(Minghui.org) Alla fine di gennaio si è appreso che Hu Yurong, di 54 anni, della contea di Qu nella provincia del Sichuan, è stata condannata a sette anni di prigione per la sua fede nel Falun Gong, una pratica per il benessere fisico e spirituale che viene perseguitata dal Partito Comunista Cinese dal luglio 1999.
Il 24 aprile 2020 Hu è stata arrestata dagli agenti dell'Ufficio per la sicurezza interna della contea di Qu e della sua filiale, la stazione di polizia di Baocheng. Da allora la polizia ha tenuto la famiglia all'oscuro della sua situazione. Di recente i suoi familiari sono riusciti a scoprire che è stata condannata e che si trova nel carcere femminile di Chengdu, ma non conoscono dove sia stata detenuta prima del suo trasferimento in prigione, né quando sia stata incriminata e processata.
Non è la prima volta che Hu viene presa di mira per la sua fede. In precedenza è stata incarcerata per un totale di quasi 16 anni, tra cui due periodi di lavori forzati e due condanne alla prigione.
Sei mesi di lavori forzati nel 1999
Dopo essersi laureata nel 1996 all'Università Normale di Nanchong, nella provincia del Sichuan, la donna ha trovato lavoro in una scuola media di Lhasa, in Tibet. In quell'anno ha iniziato a praticare il Falun Gong ed era ben considerata, come insegnante paziente e di talento.
Dopo l'inizio della persecuzione l'allora preside della scuola, Han Xiaowu, ha usato vari mezzi per cercare di farla rinunciare al Falun Gong. Han l'ha denunciata all'Ufficio 610 di Lhasa, che nell'ottobre 1999 l'ha condannata a sei mesi di lavori forzati.
Condannata a cinque anni dopo aver fatto appello in favore del Falun Gong a Pechino
Poco dopo essere stata rilasciata, nel settembre 2000 Hu si è recata a Pechino, con il figlio di 18 mesi, per fare appello in favore del Falun Gong. È stata arrestata in piazza Tiananmen e trattenuta per due mesi nel Centro di detenzione nº 2 di Pechino. Le guardie l’hanno picchiata e le hanno infilato bastoncini di bambù sotto le unghie. La donna era coperta di lividi e i suoi vestiti erano macchiati di sangue.
In seguito, Hu è stata riaccompagnata a Lhasa e, nel mese di gennaio 2001, è stata condannata a cinque anni dal tribunale locale. Durante la detenzione nel carcere di Beijiao, Hu è stata torturata, insultata e costretta a svolgere lavori faticosi e non retribuiti.
Le autorità hanno prolungato la sua pena e solo nel dicembre 2006 Hu è stata rilasciata, dopo sei anni e tre mesi di detenzione.
Dopo il rilascio, la scuola di Hu l'ha licenziata e le autorità di Lhasa l'hanno rimandata nella sua città natale, nel Sichuan.
Arrestata tre volte nel Sichuan nel 2007
Nel mese di luglio 2007 Hu è stata arrestata nella contea di Qu e trattenuta per 15 giorni nella prigione locale.
Il 1° ottobre 2007 decine di agenti di polizia hanno fatto irruzione nella sua abitazione e hanno tentato di arrestarla. Dopo la sua fuga, hanno perquisito la casa dei suoi genitori. Suo padre e suo fratello sono stati portati alla stazione di polizia di Baocheng e interrogati. Per sette giorni, oltre 100 abitanti del villaggio si sono alternati per sorvegliare la loro abitazione. La polizia ha anche perquisito più volte la casa dei genitori, confiscando i cellulari e vietando loro di contattare chiunque.
Due settimane dopo, quando è tornata a casa, Hu è stata arrestata. La polizia del Sichuan l'ha riportata in Tibet. Durante il viaggio di 48 ore le sono state ammanettate le mani e i piedi, conseguentemente ha perso la sensibilità. Inoltre, durante il viaggio non le è stato dato nulla da mangiare o da bere.
Non è chiaro per quanto tempo Hu sia stata trattenuta in Tibet, ma dopo il rilascio è tornata nel Sichuan. Nel novembre 2007 è stata nuovamente arrestata e trattenuta per due mesi nel centro di detenzione della contea di Qu.
Due anni di lavori forzati nel 2008
Il 10 febbraio 2008, tre giorni dopo il Capodanno cinese, Hu è stata nuovamente arrestata poco dopo essere stata rilasciata dal centro di detenzione. Le sono stati inflitti due anni di lavori forzati ed è stata portata nel campo di lavoro forzato femminile di Nanmusi, nel Sichuan.
Le guardie hanno istigato le detenute a picchiarla, a privarla del sonno e a negarle l'uso del bagno. La donna è anche stata tenuta in cella d’isolamento, le sono stati legati mani e piedi, ed è stata appesa per i polsi. Per sei giorni non le è stato dato niente da mangiare. È stata anche costretta a indossare pantaloncini corti in inverno e a restare seduta sulle ginocchia per un giorno intero.
Il periodo di detenzione di Hu è stato prolungato di due mesi e, nell'aprile 2010, è stata rilasciata.
Condannata a sette anni nel 2011 dopo l'arresto alla fine del 2010
Pochi mesi dopo essere stata rilasciata, il 26 novembre 2010 Hu è stata nuovamente arrestata, mentre era alla ricerca di un lavoro. La polizia l'ha picchiata e trascinata in un'auto civetta.
È stata torturata nel centro di detenzione della contea di Qu e portata all'ospedale psichiatrico di Dazhou, dove le sono state iniettate droghe sconosciute ed è stata sottoposta ad alimentazione forzata.
Il 23 agosto 2011 il tribunale della contea di Qu ha condannato Hu a sette anni di prigione, sulla base di testimonianze inventate dai funzionari del villaggio, che l’hanno accusata di aver distribuito materiale informativo del Falun Gong. L'8 dicembre 2011 è stata portata nel carcere femminile di Jianyang.
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