(Minghui.org) Il 9 settembre scorso la famiglia di Liu Guohua ha finalmente potuto farle visita di persona, per la prima volta dopo più di due anni dal suo arresto per la sua fede nel Falun Gong, una pratica per il benessere fisico e spirituale che viene perseguitata dal Partito Comunista Cinese dal luglio 1999. Prima di allora l’unico contatto che le era stata concesso con i familiari, era stato un breve incontro virtuale.
Il 14 maggio 2021 Liu, di 55 anni, residente nella contea di Binchuan nella provincia dello Yunnan, è stata arrestata e successivamente condannata in segreto a quattro anni di prigione. La polizia, il procuratore e il tribunale hanno tenuto i familiari all’oscuro del luogo di detenzione, dei dettagli riguardo all’accusa, al processo e alla sentenza. Solo all’inizio di marzo dell’anno scorso le autorità hanno comunicato loro il verdetto, rifiutandosi però di rivelare dove fosse detenuta.
I suoi cari hanno continuato a chiedere informazioni sulla sua situazione e gli agenti della stazione di polizia di Gong’an hanno mentito, dicendo che era stata portata nella prigione della città di Qujing, nella provincia dello Yunnan. I familiari si sono recati lì, ma è stato detto loro che non c’era.
Solo il 15 marzo dell’anno scorso hanno saputo dove si trovava. Quel giorno, quando le è stato permesso di telefonare, ha spiegato alla famiglia che era detenuta nella Seconda prigione femminile provinciale dello Yunnan.
Da allora, i familiari si sono recati diverse volte in carcere, ma a Liu è stato negato di ricevere visite. In seguito si sono rivolti al locale ufficio giudiziario, che li ha aiutati a organizzare un incontro virtuale con lei.
I suoi familiari hanno continuato a chiedere di poterla incontrare di persona. Alla fine hanno ottenuto la visita del 9 settembre scorso. Notando la donna fragile e sotto pressione, hanno avuto il sospetto che, in prigione, le sia stato ordinato di rinunciare al Falun Gong.
In precedenza, dal 2012 al 2016, Liu aveva scontato, sempre per la sua fede nel Falun Gong, tre anni e mezzo di pena detentiva nella stessa prigione, dove era stata torturata e drogata. La sua famiglia teme che anche questa volta possa aver subito abusi simili.
L’ultimo arresto
Il 14 maggio 2021 Liu stava per andare a lavorare nel podere di famiglia, quando gli agenti hanno improvvisamente bussato alla sua porta, minacciando di sfondarla se non li avesse fatti entrare.
Non appena suo marito ha aperto la porta, sono entrati oltre 20 agenti, tra cui il vice sindaco della città Huang Chengxing. Yang Yu, capo dell’Ufficio per la sicurezza interna della contea di Binchuan, che ha mostrato una richiesta di convocazione. L’agente Xiang Yongxiang ha ammanettato Liu, dopo aver mostrato il suo documento d’identità, ordinando a due agenti armati di trascinarla verso l’auto della polizia.
Per protestare contro l’arresto arbitrario, Liu ha gridato: “La Falun Dafa è buona! Verità, Compassione, Tolleranza sono buone! Il cielo eliminerà il Partito Comunista Cinese! Ritirate le vostre adesioni per proteggervi!”. Per questo motivo, la polizia l’ha accusata di essere contro il Partito Comunista Cinese e ha emesso un mandato di arresto contro di lei.
Durante l’arresto della donna, diversi agenti hanno perquisito le oltre 10 stanze della sua casa a tre piani, senza un mandato. La perquisizione è continuata anche dopo che Liu è stata portata via. Le sono stati confiscati oltre 50 libri del Falun Gong, decine di schede informative, un computer portatile, un tablet, un DVD, oltre 10 MP3, diversi lettori audio, un e-book e un cellulare. Prima di andarsene, Yang ha minacciato i familiari: “Non riferite quanto è accaduto al sito Minghui!”.
Un agente ha detto loro: “Non vorremmo farlo, ma è un ordine dall’alto. Ci è stata assegnata una quota di cinque praticanti da arrestare”.
Dopo l’arresto di Liu, la polizia si è rifiutata di fornire alla sua famiglia qualsiasi aggiornamento. Ci sono volute quasi due settimane per sapere che era stata rinchiusa nel centro di detenzione della prefettura di Dali. Quando i familiari hanno chiesto perché non fosse stata loro fornita una copia dell’avviso di detenzione, la polizia ha affermato di non conoscere il loro indirizzo.
L’arresto della donna ha terrorizzato la suocera, di quasi 80 anni, che ha sofferto di problemi cardiaci ed è stata ricoverata in ospedale. Poiché anche il marito di Liu ha problemi di salute, la famiglia, che si affidava a lei per la maggior parte delle faccende domestiche, si trova ora in una situazione difficile.
In seguito, la polizia ha sottoposto il caso di Liu alla Procura della contea di Binchuan. La donna è stata quindi incriminata e segretamente condannata a quattro anni di prigione.
Precedente periodo di detenzione
Quando, nel 2007, Liu ha iniziato a praticare il Falun Gong, i calcoli biliari e la ptosi gastrica, causata da ulcere gastriche, sono guariti. La donna segue i principi del Falun Gong di Verità, Compassione, Tolleranza e anche il suo rapporto con la suocera è migliorato.
Per aver distribuito materiale informativo del Falun Gong, Liu è stata denunciata da Ye Yong, segretario del Comitato per gli affari politici e legali della città di Qiaodian, e il 24 luglio 2012 è stata arrestata.
Nel pomeriggio più di 10 agenti hanno messo a soqquadro la sua abitazione, senza che lei fosse presente, confiscandole i libri e le foto del fondatore del Falun Gong, un ricamo con le parole “Verità-Compassione-Tolleranza”, più di 100 custodie di DVD, più di 400 schede informative del Falun Gong, un MP3 e due altoparlanti. Dopo essere stata trattenuta per tutta la notte presso l’Ufficio di Sicurezza Nazionale, il giorno successivo è stata portata al Centro di detenzione della contea di Binchuan.
Il 24 gennaio 2013 Liu è comparsa presso il tribunale della contea di Binchuan. Il suo avvocato ha presentato per lei un’istanza di non colpevolezza. Due mesi dopo è stata condannata a tre anni e mezzo di pena detentiva. All’insaputa della sua famiglia, è stata portata nella prigione femminile nº 2 della provincia dello Yunnan. Ci sono voluti più di sei mesi per sapere dove si trovasse.
Liu ha scritto una mozione per il riesame della sentenza e l’ha spedita a casa perché i familiari la consegnassero al tribunale, ma loro non l’hanno mai ricevuta. Le autorità si sono anche rifiutate di fornire una copia del verdetto. Lo hanno fatto solo dopo ripetute richieste della famiglia.
In prigione Liu ha subito diversi metodi di tortura. Le guardie non hanno permesso ai suoi due figli di farle visita, fino a quando non le restavano che pochi mesi di carcere.
Il figlio maggiore Zou Yongfeng ha ricordato: “Mi sono sentito così triste nel vedere mia madre. Era emaciata e aveva gli occhi gonfi. All’inizio esitava a raccontarci ciò che aveva dovuto sopportare. Quando abbiamo continuato a chiedere, ci ha detto che, poiché si era rifiutata di rinunciare al Falun Gong, le guardie le hanno spruzzato gli occhi con una specie di acqua speziata. Loro indossavano maschere antigas. Ha sentito un dolore enorme e la sua vista è diminuita rapidamente. Ora non riesce nemmeno a vedere chiaramente”.
La donna ha anche raccontato ai suoi figli che le guardie l’hanno tenuta ammanettata per così tanto tempo che dopo non erano più state in grado di aprire le manette, ma hanno dovuto usare una motosega per rimuoverle. I suoi polsi erano gravemente feriti e la cicatrice era molto profonda. È stata anche costretta a sedersi su un piccolo sgabello per lunghe ore e le sue natiche si sono incancrenite. Aveva i piedi così intorpiditi che non era in grado di scendere le scale da sola.
I figli hanno notato che la madre aveva i denti allentati e le hanno chiesto cosa fosse successo. Liu ha iniziato a piangere, ma senza rispondere alla domanda.
Più tardi, ha raccontato ai figli che le guardie non hanno permesso a lei e alle altre detenute di usare la carta igienica, ma hanno messo i libri del Falun Gong nel bagno e le hanno costrette a usare la carta dei libri per pulirsi. Liu e altre praticanti del Falun Gong si sono rifiutate di farlo, ma la donna era addolorata nel vedere altre detenute strappare i libri.
“La visita di mezz’ora è passata velocemente. Avevamo tante domande, ma nostra madre era molto triste e non poteva dirci tutto. I nostri cuori erano molto pesanti quando abbiamo lasciato la prigione”. Ha detto Zou.
Per cercare giustizia per la madre, Zou ha scritto lettere al dipartimento di giustizia provinciale, ma gli è stato detto che erano troppo occupati per esaminare il suo caso. Ha anche contattato il procuratore provinciale e l’ufficio dell’amministrazione penitenziaria, i quali hanno affermato che gli abusi in prigione non sarebbero stati permessi se la donna non avesse rifiutato di rinunciare al Falun Gong. Hanno affermato di avere documenti legali a sostegno degli abusi, ma si sono rifiutati di fornirne una copia. In un altro tentativo, Zou ha contattato l’Assemblea provinciale del popolo, che gli ha detto che avrebbe visionato solo i casi di ingiustizia, e quello di Liu non era fra questi.
Quando il 1° maggio 2015 la Corte Suprema cinese ha emanato una nuova politica che prevedeva l’accettazione e la revisione di ogni denuncia presentata dai cittadini, Zou ha presentato una denuncia contro Jiang Zemin, l’ex capo del Partito Comunista Cinese, per aver avviato la persecuzione del Falun Gong. La sua denuncia è stata accettata sia dalla Corte Suprema della Cina che dalla Procura Suprema della Cina.
“Dopo che mia madre ha iniziato a praticare il Falun Gong, ne ha tratto beneficio sia nel corpo che nello spirito. Non ha fatto nulla di male nello scegliere la sua fede o nel praticare il Falun Gong. Tutti noi la sosteniamo. Attraverso la persecuzione che ha subito in tutti questi anni, abbiamo visto chiaramente chi sono i veri criminali”, ha detto Zou.
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