(Minghui.org) Una donna di 82 anni di Pechino è stata recentemente condannata al carcere per la sua fede nel Falun Gong, una pratica per il benessere di mente e corpo perseguitata dal Partito Comunista Cinese dal luglio 1999.

Il giudice Xu Xiu (+86-1082299212, +86-1082202637, +86-1082299356) del Tribunale distrettuale di Xicheng ha sentenziato che Zheng Jinzhi venga reclusa nella Prigione femminile di Pechino, nonostante abbia difficoltà a prendersi cura di sé stessa.

Non è chiaro quando Zheng sia stata arrestata, incriminata, processata o condannata. Anche la sua esatta pena detentiva deve ancora essere accertata.

Libera dalla malattia dopo aver praticato il Falun Gong

Zheng, quando era giovane, soffriva di pressione bassa. Il suo datore di lavoro l'aveva costretta a donare il sangue, nonostante la sua salute cagionevole. Una volta è svenuta e ha subito una commozione cerebrale. Da allora è stata tormentata da emicranie croniche e in seguito ha sviluppato ulteriormente periartrite (accumulo di cristalli di calcio) della spalla, colite, annessite (infiammazione delle tube di Falloppio e delle ovaie), tachicardia (battito cardiaco accelerato), parodontosi e dolore lombare. A volte non riusciva nemmeno a girare il corpo a causa del dolore.

Tuttavia, le sue malattie erano tutte scomparse dopo che aveva iniziato a praticare il Falun Gong nel 1994. Ha impato anche a essere una persona più premurosa e ha scelto di non chiedere il risarcimento a un autista che l'aveva investita, perché aveva capito che dopotutto si era trattato di un incidente.

Presa di mira ripetutamente per la sua fede

Zheng rimase salda nella sua fede dopo l'inizio della persecuzione del Falun Gong nel 1999. A marzo 2000 scrisse una lettera al Congresso del Popolo usando il suo vero nome, esortando l'organismo legislativo in Cina a smettere di perseguitare il Falun Gong e a consentire la pubblicazione dei libri relativi alla pratica. Circa due mesi dopo, circa cinque ufficiali della Stazione di polizia di Fuwai si presentarono alla sua porta e tentarono di arrestarla. Si rifiutò di seguirli e loro se ne andarono dopo più di un'ora di stallo.

Durante il 16° Congresso Nazionale nel novembre 2002, circa sette ufficiali della Stazione di polizia di Fuwai, del Dipartimento di polizia del distretto di Xicheng e del Dipartimento di polizia del distretto di Fengtai hanno fatto irruzione in casa della praticante e le hanno confiscato i libri del Falun Gong e altri oggetti di valore. Quella notte l'hanno portata alla stazione di polizia e poi al Centro di detenzione del distretto di Xicheng.

Inizialmente il centro di detenzione si è rifiutato di accoglierla a causa dell’ipertensione, ma ha ceduto, dopo che la polizia ha insistito nel volerla tenere lì fino alla conclusione del 16° Congresso nazionale.

Le guardie hanno costretto Zheng ad assumere farmaci per l'ipertensione ogni giorno e le hanno dato un preavviso di due anni di lavori forzati dopo la conclusione del Congresso Nazionale il 14 novembre 2002. Il preavviso, tuttavia, elencava due nomi diversi. In alto c'era il nome Liu e in basso il nome completo della praticante.

La polizia ha ammanettato Zheng e l'ha portata a fare un esame fisico. È stata dichiarata non idonea alla detenzione e la polizia le ha fatto fare un altro controllo, sempre con mani e piedi ammanettati. Il campo di lavoro locale ha rifiutato di accettarla, dopo che entrambi gli esami hanno mostrato che era in cattive condizioni di salute. La sua famiglia ha sfruttato delle conoscenze e l'ha fatta rilasciare su cauzione il 19 marzo 2003. Tre mesi dopo le è stato comunicato che la polizia avrebbe tentato di riprenderla in custodia. Ha poi vissuto lontano da casa per i successivi anni.

Zheng è tornata a casa nel 2006 e ha continuato a sensibilizzare l'opinione pubblica sulla persecuzione del Falun Gong. É stata arrestata poco dopo, a seguito di una denuncia per aver distribuito materiale informativo sul Falun Gong. La polizia l’ha portata al Centro di detenzione del distretto di Xuanwu, ma l’ha rilasciata agli arresti domiciliari il giorno dopo, quando le è stata rilevata l’ipertensione. É stata nuovamente arrestata nel novembre 2006 e portata alla Stazione di polizia di Baiguang. Il Centro di detenzione del distretto di Xuanwu le ha rifiutato l’ingresso a causa della pressione alta. É stata trattenuta alla stazione di polizia durante la notte e riportata a casa il giorno dopo.

La polizia ha tentato di arrestare di nuovo la praticante a marzo 2008, prima delle Olimpiadi estive. È scappata nella Mongolia Interna ed è stata inserita nella lista dei ricercati. La polizia ha fatto irruzione nella sua casa d'infanzia e in quella della sua seconda figlia.

Zheng in seguito è tornata a Pechino, ma non a casa sua. Ha affittato un appartamento ed è stata arrestata lì a novembre 2011. I due ufficiali della Stazione di polizia di Fuwai che l’hanno arrestata hanno tentato di nuovo di trattenerla in un centro di detenzione locale, ma le è stato negato l'ingresso. L’hanno portata quindi in un ospedale della polizia, dove gli operatori sanitari le hanno prelevato un campione di sangue contro la sua volontà, usando così tanta forza che dopo non era più in grado di camminare. Le infermiere l’hanno trasportata in sedia a rotelle per farle fare delle iniezioni. Due giorni dopo non era in grado di mangiare, così le hanno somministrato delle flebo. L'ottavo giorno è stata ricoverata nel reparto di terapia intensiva dell'ospedale della polizia. É svenuta due volte e non sapeva cosa fosse successo. Un'altra paziente le ha detto che il medico curante l’aveva tenutasotto osservazione per un giorno intero, finché non si era ripresa.

Zheng è stata rilasciata 15 giorni dopo. Un medico e due persone l'hanno aiutata a uscire dall'ospedale per incontrare la sua famiglia in attesa. Dopo essere tornata a casa, la polizia andava ancora molestata di tanto in tanto, incluso un episodio che ha avuto luogo nell'agosto 2012. Suo marito viveva nella paura e soffriva di salute precaria. È stato portato d'urgenza in ospedale due volte per cure di emergenza. Ora è cieco e soffre di neuropatia agli arti. Non è in grado di prendersi cura di sé.