(Minghui.org) La signora Zhou Lina, sulla quarantina, della città di Jinzhou nella provincia del Liaoning, è stata processata il 18 febbraio per la sua fede nel Falun Gong, una disciplina spirituale perseguitata dal regime comunista cinese dal 1999.
Il giudice Xie Lihua, del Tribunale di Linghai, ha presieduto il processo. Erano presenti anche i giudici Tian Fang e Zhang Meng, nonché il PM Li Feng e il PM aggiunto Tan Yuwei della Procura di Linghai. Linghai è sotto l'amministrazione di Jinzhou e la Procura e il Tribunale di Linghai sono stati designati per gestire i casi del Falun Gong nell'area metropolitana di Jinzhou.
L'udienza è stata aggiornata dopo circa 50 minuti. La signora Zhou è ora in attesa del verdetto, mentre è reclusa in un centro di detenzione locale.
Arresto
L'arresto è stato innescato dall'imprigionamento della sua compagna di stanza, Meng Chunying, anche lei una praticante del Falun Gong. La Divisione di sicurezza interna del distretto di Tiehe ha fatto irruzione nell'appartamento delle donne il 14 aprile dello scorso anno. Zhou non era in casa, ma la polizia le ha sequestrato 115.000 yuan (circa 15.210 euro) in contanti e due certificati di deposito, di 50.000 yuan e 30.000 yuan. Hanno anche confiscato una grande quantità di effetti personali di Meng e libri del Falun Gong.
Dopo che il figlio di Meng ha detto alla polizia che Zhou e sua madre condividevano una casa in affitto, la polizia ha raggruppato tutti gli oggetti confiscati e li ha etichettati come "di proprietà comune" delle due donne. Hanno poi inserito Zhou nella lista dei ricercati e alla fine l'hanno rintracciata.
Zhou è stata arrestata il 21 agosto dello scorsso anno, mentre si recava da un altro praticante, il signor Miao Jianguo, per ricaricare la bicicletta elettrica. La polizia, che la stava pedinando, ha arrestato sia lei che Miao.
Processo
La Divisione per la sicurezza interna di Jinzhou, quella del distretto di Tiehe e la Procura e il Tribunale della città di Linghai hanno collaborato per perseguire la signora Zhou, la signora Meng e il signor Miao.
La signora Meng è stata condannata a quattro anni e mezzo il 30 dicembre. I dettagli del suo processo non sono chiari.
Il signor Miao è stato processato separatamente dal Tribunale della città di Linghai pochi istanti dopo il processo della signora Zhou il 18 febbraio scorso. La famiglia non ha osato assumere un avvocato per rappresentarlo, perché la polizia li ha minacciati. I dettagli della sua udienza non sono chiari. In precedenza aveva già trascorso oltre un decennio dietro le sbarre per aver praticato il Falun Gong.
Durante il processo di Zhou, i pubblici ministeri hanno presentato solo una foto degli oggetti confiscati dal suo appartamento in affitto, nonostante le numerose "prove" elencate nell'atto di accusa. Hanno cercato di costringerla ad ammettere che gli oggetti erano di proprietà sua e di Meng. Lei ha negato. Il suo avvocato ha aggiunto che il verbale dell'interrogatorio non riportava la sua firma, come richiesto dalla legge, e quindi avrebbe dovuto essere inammissibile.
I procuratori hanno accusato Zhou di essere una "fuggitiva". La donna ha preteso di sapere quali condizioni avesse soddisfatto per essere definita fuggitiva. Le hanno risposto che non avevano bisogno di rispondere alla sua domanda. L’avvocato ha chiesto come potesse essere etichettata come fuggitiva, quando non aveva mai lasciato Jinzhou.
La Divisione di sicurezza interna della città di Jinzhou è stata indicata come l'agenzia che ha etichettato i libri del Falun Gong confiscati dalla casa di Zhou come "propaganda di setta". Il suo avvocato ha confutato questa affermazione e ha dichiarato che nessuna legge in Cina criminalizza il Falun Gong o lo etichetta come setta; quindi i libri erano di suo legittimo possesso. Inoltre, solo un'agenzia indipendente e imparziale ha l'autorità di verificare e autenticare le prove dell'accusa. In quanto agenzia di supervisione degli agenti che hanno effettuato l'arresto, la Divisione di sicurezza interna di Jinzhou aveva un apparente conflitto di interessi nell'autenticare le prove dell'accusa.
L'avvocato ha inoltre sottolineato che i 115.000 yuan in contanti e i due certificati di deposito, da 50.000 yuan e 30.000 yuan confiscati da casa di Zhou, erano suoi beni legittimi e avrebbero dovuto esserle restituiti tempestivamente. La polizia, tuttavia, non l’ha ancora fatto, nonostante le ripetute richieste di Zhou, dei suoi cari e dell’avvocato.
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