(Minghui.org) Il 22 luglio in occasione del 20° anniversario dell'inizio della persecuzione della pratica in Cina, il New Journal of Zurich (Neue Zürcher Zeitung, NZZ), uno dei principali quotidiani svizzeri, ha pubblicato un articolo sul Falun Gong intitolato: "La sofferenza dei praticanti del Falun Gong in Cina", riportando l'esperienza di una praticante di Hong Kong durante gli ultimi venti anni di persecuzione. 

Il New Journal of Zurich, un quotidiano svizzero in lingua tedesca, ha pubblicato l'articolo sulla sofferenza di un praticante del Falun Gong durante i venti anni di persecuzione in Cina

Fondato nel 1780, il New Journal of Zurichè un quotidiano svizzero di lingua tedesca. Secondo il suo sito Web, ha 257.000 lettori tra edizioni cartacee e digitali. Il media è conosciuto per la sua obiettività e le relazioni dettagliate su questioni internazionali. 

Nella prima parte dell'articolo troviamo scritto: “Il movimento spirituale del Falun Gong è stato bandito nel 1999 da Pechino. Le autorità hanno perseguitato incessantemente i praticanti di questa pratica di coltivazione, come dimostra in seguito il racconto di una donna di 40 anni perseguitata". 

Inizio della repressione 

L'articolo riporta che il Falun Gong è stato presentato al pubblico nel maggio 1992, e prevede l'esecuzione di cinque semplici esercizi e il conformarsi ai principi di Verità, Compassione e Tolleranza. Leggendo lo Zhuan Falune i principali insegnamenti pubblicati dal 1995, i praticanti possono migliorare la loro comprensione dei principi della pratica. 

Grazie alla promozione dei valori tradizionali e all'apertura mentale, il Falun Gong era divenuto molto popolare. Soprattutto dopo l'implementazione delle riforme economiche alla fine degli anni '70, ci sono stati cambiamenti radicali in Cina e molti valori familiari tradizionali sono andati perduti. Le persone alla ricerca di un percorso spirituale e della felicità, hanno trovato riscontro nel Falun Gong. 

Anche i media cinesi inizialmente elogiavano il Falun Gong che veniva praticato anche da alti funzionari del Partito Comunista Cinese (PCC) e dai militari. Si stima che alla fine degli anni '90, circa 70-100 milioni di persone lo praticassero. 

Tuttavia il PCC non poteva tollerare alcuna idea che non rispettasse i suoi dettami, e così nell'aprile del 1999 ha iniziato a denigrare la pratica attraverso i media di proprietà del governo. Ciò ha portato all'appello pacifico del 25 aprile per il diritto di praticare il Falun Gong, dove circa 10.000 praticanti si sono radunati presso l'Ufficio governativo dei ricorsi a Pechino. 

Tortura e prelievo forzato di organi 

Lu Hong, all'epoca ventiduenne, alcuni giorni prima aveva sentito parlare del Falun Gong da un amico. Interessata, ha imparato gli esercizi e ha iniziato a leggere i libri scritti dal fondatore della pratica. Ben presto ha avuto dei miglioramenti positivi che hanno spinto anche sua sorella a voler praticare. 

La soppressione iniziata nel luglio 1999 è stata un grande punto di svolta. Il 25 luglio la polizia è andata a casa sua, avvertendola di smettere di fare gli esercizi in pubblico. Determinata a non rinunciare alla propria fede, nell'ottobre del 2000 Lu e sua sorella sono andate a Pechino e hanno dispiegato uno striscione del Falun Gong in Piazza Tiananmen. Dopo che loro e altri praticanti sono stati arrestati, per aver protestato contro la persecuzione, Lu ha fatto uno sciopero della fame, e dieci giorni dopo è stata riportata nella sua città natale. 

Trascorsi tre mesi, Lu ha deciso di ritornare a Pechino per fare appello per il diritto di praticare il Falun Gong. Poco dopo essere salita sul treno è stata arrestata e detenuta per quindici giorni, incatenata a terra per impedirle di fare gli esercizi. Fortunatamente, altri detenuti le hanno dato del cibo e l'hanno aiutata quando aveva bisogno di usare il bagno. 

Lu ha perso i contatti con sua sorella, anch'essa arrestata e mandata in un campo di lavoro forzato per un anno. Oltre agli abusi fisici e mentali, la sorella è stata costretta a leggere articoli che calunniavano il Falun Gong e alla fine, è stata costretta a firmare una dichiarazione di rinuncia alla sua fede, una scelta che ancora rimpiange. 

In seguito Lu è stata reclusa in carcere per diciotto mesi. Diversi anni fa, lei e la sorella erano tornate a Hong Kong per vivere con i loro genitori. Sebbene le spie del PCC raccolgano informazioni sui praticanti del Falun Gong a Hong Kong, comunque quel luogo è più sicuro che trovarsi in terraferma. 

Secondo l'articolo del New Journal of Zurich, ciò che hanno vissuto le due sorelle non è nulla in confronto alla persecuzione contro il Falun Gong in Cina negli ultimi venti anni. 

Un Tribunale Popolare Indipendente, guidato da Sir Geoffrey Nice, all'inizio di quest'anno ha confermato che i praticanti del Falun Gong e altri prigionieri di coscienza sono stati assassinati in Cina per i loro organi e questo oltraggio è ancora in atto. 

Dover abbandonare la propria figlia

L'impatto della repressione non è limitato al caso di Lu; anche la sua famiglia e i parenti ne hanno sofferto. Nel 2004 si è sposata con un praticante, che in seguito è stato condannato a otto anni di carcere per aver diffuso informazioni sul Falun Gong attraverso WeChat, un popolare social media usato in Cina. Ora lui si trova in una prigione cinese e dall'ultima volta che l'ha visto, sono passati più di due anni, mentre prima non sapeva neppure dove fosse. 

Il giorno in cui suo marito è stato arrestato, sua figlia è scomparsa per alcune ore. La famiglia è stata successivamente informata dai funzionari di andare a riprendersi la ragazza. Poiché il padre era imprigionato, alla giovane non era permesso di lasciare la Cina, quindi Lu non ebbe altra scelta che chiedere a un parente di prendersene cura. 

Lu ora fa visita alla figlia una volta ogni due o tre mesi. I suoi parenti sono nervosi per le sue visite a causa della sorveglianza della polizia, ma lei è in grado di mantenere la calma: "Forse è perché ho sofferto così tanto", ha detto sorridendo.