(Minghui.org) Il 2 luglio 2018 era il giorno in cui Zhang Jinku sarebbe stato rilasciato dopo aver scontato cinque anni di reclusione per la sua fede nel Falun Gong. Tuttavia i suoi genitori sono rimasti delusi perchè la polizia non li ha permesso di andare prenderlo in prigione, che dista 400 km, dicendo loro di attendere a casa.

Il Falun Gong, o Falun Dafa, è una pratica tradizionale di meditazione per mente e corpo basata sui principi di Verità, Compassione e Tolleranza che dal 1999 è brutalmente perseguitata dal regime comunista cinese. Molti praticanti del Falun Gong sono stati arrestati, torturati e perfino esportati i loro organi per aver rifiutato di rinunciare alla loro fede.

Più tardi, quel giorno, un furgone della polizia si è presentato a casa loro con degli ufficiali che hanno fatto scendere un uomo emaciato e incapace di camminare. Quando i genitori l'hanno riconosciuto sono rimasti sconvolti, Zhang non sembrava assolutamente il loro figlio. La madre piangendo ha urlato: "Dov'è mio figlio? Cosa gli è successo? Come avete potuto ridurlo così?". Tutto ciò ha attirato l'attenzione del vicinato e ben presto si è formata una folla furiosa e lamentosa, che ha costretto gli ufficiali ad andarsene.

I vicini hanno poi trasportato in casa il quarantacinquenne Zhang che pesava circa 40 chili e non riusciva a parlare.

Una volta dentro ha iniziato a guardarsi intorno cercando qualcuno. Con le lacrime agli occhi, sua madre ha dovuto dirgli che sua moglie Li Yali era rimasta così traumatizzata dal suo arresto e dalle torture, che nel maggio 2016 all'età di quarantasette anni era morta.

Zhang Jinku prima della sua detenzione

 Zhang Jinku dopo cinque anni di carcere, al ritorno a casa incapace di camminare e parlare

Anche se la madre sta prendendosi cura di lui, il recupero di Zhang è lento. Quando più avanti lei le ha chiesto perché era così gracile, lui lentamente ha scritto con la mano sinistra: "In questi cinque anni ero spesso in sciopero della fame”. L'uomo non poteva usare la mano destra perchè gli era stato rotto il braccio a causa delle torture subite in carcere.

Quando sua madre gli ha fatto altre domande ha scritto: "Loro, riferendosi a guardie e detenuti, mi hanno messo delle droghe nel cibo". Poi ha ringraziato la sua famiglia, i suoi parenti e altri praticanti del Falun Gong per aver esortato la prigione a rilasciarlo. Sebbene non siano riusciti a scagionarlo prima del tempo, i loro sforzi hanno significativamente migliorato la sua situazione in carcere.

Arresto e imprigionamento

Il 29 marzo 2013 il Governatore dell'Heilongjiang, Wang Xiankui, percorrendo l'autostrada, aveva notato degli striscioni che riportavano "la Falun Dafa è buona" e "Verità-Compassione-Tolleranza sono buoni". Poco dopo il suo ordine di eseguire delle indagini sui responsabili, Zhang Jinku è stato arrestato insieme a molti altri praticanti del Falun Gong della provincia.

Nel primo centro di detenzione di Yilan, il capo della polizia Bai e i suoi ufficiali hanno picchiato Zhang così brutalmente da rompergli le costole e fargli perdere molti denti, le ferite infertegli hanno preso infezione causandogli una tubercolosi. A causa delle sue condizioni critiche l'uomo vomitava sangue, e quindi poche settimane dopo, il 20 aprile, è stato rilasciato su cauzione dopo aver fatto pagare alla famiglia 10.000 yuan (circa 1.270 euro).

Tuttavia il 17 luglio 2013 è stato di nuovo arrestato e torturato. Durante la detenzione la sua colonna vertebrale è stata lesionata, rendendolo paralizzato. Dopo aver sentito la notizia, i residenti di tutto il suo villaggio hanno firmato una petizione che richiedeva il rilascio, ma nonostante ciò il 21 agosto 2013 Zhang è stato condannato a cinque anni e portato nella prigione di Jiamusi in barella.

Grave abuso nella prigione di Hulan

Quando il primo ottobre 2013 Zhang è stato trasferito nella prigione di Hulan, non era ancora in grado di camminare a causa della lesione alla spina dorsale, ma ciò non ha impedito alle guardie e i detenuti di picchiarlo e umiliarlo, come facevano con altri praticanti.

Ad esempio, il giorno dopo che era arrivato alla prigione, il detenuto Wang Hongbin condannato per omicidio, l'ha calciato sul petto facendolo cadere all'indietro, e sbattendo la testa è quasi svenuto. Non soddisfatto Wang è salito con un piede sul petto di Zhang, colpendogli la testa con l'altro piede facendogli ripetutamente sbattere la testa contro il pavimento. Zhang era troppo debole per muoversi o alzarsi in piedi. Wang urlava: "gli ufficiali ci hanno detto che tutti i praticanti del Falun Gong picchiati a morte saranno considerati suicidi, molti sono già morti a causa mia".

Sebbene Wang non avesse una formazione medica, era stato incaricato di prelevare il sangue da Zhang. Spesso estraeva il sangue dal collo e dal petto in quantità eccessive, torcendo intenzionalmente il grosso ago nei suoi muscoli. Ciò causava dei giramenti di testa e nausea a Zhang.

Una volta un altro detenuto, preoccupato che Zhang potesse morire, aveva cercato di fermare Wang, il quale lo aveva rassicurato dicendo: "Va tutto bene, il suo sangue deve essere usato per i pazienti ricoverati, anche se morisse sarebbe comunque considerato come un suicidio".

Una volta Wang aveva afferrato la testa del praticante sbattendola sul pavimento e spesso gli schiacciava e calciava le parti intime. Le guardie che assistevano alle scene restavano in silenzio oppure se ne andavano.

Gli sforzi di salvataggio hanno fatto la differenza

Secondo Zhang, il 2014 e il 2015 sono stati i periodi peggiori della sua detenzione. A tutti i praticanti del Falun Gong nella prigione di Hulan era stato ordinato di rinunciare alla loro fede e chi si opponeva era costretto a rimanere immobile per un lungo periodo o a correre senza sosta. L'ambiente era molto duro e la zona era gravemente infestata dai pidocchi. Oltre alla tortura fisica e mentale, i praticanti erano anche privati delle visite familiari.

Proprio mentre Zhang era sul punto di morire per i maltrattamenti subiti, la sua famiglia, quattro avvocati e altri cento parenti e abitanti del villaggi locali, si sono recati alla prigione per fargli visita. Tutti i funzionari del carcere, dal direttore alle guardie, hanno avuto paura, e da quel momento hanno permesso ai praticanti che si erano rifiutati di rinunciare al Falun Gong di essere visitati dai familiari. Anche se Zhang faceva del suo meglio per opporsi alla persecuzione, la sua salute continuava a peggiorare, sviluppando addirittura un edema polmonare. Molti altri detenuti che avevano sofferto della sua stessa condizione avevano perso la vita. Un medico del carcere gli aveva pronosticato tre mesi di vita. Zhang ha in seguito scritto: "Sono stato molto fortunato a sopravvivere".

Dolore e morte della moglie

Sua moglie Li Yali, dopo che era rimasta traumatizzata dall'arresto e del marito e dalle sue condizioni in carcere, aveva scritto una lettera all'Ufficio delle prigioni dell'Heilongjiang dicendo: "Dato che mio marito è stato incarcerato, non abbiamo più entrate e io sono troppo debole per sostenere questa famiglia da sola. La pressione è grande come una montagna e non so per quanto tempo riuscirò a sopportarlo".

In un articolo che aveva inviato al sito web Minghui, Li Yali aveva scritto: "Stavo da sola a singhiozzare, ma dopo un pò mi sono asciugata le lacrime e mi sono detta che dovevo alzarmi in piedi perché dovevo proseguire il mio viaggio [verso la prigione] per riportare a casa mio marito prima che fosse troppo tardi per curare le sue malattie".

Tra ottobre 2013 e gennaio 2014 aveva fatto undici viaggi di oltre 480 km in treno e autobus tra la contea di Boli e la prigione di Hulan ad Harbin, la capitale dell'Heilongjiang.

Il 9 gennaio 2014, alla sua undicesima visita, era finalmente riuscita ad incontrare suo marito. Zheng era stato trasportato nella stanza delle visite su un carretto, e vedendolo fisicamente distrutto aveva constatato che non era più l'uomo che precedentemente conosceva.

Durante le diverse visite familiari nel 2014, quando Zhang era ancora in grado di parlare, aveva sempre riferito di essere stato brutalmente picchiato dai detenuti, ma non appena le guardie e i carcerati sentivano ciò, lo portavano subito via. Inoltre si toccava spesso la testa dicendo che gli faceva male a causa dei pestaggi.

Quando la sorella minore gli fece visita il 17 febbraio 2014, aveva notato che la salute del fratello era notevolmente peggiorata e lui gli aveva riferito che il medico del carcere, Tian, una volta gli aveva detto: "Qui nessun funzionario si preoccuperebbe anche se tu venissi torturato a morte".

Oltre che recarsi in prigione per cercare di incontrare suo marito, Li Yali visitava molte agenzie governative di Harbin, ma tutte loro si erano sempre rifiutate di concederne il rilascio per ragioni mediche. A causa dell'ansia, delle costanti delusioni e delle intimidazioni da parte delle autorità, una volta è svenuta nella prigione di Hulan e un'altra in quella dell'Heilongjiang.

Ben presto anche la salute della donna era peggiorata arrivando a pesare sui 36 chili. Quando il 4 maggio 2016 aveva di nuovo fatto visita al marito, nessuno dei due poteva immaginare che sarebbe stata l'ultima volta che si sarebbero visti.

Infatti, solo dieci giorno dopo la donna è morta.

La sofferenza di una figlia

Dopo aver perso sua madre e con il padre in prigione, la figlia è diventata distaccata, introversa e chiusa in se stessa, e non voleva neanche far visita ai suoi nonni paterni che condividevano la stessa casa dei suoi genitori.

La giovane donna non si è presentata neppure a dare il benvenuto a suo padre quando è stato rilasciato.

Zhang ora deve fare affidamento sui suoi genitori che si prendono cura di lui. Ancora non si sanno tutti i fatti sulle torture e lesioni che ha subito, poiché può comunicare solo scrivendo con la sua mano sinistra.

Ciò che Zhang e la sua famiglia hanno sofferto, non è che un esempio di ciò che decine di milioni di praticanti del Falun Gong vivono da quando diciannove anni fa è iniziata la persecuzione. Speriamo che sempre più persone prestino attenzione a questo dramma ed aiutino a fermare queste tragedie.

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