(Minghui.org) In occasione del 25° anniversario dell'inizio della persecuzione del Falun Gong da parte del Partito Comunista Cinese (PCC) nel luglio 1999, i praticanti di 44 Nazioni hanno presentato un nuovo elenco di perpetratori ai rispettivi governi, chiedendo di vietare l'ingresso nei Paesi ai responsabili e ai loro familiari, oltre che congelare i loro beni all'estero secondo la legge.

Tra i colpevoli elencati c'era Huang Ming, ex viceministro della pubblica sicurezza e direttore dell'Ufficio 610.

Informazioni sul perpetratore

Nome completo del perpetratore: Huang (cognome) Ming (nome)Nome cinese: 黄明Sesso: UomoData/anno di nascita: Ottobre 1957Luogo di nascita: Città di Jianhu, provincia del Jiangsu

Titolo o posizione

Agosto 2009 - marzo 2016: Vice ministro e membro del Comitato di Partito del Ministero della pubblica sicurezza

Aprile 2016 - febbraio 2018: Vice segretario del Comitato di Partito e vice ministro del Ministero della pubblica sicurezza, membro del Comitato centrale per gli affari politici e legali e direttore dell'Ufficio 610 centrale.

Marzo 2018 - settembre 2022: membro del Comitato permanente dell'Assemblea nazionale del popolo e vicepresidente del Comitato per la Costituzione e il diritto.

Presente: Membro del Comitato permanente dell'Assemblea nazionale del popolo e vicepresidente del Comitato per la Costituzione e il diritto.

Crimini principali

Durante la sua carriera politica, Huang Ming ha ricoperto posizioni chiave nel Ministero della pubblica sicurezza e per due anni è stato direttore dell'Ufficio 610 centrale. Durante il suo mandato ha promosso attivamente la politica di persecuzione del Falun Gong, a causa della quale sono deceduti almeno 162 praticanti.

Di seguito è riportato il coinvolgimento di Huang nella persecuzione, tra il mese di gennaio 2016 e il mese di marzo 2018, quando era viceministro del Ministero della pubblica sicurezza e direttore dell'Ufficio 610 centrale.

1) Lancio di molteplici operazioni speciali contro i praticanti in tutto il Paese

Tra il 2016 e il 2017, sotto la supervisione di Huang, l'Ufficio 610 centrale e il Ministero della pubblica sicurezza hanno lanciato numerose operazioni speciali contro i praticanti del Falun Gong in tutto il Paese, allo scopo di intensificarne la persecuzione.

Il 24 gennaio 2016 l'Ufficio 610 centrale ha tenuto a Pechino una Conferenza nazionale di encomio per la “Prevenzione e la gestione dei problemi di culto”. Oltre a rivedere i “risultati del lavoro anti-culto” dell'Ufficio 610 nel 2015, gli incontri si sono concentrati anche sui piani di persecuzione per il 2016. Huang ha sottolineato di stare affrontando una “dura battaglia” e di dover gestire bene la “prevenzione delle sette”, sia nei Paesi esteri che in Internet.

All'inizio di febbraio 2017 l'Ufficio 610 centrale ha lanciato una campagna di molestie a livello nazionale, denominata “Bussare alle porte”. Questa campagna è stata condotta dal Ministero della pubblica sicurezza, con la collaborazione delle locali stazioni di polizia, dei comitati di quartiere e dei comitati di villaggio.

Con in mano una lista, gli agenti si sono recati porta a porta, a casa di ogni praticante locale presente nell'elenco, e hanno ordinato loro di scrivere dichiarazioni di garanzia in cui promettevano di smettere di praticare il Falun Gong. Coloro che si rifiutavano di obbedire venivano arrestati o condannati e le loro abitazioni messe a soqquadro. Durante la detenzione alcuni praticanti sono deceduti e anche i loro familiari sono stati perseguitati e coinvolti.

Per rafforzare la propaganda anti-Falun Gong, sotto la supervisione di Huang, l'Ufficio 610 centrale ha stabilito politiche che richiedevano ai dipartimenti competenti a tutti i livelli di rafforzare e promuovere la “propaganda anti-culto”, per incitare le persone all'odio verso il Falun Gong e per giustificare e normalizzare la persecuzione. L'Ufficio 610 centrale e gli uffici locali a tutti i livelli hanno tenuto regolarmente riunioni, per aggiornare le strategie di persecuzione.

Intorno al mese di aprile 2017 l'Ufficio 610 centrale ha pubblicato un documento, intitolato “Opinioni sugli standard per il monitoraggio e il rafforzamento del controllo dei principali praticanti del Falun Gong”. Il documento è stato distribuito come politica guida agli uffici governativi locali.

L'11 aprile 2017 l'Ufficio 610 centrale ha tenuto una riunione a Chengdu, nella provincia del Sichuan, denominata “Scambio di esperienze nazionali di pubblicità ed educazione anticulto di base, e prevenzione e gestione delle sette”. Lo scopo principale dell'incontro è stato quello di sottolineare l'importanza della propaganda “anti-culto” e scambiare esperienze di successo nella promozione della propaganda.

Il 22 settembre 2017 è stato lanciato ufficialmente il sito web “China Anti-Cult Network”, con la maggior parte dei contenuti di propaganda anti-Falun Gong. Il sito è stato sponsorizzato dall'Ufficio 610 centrale, noto come Ufficio per la prevenzione e la gestione dei problemi di culto del Consiglio di Stato.

2) Molestie, arresti, detenzioni e condanne su larga scala dei praticanti del Falun Gong

Tra i mesi di gennaio 2016 e marzo 2018, la situazione dei diritti umani in Cina ha continuato a peggiorare.

Nel 2016 sono stati condannati almeno 1.162 praticanti del Falun Gong e 91 di loro sono stati perseguitati a morte. Tra i praticanti deceduti ci sono: Li Kai, della contea di Lulong nella provincia dell'Hebei; Yang Ruiqin, della città di Harbin nella provincia dell'Heilongjiang; Zhao Cungui, della città di Taiyuan nella provincia dello Shanxi; Zhu Haishan, della città di Yushu nella provincia dello Jilin; Xiong Jiyu, della contea di Chenggu nella provincia dello Shaanxi; Peng Wenxiu, della contea di Luhe nella provincia del Guangdong.

Il 28 giugno 2016 più di 100 praticanti sono stati arrestati nella provincia del Liaoning. Gli arresti sono stati orchestrati dall'Ufficio 610 e dal Comitato per gli affari politici e legali provinciali. Per l'operazione è stato impiegato un gran numero di agenti di polizia.

Nel 2017 almeno 7.632 praticanti sono stati arrestati, 14.892 sono stati molestati e 974 sono stati condannati. Questi episodi sono avvenuti in 259 città di 28 province, regioni autonome e municipalità di tutto il Paese. Almeno 40 praticanti, in 17 province e municipalità, sono stati torturati a morte.

Da gennaio a marzo del 2018, almeno 21 praticanti del Falun Gong sono stati perseguitati a morte, 235 sono stati condannati e sono state arrestate 870 persone.

3) Casi di morte selezionati

Tra i mesi di gennaio 2016 e marzo 2018 almeno 162 praticanti del Falun Gong sono deceduti a causa delle persecuzioni. Alcuni sono stati torturati a morte nei centri di detenzione o nelle prigioni, altri sono deceduti poco dopo essere stati rilasciati.

Il 27 ottobre 2016 Xu Guixia, della città di Liaoyang nella provincia del Liaoning, è stata arrestata. Mentre era rinchiusa nel Centro di detenzione di Liaoyang ha attuato uno sciopero della fame, per protestare contro la persecuzione. Il 7 novembre le guardie l'hanno legata nella posizione dell'aquila aperta e l'hanno nutrita a forza. Durante l'alimentazione forzata Xu ha iniziato ad avere le convulsioni, ma nessuno si è fermato o ha cercato di aiutarla. Quando è stata portata in ospedale era già morta; il suo volto era così gonfio da essere quasi irriconoscibile. La donna aveva 47 anni.

L'8 marzo 2018 Sun Min, insegnante di 50 anni della città di Anshan nella provincia del Liaoning, è stata torturata a morte nel Carcere femminile del Liaoning, mentre stava scontando una condanna a sette anni. Suo padre ha raccontato che, il 7 febbraio 2018 gli era stato finalmente concesso di farle visita in prigione, quasi due anni dopo il suo arresto, avvenuto il 28 giugno 2016. La donna è stata portata nella stanza delle visite sulla schiena di qualcuno, perché non poteva più camminare, a causa delle torture subite. Un mese dopo, l'8 marzo, il carcere ha comunicato al padre che la figlia era stata portata all'ospedale generale dell'Ufficio di gestione delle prigioni della provincia del Liaoning. Alle 12:50 dello stesso giorno il padre è arrivato in ospedale, solo per constatare che la figlia era deceduta.

Il 18 luglio 2015 Hu Xia, della città di Chongzhou nella provincia del Sichuan, è stata arrestata e, l'11 marzo 2016, è stata condannata a una pena sconosciuta, dal Tribunale della città di Chongzhou. Nel Carcere femminile della provincia del Sichuan è stata costretta a restare in piedi per lunghi periodi di tempo. Le guardie che l'hanno picchiata, le hanno fatto saltare un dente e procurato lividi alle gambe e ai glutei. Poiché la donna non collaborava e non si trasformava, le è stato dato pochissimo cibo, meno di 50 grammi al giorno, e presto è diventava emaciata.

Le altre detenute sono state incaricate di spingerle la testa dentro un secchio d'acqua. All'inizio di febbraio 2017 è stata picchiata nella stanza delle punizioni. Non le è stato permesso di dormire ed è stata costretta a restare in posizione eretta per lunghi periodi di tempo. Hu ha perso i sensi a causa delle torture; i suoi occhi erano spenti ed era in uno stato di stordimento. Diventata incontinente, la donna aveva i pantaloni sempre intrisi di urina e feci, come anche il pavimento dove dormiva. Il 19 dicembre 2017 Hu è deceduta all'età di 55 anni.

Il 7 dicembre 2016 Yang Yuyong è stato arrestato. Nel Centro di detenzione distrettuale di Wuqing, la guardia Liu Jiangang lo ha schiaffeggiato e ha chiesto a 13 detenuti di picchiarlo tutti insieme contemporaneamente, fino a farlo svenire. Hanno anche abusato sessualmente di lui, pizzicandogli i genitali e mordendogli i capezzoli.

Intorno alle 18:00 dell'11 luglio i familiari di Yang sono stati informati che l'uomo versava in condizioni critiche. Arrivati all'ospedale di medicina cinese di Wuqing, c'erano agenti di polizia dappertutto. Quando i familiari lo hanno visto, Yang non respirava più e il suo corpo era di un colorito livido. Secondo il medico i suoi organi non funzionavano più già alle 15:40, quando è stato portato in ospedale. Anche gli infermieri hanno detto che stava morendo.