(Minghui.org) Il 18 gennaio di quest’anno la famiglia di Zhang Chao ha inaspettatamente ricevuto una notifica dal tribunale intermedio di Siping. Nella notifica si confermava l’avvenuta ricezione del ricorso presentato dalla stessa Zhang dopo la condanna alla detenzione per la sua fede nel Falun Gong, una pratica per il corpo e la mente perseguitata dal Partito Comunista Cinese dal luglio 1999.

Nel testo si leggeva solo che Zhang aveva subito un processo il 25 dicembre dello scorso anno, ma non vi erano informazioni sulla sentenza o sulla pena detentiva. I familiari erano alquanto sconvolti, perché il tribunale non aveva comunicato loro nulla riguardo all’udienza e tanto meno alla condanna.

Zhang, unaresidente della contea di Changtu, nella provincia del Liaoning, era stata arrestata il 26 giugno dell’anno scorso dal vice capitano Sun Licheng dell’Ufficio sicurezza interna di Shuangliao, nella provincia dello Jilin (a circa 96 chilometri di distanza). La polizia dello Jilin l’aveva presa di mira perché parlava alle persone del Falun Gong nella sua giurisdizione. Al momento della stesura di questo articolo, la praticante si trova ancora presso il Centro di detenzione di Siping, nella provincia dello Jilin.

I familiari sono andati alla procuradi Shuangliao molte volte per sapere chi si occupava del caso, ma non ha mai avuto una risposta chiara. Il caso è stato poi assegnato alla procura della contea di Lishu a Siping, che a sua volta l’ha inoltrato al tribunale della contea di Lishu.

Il giudice che presiede, Li Nan (+86-434-3196046), che è anche presidente della sezione penale della contea di Lishu, ha negato alla sorella di Zhang di figurare come difensore familiare e ha chiesto ai familiari di attendere la notifica con la data dell’udienza, ma di fatto non l’ha mai comunicata, come invece aveva promesso. Quando hanno ricevuto la notifica del ricorso dal tribunale intermedio di Siping, hanno pensato che il caso fosse ancora di competenza del tribunale.

Hanno chiamato il giudice Li e gli hanno chiesto perché non avesse mai comunicato loro del processo di Zhang e della condanna e lei ha risposto che non era obbligata a farlo. Ha solo rivelato che un avvocato d’ufficio aveva difeso Zhang, ma ha rifiutato di dire quale fosse la pena inflittale. Ha anche detto che non sapeva dove fosse la copia cartacea del verdetto di Zhang perché non si occupava più del caso, poi ha messo giù il telefono e non ha più risposto alle loro chiamate.

Hanno allora assunto in fretta un avvocato per avviare il ricorso, ma a quest’ultimo, il 29 gennaio scorso, quando si è recato al centro di detenzione, non è stato consentito di incontrare Zhang . Gli è stato detto che coloro che desideravano far visita ai praticanti di Falun Gong dovevano ottenere un’approvazione preventiva da qualche agenzia governativa.

Mentre si angosciavano per l’ingiusta condanna di Zhang, i suoi cari si sono ricordati anche di quando la sorella, Zhang Shuang è stata interrogata al tribunale di Lishu per 40 minuti a novembre dello scorso anno.

Il giudice convince con l’inganno la sorella a recarsi in tribunale e la polizia la sottopone a un interrogatorio di 40 minuti

Zhang Shuang ha richiesto di figurare come difensore familiare non-avvocato, ma il tribunale della contea di Lishu ha rifiutato di accettare la sua richiesta di persona, allora lei l’ha inviata tramite posta.

Il 28 novembre dell’anno scorso il giudice Li l’ha chiamata e le ha chiesto di recarsi in tribunale. Non le ha detto di cosa si trattasse, ma lei ci è andata comunque perché pensava fosse per farle riesaminare il fascicolo di sua sorella. La madre e la cugina l’hanno accompagnata.

Dopo che le tre donne hanno passato il controllo della sicurezza all’ingresso del tribunale, il giudice Li e un assistente hanno portato Zhang in una stanza e l’hanno perquisita. Dopo è andata in bagno con la madre e la cugina. Quando sono uscite dal bagno hanno visto degli agenti di polizia.

Li ha portato le tre donne in una stanza e ha ordinato a Zhang di togliersi vestiti e scarpe. Ha anche perquisito gli indumenti intimi. Sua cugina ha protestato per la perquisizione illegale. Li allora ha portato Zhang in un’altra stanza e non ha permesso alla madre e alla cugina di entrare.

Zhang ha visto otto agenti nella stanza, sette dei quali in uniforme. Le hanno ordinato di sedersi su una panchina e l’hanno circondata. L’hanno interrogata e hanno ripetuto la propaganda di odio del regime comunista contro il Falun Gong. Lei li ha smentiti e ha detto che la sorella era diventata una persona migliore dopo aver praticato il Falun Gong.

Mentre veniva interrogata, la madre e la cugina aspettavano fuori. Sono arrivati quattro agenti a sorvegliarle. Uno di loro si è seduto accanto alla madre 82enne e le ha chiesto se sapesse navigare in internet. La cugina gli ha detto di smetterla con quelle domande, ma l’hanno cacciata.

Allora ha bussato alla porta della stanza dove si teneva l’interrogatorio. Sono arrivati altri agenti che hanno trascinato lei e la zia in un’altra stanza. La madre è rimasta così terrorizzata che è scoppiata a piangere.

I poliziotti le hanno tenute in quella stanza per circa 40 minuti, fino a quando Zhang non è uscita dalla stanza dell’interrogatorio. Le tre donne allora sono state congedate. Mentre attraversavano l’ingresso hanno visto che c’erano più di 20 agenti di guardia.

Tre giorni più tardi, il 1° dicembre dell’anno scorso, Zhang ha ricevuto un sms dal tribunale in cui le si diceva che la sua richiesta di rappresentare la sorella era stata respinta. Ha chiamato il giudice Li per chiederne il motivo, e Li ha detto che semplicemente non le era stato permesso di difendere la sorella.

Allora ha chiesto la data del processo della sorella e Li le ha detto di attendere una comunicazione, chea non ha mai ricevuto, perdipiù quando ha chiamato alcune altre volte per informarsi sulla situazione della sorella, Li non ha più risposto al telefono.

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