(Minghui.org) Recentemente Qu Pengcheng, di 60 anni della città di Anshan nella provincia del Liaoning, è stato condannato a otto anni di prigione per la sua fede nel Falun Gong, una disciplina spirituale e di meditazione che viene perseguitata dal regime comunista cinese dal 1999. L'uomo ha presentato appello contro il verdetto.
Il 18 maggio dell'anno scorso Pengcheng, ex operaio di un'acciaieria, è stato arrestato nel suo appartamento in affitto. Gli agenti hanno passato ore a mettere a soqquadro la sua abitazione e gli hanno confiscato i suoi oggetti personali e alcuni contanti. Dopo un breve interrogatorio presso il Dipartimento di polizia, l'uomo è stato rinchiuso nel Centro di detenzione della città di Liaoyang. Il 20 giugno il procuratore, Wang Zhong, della Procura della città di Dengta, ha approvato il suo arresto e, il 12 novembre, lo ha incriminato (Dengta è sotto l'amministrazione di Anshan).
La mattina del 3 dicembre dell'anno scorso il signor Qu è comparso davanti al giudice del tribunale locale. Il suo avvocato ha presentato per lui un'istanza di non colpevolezza e il signor Qu si è rifiutato di rispondere alle domande. Il 1° aprile scorso il presidente del tribunale, Gao Shangping, ha informato il suo avvocato che l'uomo era stato condannato a otto anni di prigione.
Il signor Qu ha iniziato a praticare il Falun Gong nell'autunno del 1998 e molti dei suoi disturbi sono presto scomparsi. Ha smesso di fumare e di bere, ed è diventato più disponibile ad aiutare gli altri.
Nel 2001, due anni dopo l'inizio della persecuzione, il suo manager al lavoro gli ha ordinato di rinunciare alla sua fede, perché aveva parlato del Falun Gong a un collega, e lo ha denunciato alla polizia. La sua casa è stata perquisita e i suoi libri sul Falun Gong sono stati confiscati. L'uomo è stato anche trattenuto per 45 giorni.
Due anni dopo, nel 2003, il manager del signor Qu ha minacciato di arrestarlo se non avesse rinunciato al Falun Gong. Pengcheng è stato costretto a vivere lontano da casa e non ha osato contattare la sua famiglia, per paura di essere ritracciato dalla polizia.
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