(Minghui.org) Il 27 aprile 2018 la quarantottenne Wei Xiujuan della città di Jilin è stata arrestata nella sua abitazione, la polizia ha affermato di doverla rimettere sotto custodia cautelare per terminare il caso ancora in corso su di lei.


L'ultimo arresto della donna è infatti connesso a quello precedente del primo agosto 2014, quando la mattina presto gli agenti della stazione di polizia locale di Changjiangjie, hanno prima prelevato suo marito e poi usato la chiave che gli avevano confiscato per introdursi nel loro appartamento.

La professoressa Wei Xiujuan

Quando la polizia ha fatto irruzione, Wei era appena uscita dalla doccia e indossava solo un accappatoio. Prima ancora che avesse la possibilità di parlare, un poliziotto l'ha schiaffeggiata facendole cadere gli occhiali, poi l'ha gettata su un letto e le ha legato le mani dietro la schiena. Lei si è divincolata per riuscire a sedersi e ha chiesto loro chi fossero, tuttavia un agente l'ha presa nuovamente a schiaffi e le ha chiuso la bocca con del nastro adesivo. Alla fine, dopo essere riuscita mugolando a chiedere di potersi mettere la biancheria intima, una poliziotta l'ha aiutata a vestirsi.

Poiché la donna umiliata e terrorizzata è svenuta, un agente l'ha afferrata per i capelli e trascinata nel salotto. Successivamente l'hanno portata al piano di sotto e infine in un ospedale locale, dove le è stato diagnosticato il battito cardiaco irregolare, un dolore al petto, la pressione alta e un problema al fegato.

Nonostante le sue condizioni, Wei è stata mandata in un centro locale per il lavaggio del cervello e sei giorni dopo trasferita in un centro di detenzione locale dove per caso ha visto suo marito. La donna ha allora appreso che nello stesso giorno, anche lui era stato arrestato e che le guardie del centro di detenzione gli avevano ficcato due sigarette accese nelle narici, obbligandolo a traspirarle fino a consumarle completamente.

Le condizioni della donna hanno continuato a peggiorare ed è nuovamente svenuta. Poiché il cuore non le batteva regolarmente, è stata portata di corsa al pronto soccorso e pochi giorni dopo è stata rilasciata per motivi medici.

Wei e suo marito Han Yongqiang sono stati presi di mira perché si sono rifiutati di rinunciare al Falun Gong, una disciplina spirituale perseguitata dal regime comunista cinese.

Precedenti arresti e reclusioni

Nell'aprile 2015 Han è stato condannato a tre anni di prigione e a cinque di libertà vigilata, inoltre due mesi dopo la sentenza è stato licenziato dal lavoro.

Nel novembre 2014 Wei è stata convocata due volte alla stazione di polizia per essere interrogata, mentre il 17 dicembre 2014 stava partecipando a una riunione in facoltà, quando gli agenti si sono presentati per arrestarla di fronte a decine di colleghi. È stata poi rilasciata qualche ora più tardi, ma la polizia l'ha avvertita di rimanere reperibile.

Il 23 novembre 2016 la praticante è stata arrestata di nuovo, questa volta alla stazione ferroviaria della città di Changchun. Le è stato detto che nel settembre 2016 era stata inserita nella lista dei ricercati e che quando aveva utilizzato il documento d’identità per acquistare il biglietto del treno, si era innescato il sistema di allarme.

Wei ha poi iniziato a manifestare alcune condizioni anormali, tra cui mal di schiena e dolore al petto, e dopo averla visitata un medico ha rilevato che aveva le palpitazioni cardiache e l'ipertensione.

Gli agenti della stazione di polizia di Changjiangjie hanno viaggiato due ore per andare a Changchun ad arrestarla e quando sono tornati a Jilin era già mezzanotte. Suo marito che stava aspettando alla centrale, ha visto che la moglie era troppo debole per riuscire a camminare da sola e ha chiesto che venisse mandata in ospedale, ma la polizia l'ha fatto allontanare e ha portato dentro la donna.

Nonostante quella notte la praticante è entrata in coma e rianimata ben due volte, è stata portata in ospedale solo il mattino seguente, dove i medici hanno diagnosticato che aveva le palpitazioni cardiache, la pressione alta e una massa nel fegato.

La polizia ha tentato ancora un volta di farla rinchiudere, ma il centro di detenzione locale ha rifiutato di accettarla. Infine hanno costretto il marito a pagare 5.000 yuan (circa 660 euro) prima di consentirgli di riportarla a casa.

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