(Minghui.org) Il Partito Comunista Cinese, insabbiando le informazioni sul focolaio di coronavirus, ha trasformato un'epidemia in una pandemia. Di fronte alla condanna della comunità internazionale per la sua cattiva gestione, il PCC ha utilizzato la strategia del capro espiatorio per sottrarsi alle sue responsabilità. La gestione del caso del dottor Li Wenliang ne è un esempio.

Adesso il PCC afferma che il dottor Li, inizialmente rimproverato per aver dato l'allarme sul focolaio e successivamente deceduto per il virus, non abbia mai causato agitazioni popolari. Inoltre alla sua famiglia sono state porte le scuse e due agenti locali di polizia che lo avevano rimproverato sono stati puniti.

Punito per aver dato l'allarme e morto per malattia

Il primo gennaio l'agenzia di stampa statale Xinhua ha riportato che erano state intraprese azioni legali contro otto persone poiché avevano “diffuso voci” legate alla “polmonite di Wuhan”. L'articolo ammoniva che chiunque avesse seguito l'esempio avrebbe subito gravi ripercussioni, ma Xinhua non ha spiegato che queste otto persone erano tutti medici di Wuhan, a conoscenza dei due casi confermati di coronavirus nell'Ospedale Centrale della città.

Ai Fen, uno degli otto medici e direttore del pronto soccorso dell'ospedale centrale di Wuhan, ha recentemente ricordato come inizialmente l'epidemia sia stata ignorata dai funzionari dell'ospedale della città e della provincia dell'Hubei. Il suo collega Li Wenliang, oculista nello stesso ospedale, il 30 dicembre ha avvertito un gruppo di medici.

Alle 13:30 del 31 dicembre Li è stato chiamato dai funzionari dell'ospedale per dare spiegazioni alla Commissione Sanitaria di Wuhan e alla fine è stato costretto a scrivere una dichiarazione di autocritica.

Seguendo gli ordini dei funzionari del PCC, Li è rimasto in silenzio e ha continuato a lavorare senza protezioni mediche. L'11 gennaio ha avuto la febbre e subito dopo un insufficienza respiratoria. Il 16 gennaio il suo ospedale aveva riportato 26 casi di operatori sanitari infetti, tra cui Li, ma lo stesso giorno un medico dell'ospedale rassicurava: “Non abbiamo osservato la trasmissione da uomo a uomo. Questa malattia è prevenibile e curabile”.

Il 7 febbraio però Li è morto all'età di 34 anni e nel giro di qualche settimana altri tre medici dello stesso ospedale sono deceduti: Jiang Xueqing, capo del reparto chirurgia per seno e tiroide; l'oftalmologo Mei Zhongming e lo specialista in malattie degli occhi Zhu Heping.

Due agenti di polizia

La morte di Li ha scatenato la rabbia della popolazione, consapevole che il PCC avesse nascosto informazioni sia all'interno che all'esterno della Cina. I funzionari del Partito hanno quindi promesso di indagare sulla sua morte.

In un articolo pubblicato a metà marzo i funzionari hanno dichiarato che Li non aveva causato danni all'ordine pubblico e che l'Ufficio di pubblica sicurezza di Wuhan si era scusato con la sua famiglia.

Nell'articolo si legge che il post sui social media di Li “non era coerente con la situazione attuale dell'epoca”. Non solo, l'articolo “denuncia anche le etichette anti-istituzionali di 'eroe' e 'informatore'”, che alcune persone avevano dato a Li”. L'articolo, pubblicato dal Guardian il 20 marzo, si intitola “Inchiesta cinese discolpa il medico informatore del coronavirus”.

Invece due poliziotti locali, secondo un annuncio distaccato dell'Ufficio di presidenza, ossia il vice capo Yang Li e Hu Jiafang della stazione di polizia di Zhongnanlu, hanno ricevuto rispettivamente una nota di demerito e un richiamo disciplinare.

Su internet i cinesi si sono chiesti come mai Xinhua, media portavoce del PCC, abbia parlato di due poliziotti di basso livello come responsabili di aver trattato male il dottor Li e altri informatori. È evidente che i funzionari del Partito abbiano usato i due agenti di polizia come capro espiatorio, non parlando invece del sistematico insabbiamento e della soppressione delle opinioni che hanno causato la pandemia.

Su un post virale su social Weibo si legge: “Come si può permettere che questi poliziotti di basso livello sopportino questa responsabilità? Stavano solo eseguendo gli ordini”. In un altro post si legge: “Quei due poliziotti non sono colpevoli della diffamazione e della disinformazione pubblicata da Xinhua”.