(Minghui.org) Il 20 aprile di quest’anno i familiari di Wang Yonghua, una residente di Qinhuangdao nella provincia dell’Hebei, hanno comunicato che la donna è stata condannata a tre anni per la sua pratica del Falun Gong, una disciplina spirituale perseguitata dal Partito Comunista Cinese dal 1999.

Prima di questa condanna Wang aveva già scontato tre anni e mezzo di prigione per la sua fede. Suo marito, anch’egli praticante del Falun Gong, era morto nel 2017, cinque anni dopo essere uscito di prigione, dove aveva trascorso quattro anni, durante i quali aveva subito incessanti torture.

In seguito al suo ultimo arresto la figlia, cresciuta a contatto con la continua persecuzione dei suoi genitori, ha subito frequenti molestie da parte della polizia. Anche se non praticava il Falun Gong la polizia l’aveva inserita nella lista degli “individui sensibili” e le aveva impedito di viaggiare senza il suo permesso.

Arresto e condanna di Wang

Wang, che aveva già 60 anni, è stata arrestata a casa del figlio a Tianjin il 5 luglio dello scorso anno, insieme alla consuocera Zhang Maoxia, anche lei praticante del Falun Gong. Entrambe le donne sono state recluse nel centro di detenzione della nuova area di Binhai e sono state negate loro le visite.

Ad aprile di quest’anno i familiari hanno confermato che le due donne sono state entrambe condannate a tre anni, ma i dettagli dell’incriminazione, del processo e della condanna non sono disponibili al momento della stesura del presente articolo.

Secondo l’avvocato di Wang, lei ora soffre di patologie imputabili ai maltrattamenti subiti nel centro di detenzione e non è in grado di camminare autonomamente.

La figlia viene licenziata dal lavoro, messa sotto stretta sorveglianza e non le si permette di viaggiare

Il 14 luglio dello scorso anno oltre 10 agenti della stazione di polizia di Xugezhuang hanno fatto irruzione in casa della figlia, Ming (nome di fantasia) a Tangshan, nella provincia dell’Hebei e le hanno confiscato effetti personali per un valore di migliaia di yuan (centinaia di euro). Il pretesto per il raid era che stavano svolgendo le indagini sul caso della madre.

Anche il marito e la suocera di Ming, entrambi praticanti del Falun Gong, sono stati arrestati e portati alla stazione di polizia. Lei e la figlioletta di sette anni sono rimaste a casa sorvegliate da tre agenti. La suocera è stata rilasciata intorno a mezzanotte e il marito intorno alla 16:00 del giorno seguente.

Ming lavorava per una compagnia di comunicazioni. Subito dopo l’arresto della madre, la polizia ha costretto il direttore a licenziarla.

Quattro agenti della stazione di polizia di Xugezhuang sono di nuovo piombati in casa di Ming il 22 novembre dello scorso anno. Hanno portato lei, il marito e la figlia alla stazione di polizia, dicendo che la Divisione di sicurezza interna aveva deciso di detenere la coppia per 15 giorni, ma non hanno rilasciato loro alcuna copia della notifica di detenzione. A causa della giovane età della figlia, la polizia ha trasferito Ming al carcere locale, mentre ha rilasciato il marito e la figlia.

Ming in seguito è stata rilasciata in data sconosciuta. Il 22 marzo di quest’anno ha prenotato un viaggio a Pechino. Dopo che aveva acquistato il biglietto, la polizia l’ha chiamata e ha preteso che cancellasse il viaggio. Lei lo ha fatto. Quando stava cercando di comprare un altro biglietto il 22 aprile, le è stato di nuovo detto che non le era permesso andare a Pechino, perché la data era troppo vicina all’anniversario dello storico appello del 25 aprile. La polizia ha anche detto che non poteva viaggiare liberamente e doveva avere la sua approvazione prima di andare a Pechino. Ming è riuscita infine a farsi autorizzare il viaggio, ma è dovuta rientrare in giornata. Il giorno del viaggio una guardia della sicurezza alla stazione ferroviaria l’ha fermata e le ha perquisito la borsa.

Poi ha prenotato una vacanza in Corea del Sud. Aveva speso un sacco di soldi per volo, hotel e biglietti aerei, ma gli agenti alla dogana hanno fermato lei e la figlia al momento dell’imbarco e hanno detto che la polizia aveva ordinato che si recasse immediatamente da loro. Lei è andata alla stazione di polizia e le hanno detto che l’avevano inclusa nella lista degli “individui sensibili” e messa sotto “stretta sorveglianza”. Non le era permesso lasciare Tangshan senza il loro permesso, né tanto meno lasciare il Paese. L’hanno anche minacciata di costringere il datore di lavoro del marito a licenziarlo.

Fin dall’arresto della madre nel luglio dello scorso anno, i familiari di Ming, specialmente la figlia di sette anni, hanno vissuto nella paura a causa delle molestie continue. Eppure la polizia continuava a minacciarli di ritornare o di far tornare la coppia alla stazione di polizia.

La predente incarcerazione di Wang e la morte del marito

Nel 1998 a Wang era stata diagnosticata la leucemia, ma era completamente guarita dopo aver intrapreso il Falun Gong qualche tempo dopo la diagnosi, quello stesso anno. Era anche guarita da una cardiopatia e dal cancro al seno. Suo marito Guo Daoyou, era rimasto così impressionato che aveva iniziato a praticare anche lui.

La coppia è rimasta ferma nella propria fede dopo che la persecuzione è iniziata, ed è stata ripetutamente bersagliata. Wang ha deciso di andare a Pechino per fare appello per la Falun Dafa, ma è stata intercettata alla stazione degli autobus di Qinghuangdao. É stata portata alla stazione di polizia locale e ammanettata al palo del canestro in un campo di basket in mezzo alla neve. Il gelo ha innescato una ricaduta della cardiopatia. La polizia ha costretto il marito a pagare 3.000 yuan (circa 400 euro) per rilasciarla.

iI 18 luglio del 2008 più di due dozzine di agenti hanno fatto irruzione in casa della coppia, confiscando dei beni di valore fra cui un computer da tavolo, una stampante, un computer portatile, un cuoci riso e il materiale scolastico dei suoi due figli. Guo, da cui la famiglia dipendeva economicamente, è stato portato al centro di detenzione distrettuale di Funing. Wang riusciva a stento ad arrivare a fine mese e si è recata anche da vari enti governativi per chiedere il rilascio del marito.

Al ritorno da una festa di quartiere, il 19 marzo del 2009 Wang è stata fermata dall’agente Yingli del Dipartimento di polizia distrettuale di Funing, che le ha ordinato di andare con lui per rispondere ad alcune domande. Il figlio quattordicenne che era con lei è ritornato a casa da solo. Dopo aver portato Wang al centro di detenzione del distretto di Funing, la polizia è andata alla scuola della figlia e le ha ordinato di firmare i documenti del caso della madre.

Il mattino seguente Chen è ritornato con altri tre agenti per perquisire la casa di Wang. Hanno ordinato al figlio di collaborare con loro, ma lui ha rifiutato. Chen ha chiamato altri quattro agenti che hanno spinto il ragazzo in un angolo e lo hanno tenuto d’occhio, mentre altri agenti effettuavano la perquisizione. Vedendo che una stanza era chiusa, Chen ha detto al ragazzo di dargli la chiave, ma lui era così terrorizzato da essere perfino incapace di parlare. Chen allora ha chiamato un fabbro per aprire la porta. Da quella stanza sono stati confiscati i libri del Falun Gong di Wang e i computer portatili dei figli.

Mentre Guo e Wang erano in carcere, la polizia molestava spesso i figli a scuola e ordinava loro di redigere delle dichiarazioni di rinuncia al Falun Gong per conto dei genitori. Li minacciavano dicendo loro che non li avrebbero fatti diplomare, se non avessero ubbidito. Siccome la figlia stava per sostenere l’esame di ammissione al college ed era fra i migliori studenti, la direzione scolastica si preoccupava di offrire molti pasti ai poliziotti e li sollecitava a non creare problemi ai due ragazzi.

Durante le vacanze estive, la figlia è andata alla Divisione di sicurezza interna del distretto di Funing ogni giorno per chiedere il rilascio dei genitori, ma non ha ottenuto niente.

Guo e Wang in seguito sono stati condannati rispettivamente a quattro e tre anni e mezzo, e portati in carcere a settembre del 2009. Wang, mentre era nel carcere femminile di Shijiazhuang, spesso veniva appesa per i polsi.

Mentre era ancora recluso nel centro di detenzione distrettuale di Funing, Guo veniva spesso picchiato dai detenuti e le sue gambe presentavano gravi ferite. Quando è stato portato al carcere di Jidong, le guardie hanno continuato a picchiarlo anche lì. Quando è stato rilasciato ad agosto del 2012 soffriva di pressione alta e dei postumi di un ictus. L’andatura era malferma e biascicava quando parlava. Ogni volta che vedeva la polizia per strada tremava in modo incontrollato. Ha detto che in prigione spesso lo picchiavano, lo privavano del sonno e non gli davano abbastanza da mangiare. Non è stato in grado di superare la paura e la pressione sanguigna rimaneva molto alta. La salute è peggiorata sempre di più ed è morto il 6 febbraio del 2017.

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