(Minghui.org) Il 20 dicembre 2001 Wang Kefei è morta alcune ore dopo essere stata condotta dalle guardie del campo di lavoro femminile di Heizuizi, all’ospedale del campo di lavoro di Tiebei. La donna di 35 anni era detenuta lì per aver rifiutato di rinunciare al Falun Gong, una pratica spirituale perseguitata dal regime comunista cinese dal luglio 1999.

Il personale del campo di lavoro sostiene che Wang presentasse sintomi febbrili causati da una spina che aveva nel dito e che la donna, quando è stata portata in ospedale, era cosciente e camminava da sola. Il verbale di ricovero indicava tuttavia che all’arrivo in ospedale si trovava in stato di coma.

La famiglia di Wang ha chiesto di sapere perché ci fosse una discrepanza così grande fra le due dichiarazioni e chi fosse il responsabile della sua morte; il personale del campo di lavoro ha insistito per dare il consenso alla cremazione immediata del corpo, ma la famiglia ha rifiutato di firmare qualsiasi documento ed ha iniziato a diffondere la notizia tra la gente del posto. Quando volantini e manifesti sono apparsi ovunque in città per dire alla gente che una giovane donna era morta nel campo di lavoro, le autorità non hanno osato cremare il corpo di Wang senza il consenso della sua famiglia.

Negli ultimi 18 anni il corpo di Wang è rimasto in obitorio e le richieste della sua famiglia di vedere o rivendicare il suo corpo sono state ripetutamente negate. In un incontro avvenuto nel 2015 con il capo del campo di lavoro, è stato detto loro che dovevano accettare le affermazioni secondo cui Wang non era stata perseguitata a morte e solo allora avrebbero potuto vedere il corpo.

Una donna gentile e nobile

Wang Kefei in giovane età

Wang Kefei è nata il 22 agosto 1967 in una tipica famiglia di Changchun, provincia dello Jilin. Suo padre era contabile e sua madre operaia. Aveva due fratelli maggiori, una sorella maggiore e una sorella minore ed era gentile ed amichevole con un comportamento raffinato ed elegante.

Aveva iniziato a praticare il Falun Gong, noto anche come Falun Dafa, nel 1994 e seguiva i suoi principi, di Verità, Compassione e Tolleranza. Durante i dieci anni di lavoro presso la filiale di Nanguan della Banca Agricola di Changchun ha ottenuto grandi elogi dai colleghi e dai clienti grazie alla sua integrità e al suo carattere retto.

Arrestata diverse volte per aver fatto appello per la sua fede a Pechino

A 22 luglio 1999 Wang e molti praticanti del Falun Gong si sono recati al Governo dello Jilin per fare appello alla loro fede. Una volta arrivati hanno visto i media controllati dal Governo trasmettere notizie sulla campagna di persecuzione a tutto campo contro il Falun Gong e i suoi praticanti. Wang si è rattristata per la notizia e ha deciso di fare appello al Governo centrale di Pechino insieme ad altri praticanti.

Ufficiali in uniforme ed in borghese erano ovunque e pattugliavano la stazione ferroviaria locale intercettando e interrogando chiunque sospettassero essere un praticante del Falun Gong. Wang è riuscita a sfuggire a suo marito, che era un poliziotto, e ai posti di blocco della polizia in un’auto guidata da un parente; poi è riuscita ad arrivare a Siping e da lì ha preso un treno per Pechino.

Dal luglio 1999 all'agosto 2001 Wang si è recata quattro volte a Pechino per fare appello per la sua fede.

È stata arrestata a Pechino il 27 settembre 1999, riportata a Changchun dagli agenti del dipartimento di polizia municipale locale, e incarcerata nel centro di detenzione di Balibao. Alla direzione della banca agricola è stata intimato dall’Ufficio 610 di farle abbandonare la pratica del Falun Gong e di farle promettere di non recarsi nuovamente a Pechino per presentare ricorso contro la persecuzione. La praticante ha rifiutato e l'Ufficio 610 ha fatto in modo che la banca la tenesse sotto controllo ogni giorno violando palesemente la sua libertà personale.

Wang è stata costretta a dimettersi dal lavoro e costretta a fare lavori occasionali in un grande magazzino per guadagnarsi da vivere. Anni dopo un funzionario della banca l’ha lodata: "Wang Kefei era una brava dipendente e il suo lavoro era il migliore". Un altro l'ha ricordata: "Una giovane donna così simpatica ha dovuto lasciare il suo lavoro. Quanto è brutale e disumano il Partito Comunista".

Nel 2000 il marito di Wang ha presentato domanda di adesione al Partito Comunista Cinese perché è un prerequisito in Cina per l'avanzamento di carriera. Gli è stato detto che Wang doveva rinunciare alla sua fede, altrimenti sarebbe stata d’ostacolo sulla sua strada verso posizioni di alto livello. Dopo che Wang ha rifiutato di rinunciare alla sua fede suo marito ha divorziato e l'ha cacciata di casa.

Senza un posto dove vivere si muoveva frequentemente ed ha faticato a crescere da sola suo figlio.

Mani e piedi incatenati

Wang è stata ripetutamente arrestata e detenuta per aver rifiutato di rinunciare alla sua fede. Durante la sua detenzione al centro di Tiebei di Changchun, nell'ottobre 2000, è stata torturata per aver fatto gli esercizi del Falun Gong in cella.

Le guardie le hanno messo pesanti catene ai piedi e l'hanno ammanettata, poi le hanno costretto i polsi con una corta catena di ferro. Incatenata in questo modo la vittima non è in grado di sedersi, accovacciarsi, né stare in piedi o sdraiata. La donna è stata così costretta a rimanere ricurva su sé stessa senza poter svolgere le normali attività come mangiare, bere o usare la toilette. Dopo essere stata bloccata in questo modo per lungo tempo, la vittima soffre di forti tensioni muscolari, gonfiore agli arti e insonnia. La maggior parte delle persone può sopportare la tortura solo fino a 48 ore, ma Wang è stata torturata continuativamente per undici giorni.

Illustrazione della tortura: Aggancio congiunto di mani e piedi

Per infliggerle più dolore le guardie le ordinavano di recarsi più volte presso la stanza degli interrogatori, ma senza liberarla dalle catene, così doveva faticare trascinandosi per qualche centimetro alla volta nel corridoio lungo e buio. Da lontano si sentiva il rumore delle catene che si trascinavano sul pavimento di cemento.

Poi veniva portata di peso nella stanza degli interrogatori, la donna era estremamente debole con i capelli disordinati e il viso pallido e cinereo.

Perseguitata a morte per uno sciopero della fame

Il primo agosto 2001 Wang si è recata di nuovo a Pechino in piazza Tiananmen e reggeva uno striscione che recitava: "La Falun Dafa è buona". Di conseguenza è stata condotta nel centro di detenzione di Tiebei e poi trasferita al campo di lavoro forzato femminile a Heizuizi alla fine di agosto.

È stata rinchiusa nel sesto braccio del campo di lavoro e le guardie hanno usato numerosi metodi per cercare di convincerla a rinunciare a praticare il Falun Gong. Una volta è stata picchiata fino a quando non ha perso conoscenza, ma non ha cooperato e non si è arresa. Ha sopportato in silenzio e con calma i trattamenti disumani senza provare odio verso le guardie che non sapevano cosa fosse veramente il Falun Gong.

In seguito, nel novembre 2001, è stata trasferita nella settima squadra. Al fine di raggiungere un alto "tasso di trasformazione" (percentuale di praticanti che sono stati costretti a rinunciare alla loro fede), le guardie continuavano a spostare le praticanti tra le diverse squadre, ognuna delle quali si concentrava su specifiche forme di abuso. La specialità della settima squadra era il lavoro forzato estremo. Le detenute, comprese le praticanti, dovevano lavorare dalle quattro di ogni mattina alle dieci di sera, a volte anche fino a mezzanotte o alle due del mattino. Alcune detenute non riuscivano a sopportare il duro trattamento e svenivano.

Una notte di fine novembre tutti le detenute hanno lavorato fino alle 2 del mattino. Wang si è alzata e ha detto: "Non abbiamo commesso alcun crimine, non dovremmo essere trattate in questo modo". Il capitano Luan Yunjuan, responsabile della produzione del laboratorio, l'ha trascinata fuori e picchiata, la donna ha insistito sulla sua innocenza ed ha iniziato a protestare con uno sciopero della fame.

La guardia Wang Lihua della terza squadra l'ha rinchiusa in una cella di isolamento che si trovava in fondo al corridoio. Era legata alla struttura di ferro di un letto a castello costretta a stare in piedi. Presto i suoi piedi e le sue gambe sono gonfiati e non riusciva più a muovere le sue articolazioni. Aveva le vertigini fin quasi a svenire perché faceva ancora lo sciopero della fame.

Alcuni praticanti hanno sentito Wang gridare dal fondo del corridoio: "Fatemi scendere, mi avete chiusa qui dentro per nove giorni".

A Wang veniva praticata frequentemente l’alimentazione forzata. Secondo alcune praticanti che hanno assistito al processo di alimentazione forzata ,la donna era sdraiata su una lunga panchina, mentre il detenuto Ji Fengqin la teneva strette le mani ed un’altra detenuta, Guo Liying, le teneva fermi i piedi. Il medico dell'infermeria Guo Xu, con un piede appoggiato sulla panchina, le infilava un tubo nella narice dicendole: "Stai trattenendo il respiro? Nessun problema, ho tutto il tempo di aspettarti".

Tutto questo è successo mentre la guardia Wang Lihua era seduta di fronte a guardare. Dopo dieci giorni di sciopero della fame Wang era estremamente debole, l'alimentazione forzata era estremamente dolorosa e lei sanguinava così tanto da avere il viso cosparso di sangue. Quando altre praticanti hanno cercato di pulirla, la guardia Wang Lihua l’ha impedito.

Erano passati solo 25 giorni da quando aveva iniziato lo sciopero della fame, era il 20 dicembre 2001, giorno in cui è morta presso l’ospedale del campo di lavoro. Durante questo periodo le guardie hanno incaricato diverse detenute di sorvegliarla e queste spesso la maledicevano e la picchiavano. Un giorno la detenuta Ji Fengqin l'ha colpita più volte in viso e le guardie presenti non sono intervenute.

Un volta le guardie hanno ordinato ad alcune detenute, tra cui Ji Fengqin, Sun Liying e Li Jie, di portare quattro panche nella stanza e di mettere una tavola sopra le panche, poi hanno messo Wang sulla tavola per umiliarla e l'hanno insultata con un linguaggio volgare. Alla scena erano presenti anche i capitani Liu Hu e Hou Zhihong della settima squadra.

Wang, dopo essere stata sottoposta a diverse sessioni di alimentazione forzata, era estremamente debole, ma nonostante ciò le è stato ordinato di camminare da sola senza alcun aiuto. Le guardie le hanno ordinato persino di scendere a prendere vari oggetti e portarli al piano di sopra. Negli ultimi giorni della sua vita Wang, dopo l'alimentazione forzata, non riusciva ad alzarsi e la detenuta Qi Xiuqin era incaricata di riportarla di peso nella sua cella. Un giorno Qi l’ha gettata a terra e l’ha presa a calci per due volte.

Il 20 dicembre le autorità l’hanno inviata urgentemente in ospedale: è morta il giorno stesso all'età di 35 anni.

La praticante Li Chunhuan, una donna d'affari di Shulan, nello Jilin, è stata arrestata e trasferita nella stessa squadra di Wang. Li Chunhuan ha scritto nella sua denuncia penale contro l'ex capo del Partito Comunista Cinese Jiang Zemin: "Wang Kefei è stata torturata a morte per aver protestato contro un trattamento disumano. L'ho vista un'ultima volta nel corridoio: quel giorno il suo viso era ferito ovunque. Mi ha guardata e sembrava voler dire qualcosa, ma le detenute che la trascinavano l’hanno spinta lungo il corridoio. Improvvisamente mi ha gridato: "Per favore portami della carta igienica". Sapevo che aveva delle cose da dirmi, così mi sono precipitata a prendere la carta igienica sperando di avere l'opportunità di parlarle, tuttavia, le detenute non me l'hanno permesso. Il giorno dopo, le guardie ci hanno mentito dicendoci che era stata rilasciata e portata a casa. Più tardi, dopo che sono stata rilasciata, ho scoperto che era morta. Sono stata testimone di una giovane vita perseguitata a morte. Sono tormentata dal fatto che una persona così gentile, una madre, una moglie e una figlia ci abbia lasciato. Una famiglia è stata distrutta".

Dichiarazioni contrastanti sulle condizioni di Wang

Quando i familiari di Wang si sono recati all'obitorio hanno visto i suoi pantaloni sul pavimento. L’espressione del suo viso suggeriva che, durante i suoi ultimi momenti, avesse sofferto. Un rotolo di carta igienica era avvolto intorno al suo collo. La parte superiore del braccio aveva un nastro emostatico e la mano sinistra era molto gonfia. Indossava un maglione sfilacciato con le maniche arrotolate fino all'ascella. Non c'erano vestiti che coprivano la parte inferiore del corpo.

Anche se l'obitorio era molto freddo, il viso e il corpo di Wang erano ancora tiepidi al tatto, il che suggeriva che fosse stata posta lì prima della sua morte. Vedendo questo sua madre è caduta a terra gridando. Gli altri membri della sua famiglia hanno chiesto al direttore dell'ospedale come fosse morta e perché non fossero stati informati quando era stata ricoverata per la prima volta. Il capo dell'ospedale si è dileguato senza rispondere.

La sua famiglia ha chiesto proprio allora che il procuratore Wei, responsabile del campo di lavoro, sigillasse le cartelle cliniche per conservare le prove. Wei ha usato tutti i tipi di scuse per non permettere alla sua famiglia di visionarle. I documenti che infine sono stati presentati alla famiglia erano una versione manomessa dopo la discussione avvenuta tra il procuratore, le autorità del campo di lavoro e l'ospedale del campo di lavoro.

Le autorità del campo di lavoro hanno sostenuto che Wang avesse una spina conficcata nel dito, la quale aveva causato febbre alta, e che fosse entrata in ospedale da sola. Il medico dell'infermeria Guo Xu, che aveva sottoposto Wang ad alimentazione forzata, ha anche detto che la donna, quando aveva lasciato il campo di lavoro per recarsi in ospedale, stava parlando e ridendo, tuttavia il referto al momento del ricovero riportava che gli arti erano insensibili, gli occhi non avevano riflessi e la donna era in stato di coma.

La famiglia di Wang sospetta che le autorità del campo di lavoro stessero cercando di coprire ciò che le avevano fatto.

I suoi familiari hanno chiesto al campo di lavoro di trovare i responsabili della sua morte e di portarli davanti alla giustizia. Le autorità del campo di lavoro hanno chiesto alla famiglia di firmare un modulo di consenso per cremare il suo corpo, ma loro hanno rifiutato e presentato diverse denunce contro il procuratore ed il campo di lavoro, ma non hanno mai ricevuto una risoluzione giusta.

Secondo un praticante del Falun Gong di Changchun la notizia della morte di Wang era riportata in quasi tutti i volantini del Falun Gong che si producevano all'epoca. Poiché il caso è stato ampiamente esposto e portato all'attenzione del pubblico, le autorità del campo di lavoro non hanno osato cremare il suo corpo in segreto.

Nel 2002 il personale del campo di lavoro ha proposto di fare un'autopsia, ma la sua famiglia ha rifiutato a causa della preoccupazione per il gioco sporco tenuto dalle autorità.

"Devi ammettere che non è stata perseguitata a morte.”

La famiglia di Wang ha ricordato un incontro con il capo del campo di lavoro nel 2015.

Un membro della famiglia ha detto: "Sono passati 15 anni e non abbiamo visto Wang Kefei, vogliamo soltanto vedere il suo corpo in modo da poter organizzare per lei un funerale adeguato. Vogliamo sapere se il suo corpo è ancora qui. Abbiamo scritto lettere ogni anno chiedendo di vederlo".

Il capo del campo di lavoro ha detto: "Il corpo è ancora qui. Posso lasciarvelo vedere, ma prima dovete ammettere che non è stata perseguitata a morte".

Il suo familiare ha risposto: "Non hai prove che dimostrino che è morta per una cause naturali. In parole povere, non si tratta di morte naturale". Le autorità non hanno confutato la sua affermazione.

Ancora oggi il corpo di Wang è trattenuto presso l’obitorio. In questi ultimi anni le autorità del campo di lavoro hanno cercato di cremare il corpo e sono arrivati addirittura a tentare di rapire un bambino di dieci anni parente di Wang per spingere i familiari a firmare l'accordo per la cremazione.

Le autorità del campo di lavoro hanno anche ordinato alle guardie ed ai detenuti di fornire false testimonianze, hanno manomesso i documenti relativi al lavoro forzato di Wang e hanno diffuso voci secondo cui "la sua famiglia era contenta della sua morte".

Schiavitù al campo di lavoro forzato di Heizuizi

Il campo di lavoro forzato di Heizuizi era originariamente una piccola struttura quasi dismessa con meno di 100 detenuti criminali. Dopo l'inizio della persecuzione del Falun Gong è stato ampliato e trasformato in una grande prigione che poteva contenere almeno 800 persone con più di 200 guardie carcerarie. Nel 2002 conteneva più di 1.000 prigionieri.

Per perseguitare i praticanti del Falun Gong il regime comunista ha investito nei campi di lavoro, aggiungendo diversi nuovi edifici al campo di lavoro di Heizuizi come un dormitorio, una reception, una palestra, un centro sanitario, un auditorium, una caffetteria, oltre a bagni ed uffici, ma la maggior parte di questi miglioramenti sono solo una facciata per ingannare i visitatori e non sono a beneficio di coloro che vi sono detenuti.

Nel frattempo il campo di lavoro ha raddoppiato il salario alle guardie rendendolo un luogo di lavoro molto desiderato. Molte persone hanno dovuto corrompere le autorità per avere l'opportunità di fare domanda di lavoro alla prigione.

Il campo di Heizuizi è noto per l'eccessivo lavoro delle detenute non retribuite; secondo le leggi i prigionieri possono avere sette giorni di riposo nei quattro periodi di vacanza nazionale che sono il Capodanno, il Capodanno cinese, il primo maggio e la festa nazionale, ma le detenute non hanno mai ottenuto alcun periodo di riposo.

Ogni giorno le praticanti devono alzarsi alle 5:30 del mattino e lavorare per più di 10 ore senza pause e tempo libero. Quando non lavorano sono costrette a guardare programmi televisivi di propaganda che diffamano il Falun Gong. L'unico tempo libero che hanno è quello da dedicare al sonno.

Quando le praticanti non riescono a finire il lavoro durante il giorno, le guardie le costringono a lavorare la notte, a volte fino alle 2 del mattino.

L'8 marzo 2000 le guardie hanno ordinato alle praticanti di raccogliere circa 90 tonnellate di fagioli e di imbustarli entro tre giorni. Hanno dovuto portare al piano di sotto i sacchi di fagioli da 45 chili e al piano di sopra i sacchi da 63 chili di fagioli raccolti. Molte praticanti si sono fatte male alla schiena, alcune erano esauste, specialmente le anziane.

Le guardie spesso assegnano i lavori più sporchi alle praticanti che rifiutavano di rinunciare alla loro fede, come lo scavo delle radici degli alberi, il trasporto del carbone, il trasporto di sacchi di fagioli e la pulizia delle fognature.

In un'occasione una praticante è stata costretta a dissotterrare un albero da sola, mentre tre o quattro detenute non praticanti ne hanno scavato uno insieme. Per sradicare l'albero, a quattro praticanti è stato ordinato di trasportare quello più grande sotto il sole cocente. Tra loro c'erano una donna di 50 anni e un giovane praticante: l'albero era così grande e pesante che potevano muoverlo solo lentamente con la schiena piegata. Le guardie carcerarie hanno continuato a urlare contro di loro e li esortavano a sbrigarsi. Nonostante questo comportamento le guardie sostenevano comunque di essere "troppo compassionevoli" nei confronti dei praticanti.

Torture nel campo di lavoro forzato

La famigerata espansione del campo di lavoro di Heizuizi è stata cosparsa dal sangue delle praticanti, come un inferno vivente.

Nel maggio del 2000 il campo ha iniziato la cosiddetta campagna di trasformazione per costringere le praticanti a rinunciare alla loro fede, e le guardie le torturavano giorno e notte. Le grida delle praticanti, i suoni delle scariche dei manganelli elettrici e i suoni dei vari strumenti di tortura usati per colpire i praticanti si sentivano ovunque.

In soli due giorni molte praticanti sono stati viste, durante la pausa pranzo, mostrare ferite brutali. Alcune avevano la testa gonfia, alcune avevano il viso cosparso di lividi, altre zoppicavano e dovevano camminare con i bastoni. Alcune di loro sono state trattenute o portate via di peso.

Shang Dongxia è stata ammanettata e appesa in una stanza in isolamento per sette giorni e legata ad un letto di morte per cinque giorni; in un'altra occasione è stata scaraventata giù dal secondo piano ed è svenuta per 15 minuti. Ha subito una commozione cerebrale e ha vomitato senza sosta per tutto il giorno.

La persecuzione si è aggravata maggiormente in occasione delle Olimpiadi di Pechino del 2008 e centinaia di praticanti sono state arrestate e detenute in questo campo; molte sono rimaste paralizzate o mentalmente disorientate a causa delle torture.

Praticanti perseguitati a morte

Oltre a Wang Kefei decine di praticanti del Falun Gong sono state perseguitate a morte nel campo di lavoro. Alcune delle vittime sono:

Yin Shuyuin e Hou Lijun (entrambe di Chungchun); Xuan Honggui e Wang Yuhan (entrambe della città di Meihekou); Wang Xiulan e Cui Zhengshu (entrambe della città di Jilin); Zhang Yulan (della città di Baishan); e Han Cuiyuan (della città di Siping).

Di seguito sono riportati alcuni casi di persecuzione.

Yin Shuyuin

È stata colpita su tutto il corpo con bastoni elettrici dopo aver recitato "La Falun Dafa è buona". È stata anche picchiata e presa a calci, inoltre una guardia carceraria le ha sbattuto la testa contro il muro causandole una grave emorragia. A causa delle ripetute torture è morta il 28 maggio 2000.

Yu Lixin

Yu Lixin è stata detenuta illegalmente in questa prigione nel 2000. È stata torturata a tal punto da dover essere mandata all'ospedale di pubblica sicurezza; una testimone ha rivelato che Yu è stata perseguitata continuamente anche in ospedale.

La testimone ha detto: "Yu è stata legata al letto ed ha avuto un sondino gastrico e un catetere vescicale per un lungo periodo di tempo. Era immersa nell’urina a causa di una perdita nel catetere ed è stata anche picchiata da una detenuta istigato da una guardia. La donna veniva anche maltrattata verbalmente ed era emaciata a causa delle torture prolungate".

È morta dopo essere stata riportata al campo di lavoro.

Zhang Yulan

È stata portata al campo di lavoro di Heizuizi nel gennaio 2002, dopo essere stata brutalmente torturata per cinque ore consecutive nel centro di detenzione dell'ufficio forestale di Baihe. La donna aveva precedentemente subito un’ulteriore brutale tortura in questa prigione per otto mesi prima di essere liberata. È morta l'8 ottobre 2002.

Han Chunyuan

È stata condannata illegalmente a quattro anni di prigione nel 1999 e quando è stata portata al campo di lavoro di Heizuizi ha subito brutali torture con scosse elettriche. È morta nel luglio 2002.

Lu Suqiu

Lu Suqiu è stata detenuta illegalmente nel campo di lavoro di Heizuizi per otto mesi. Durante la sua detenzione è stata costretta a sopportare un carico di lavoro veramente pesante.

Nel gennaio 2001 due guardie malvagie hanno cercato di costringerla a rinunciare al Falun Gong e hanno eliminato, come minaccia, il tempo di pausa di tutte le detenute del suo gruppo. In aprile la sua persecuzione si è intensificata dopo che la donna aveva riferito ad una dirigente dell'educazione al lavoro della commissione nazionale della Magistratura di aver migliorato la sua salute praticando il Falun Gong.

Lu ha iniziato uno sciopero della fame durante il giorno della festa dei lavoratori (1° maggio) per protestare contro la persecuzione. È stata alimentata a forza con zuppa di verdure alla senape in salamoia e con pasta di riso glutinata. Ha sopportato ripetutamente scosse elettriche al petto che le hanno causato danni al cuore e sanguinamento. La sua salute è peggiorata a tal punto che la prigione l'ha rilasciata in libertà vigilata per evitare qualsiasi responsabilità legale. In seguito è morta per abusi mentre era in custodia presso il Dipartimento di polizia di Jilin.

Epilogo

Il campo di lavoro di Heizuizi, ormai dismesso, era una delle numerose strutture dove il regime comunista perseguitava le praticanti del Falun Gong. Anche se a molti dei campi di lavoro sono stati dati nomi di fantasia come: "Scuole di insegnamento della nomocrazia" o "Centri di educazione ideologica", non potevano nascondere i loro crimini brutali e malvagi contro l'umanità.

Wang Kefei è una dei 4.304 praticanti del Falun Gong che sono stati perseguitati a morte dal regime comunista. Sono passati diciotto anni, ma le domande dei familiari non hanno ancora trovato risposta. La famiglia di Wang e quelle di altri praticanti del Falun Gong si impegnano per consegnare i perpetratori di questi crimini alla giustizia.