(Minghui.org) Un vecchio detto dice: “Gli amici si vedono nel momento del bisogno”. Durante la turbolenta Era dei Tre Regni (una tripartizione della Cina tra gli stati di Wei, Shu e Wu, dal 220 al 228 d.C.) venne rivelato il profondo significato di benevolenza e rettitudine (Renyi, in cinese).

La manifestazione di Renyi fu particolarmente evidente in Liu Bei, un condottiero della lontana dinastia Han dell’Est, fondatore e primo regnante dello Stato di Shu.

Mentre i signori della guerra si combattevano per il territorio, uno di loro, Tao Qian da Xuzhou, per tre volte offrì a Liu la sua terra, e ogni volta, Liu la rifiutò. Quando Tao si ammalò gravemente, indicando il suo cuore prima di morire, dichiarò la propria decisione che fosse Liu a dover ereditare la sua terra. Dopo la sepoltura di Tao, i suoi soldati andarono da Liu per riferirgli le sue volontà, ma Liu rifiutò ancora. Fu solo quando, il giorno dopo, i cittadini di Xuzhou andarono a trovarlo, piangendo e supplicandolo, che Liu accettò di assumersi la responsabilità di guidarli.

Quando il più potente signore della guerra, Cao Cao, invase Liu a Fancheng con un esercito sconfinato, la vita di Liu fu in pericolo. Il suo consigliere militare, Zhuge Kongming, gli disse di abbandonare subito Fancheng e andare temporaneamente a Xiangyang, nel sud.

Liu non poteva sopportare l’idea di abbandonare il suo popolo e disse: “Mi hanno seguito per così tanto”. Zhuge gli consigliò di annunciare il suo piano di fuga, e che: “Coloro che vogliono seguirti potranno, e coloro che non lo vorranno, potranno restare”. Quando alla sua gente fu data la possibilità, senza pensarci due volte, tutti scelsero di seguire Liu, “anche se voleva dire morire”.

Uomini e donne, giovani e anziani, seguirono Liu e il suo esercito a sud. Mentre guadavano il fiume Hanshui, molte persone piangevano, perché non sapevano se loro o i loro cari sarebbero arrivati in tempo all’altra sponda, prima dell’arrivo dell’esercito di Cao.

Quando Liu vide il dolore del suo popolo, gli vennero le lacrime agli occhi: “La mia gente ha sofferto così tanto a causa mia. Non ho motivo di vivere!” I suoi uomini dovettero trattenerlo con estrema forza per impedirgli di uccidersi. Quando arrivò dall’altro lato del fiume, ordinò al suo generale di usare subito la sua barca per traghettare tutti. Liu si rifiutò di montare a cavallo finché non vide che tutti avevano attraversato il fiume sani e salvi.

Negli spostamenti di un esercito era vietato portare familiari e civili con sé, per non parlare di quando c’è un pericoloso nemico alle spalle. Per la maggior parte delle persone, fronteggiare una situazione simile significa “ognuno per la sua strada”. Pochi hanno la grande Renyi e il cuore di Liu, che pensava solo alla sua gente.

Quando Liu e il suo popolo finalmente arrivarono alle porte di Xiangyang, suo nipote si rifiutò di aprirgli il portone e ordinò di attaccarlo. Un uomo di nome Wei Yan, da dentro, uccise la guardia del portone e lo aprì per Liu. Wei voleva che Liu e i suoi soldati entrassero a Xiangyang per aiutarlo a “uccidere il traditore” (il nipote di Liu).

Mentre il generale di Liu, Zhang Fei, era in procinto di caricare la città, Liu lo fermò e gli disse di “non spaventare le persone”. Quando Liu vide che i soldati nella città avevano ingaggiato battaglia, si pentì amaramente. “Io volevo risparmiarli, ma adesso sono la persona che li mette in pericolo. Preferisco non entrare a Xiangyang!”. Così si diresse più a sud con il suo popolo.

Con l’esercito di Cao alle costole, Liu rinunciò al rifugio sicuro per la salvezza delle persone al suo interno. Solo un individuo dotato di Renyi farebbe una scelta simile. Ed è stato precisamente grazie all’abilità di Liu di rinunciare, che Cao si impadronì di Xiangyang senza che fosse versata una goccia di sangue.

I 100.000 soldati di Liu, che accompagnavano i civili e i carri pieni di molti beni, potevano percorrere solo un certo tragitto ogni giorno. Vedendo l’esercito di Cao avvicinarsi velocemente, i generali di Liu suggerirono: “Ora è meglio andarcene senza il popolo”. Piangendo, Liu si rifiutò di farlo: “Colui che può realizzare grandi cose deve avere molto a cuore il suo popolo. Hanno scelto di seguirmi nel pericolo, come potrei abbandonarli?”.

L’esercito di Cao alla fine raggiunse quello di Liu ed ebbe inizio un sanguinoso massacro. La moglie di Liu, la signora Mi, si uccise, così che Zhao Yun, un coraggioso generale che aveva sgominato da solo centinaia di migliaia di soldati di Cao, potesse salvare suo figlio. Sia Zhao che un altro generale, Zhang Fei, ingaggiarono battaglia usando le loro ultime forze per salvare la famiglia di Liu. Quanta lealtà e dignità!

La Renyi di Liu si manifestò anche nella sua completa fiducia verso i suoi amici fraterni. Dopo la battaglia con Cao, Liu, Guan Yu, e Zhang Fei vennero divisi. Liu si rifugiò nel Qingzhou, restando sotto l’ala protettiva di Yuan Shao, mentre Guan fu arrestato da Cao. In seguito Cao combatté contro Yuan. Quando Liu vide Guan nell’esercito di Cao, ringraziò il cielo e la terra. “Grazie al Cielo, fratello mio, sei qui!”. Non ci fu una scintilla di dubbio nella mente di Liu, che Guan avesse potuto tradirlo. Quanti uomini possono restare senza dubbi in una situazione del genere?

Quando Liu invitò il saggio Zhuge a diventare suo consigliere militare, nelle prime due visite alla sua abitazione, non ebbe successo nell’ottenere un incontro. Liu era in una situazione difficile, ma non si lamentò. Aspettò la primavera successiva, e scelse un giorno favorevole per visitare di nuovo Zhuge. Prima dell’incontro digiunò per tre giorni, si lavò e si cambiò gli abiti, poi andò al cottage di Zhuge per la terza volta. La sua sincerità e il suo rispetto verso un saggio toccarono Zhuge, che acconsentì a diventare suo consigliere.