(Minghui.org) Zhou Dunyi (1017-1073), un rinomato studioso della dinastia Song (960-1279), fin da bambino amava leggere. La dignità era per lui prioritaria, mentre considerava fama e ricchezza come polvere. Una volta scrisse: “Per un uomo razionale, una mente allineata con il Tao rappresenta la sua nobiltà, e un corpo libero da malattie la sua ricchezza. Ottenendo entrambi, vive bene e senza preoccupazioni”.

Nel corso della propria carriera come funzionario, Zhou divenne famoso per la propria integrità nelle questioni giudiziarie e per come corresse i casi che erano stati gestiti in modo errato. Era anche noto per la propria gentilezza ed empatia verso le persone, radicate nella sua stessa spiritualità. In effetti era molto entusiasta di promuovere il pensiero taoista tra i letterati Song e molti studiosi, effettivamente, erano in risonanza con i suoi insegnamenti.

Gli storici si riferivano a Zhou come a qualcuno che “aveva obiettivi elevati, era molto ben informato, con il comportamento degli antichi saggi”. Ha esemplificato queste nobili caratteristiche per tutta la propria vita.

All’età di 24 anni, Zhou fu assegnato a funzionario nella contea di Fenning (nell’odierna provincia dello Jiangxi). Molte persone erano detenute in prigione in quel periodo e, molti dei loro casi, erano ancora irrisolti. All’arrivo, Zhou risolse rapidamente questi casi, punendo i criminali e rilasciando gli innocenti; cosa che gli valse grandi elogi da parte dei residenti locali. C’era un caso complicato che si era trascinato per anni senza una conclusione, ma Zhou riuscì a fare chiarezza dopo un solo interrogatorio. La gente fu molto colpita dalle sue capacità.

Grazie ai propri successi, Zhou venne promosso alla posizione di ufficiale militare a Nan’an (nell’odierna provincia del Fujian). In uno dei casi esaminati, Wang Kui, il magistrato di Nan’an, decise di giustiziare un prigioniero. Molte persone non erano d’accordo, ma non osavano parlare apertamente poiché Wang era noto per essere severo e testardo. Zhou discusse con lui delle ragioni legali, ma Wang si rifiutò di ascoltare.

Vedendo la situazione, Zhou decise di dimettersi dicendo: “Non accontenterò i funzionari più alti al prezzo della vita di qualcuno”. Questa cosa risvegliò Wang e il prigioniero venne risparmiato. Dopo questo fatto, Wang spesso lodò Zhou e lo raccomandò persino alla corte imperiale.

Poco dopo, Zhou fu riassegnato a capo della contea di Nanchang (nell’odierna provincia dello Jiangxi). La gente di Nanchang ne fu molto contenta e disse: “Questo è il funzionario che a Fenning ha risolto un caso dopo un solo interrogatorio. Finalmente c’è speranza per noi!” C’erano stati molti funzionari astuti e gangster locali nella zona che si erano approfittati della gente, ma con l’arrivo di Zhou ebbero paura di affrontare le conseguenze delle proprie cattive azioni e smisero di comportarsi male.

Successivamente, Zhou divenne funzionario a Hezhou (nell’odierna Chongqing). Poiché era molto capace, i funzionari inferiori fecero sempre affidamento su di lui per elaborare i casi e i residenti locali non eseguirono automaticamente un ordine a meno che non provenisse da lui.

Successivamente Zhou fu promosso a un grado ufficiale nella provincia del Guangdong. Continuò a lavorare diligentemente per risolvere i casi illeciti. Fece anche visita una per una a tutte le diverse regioni della propria giurisdizione, comprese anche le aree remote o i luoghi con malattie infettive. Quando si recò a Duanzhou, un luogo famoso per le pietre da inchiostro, i residenti locali gli raccontarono di come il funzionario Du Zi avesse monopolizzato lo scavo delle pietre per trarne profitto.

Zhou presentò una richiesta all’Imperatore per vietare il coinvolgimento dei funzionari locali nello scavo delle pietre da inchiostro. Inoltre, richiese un regolamento secondo il quale un funzionario non poteva prendere più di due pietre per uso personale. Questa richiesta fu approvata dall’Imperatore e gli abitanti locali ne furono felici.

Zhou diede risalto anche all’istruzione e promosse la creazione di scuole pubbliche ovunque andasse. Nel tempo libero inoltre amava insegnare. La sua personalità e conoscenza attirarono molti studenti volenterosi. Cheng Xiang, un funzionario della corte imperiale di controllo giudiziario, fu uno degli ammiratori di Zhou e mandò i suoi due figli (Cheng Hao e Cheng Yi) a imparare da lui. Entrambi i figli divennero in seguito rinomati studiosi.

Quando lavorava come funzionario a Ganzhou (nell’odierna provincia dello Jiangxi), Zhou divenne un buon amico di Zhao Bian, all’epoca capo di Ganzhou. Zhao ammirava Zhou per il proprio comportamento nobile; mentre Zhou rispettava il carattere retto e altruista di Zhao. Entrambi conoscevano l’importanza dell’istruzione e decisero di promuovere l’insegnamento nella zona. Insieme crearono l’Accademia Qingxi a Qianzhou dove Zhao tenne una conferenza su come comportarsi con correttezza nella vita privata, mentre Zhou spiegò come evitare di commettere lo stesso errore due volte. Le loro lezioni erano molto popolari e molti studiosi venivano da tutto il Paese per ascoltarle, tanto che l’accademia ne fu sopraffatta. Man mano che gli insegnamenti di queste classi si diffondevano, Qianzhou fu benedetta da alti valori morali, prosperità e rispetto verso gli intellettuali.

Nonostante la sua fama, Zhou condusse una vita semplice. In una poesia scrisse: “Come ufficiale ho molte cose da fare ma non mi sento stanco / poiché voglio solo essere integro e con la mente calma”. In un’altra poesia, scrisse:

“Mangio spesso patate dolci e verdure tutto l’anno,e indosso semplici abiti di lino;Mangiare abbastanza e stare al caldo è tutto ciò di cui ho bisognopoiché la salute e la pace non hanno prezzo”.

Sebbene Zhou lavorasse come funzionario in vari posti, il suo stipendio era basso e donava anche soldi ai bisognosi. Non era preoccupato di vivere una vita semplice e parsimoniosa.

Una volta, il suo amico Pan Xingsi andò a trovarlo e scrisse: “Ho guardato la residenza di Zhou e ho scoperto che l’unica cosa che aveva oltre ai vestiti era una vecchia scatola con meno di cento denari al suo interno. Le persone ne erano tutte colpite; l’ho visto con i miei stessi occhi”.

Grazie al proprio carattere retto, Zhou portò benefici alle persone ovunque andasse. Dopo che divenne capo di Chenzhou (nell’odierna provincia dello Hu’nan), Zhao Bian scrisse una poesia per lodarlo: “Non ci sono più cause legali pendenti e tutti i residenti locali sono felici”.

Anche il famoso poeta Su Shi scrisse una poesia su Zhou: “Hai tutte le nobili qualità / e ora ti sei ritirato qui con una fedina pulita”. Il poeta Huang Tingjian una volta descrisse Zhou dicendo: “Il suo carattere è molto nobile con una mente chiara e aperta. È davvero piacevole interagire con lui: è come vedere un cielo sereno dopo che ha smesso di piovere”.

Mentre lavorava a Nankang, Zhou costruì una sala studio vicino al monte Lu (noto anche come Lushan). Dopo il pensionamento rimase lì e fondò l’Accademia Lianxi dove insegnò agli studenti e conversò con i taoisti. Il suo carattere dignitoso si riflette in un articolo che scrisse intitolato “Perché preferisco il Loto”, di cui riportiamo un estratto:

“Nell’acqua e sulla terra ci sono molte piante e fiori adorabili. Tao Yuanming della dinastia Jin amava particolarmente il crisantemo. Sin dalla dinastia Tang, la peonia è stata apprezzata da molti. Per quanto mi riguarda, invece, io preferisco il loto.

Sorge dal fango, ma conserva la propria purezza. Fiorisce dalle increspature, eppure il suo fiore non ammalia. Le sue arterie corrono dritte mentre i suoi steli sono alti, senza viti o rami estranei. La sua fragranza è leggera e pulita e viaggia lontano nel vento. Si isola in mezzo all’acqua, puro e aggraziato, uno spettacolo bellissimo per gli occhi, ma fuori portata per chi cerca un qualcosa di banale.

Il crisantemo è un eremita tra i fiori, mentre la peonia rappresenta i ricchi e i potenti. Il loto è invece un fiore di nobiltà e dignità. Ah! Ci sono poche persone dopo il Tao a cui piace il crisantemo, e forse ce ne sono di più che preferiscono il loto come me. Quanto alla peonia, sono già tanti gli affezionati”.