(Minghui.org) Tre donne residenti a Chengdu, nella provincia del Sichuan, che erano agli arresti domiciliari per aver praticato il Falun Gong, sono state indotte con l’inganno a recarsi ad una stazione di polizia locale il 4 dicembre di quest’anno per firmare delle pratiche burocratiche e chiudere i loro casi, ma non appena sono arrivate sono state prese, messe in detenzione criminale e incriminate per la loro fede nel Falun Gong, una pratica per il benessere di corpo e mente che è perseguitata dal Partito Comunista Cinese dal luglio 1999.

Questa non è la prima volta che Wei Denghui, di 59 anni, Dong Jinzhi, di 62, e Deng Subi, di 72, vengono prese di mira per la loro fede. Sono state arrestate molte volte in passato. Wei ha scontato un anno e mezzo ai lavori forzati e quattro in carcere. Anche Dong ha scontato un anno e mezzo ai lavori forzati e cinque in carcere, e Deng era stata condannata a otto anni di carcere nel 2005.

L’ultima persecuzione ha origine dall’arresto del 24 maggio 2022

L’ultima persecuzione di Wei, Dong e Deng ha origine dalla loro gita alla contea di Jintang (che è sotto l’amministrazione di Chengdu) il 24 maggio dello scorso anno. Quel giorno hanno distribuito materiale del Falun Gong, e hanno anche messo un volantino sul parabrezza di una volante della polizia dell’Ufficio sicurezza interna della contea di Jintang.

Il capitano del suddetto ufficio, Chen Fugang, ha ordinato l’arresto delle tre praticanti subito dopo che un agente ha trovato il volantino sull’auto. Quando ha interrogato Wei nell’agosto dello scorso anno (i dettagli sono in quest’articolo), le ha detto che la polizia aveva monitorato lei, Dong e Deng per tutto il tragitto. Sapevano quando le tre donne erano arrivate a Jintang, in quali posti si erano recate per distribuire i materiali informativi sul Falun Gong, e quale autobus avevano preso per tornare a Chengdu.

Chen si è inoltre vantato del fatto che nessun praticante del Falun Gong osava ancora distribuire materiale informativo, ed era offensivo nei suoi confronti che Wei Deng e Dong avessero avuto l’audacia di andare fino a Jintang per sensibilizzare la gente sulla persecuzione. Ha giurato che avrebbe sviluppato il caso.

Il giorno in cui le tre donne sono state arrestate il 24 maggio dello scorso anno, Chen ha girato un filmato che mostrava solo una mano che metteva il volantino su quell’auto della polizia. Le praticati hanno detto che la mano poteva essere quella di chiunque e che il filmato non costituiva di per sé una prova contro di loro. Dopo l’interrogatorio di Wei, ad agosto dello scorso anno, sono venute a conoscenza del fatto che Chen le aveva fatte seguire a piedi e in auto quando si sono recate a Jintang.

Chen più tardi si è avvicinata alla sorella minore di Dong, le ha mostrato una foto di una donna di schiena e ha costretto la sorella a riconoscere Dong in quell’immagine. Non si sa quale fosse l’ambientazione della foto, ma era chiaro che Chen stava tentando di dimostrare che Dong aveva distribuito del materiale del Falun Gong a Jintang.

Deng, Dong e Wei sono state tutte rilasciate su cauzione subito dopo il loro arresto.

Riportate in custodia il 1° giugno 2022 e poi messe ai domiciliari per sei mesi

L’Ufficio sicurezza interna di Jintang e la stazione di polizia subordinata di Suicheng, hanno preso le tre praticanti e le hanno messe in in custodia cautelare la sera del 1° giugno dello scorso anno. Dopo alcune ore di interrogatorio presso la stazione di polizia, sono state portate all’ospedale della contea di Jintang per una visita medica e il test per il COVID-19 e poi riportate indietro.

L’Ufficio di sicurezza interna ha dato alle donne sei mesi agli arresti domiciliari la sera del 2 giugno dello scorso anno e le ha assegnate alla stazione di polizia di Dawan nel distretto di Qinbaijiang, che controlla la loro area di residenza. A quel momento erano state in custodia cautelare per quasi 20 ore.

La polizia di Dawan ha in seguito incaricato la commissione di strada locale e le comunità di Dawan, Shijiazhan e di Yihu di monitorarle mentre erano ai domiciliari.

Il 2 giugno dello scorso anno la polizia ha effettuato un raid nelle abitazioni private di Deng e Dong. Non si sa se si trattasse di agenti della stazione di polizia di Dawan o di quella di Shicheng o dell’Ufficio sicurezza interna di Jijntang. Alle due donne sono stati confiscati i libri del Falun Gong, un computer portatile e due computer da tavolo. A Dong hanno anche sequestrato 3.600 yuanin contanti (circa 460 euro).

Un’altra praticante locale, Dai Xuefen, che si trovava in visita a Dong quel giorno, è stata anche lei tenuta alla stazione di polizia di Shuicheng per una notte e le è stata confiscata la borsa.

Interrogate ad agosto 2022

Il 19 agosto dello scorso anno alle 13:00 Wei ha ricevuto una telefonata dall’Ufficio sicurezza interna e dalla stazione di polizia di Shuicheng. Le hanno ordinato di recarsi immediatamente a rapporto da loro. Lei ci è andata e l’hanno fatta aspettare. Intorno alle 14:00 un agente con numero di distintivo 74596 le ha detto che il loro “esperto” sarebbe arrivato per interrogarla.

L’“esperto” è arrivato subito e altri non era che il capitano Chen dell’ufficio sicurezza interna di Jintang. Indossava una maglietta invece dell’uniforme. Aveva anche una sigaretta in bocca. Chen ha ordinato ad un’agente donna di nome Lan di perquisire Wei, prima di ordinarle di sedersi su una sedia con una barriera in plexiglass.

Chen si è vantato di sapere tutto sulla gita che Wei aveva fatto con Deng e Dong il 24 maggio dello scorso anno. Ha poi chiesto se Wei occasionalmente leggesse i libri del Falun Gong con Deng e Dong. Lei si è rifiutata di rispondere a tutte le domande e ha detto che lui aveva tentato di costringerla ad “ammettere la colpa”. Lo ha piuttosto sollecitato a smettere di perseguitare i praticanti del Falun Gong rispettosi della legge come lei. Lui le ha gridato più volte: “Avresti dovuto essere già morta tanto tempo fa!”.

Wei è rimasta calma e ha detto a Chen che avrebbe denunciato le sue malefatte sul sito web Minghui. Lui le ha intimato di non farlo.

Alla fine dell’interrogatorio, Chen ha ordinato a Wei di firmare i verbali dell’interrogatorio. Quando lei ha chiesto di leggerli lui prima ha rifiutato, ma poi quando Wei si è rifiutata di firmare glielo ha consentito.

Wei ha firmato i verbali e ha anche scritto che la polizia ha violato la legge quando l’ha accusata di “servirsi di un’organizzazione di culto per minare l’applicazione della legge”, un pretesto standard usato per incastrare i praticanti del Falun Gong.

Chen ha scritto qualcosa sui verbali degli interrogatori dopo che Wei li ha firmati, ma non le ha permesso di leggere quello che ha scritto. Poi ha ordinato a un agente di farle firmare un ordine di convocazione.

Poi l’ha fatta andare via. Mentre aspettava a una fermata dell’autobus, si è fermato un furgoncino con a bordo due agenti della stazione di polizia di Shuicheng che le hanno ordinato di salire a bordo e perquisito la borsa per vedere se aveva un registratore con cui aveva potuto registrare l’interrogatorio di Chen. Non hanno trovato niente e hanno controllato il telefono. Di nuovo non hanno trovato nessuna registrazione. Le hanno restituito telefono e borsa prima di farla scendere.

Deng e Su sono state anche convocate separatamente da Chen fra il 17 e il 27 agosto dello scorso anno. Non si conoscono i dettagli del loro interrogatorio.

Indotte a recarsi alla stazione di polizia con l’inganno e arrestate il 4 dicembre di quest’anno

Chen e i suoi uomini hanno molestato le tre donne molte volte dal novembre di quest’anno. Il 29 novembre scorso la polizia è ritornata a casa delle praticanti e ha ordinato loro di recarsi all’ufficio sicurezza interna della contea di Jintang il lunedì seguente per “firmare delle pratiche burocratiche di chiusura del caso”. La polizia ha promesso di proscioglierle dalle accuse una volta che avessero firmato.

Loro hanno creduto alla polizia e sono andate all’ufficio intorno alle 9:00 il 4 dicembre scorso, come era stato loro ordinato. Non appena sono arrivate la polizia ha annunciato che le avrebbe messe in detenzione criminale: sono state costrette a indossare le uniformi da detenuti e a sottoporsi a visita medica sul posto. A tutte e tre è stata rilevata un’alta pressione sanguigna (con valori più alti di 200mmHg), ma sono state lo stesso internate al centro di detenzione distrettuale di Pidu alle 17:00 di quel giorno (il distretto di Pidu era prima noto come contea di Pi).

I familiari, che le hanno accompagnate all’ufficio in questione, hanno chiesto alla polizia come mai la notifica di detenzione criminale non fosse stata comunicata in anticipo. Chen ha risposto che la detenzione criminale era top secret e ha detto che avrebbe presto sottoposto il caso delle praticanti alla procura locale.

Le famiglie delle tre praticanti erano tristi al vedere le loro care incriminate di nuovo per la loro fede, dopo essere state ripetutamente perseguitate.

Wei aveva in precedenza scontato un anno e mezzo ai lavori forzati e quattro in prigione

Wei ha intrapreso il Falun Gong nel novembre 1995, due mesi dopo che suo marito è morto in un incidente sul lavoro. La figlia aveva appena sei anni. Il Falun Gong ha aiutato Wei a capire che c’è una ragione dietro ogni cosa,  a superare il dolore e ad avere di nuovo speranza nella vita. E’ anche cambiata: dall’essere fortemente introversa è diventata espansiva e ottimista. La sua salute è migliorata e non ha avuto più bisogno di andare sempre in ospedale. In quanto insegnante presso un Istituto tecnico convenzionato con la Società chimica di Sichuan, è anche diventata più paziente e premurosa verso gli studenti. Si è offerta volontaria per prendere gli incarichi difficili e si è guadagnata il rispetto dei colleghi, degli studenti e del personale amministrativo.

Dopo che è iniziata la persecuzione i suoi colleghi hanno preso le distanze da lei per timore di venire coinvolti.

Wei è andata a Pechino a novembre del 1999 per fare appello per il Falun Gong con sua figlia di otto anni. Sono state entrambe arrestate. Un agente della stazione di polizia di Tiananmen di Pechino l’ha schiaffeggiata. La stazione di polizia locale di Dawan è andata a prendere lei e la figlia da Pechino, l’ha messa in cella per 15 giorni e le ha estorto 225 yuan (circa 30 euro). Sua figlia è stata interrogata separatamente.

Il 16° giorno gli addetti alla sicurezza della scuola di Dong l’hanno portata in un centro per il lavaggio del cervello e costretta a pagare 2.000 yuan (circa 260 euro). L’amministrazione scolastica ha anche attivato un provvedimento disciplinare nei suoi confronti. E’ stata messa in libertà vigilata per due anni, durante i quali lo stipendio le è stato ridotto da 700 (circa 90 euro) a 200 yuan (circa 26 euro) per un po’ e poi le è stato sospeso del tutto.

Il 28 settembre 2001 Wei è stata arrestata di nuovo, questa volta nella sua città natale nella contea di Hanyuan, nella provincia del Sichuan. Le è stato subito inflitto un anno e mezzo ai lavori forzati ed è stata portata al centro detentivo distrettuale di Qingbaijiang a Chengdu. In tre occasioni, il direttore del centro Guo Xueqiang l’ha portata in ospedale per farle esaminare i reni, molto probabilmente per vedere se era una candidata adatta per il prelievo di organi da praticanti del Falun Gong ancora in vita voluta dal regime comunista. Ogni volta le hanno trovato dei calcoli e così ha evitato di diventare vittima di un crimine odioso.

E’ stata poi trasferita al campo lavori forzati femminile di Nanmusi nella contea di Zizhong, dove ha subito maltrattamenti tali al punto da riportare seri danni alla vista. Vedeva doppio e gli occhi erano sempre abbagliati dalla luce. Inoltre aveva continui giramenti di testa.

Il 13 maggio 2007 Wei e altre tre praticanti sono state arrestate mentre distribuivano materiale del Falun Gong a Xiangfu nel distretto del Qingbaijiang. La donna è’ stata condannata a quattro anni da scontare nella prigione femminile della provincia del Sichuan (nella città di Chengdu). Sua figlia, allora quindicenne, eccelleva negli studi, ma ha dovuto lasciare la scuola perché non riusciva a coprire le spese scolastiche. Dopo che Wei è stata rilasciata, la scuola non le ha più permesso di insegnare ed è stata costretta ad andare in pensione, percependo però la metà di quanto spettava a quelli che avevano la sua stessa anzianità di servizio.

Precedente condanna di Dong a un anno e mezzo di lavori forzati e a cinque di carcere

Anche Dong, un’ex magazziniera nel distretto di Qingbaijiang, attribuisce al Falun Gong il merito di averle restituito la salute e la speranza nella vita.

Alcuni giorni dopo che la persecuzione è iniziata il 20 luglio 1999, il suo datore di lavoro l’aveva costretta a scrivere una dichiarazione di rinuncia al Falun Gong e fatta stare sotto il sole cocente per tre giorni.

Il dipartimento di polizia del distretto di Qingbaijiang una volta l’aveva prelevata da casa sua e portata alla stazione di polizia di Laodawan, tenendola lì per più di 10 giorni.

Era stata arrestata l’8 marzo 2000 mentre faceva gli esercizi del Falun Gong in un parco e rilasciata un mese dopo. Ma quell’anno era stata arrestata altre tre volte fra aprile e luglio, sempre per aver fatto gli esercizi del Falun Gong in pubblico. A condurre gli arresti era stata la stazione di polizia di Hongyang. Il 27 luglio 2000 l’avevano portata in un centro per il lavaggio del cervello .Dopo averla arrestata, era stata tenuta lì per un giorno e le erano stati estorti 300 yuan (circa 40 euro).

Alla fine di settembre 2000 Dong e un’altra praticante, Chen Guijun, erano andate alla contea di Zizhong per distribuire il materiale informativo del Falun Gong. L’ufficio di pubblica sicurezza della provincia del Sichuan, ritenendo che questo fosse un caso importante, aveva ordinato alla polizia di arrestarle. Dong era stata costretta a vivere lontana da casa. Chen era riuscita a scappare, ma era stata arrestata di nuovo nel 2003 e condannata a nove anni. E’ stata torturata a morte il 21 dicembre 2003 all’età di 59 anni.

Dong era stata arrestata di nuovo il 23 gennaio del 2001, mentre distribuiva materiale informativo nella contea di Xindu. Gli agenti che l’hanno arrestata erano del dipartimento di polizia locale. Le avevano confiscato il cellulare, 700 yuan (circa 940 euro) e una borsa. L’avevano portata al centro di detenzione di Xindu, dove era stata costretta a svolgere lavori pesanti senza alcuna retribuzione. Aveva fatto lo sciopero della fame per protesta ed era stata alimentata forzatamente. Le guardie inoltre le buttavano addosso acqua sporca e fredda.

Dopo 11 mesi al centro di detenzione Dong era stata condannata a un anno e mezzo di lavori forzati e trasferita al campo di lavori forzati femminile di Nanmusi, nella contea di Zizhong. Non le era permesso di dormire e la sua salute è peggiorata in fretta. Le guardie l’hanno portata in ospedale e la famiglia ha usato le sue conoscenze per farla trasferire ad un ospedale migliore a Chengdu. Poi l’avevano rilasciata per motivi di salute.

Era stata arrestata di nuovo il 14 aprile 2003. Aveva tentato di scappare quella sera saltando da una finestra al secondo piano della stazione di polizia, finendo però per rompersi l’anca e le vertebre lombari. La polizia l’aveva portata in un ambulatorio della polizia e fatta operare. Una settimana dopo aveva iniziato lo sciopero della fame e chiesto il rilascio immediato. In ospedale le inserivano un sondino nasogastrico per alimentarla una volta al giorno. Il naso le sanguinava, ma i medici glielo inserivano ugualmente.

Meno di due mesi dopo l’intervento chirurtico era stata trasferita al centro di detenzione di Qingbaijiang, dove non poteva ancora stare in piedi e camminare. Le gambe le dolevano terribilmente, come se avesse dentro innumerevoli trapani in funzione. Non poteva trattenere urla di dolore. Doveva prendere dei sonniferi la notte per non disturbare il sonno degli altri.

Intorno a marzo 2004 era stata portata in un’aula di tribunale per essere processata. Era stata condannata a cinque anni. La sua famiglia era riuscita a farla rilasciare per motivi di salute.

Mentre era nella clinica della polizia, degli agenti del dipartimento distrettuale di Qingbaijiang si recavano a casa sua ogni tre giorni per chiedere il pagamento delle spese di degenza (circa 20.000 yuan, circa 2.580 euro). I genitori non riuscivano a sopportare le molestie e infine hanno pagato 5.000 yuan (circa 645 euro).

La polizia ha anche costretto il marito di Dong a divorziare. La madre faceva fatica a prendersi cura di lei e del marito non autosufficiente. Dong in seguito è guarita facendo gli esercizi del Falun Gong.

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