(Minghui.org) Il 12 marzo scorso due donne di Longkou, nella provincia dello Shandong, sono state condannate a due anni con l’accusa di essere praticanti del Falun Gong, una disciplina spirituale per il benessere di corpo e mente perseguitata dal Partito Comunista Cinese dal 1999.
Chen Guifang e Jiao Linhui erano fra i 23 residenti di Longkou (21 praticanti del Falun Gong e due loro familiari) arrestati alle 5:00 di mattina il 9 maggio dell’anno scorso. Quel giorno, per la retata sono stati inviati più di 100 agenti di polizia da otto stazioni. Si sono fatti aprire la porta dai praticanti con l’inganno, fingendo di essere del comitato di strada o i vicini del piano di sotto che si lamentavano per una perdita dal soffitto. Secondo quanto ha riferito da qualcuno che lavorava lì, la retata è stata organizzata dall’Ufficio per la sicurezza interna di Longkou.
Jiao, nativa di Tianjin, è stata catturata da agenti della stazione di polizia di Dongjiang che si sono introdotti in casa forzando la serratura. Chen è stata arrestata mentre si trovava a casa della sorella, Chen Yang, la quale era stata appena operata ad una gamba e aveva bisogno della sua assistenza. Entrambe le praticanti sono state recluse nel centro di detenzione di Yantai. Yantai controlla amministrativamente Longkou.
La polizia ha trasmesso i due casi alla procuradi Longkou il 26 luglio dell’anno scorso. Nel giro di poco sono state incriminate e i loro casi sono stati inoltrati al tribunale di Longkou il 21 agosto.
La prima udienza
L’udienza di Liao e Chen si è tenuta il 1° novembre dello scorso anno. In aula vi erano il giudice e i familiari e le due donne erano nella stanza accanto. Il P.M. Wang Fei ha definito Jiao “recidiva” per le sue due condanne precedenti al lavoro forzato a causa della sua fede nel Falun Gong. Jiao ha obiettato che non avrebbe mai dovuto essere perseguitata per aver esercitato il suo diritto di libertà di credo sancito dalla Costituzione. Pertanto le condanne ai lavori forzati non erano assolutamente legittime.
Chen ha deposto contro la polizia poiché le aveva mentito. Gli agenti le avevano promesso di mandarla a casa dopo un esame medico il giorno dell’arresto e invece, subito dopo la visita in ospedale, l’avevano portata al centro di detenzione di Yantai. Ha detto che aveva riacquistato la salute dopo aver intrapreso il Falun Gong più di 20 anni fa, ma dopo i maltrattamenti subiti in carcere per più di cinque mesi aveva iniziato a soffrire di ipertensione ed emicrania. Le guardie l’avevano obbligata ad assumere ogni giorno dei farmaci sconosciuti.
Chen e il suo avvocato hanno protestato anche contro quella tipologia di udienza. Hanno chiesto al giudice che presiedeva perché le avesse messe in una stanza a parte, quando si trovavano già in tribunale e non soffrivano di nessuna malattia contagiosa.
Chen ha inoltre sottolineato che le era stato detto che l’udienza sarebbe stata presieduta da un altro giudice, e non era stata informata del cambio di giudici in anticipo come richiesto dalla legge. Il giudice ha ignorato le rimostranze e ha chiuso l’udienza dopo mezz’ora.
Seconda udienza
La seconda udienza congiunta per le due praticanti si è tenuta il 26 dicembre dell’anno scorso. I loro avvocati hanno contestato che l’Ufficio per la sicurezza interna di Yantai aveva emesso la lettera di “autentica” del materiale del Falun Gong, confiscato alle due donne come “propaganda di culto”, ma non aveva l’autorità di farlo. In quanto agenzia delle forze dell’ordine, sorge un evidente conflitto di interessi qualora rilascino un qualsiasi documento riguardante le prove. Per legge solo un’agenzia forense, in veste di terza parte indipendente può esaminare e verificare le prove d’accusa. Pertanto la lettera dell’Ufficio per la sicurezza interna e le prove che avevano “autenticato” dovevano essere dichiarate non valide.
Durante la fase dell’esame incrociato delle prove, il P.M. Wang Fei ha mostrato un filmato in cui si vedeva una persona con un casco giallo alla guida di un motociclo, con un passeggero sul sedile posteriore. Anche se nel video non si vedevano chiaramente le facce delle due persone, Wang sosteneva che si trattasse di Chen che, insieme a Jiao, si stava recando a distribuire materiale del Falun Gong.
Chen ha detto che non aveva un casco simile e che anche se fosse stata lei quella nel filmato, Wang non poteva provare che stesse andando a distribuire del materiale del Falun Gong.
L’avvocato ha chiesto il suo rilascio. Ha aggiunto che la sua cliente aveva libertà di credo ed espressione e poteva quindi praticare la sua fede e farla conoscere ad altre persone. Non aveva fatto nulla di male e non doveva essere imprigionata. Il P.M. ha ignorato le sue dichiarazioni.
Il giudice Zhao Yu ha condannato entrambe le donne a due anni il 12 marzo scorso.
Le due condanne precedenti di Jaio ai lavori forzati
Questa non era la prima volta che Jiao veniva perseguitata per la sua fede. In precedenza aveva scontato due condanne ai lavori forzati, per un totale di tre anni, e aveva subito torture e lavaggi del cervello.
Condannata a un anno di lavoro forzato nel 2004
Un giorno nell’estate del 2003, quando viveva ancora a Tianjin, degli agenti della stazione di polizia di Shengli si sono presentati alla porta e hanno chiesto di controllare se avesse del materiale del Falun Gong in casa. Le hanno anche ordinato di andare alla stazione di polizia per scrivere una dichiarazione di rinuncia alla pratica. Jiao ha rifiutato di aprire la porta e di obbedire ai loro ordini. Temendo un’ulteriore persecuzione è andata via di casa nel cuore della notte. La polizia ha fatto irruzione in casa sua il giorno dopo per perquisirla. Lei ha dovuto, per forza di cose, vivere lontano da casa per più di sei mesi per evitare la polizia.
Il 14 aprile del 2004, non molto tempo dopo essere ritornata a casa ed essersi riunita al marito e al figlio che frequentava la quarta elementare, è stata arrestata da agenti della stazione di polizia di Shengli e condannata a un anno di lavori forzati presso il campo femminile di Tianjin.
Nel campo era obbligata a stare in piedi e a guardare tutto il giorno programmi televisivi che diffamavano il Falun Gong. Le guardie la mettevano anche in cella d’isolamento, sulle cui pareti c’erano slogan che diffamavano il Falun Gong e il cui pavimento era ricoperto di foto del fondatore della pratica. Una guardia le ha ordinato di calpestare le foto e, siccome lei non lo ha fatto, la guardia Xia Chunli l’ha presa a schiaffi in viso. Un’altra guardia Liu Junying ha fatto a pezzi una foto e ha detto a una detenuta di mettergliela nella scarpa.
Jaio si rifiutava anche di svolgere il lavoro non retribuito, allora le guardie l’hanno obbligata a stare in piedi per quattro giorni di fila, con due sole ore di sonno per notte. Questa tortura si è ripetuta diverse volte. Le guardie hanno anche torturato le sue compagne di cella per istigarle all’odio verso di lei e aumentare la pressione mentale nei suoi confronti, allo scopo di farla rinunciare al Falun Gong.
Condannata a due anni di lavoro forzato nel 2009
L’8 febbraio del 2009 è stata arrestata di nuovo per aver distribuito del materiale del Falun Gong a Tianjin. Aveva ferite su tutto il viso e il collo per le percosse della polizia. È stata prima tenuta al centro di detenzione di Jinnan e poi trasferita al campo femminile di lavori forzati di Banqiao per scontare due anni.
Poiché si rifiutava ancora di lavorare senza retribuzione, l’hanno di nuovo costretta a stare in piedi per quattro giorni di fila, durante i quali non la facevano quasi dormire. È stata anche tenuta in isolamento, sottoposta a lavaggio del cervello e privata del sonno per lunghi periodi.
Le guardie hanno istigato le prigioniere tossicomani a picchiarla.
Durante una nuova campagna ordinata dall’Ufficio 610 ad agosto 2009, per aumentare le torture verso i praticanti che non rinunciavano al Falun Gong, le guardie hanno preparato una stanza speciale, hanno messo le foto del fondatore della pratica in un sacco di sabbia e hanno ordinato alla donna di colpirlo. Alcune guardie hanno anche ordinato alle praticanti di calpestare le foto del fondatore del Falun Gong.
La pena di Jiao è stata prolungata di cinque giorni perché è rimasta ferma nella sua fede.
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