(Minghui.org) Sono passati più di tre mesi da quando Lin Jianping ha chiesto un’udienza per il suo appello, ma non ha ancora ricevuto una risposta dalla Corte.

Il 6 febbraio dell’anno scorso Lin, residente a Yantai nella provincia dello Shandong, è stata arrestata per essersi rifiutata di rinunciare alla sua fede nel Falun Gong, una pratica per il benessere fisico e spirituale che viene perseguitata dal Partito Comunista Cinese dal 1999. Lo stesso giorno la donna è stata rilasciata, dopo che il locale centro di detenzione ha rifiutato di ammetterla a causa delle sue cattive condizioni di salute. Da allora è rimasta fuori su cauzione.

Il 19 dicembre dell’anno scorso Lin è stata processata. Il 28 marzo scorso è stata condannata a tre anni e multata di 5.000 yuan (circa 647 euro). Ha presentato appello al tribunale intermedio della città di Yantai, che ha assegnato il caso ai giudici Wu Guoyan (+86-535-6675306), Gai Boxian (+86-13361398889) e Wu Jing.

Il 16 giugno il giudice Wu Guoyan ha ascoltato la deposizione di Lin. Mentre firmava ha anche scritto: "La mia sentenza è stata una grave ingiustizia. Chiedo un’udienza pubblica per rimediare all’ingiustizia, in conformità con la legge". Wu l’ha elogiata per la sua calligrafia ordinata e Lin ha risposto: "Il tribunale dovrebbe essere un luogo in cui sostenere la giustizia e io, ovviamente, devo essere seria e scrivere la mia dichiarazione in modo ordinato".

Wu, tuttavia, non ha mai detto a Lin o al suo difensore non avvocato se si sarebbe tenuta un’udienza.

Il 5 luglio scorso Lin e il suo difensore hanno presentato un parere legale alla Procura della città di Qixia, responsabile della sua incriminazione. Il documento chiedeva di riparare al torto subito da Lin. L’impiegata che li ha ricevuti ha ascoltato attentamente e ha registrato la loro conversazione in un taccuino. Ha detto che avrebbe riferito le preoccupazioni ai suoi superiori e avrebbe chiesto cosa potesse fare il procuratore.

L’avvocato della donna ha chiesto all’impiegata di trasmettere il parere legale ai funzionari responsabili e alla Divisione della Procura.

In seguito, entrambi si sono recati al Dipartimento di polizia della città di Qixia che aveva eseguito l’arresto, presentando lo stesso parere legale alla divisione ricorsi. Un ufficiale ha preso il parere legale e si è recato a chiedere indicazioni ai superiori. Quando è tornato, ha affermato: "Anche se abbiamo sbagliato, non possiamo correggere i nostri errori".

Il 27 luglio scorso l’agente Sui Shuliang della Divisione ricorsi del Dipartimento di polizia di Qixia ha chiamato l’avvocato, chiedendogli se avesse presentato il parere legale della sua assistita. Il legale ha confermato di averlo fatto. In seguito lui e Lin hanno appreso che Sui era il comandante in seconda dell’Ufficio di sicurezza interna del Dipartimento di polizia di Qixia.

Sui ha detto che il caso di Lin non era più sotto controllo del dipartimento di polizia, il che significa che gli agenti non erano più responsabili della sua situazione.

L’avvocato ha ricordato a Sui che il dipartimento di polizia ha iniziato tutto perché l’avevano arrestata, sottoponendo il suo caso al procuratore senza alcuna base legale, il che ha portato alla sua ingiusta condanna. Ha anche sottolineato che nessuna legge in Cina criminalizza il Falun Gong o lo etichetta come culto, quindi la pratica e la diffusione di informazioni sul Falun Gong da parte della sua cliente sono assolutamente legali.

Il giorno dopo, qualcuno del tribunale di Qixia ha convocato Lin. La donna ha chiesto il motivo, ma la persona che ha chiamato si è rifiutata di dirglielo. Lin ha quindi chiesto di parlare con il giudice Han Liguang (+86-18596132061), che l’aveva condannata. L’interlocutore ha risposto e ha passato il telefono ad Han.

Lin ha chiesto perché fosse stata convocata e Han ha risposto che si trattava del suo appello. La donna gli ha ricordato che il suo caso era ora di competenza del tribunale intermedio e che lui avrebbe potuto parlare con il suo difensore se avesse avuto domande sull’appello.

Non molto tempo dopo la telefonata, Han si è presentato alla porta dell’abitazione della donna, insieme a un altro giudice e a due operatrici del tribunale. Hanno suonato il campanello, ma Lin non ha aperto e se ne sono andati.

Persecuzioni passate

Non è la prima volta che Lin viene presa di mira per la sua fede. In passato ha scontato tre anni in un campo di lavoro forzato e altri tre in prigione. Durante la detenzione è stata brutalmente torturata.

Con l’ultimo suo caso di appello ancora in sospeso, la figlia di Lin ha difficoltà a dormire la notte, preoccupata che la madre possa essere nuovamente imprigionata e torturata. Teme anche che la malattia cardiaca del padre possa ripresentarsi, se non riesce più a gestire la situazione della madre. La giovane donna non riesce a concentrarsi sul lavoro e non osa provare ad avere un figlio, preoccupata che l’ansia per la madre possa influire sulla salute del bambino.

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