(Minghui.org)

Nome: Liang LixinNome cinese: 梁立新Sesso: DonnaEtà: SconosciutaCittà: TuquanProvincia: Mongolia InternaOccupazione: Impiegata stataleData della morte: Marzo 2023Data dell’ultimo arresto: Marzo 2023Luogo di detenzione più recente: Centro di detenzione della città di Changchun

Sei giorni dopo essere stata arrestata nel marzo scorso, una residente della contea di Tuquan, nella Lega di Hinggan nella Mongolia Interna, è deceduta mentre era in visita alla figlia a Changchun, nella provincia dello Jilin.

La stazione di polizia in via Guilin a Changchun ha preso di mira Liang Lixin, sospettando che avesse affisso volantini del Falun Gong in zona. Il Falun Gong è una pratica per il benessere fisico e spirituale che viene perseguitata dal Partito Comunista Cinese (PCC) dal luglio 1999.

Liang si è rifiutata di collaborare con la polizia, che le avava chiesto di scrivere dichiarazioni di rinuncia alla sua fede nel Falun Gong e di firmare i verbali dell’interrogatorio. Gli agenti l’hanno portata nel centro di detenzione di Jiutai e, in seguito l’hanno trasferita in quello della città di Changchun, dove è deceduta. La polizia stava costruendo un caso contro di lei.

Le date esatte dell’arresto e della morte di Liang non sono chiare. Anche le cause del decesso e i dettagli della sua detenzione sono ancora da indagare.

La scomparsa della donna è stata preceduta da decenni di persecuzioni per la sua fede. Prima del suo ultimo arresto, Liang aveva scontato due anni e mezzo di lavori forzati e due periodi di detenzione per un totale di 10 anni e mezzo.

Intraprendere il Falun Gong

Liang, impiegata dell’Ufficio industriale e commerciale della contea di Tuquan, nella Mongolia Interna, ha sofferto per anni di crampi allo stomaco, artrite, colecistite e altre malattie. Ha speso una fortuna per cercare una cura, ma senza successo. Tutti i suoi sintomi, tuttavia, sono scomparsi senza trattamento medico in meno di un mese, dopo aver iniziato a praticare il Falun Gong il 15 agosto 1997. Ha anche capito che c’è una ragione dietro a tutto e non si è più lamentata delle molte disgrazie che ha vissuto nella vita.

Tuttavia, la sua vita sana e felice è stata sconvolta dall’inizio della persecuzione del Falun Gong nel luglio 1999. Tra il 2000 e il 2016 ha trascorso 13 anni in prigione per aver sostenuto la sua fede.

Due anni e mezzo di lavori forzati dopo l’arresto nel dicembre 2000

Nel dicembre 2000 Liang e altri tre praticanti locali del Falun Gong hanno deciso di recarsi a Pechino per appellarsi in favore del Falun Gong. Dal momento che le autorità avevano istituito dei punti di controllo lungo tutti i principali sistemi di trasporto del Paese, per impedire ai praticanti del Falun Gong di recarsi a Pechino per fare appello, i quattro praticanti hanno viaggiato separatamente fino alla città di Dashiqiao, nella provincia del Liaoning, per evitare di essere rintracciati dalla polizia.

Proprio quando si sono incontrati alla stazione ferroviaria di Dashiqiao e stavano per acquistare i biglietti del treno per Pechino, gli agenti in borghese hanno chiesto loro di vedere i documenti. Poiché ne erano sprovvisti, sono stati arrestati immediatamente.

I quattro praticanti sono stati trattenuti, per tutta la notte, nella stazione di polizia di Dashiqiao. A causa della politica del PCC di coinvolgere familiari, amici e unità lavorative, si sono rifiutati di rivelare i loro nomi e il giorno dopo sono stati portati in una casa di cura locale. Le condizioni di vita erano estremamente precarie. Come cibo veniva dato loro solo del porridge di sorgo. C’era un paziente malato di mente che cantava tutta la notte e persone che urinavano nel corridoio.

Il direttore della casa di cura ha minacciato di trattenerli a tempo indeterminato se si fossero rifiutati di rivelare i loro nomi, pertanto i praticanti hanno rivelato le loro generalità. La stazione di polizia della contea di Tuquan ha inviato subito degli agenti a prelevarli. La prima auto della polizia inviata ha urtato un albero e sia il capo Zhang che il capitano Cui hanno guidato personalmente altre due auto fino alla casa di cura. Una poliziotta ha perquisito i quattro praticanti e ha confiscato loro tutto il denaro che avevano con sé.

Il capitano Cui ha ingannato i praticanti, dicendo loro che sarebbero stati riaccompagnati nelle rispettive abitazioni, invece sono stati portati direttamente al Centro di detenzione della contea di Tuquan.

Nel mese di febbraio 2001, dopo 61 giorni di detenzione, Liang è stata sottoposta a due anni e mezzo di lavori forzati e trasferita nel campo di lavoro femminile di Tumuji nella bandiera di Jalaid, nella Lega di Hinggan nella Mongolia Interna.

La donna è stata prima detenuta nella squadra 1, dove le praticanti del Falun Gong più risolute come lei sono state costrette, durante il giorno, a fare lavori forzati senza retribuzione e, di notte, a stare in piedi per lunghe ore. Una ragazza di 20 anni è stata picchiata così duramente da fratturarle una gamba. Liang la vedeva zoppicare ogni giorno. Ha anche visto un’altra praticante, che stava facendo lo sciopero della fame, essere immobilizzata e brutalmente nutrita a forza.

In seguito la donna è stata trasferita nella squadra 2, dove è stata costretta a leggere, guardare e ascoltare materiale anti-Falun Gong per alcune settimane. In seguito è stata costretta a fare lavori forzati ogni giorno, dalle 3:00 del mattino fino alle 20.00 circa, con un’ora e mezza di pausa pranzo. Ben presto si è sentita esausta a causa dei lavori forzati. Un giorno era così stanca che non riusciva ad alzarsi dal letto, tanto meno a spostarsi verso la mensa per mangiare. In sei mesi ha perso circa 18 chilogrammi.

Condannata a sette anni dopo l’arresto nel 2004

Un giorno nel 2004, Liang si è recata in un’azienda che produceva insegne, per realizzare un cartello con la scritta “Processo pubblico globale a Jiang Zemin” (Jiang era l’ex dittatore cinese che ha ordinato la persecuzione del Falun Gong). Il proprietario dell’azienda produttrice di cartelli l’ha denunciata alla polizia e gli agenti del Dipartimento di polizia della città di Ulanhot, nella Lega di Hinggan, sono subito arrivati per arrestarla. Liang è stata portata al centro di detenzione locale.

Le guardie del centro di detenzione le hanno ordinato di indossare il gilet giallo dei detenuti e di sedersi su una panchina. Poiché non aveva infranto alcuna legge, si è rifiutata di obbedire e si è sdraiata a letto in segno di protesta. Ha anche iniziato uno sciopero della fame. Il settimo giorno, una guardia le ha ordinato di alzarsi dal letto, ma Liang non si è mossa. La guardia ha quindi ordinato alle sue compagne di cella di tirarla fuori dal letto, ma senza successo.

Il quindicesimo giorno, la stazione di polizia della contea di Tuquan ha trasferito Liang al centro di detenzione locale. Tre mesi dopo, improvvisamente le è spuntata una protuberanza sotto il collo ed è diventata ancora più emaciata. In soli 15 giorni, ha perso la forza di alzarsi dal letto. Il direttore del centro di detenzione, Ni Weiguang, l’ha mandata in ospedale, ma i medici non hanno detto quali fossero le sue condizioni. Il giorno dopo, Ni ha portato Liang nel carcere femminile della Mongolia Interna per scontare sette anni. I dettagli dell’accusa, del processo e della sentenza non sono ancora noti.

A Liang faceva male il collo e non riusciva a girarsi. Nonostante ciò, le guardie carcerarie l’hanno fatta dormire sulla cuccetta superiore di un letto a castello. Hanno anche ordinato alle sue 10 compagne di cella di parlare fino a mezzanotte, in modo da impedirle di riposare bene.

Dopo essersi un po’ ripresa, Liang è stata costretta a lavorare per 10 ore al giorno, ricevendo da mangiare solo un panino al vapore ammuffito, patate marce e cavoli.

La massa sul collo si è ingrossata. Le altre detenute sono rimaste sbalordite quando hanno visto le sue dimensioni, ma Liang veniva comunque costretta a lavorare. La protuberanza alla fine si è trasformata in tre ascessi. Solo allora le guardie l’hanno portata alla clinica del carcere per farle drenare il pus. In seguito è stata costretta ad assumere farmaci a stomaco vuoto, quando invece avrebbero dovuto essere assunti dopo i pasti. La donna ha avuto mal di stomaco e si è rifiutata di prendere altre pillole.

Ogni novembre, il carcere mettev in atto un nuovo ciclo di persecuzioni per costringere le praticanti più risolute a rinunciare alla loro fede. Le praticanti, tra cui Liang, venivano messe in una cella d’isolamento, monitorate da due detenute, bombardate da propaganda anti-Falun Gong e sottoposte a varie forme di tortura, tra cui la privazione del sonno, restare in posizione eretta per lunghi periodi di tempo e le scosse elettriche.

Condannata a tre anni e mezzo dopo l’arresto nell’aprile 2013

Nell’aprile 2013 l’agente Han e altre persone della stazione di polizia della contea di Tuquan hanno arrestato Liang, dopo aver ricevuto una soffiata sul fatto che stava distribuendo materiale informativo del Falun Gong.

La polizia ha portato la donna al centro di detenzione. Un giorno, il direttore Zhou l’ha convocata nel suo ufficio e le ha comunicato che quella notte sarebbe stata messa in isolamento perché aveva praticato il Falun Gong. Il giorno successivo ha ricevuto una notifica che la informava che il suo appello contro la pena detentiva di tre anni e mezzo era stato respinto (non è chiaro quando sia stata incriminata, processata o condannata).

Dopo aver ricevuto l’avviso, Liang è stata immediatamente trasferita nel carcere femminile della Mongolia Interna e collocata nella squadra di gestione rigorosa, designata per detenere le praticanti del Falun Gong più risolute. Non le è stato permesso di parlare con altre o di uscire dalla cella. Due detenute la sorvegliavano 24 ore su 24. Due volte al giorno (una al mattino e una al pomeriggio) veniva costretta a sedersi su un piccolo sgabello per due ore.

Il capitano Kang Jianwei ispezionava ciascuna cella ogni giorno e spesso riuniva tutti le praticanti per guardare documentari contro il Falun Gong.

La capo detenuta Wang Xiaomei ha ordinato a Liang di ripetere i contenuti anti-Falun Gong che era costretta a guardare. Quando lei si è rifiutata, Wang l’ha costretta a restare in piedi per molte ore e non le ha permesso di dormire.

Le guardie hanno anche ordinato alle detenute di appendere i “distintivi delle prigioniere” delle praticanti sui loro letti. Queste si sono rifiutate di riconoscere di essere prigioniere e di appendere i distintivi ai loro letti. In seguito le detenute hanno collocato i ritratti del fondatore del Falun Gong sul pavimento, sul muro o nel bagno. Liang ha rimosso il ritratto dal bagno durante la pausa. Dopo averlo scoperto, le guardie l’hanno percossa con i bastoni elettrici.

La detenuta Yuan Wei ha imprecato contro Liang e una volta l’ha schiaffeggiata così forte da farla sanguinare.

In seguito la donna è stata spostata in un’altra cella e ha condiviso il letto a castello con un’altra praticante. Quest’ultima si è rifiutata di appendere il distintivo della prigioniera sul suo letto ed è stata picchiata da Kang. Liang ha cercato di fermare Kang e lei l’ha colpita con un forte calcio alle costole, che le ha provocato dolore per molti giorni.

In seguito Kang ha convocato l’altra praticante nel suo ufficio e l’ha picchiata nuovamente. È stata picchiata talmente forte che non è riuscita a salire sulla branda superiore. Liang si è quindi scambiata con lei e le ha fatto usare il letto a castello inferiore.

In seguito Liang ha sofferto di ipertensione a causa delle torture incessanti e dei lavori forzati intensivi. La sua pressione sanguigna era di circa 220/130 mmHg (un intervallo sano non supera i 120/80 mmHg). Le guardie hanno mischiato farmaci per l’ipertensione al suo cibo senza prima farla visitare da un medico. La donna si è rifiutata di mangiare il cibo dopo aver constatato che aveva un sapore strano. Le guardie le hanno quindi somministrato il farmaco contro la sua volontà.