le lettere a lui indirizzate.

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