(Minghui.org) Il 1° agosto scorso un supervisore di polizia in pensione di 72 anni, residente a Nanjing nella provincia del Jiangsu, ha presentato una petizione alla Corte Suprema del Popolo, cercando di rimuovere la sua ingiusta condanna dalla sua fedina penale.

La signora Cheng Lan ha scontato un anno di prigione per aver sostenuto la sua fede nel Falun Gong, una pratica per il benessere fisico e spirituale che viene perseguitata dal Partito Comunista Cinese dal luglio 1999. Dal momento che nessuna legge emanata in Cina criminalizza il Falun Gong, da quando è stata arrestata nell'agosto 2019, la praticante non ha mai ha vacillato nel difendere il suo diritto costituzionale alla libertà di credo.

La donna ha prima sporto denuncia contro i due pubblici ministeri, per averla incriminata senza alcuna base legale, e in seguito ha fatto appello al tribunale intermedio per averla condannata. Il 20 febbraio 2021 è stato respinto il suo appello e le è stato ordinato di scontare una pena detentiva. Nel novembre 2021, dopo essere stata rilasciata, ha presentato una mozione allo stesso tribunale intermedio per riconsiderare il suo caso. Quando la richiesta è stata respinta il 22 giugno dell’anno scorso, si è rivolta all'alta corte provinciale, la quale il 13 luglio scorso si è pronunciata contro di lei. Due settimane dopo la donna ha presentato una petizione alla più alta corte cinese.

Denunce contro i pubblici ministeri ignorate

Il 29 agosto 2019 Cheng è stata arrestata e, il 21 ottobre dello stesso anno, è stata rilasciata su cauzione.

Il 9 maggio 2020 la praticante è stata convocata da Chen Lifang, procuratore della procura distrettuale di Xuanwu. Chen le ha detto che i superiori avevano esaminato le prove presentate dalla polizia contro di lei e avevano deciso che erano sufficienti per poterla condannare. Chen ha promesso di raccomandare una sospensione della pena, qualora la donna avesse accettato di rinunciare al Falun Gong. Per contro, se avesse rifiutato, non c'era bisogno che continuassero a parlare.

Il 20 maggio 2020 Cheng ha fatto appello al procuratore per rivalutare le prove presentate dalla polizia, ma Chen ha ignorato la sua richiesta, l’ha incriminarla il giorno successivo e ha presentato il suo caso al tribunale distrettuale di Xuanwu.

La donna ha rifiutato di riconoscere l'accusa. Il 20 giugno ha sporto denuncia, alla procura della città di Nanjing, contro il procuratore Chen e il suo assistente, Liu Songmao. In seguito, il 26 giugno ha inviato un'altra copia al tribunale intermedio della città di Nanjing.

Cheng ha accusato il procuratore Chen di non aver verificato i fatti e di averla incriminata senza una base legale per le accuse. Il 29 giugno 2020 ha ricevuto una risposta dalla Procura della città di Nanjing in cui si affermava che avevano inoltrato la sua denuncia alla Procura del distretto di Xuanwu. affinché indagassero sul caso.

La procura del distretto di Xuanwu ha ignorato le sue lamentele.

Condanna al carcere e ricorso respinto

Il 12 agosto 2020 il tribunale distrettuale di Xuanwu ha tenuto un'udienza sul caso di Cheng e, il 16 dicembre 2020, le ha notificato il suo verdetto. Il giorno seguente la donna si è recata in tribunale e non è più tornata a casa. In seguito, la sua famiglia ha saputo che era stata portata, lo stesso giorno, al centro di detenzione della città di Nanjing, per scontare un anno di prigione. È stata anche multata di 10.000 yuan (circa 1.270 euro).

Il 24 dicembre 2020 Cheng ha presentato appello al tribunle intermedio della città di Nanjing, che il 20 febbraio 2021 ha deciso di confermare il verdetto originale.

Il 19 aprile 2021 la donna è stata trasferita nella prigione femminile della provincia del Jiangsu, nella vicina città di Zhenjiang. È stata costantemente monitorata dalle detenute, costretta a stare in piedi o seduta su un piccolo sgabello, per lunghe ore senza muoversi, e costretta a svolgere lavori non retribuiti. Sia le detenute che le guardie la insultavano costantemente e le ordinavano di rinunciare al Falun Gong.

Il 15 novembre 2021, quando Cheng è stata rilasciata, era emaciata e aveva perso quasi 30 libbre (circa 14 chili) in un anno.

Mozione per riconsiderare il caso respinta

Il 13 marzo dell’anno scorso Cheng ha presentato la mozione per riconsiderare il suo caso al tribunale intermedio della città di Nanjing. Ha anche inoltrato i documenti alle agenzie coinvolte nella sua condanna, tra cui il tribunale distrettuale di Xuanwu, la procura del distretto di Xuanwu e il Dipartimento di polizia distrettuale di Qixia.

Il 28 giugno dell’anno scorso la donna ha ricevuto la risposta del tribunale intermedio, che aveva respinto la sua mozione perché "non ha fornito motivi sufficienti per la sua richiesta". La corte non ha affrontato il tribunale di primo grado e la mancanza di base giuridica del tribunale intermedio nel condannarla e respingere il suo ricorso iniziale. Nessun nome del giudice è stato mostrato sulla risposta come richiesto dalla legge. La risposta portava solo il sigillo del tribunale intermedio ed era datata 22 giugno 2022.

Respinto il ricorso all'Alta Corte provinciale

Il 1° agosto dell’anno scorso Cheng ha inviato il suo appello all'Alta corte popolare della provincia del Jiangsu e, il 22 settembre dello stesso anno, ha ricevuto un avviso in cui si affermava che i suoi materiali erano incompleti e che la sua domanda avrebbe dovuto essere consegnata nella sua interezza, entro 30 giorni. Cheng ha raccolto tutti i materiali richiesti e, il 26 settembre ha ripresentato il suo appello.

Il 18 luglio scorso ha ricevuto una risposta dall'Alta corte, in cui si affermava di non essere riuscita a stabilire ragioni sufficienti per annullare la sua ingiusta condanna. L'avviso era datato 13 luglio 2023 e portava solo il sigillo ufficiale dell'alta corte (con il nome di un giudice come richiesto dalla legge).

L'alta corte ha richiesto la conferma della firma che aveva ricevuto la posta. Cheng ha anche aggiunto una nota nella conferma. Ha ribadito ciò che aveva detto a tutte le altre agenzie a cui si era appellata, cioè che praticare il Falun Gong è totalmente legale in Cina.

Petizione alla Corte Suprema in Cina

Il 1° agosto scorso la donna ha presentato una petizione a Zhang Jun, capo della giustizia e presidente della Corte Suprema del Popolo (che è entrato in carica nel marzo di quest’anno, dopo aver prestato servizio per cinque anni come presidente della Procura Suprema del Popolo). La donna ha anche presentato un altro ricorso al tribunale intermedio della città di Nanjing. Nonostante le ripetute sconfitte nella sua battaglia per cercare giustizia, Cheng è più che mai determinata a continuare i suoi sforzi. perché non ha infranto alcuna legge praticando la sua fede e non avrebbe mai dovuto scontare una pena in prigione.

Articoli correlati:

Former Police Officer Files Motion to Reconsider a Wrongful Sentence for Practicing Falun Gong

Retired Police Supervisor Likely Imprisoned for Her Faith

Retired Police Supervisor Defends Her Innocence in Practicing Falun Gong

Retired Police Supervisor Files Complaints Against Prosecutors for Wrongfully Indicting Her for Her Faith

Retired Police Supervisor Persecuted for Her Faith