(Minghui.org) La signora Liang Meihua, di 75 anni della città Nanchang nella provincia del Jiangxi, è stata recentemente rilasciata dopo essere stata incarcerata per due anni e otto mesi perché si era rifiutata di rinunciare alla sua fede nella Falun Dafa.

La donna è stata torturata nel primo centro di detenzione della città di Nanchang per 17 mesi e nella prigione femminile della provincia del Jiangxi per altri 15 mesi. Le autorità l’hanno ammanettata, appesa per i polsi, costretta a stare in piedi per lunghe ore, le hanno cosparso gli occhi di olio al mentolo e negato le visite della famiglia. Dopo tutte le torture subite, ha contratto la tubercolosi.

Negli ultimi 24 anni di persecuzione della Falun Dafa, Liang è stata incarcerata per un totale di 13 anni. Quando è stata rilasciata dalla prigione, dozzine di praticanti della Falun Dafa vi erano ancora rinchiusi.

La signora Liang Meihua

Arresto e processo più recenti

Il 18 luglio 2020 gli agenti del dipartimento di polizia del distretto di Xihu hanno arrestato Liang, che all’epoca si trovava nella residenza di un altro praticante. Dopo oltre 20 ore di interrogatorio la polizia l’ha condotta nel primo centro di detenzione della città di Nanchang.

L’udienza della praticante si è tenuta il 3 giugno 2021 presso il tribunale distrettuale di Xihu e mentre leggeva la sua memoria difensiva, il giudice continuava a interromperla. Due mesi dopo è stata condannata a due anni e otto mesi di prigione con una multa di 5.000 yuan (circa 660 euro). La donna ha presentato ricorso contro la sentenza al tribunale intermedio della città di Nanchang, ma il giudice ha confermato la decisione del tribunale di grado inferiore.

Torturata nel centro di detenzione

Dal suo arresto alla sua condanna, Liang ha trascorso 17 mesi nel primo centro di detenzione della città di Nanchang, durante i quali è stata costretta a dormire sul pavimento di cemento perché il centro era sovraffollato.

Il capo cella spesso abusava di lei, ma generalmente veniva torturata. Una volta è stata picchiata in testa da altre cinque detenute perché si rifiutava di alzarsi, un’altra volta una guardia ha finto che Liang avesse partecipato ad una rissa e le ha incatenato le gambe a quelle di due detenute, che gliele hanno volutamente tirato in direzioni opposte, provocandole varie lesioni.

Alla fine del 2020 il capo cella e altre sei detenute, senza motivo, hanno picchiato la praticante che è caduta a terra e non è riuscita ad alzarsi per molte ore.

Torture intensificate in carcere

Il 15 dicembre 2021 Liang è stata trasferita nella prigione femminile della provincia del Jiangxi, dopo che il Tribunale intermedio ha respinto il suo appello. Nei primi 15 giorni le veniva dato solo un po’ di riso bianco al giorno e nient’altro da mangiare, inoltre non le era permesso di lavarsi per 10 giorni, perché si è rifiutata di rinunciare alla sua fede.

Trasferita alla 7° brigata, le guardie l’hanno costretta a lavorare in un negozio dalle 6:00 alle 18:00. Dopo i lavori forzati, la facevano stare ferma in cella fino a mezzanotte con indosso abiti leggeri nelle fredde giornate invernali.

Un giorno una guardia ha trascinato Liang in un magazzino dopo che si era rifiutata di firmare una dichiarazione di rinuncia alla Falun Dafa. Diverse guardie della squadra antisommossa hanno usato un pezzo di tela per legarle i polsi, l’hanno appesa a una trave del tetto e spingendola avanti e indietro, la hanno causato un forte dolore alle spalle e ai polsi.

Nel frattempo una detenuta le spruzzava olio di mentolo negli occhi e un’altra le ficcava le dita in mezzo alle costole. Alla fine la tela si è rotta ed è stata calata con la testa sul pavimento di cemento da dieci metri di distanza, poi l’hanno presa in braccio e hanno ripetuto la tortura. Aveva i polsi sanguinanti e gli occhi che le bruciavano. Era a malapena cosciente.

Circa dieci giorni dopo la tortura, Liang ha incominciato a tossire sangue, così è stata portata all’ospedale di Changzheng dove un medico le ha diagnosticato la tubercolosi e l’ha ricoverata per un mese. Quando in seguito è stata trasferita all’ospedale della prigione, il medico ha cercato di prescriverle delle medicine, ma lei ha rifiutato, sapendo che le autorità somministrano ai praticanti farmaci che danneggiano i tessuti nervosi. Il medico del carcere le ha quindi fatto firmare una manleva, dicendo che si sarebbe resa responsabile di qualunque cosa le fosse successa.

Facendo gli esercizi della Falun Dafa, la sua tubercolosi è scomparsa pochi mesi dopo, ma per tutto il tempo in cui è stata in prigione non le è stato permesso di telefonare a casa o di essere visitata dalla sua famiglia. È stata rilasciata il 17 marzo scorso.

Passate Persecuzioni

Liang, nata nel dicembre 1948, era direttrice di un grande magazzino locale prima di andare in pensione. In gioventù aveva sofferto di mal di stomaco, bronchite, vertigini e patologie cardiache. Quando l’artrite reumatoide ha preso il sopravvento, tutte le sue articolazioni sono diventate gonfie e deformate. Nessun medico è stato in grado di aiutarla, fino a quando ha scoperto la Falun Dafa nel 1996. Dopo una settimana dall’inizio della pratica i suoi dolori si sono attenuati e un mese dopo si è ripresa completamente. Oltre alla salute, sono anche migliorati il suo carattere, i rapporti con la famiglia e i vicini di casa.

Dopo l’inizio della persecuzione la sua vita è stata sconvolta perché si è rifiutata di abbandonare la Falun Dafa. Nel giugno 2001 è stata rinchiusa in un campo di lavoro forzato per un anno e l’anno successivo, nel luglio 2002, è stata arrestata e condannata a cinque anni di carcere.

Pochi anni dopo essere stata rilasciata, è stata nuovamente arrestata nel giugno 2010 e condannata ad altri tre anni di carcere. È stata ripresa in custodia nel novembre 2013, solo pochi mesi dopo la scadenza del suo mandato, ma è stata presto rilasciata su cauzione a causa delle sue condizioni di salute.

È stata arrestata ancora una volta e condannata a tre anni e mezzo nell’aprile 2016. Dopo essere stata rilasciata nell’ottobre 2019, il suo ex datore di lavoro le ha sospeso arbitrariamente la pensione.

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