(Minghui.org) L’8 marzo dello scorso anno, Hu Fengying, di 64 anni della città di Chenzhen, nella provincia dell’Hunan, è stata condannata a tre anni e mezzo di reclusione per aver praticato il Falun Gong, una disciplina per il benessere del corpo e della mente, perseguitata dal Partito Comunista Cinese dal luglio 1999.

Hu Fengying è reclusa nel “reparto di alta sicurezza” della prigione femminile dell’Hunan (situata nella capitale Changsha), dove ogni giorno le viene ordinato di rinunciare al Falun Gong. Il marito non può farle visita, perché lei si rifiuta di rinunciare alla sua fede. La prigione è nota per la persecuzione dei praticanti del Falun Gong e alcuni sono stati perseguitati a morte. Il marito di Hu è molto preoccupato per la sua sicurezza.

Hu, dipendente in pensione di una fabbrica di fiammiferi di Chenzhou, prima di iniziare a praticare il Falun Gong ha avuto un ictus. È stata sottoposta a una craniotomia con rimozione di una parte del cervello. In seguito all’intervento, il suo linguaggio è stato gravemente compromesso, tanto da dover fare delle piccole pause prima di parlare; la sua capacità cognitiva era pari a quella di una bambina, e inoltre doveva assumere quotidianamente dei farmaci per controllare i suoi sintomi.

Alcuni praticanti del Falun Gong, che sapevano della condizione di salute di Hu, l’hanno invitata a leggere con loro lo Zhuan Falun, il principale libro del Falun Gong. Agli inizi lei leggeva molto lentamente, ma i praticanti avevano molta pazienza e aspettavano che leggesse lentamente ogni parola ad alta voce, incoraggiandola a continuare, quindi gradualmente è riuscita a farlo in modo fluente e più veloce.

In pochi mesi la praticante è riuscita a tornare a parlare normalmente, le sue capacità cognitive sono migliorate in modo significativo e non aveva più bisogno di assumere farmaci. Suo marito è rimasto stupito dal potere del Falun Gong nel guarire la malattia.

Hu, dopo aver avuto un’esperienza così positiva con il Falun Gong, ha sfruttato ogni occasione per raccontare alla gente della sua guarigione miracolosa e per dire che la persecuzione del regime nei confronti di questa pratica, che trasforma la vita, è illegale (ad oggi, nessuna legge in Cina vieta il Falun Gong). L’8 marzo scorso lei è stata arrestata mentre parlava del Falun Gong alla gente.

L’agente di polizia del distretto di Beihu l’ha tenuta in custodia per 15 giorni, per poi portarla al centro di detenzione della città di Chenzhou. Il 24 marzo dell’anno scorso, la Procura del distretto di Suxian aveva emesso un mandato d’arresto formale nei suoi confronti.

Huang Kai della stazione di polizia del distretto di Beihu, come pure Fu Liang e Zhang Xin della stessa stazione, si sono recati nell’abitazione di Hu e hanno costretto il marito a firmare il mandato d’arresto.

Il marito di Hu ha cercato di consegnarle degli abiti, ma le guardie non li hanno accettati. Lui era molto preoccupato per la salute della moglie, quindi si è recato alla stazione di polizia e ha mostrato loro il pezzo di cranio rimosso durante l’intervento chirurgico, dicendo: “Mia moglie è stata operata al cervello. Vi riterrò responsabili se dovesse avere problemi di salute a causa della detenzione a lungo termine”.

Alla fine dell’anno scorso, il tribunale del distretto di Suxian ha condannato Hu a tre anni e mezzo di reclusione. Non si conoscono i dettagli dell’accusa, del processo e della sentenza.

Decessi di praticanti dopo abusi in carcere

Nel carcere femminile dell’Hunan, almeno cinque praticanti del Falun Gong sono decedute a causa delle torture subite.

Alla fine del 2001 la signora Jia Cuiying, di 61 anni della città di Jishou, nella provincia dell’Hunan, è stata condannata a cinque anni nel carcere femminile locale. La donna, prima dell’arresto, aveva una buona salute, ma dopo essere stata ripetutamente torturata e aver subito pressioni per farla rinunciare al Falun Gong ha manifestato una spondilite (artrite infiammatoria che colpisce la colonna vertebrale e le grandi articolazioni). Nel giugno 2004 è stata rilasciata con la condizionale e il 20 ottobre dello stesso anno è deceduta.

Li Deyin, di 55 anni, era una pensionata della fabbrica di macchinari Hunan della città di Changsha, nell’Hunan. Il 27 agosto 2002 è stata arrestata e condannata a quattro anni nel carcere femminile locale, dove è stata brutalmente torturata. Il 16 maggio 2006 il marito è andato a trovarla e, quando alle ore 10:00 se ne è andato, la donna sembrava ancora in forma. Solo tre ore dopo è stato informato che la moglie era in condizioni critiche ed era stata portata all’ospedale centrale di Changsha. Una volta accorso in ospedale, ha notato che lei non riusciva a parlare ed era semicosciente. Nel pomeriggio del 25 maggio 2006, nove giorni dopo, la praticante è deceduta.

Wang Wuhui, della contea di Pingjiang, nella provincia dell’Hunan, è stata arrestata il 28 giugno 2008 e condannata a tre anni nel carcere femminile dell’Hunan. Wang è stata brutalmente picchiata, percossa con manganelli elettrici, tenuta in cella d’isolamento, privata del sonno, costretta ai lavori forzati, appesa e sottoposta a molte altre forme di torture. La sua salute è rapidamente peggiorata e si sono manifestate febbre alta persistente ed edema in tutto il corpo. Non era in grado di mangiare, stare in piedi o camminare. I medici le hanno diagnosticato l’uremia. Nel novembre 2010 è stata rilasciata in libertà vigilata e il 24 dicembre 2012, a 61 anni, è deceduta.

Xiao Meijun, pensionata ex impiegata nel trasporto di generi alimentari nella città d’Hengyang, nella provincia dell’Hunan, è stata reclusa per due volte nella prigione femminile locale per un totale di 10 anni. Ha subito gravi torture e iniezioni di droghe sconosciute. Nel 2018, quando ha terminato il suo secondo periodo di detenzione, era ormai incapace di intendere e di volere e aveva perso la maggior parte dei denti a causa dell’alimentazione forzata. Il 2 marzo 2020, a 72 anni, è deceduta.

Il 30 dicembre 2018 è stata arrestata Zhang Yaqin, della città di Xiangtan, nella provincia dell’Hunan, e il 13 agosto 2019 è stata condannata a tre anni. Il 12 dicembre 2020, a 17 mesi dal suo ingresso nel carcere femminile, è stata torturata a morte. Aveva 65 anni.

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