(Minghui.org) Nel 1949 il Partito Comunista Cinese (PCC) ha rovesciato la Repubblica Cinese e ha fondato un nuovo organismo chiamato “Repubblica Popolare Cinese (RPC)”. Spesso il PCC si riferisce alla nuova organizzazione come alla “nuova Cina”, mentre afferma che il periodo precedente fosse la “vecchia Cina” o “vecchia società”.

Tuttavia, un riesame degli ultimi 71 anni di storia, rivela che il PCC non ha portato una vita migliore ai cinesi e che i sette decenni sotto il suo potere sono stati costellati di controllo del pensiero, persecuzione religiosa, privazione economica, ingiustizia, sofferenza, e morte.

In altre parole, contrariamente a quanto afferma il PCC, la “Repubblica popolare cinese” non è a favore della Cina, del popolo e neanche della repubblica.

Non per la Cina

Il PCC è stato fondato nel 1921 come una filiale dell’Internazionale Comunista, conosciuta anche come la Terza Internazionale, e promosso da Vladimir Lenin per sostenere il comunismo mondiale. All’interno della Cina ha avuto l’appoggio dell’Unione Sovietica allo scopo di rovesciare la Repubblica Cinese guidata dal Kuomintang (KMT), e sostituirla con un’organizzazione comunista.

Infatti a quel tempo una delle priorità del PCC era quella di “difendere l’Unione Sovietica”. Ha inoltre trasmesso a quest’ultima tutti i suoi documenti chiave. Ora, dopo la fine del comunismo sovietico, si possono conoscere quelle che sono state le decisioni interne del PCC dai documenti comunisti resi pubblici dalla Russia. Quando Chen Duxiu, il primo segretario generale del PCC, ha chiesto perché il Partito cinese avesse bisogno di difendere l’Unione Sovietica, è stato espulso dal Partito comunista.

La natura del comunismo era già stata illustrata da Karl Marx nel “Manifesto del Partito Comunista”. “Uno spettro sta perseguitando l’Europa, lo spettro del comunismo”, ha scritto Marx

Durante le numerose campagne politiche in Cina, in particolare la Rivoluzione Culturale, il PCC ha distrutto innumerevoli antiche reliquie e perseguitato milioni di élite culturali. La lunga storia della civiltà cinese è stata abbandonata, così come sono stati recisi i legami con l’eredità della cultura tradizionale cinese. La “Repubblica popolare cinese”, quindi, non rappresenta la Cina, né agisce per conto di essa.

Non per il popolo

Negli ultimi decenni, per rafforzare il suo regime totalitario, il PCC ha ignorato ripetutamente il popolo cinese.

In Cina i contadini sono la classe più numerosa. Il PCC ha coinvolto e guidato i contadini nella sua “rivoluzione”, attaccando o uccidendo i proprietari terrieri e la nobiltà per impadronirsi delle loro terre e proprietà. A loro volta questi contadini si sono uniti all’Armata Rossa per combattere la guerra civile contro il KMT.

Tuttavia, nel 1950, un anno dopo che il PCC è salito al potere, ha dato il via a una cooperativa, un’organizzazione di proprietà congiunta, formata da persone “volontarie”, allo scopo di soddisfare le loro comuni esigenze e aspirazioni economiche, sociali e culturali. Pochi anni dopo è stata istituita una comune popolare che ha espropriato la terra ai contadini.

Alla fine i contadini sono rimasti senza niente e hanno dovuto vivere sotto gli ordini del PCC.

L’altra grande classe sociale, i lavoratori, è stata elogiata dal PCC come la “classe dirigente” e i “proprietari del Paese”. Il PCC li ha usati nei suoi movimenti politici per distruggere i “nemici di classe”, inclusa la borghesia interna, gli intellettuali e altri gruppi sociali, presi di mira dal PCC.

Quando il PCC è passato alla riforma e alla politica di apertura, ha abbandonato senza pietà la classe operaia. I lavoratori sono stati licenziati o costretti al pensionamento attraverso acquisizioni. Il governo non forniva loro alcun sussidio di disoccupazione e spesso era in ritardo nel pagare lo stipendio o la pensione. Il PCC ha semplicemente definito queste vittime come il “prezzo della riforma”.

La riforma delle imprese statali ha fatto perdere il lavoro a circa 30 milioni di lavoratori e ha ridotto molti di loro ad una vita fatta di stenti.

All’inizio di quest’anno, il premier cinese Li Keqiang, ha dichiarato che 600 milioni di persone in Cina hanno un reddito inferiore a 1.000 yuan (150 dollari) al mese.

D’altra parte i funzionari hanno accumulato un’enorme ricchezza. Nel 2014 le autorità hanno trovato 200 milioni di yuan (30 milioni di dollari) in contanti in una delle case dell’ex vicedirettore del Comitato Nazionale per l’Energia di Wei Pengyuan. Per contare il contante sono stati utilizzati 16 apparecchi e 4 di loro si sono guastati durante il procedimento.

Sei anni dopo le autorità hanno riferito che Lai Xiaomin, ex segretario del Partito e presidente del gruppo Huarong, ha ricevuto 1,8 miliardi di yuan (290 milioni di dollari). Lai possedeva inoltre più di 100 proprietà immobiliari, percepiva denaro da oltre 100 contatti e aveva più di 100 amanti.

Al contrario di ciò che afferma, ovvero di essere “dalla parte del popolo”, la tragica storia del PCC e l’assurdità dei suoi funzionari lo portano all’opposto di quello che è il popolo cinese.

Non per la Repubblica

Durante la guerra civile, per ottenere il sostegno pubblico, il PCC ha promesso di istituire una repubblica democratica. Dopo essere salito al potere, tuttavia, ha trasformato rapidamente la repubblica in una dittatura a Partito unico. In effetti, nel 1954, ha aggiunto nella Costituzione la dicitura: “sotto la guida del PCC”.

Per figurare come “democrazia” sono stati istituiti otto piccoli Partiti. Ma questi devono seguire da vicino la leadership del PCC. In realtà molti dei leader di questi Partiti di contorno sono membri segreti del PCC.

Il Congresso nazionale del popolo è, in apparenza, il più alto livello di potere statale in Cina. Tuttavia, i suoi oltre 3.000 rappresentanti sono raramente contadini o operai, ma piuttosto funzionari, capi provinciali del Partito, governatori, sindaci, dirigenti di municipalità, presidenti di imprese statali e così via.

Essere una “repubblica” implica che un Paese debba seguire lo stato di diritto e i suoi cittadini debbano avere libertà di parola e religione.

Il PCC, attraverso un movimento politico dopo l’altro, ha privato le persone della libertà di parola e di religione, ha messo a tacere gli intellettuali e ha reso le persone timorose del regime. La gente ha tenuto la bocca chiusa e non ha osato sfidarlo, per non parlare della pubblicazione di giornali o delle proteste in strada. Sotto la ripetuta propaganda del PCC molte persone sono cadute gradualmente nella trappola della sua logica e, alla fine, si sono affidate al Partito. Un utente della rete ha scritto quanto segue sul PCC:

“Tra quasi 200 Paesi nel mondo,

- 20 richiedono alle persone di pagare per la propria assistenza sanitaria;

- Quattro hanno congelato i loro leader morti in bare di cristallo: Cina, Russia, Vietnam, Corea del Nord;

- Quattro hanno isolato Internet: Cina, Cuba, Iran, Corea del Nord;

- Tre hanno imposto alle famiglie un sistema di registrazione (costringendo le persone a vivere in un determinato luogo) - Cina, Benin, Corea del Nord;

- Due costringono gli studenti a prendere lezioni di educazione politica a scuola: Cina e Corea del Nord;

- Due hanno scritto “dittatura” nella loro Costituzione (il PCC definisce il suo governo una “dittatura democratica popolare”) - Cina e Corea del Nord

- Uno ha adottato la politica del figlio unico: la Cina

E solo un Paese (praticamente la Cina) rientra in ognuna di queste categorie”.

Inoltre il PCC ha anche condotto un’orribile persecuzione religiosa, in particolare contro i praticanti del Falun Gong. Uno dei crimini più atroci è il prelievo forzato dei loro organi.

La repressione del Falun Gong è iniziata 21 anni fa e continua ancora. Secondo le statistiche di Minghui, nei primi sei mesi di quest’anno il regime del PCC ha arrestato o molestato 5.313 praticanti del Falun Gong, in 238 città di 28 province. I tribunali hanno condannato alla prigione 132 praticanti.

Come accennato in precedenza, sotto il governo del PCC, non c'è posto per la cultura cinese, non c'è posto per le persone e non c'è posto per una repubblica.

Dopo aver assistito all’insabbiamento dell’epidemia di coronavirus da parte del PCC, il mondo, compresi molti cinesi, cominciano ad aprire gli occhi sulla sua natura ingannevole ed hanno iniziato a recidere i legami con esso.