(Minghui.org) Lo scorso 13 novembre una donna di 72 anni, residente a Linghai nella provincia del Liaoning, è stata condannata a quattro anni di prigione e multata di 4.000 yuan (circa 520 euro) per la sua fede nel Falun Gong, una pratica per il benessere fisico e spirituale che viene perseguitata dal regime comunista cinese dal 1999. Li Jinqiu ha presentato ricorso in appello.

Nel pomeriggio del 31 luglio scorso Li, contabile in pensione dell’Ufficio cerealicolo della città di Linghai, è stata arrestata mentre distribuiva materiale del Falun Gong in una fiera comunitaria. Gli agenti della stazione di polizia di Dalinghe hanno fatto irruzione nella sua abitazione e le hanno confiscato i libri del Falun Gong, il computer, la stampante e 18.000 yuan (circa 2.340 euro) in contanti.

Li è stata trattenuta nel Centro di detenzione femminile della città di Jinzhou. La città di Jinzhou supervisiona la città di Linghai.

L’11 agosto la procura della città di Linghai ha approvato il suo arresto e trasferito il suo caso al tribunale. Il 6 novembre la donna è stata processata e, una settimana dopo, è stata condannata. Per i dettagli dell’udienza, vedere il primo articolo correlato, elencato alla fine di questo.

Intraprendere il Falun Gong

Li soffriva di numerose malattie, tra cui cardiopatia congenita, nevrosi, ipotensione, ipoglicemia, faringite, irite all’occhio destro, vertigini, crampi allo stomaco e insonnia. A causa delle sue complicate patologie, cadeva spesso in coma. Era estremamente debole e non aveva alcuna speranza nella vita.

Dopo aver iniziato a praticare il Falun Gong nel 1996, tutte le sue malattie sono scomparse. È diventata anche una persona migliore. A casa era una buona moglie, madre, figlia e nuora. Al lavoro era ben considerata, come una lavoratrice coscienziosa che non ha mai lottato per i suoi interessi personali.

Dopo l’inizio della persecuzione del Falun Gong nel 1999, Li è rimasta ferma nella sua fede ed è stata arrestata diverse volte. Per due volte è stata sottoposta a lavori forzati per un totale di quattro anni, trascorsi nel famigerato campo di lavoro di Masanjia. Durante le detenzioni ha subito brutali torture.

Le prime persecuzioni

Il 26 settembre 1999 Li e altri due praticanti locali hanno intrapreso un viaggio verso Pechino per fare appello in favore del Falun Gong. Sono stati intercettati dagli agenti nella borgata di Tashan, a Huludao, nella provincia del Liaoning. La polizia li ha fermati e li ha riportati a Linghai. Durante l’interrogatorio i praticanti sono stati picchiati e, dopo 18 giorni di detenzione, sono stati rilasciati. A ciascuno di loro sono stati estorti 1.000 yuan (circa 130 euro).

Il suo datore di lavoro e la polizia locale hanno continuato a molestare Li a casa. Inoltre è stata costantemente monitorata.

A metà ottobre 1999 la donna è riuscita a recarsi a Pechino per presentare un nuovo appello. Tuttavia, quando non è stata in grado di esibire il suo documento d’identità come richiesto (la polizia locale le aveva confiscato il documento), è stata arrestata in piazza Tienanmen e portata alla locale stazione di polizia. Un ufficiale ha concordato con lei in relazione alle sue affermazioni sulla mancanza di basi legali per la persecuzione del Falun Gong, ma l’ha avvertita che sarebbe stato inutile appellarsi al regime comunista. Ha avvisato la polizia di Linghai che è andata a riprenderla. Gli agenti le hanno ammanettato le mani dietro la schiena e l’hanno portata all’Ufficio di collegamento della città di Jinzhou, a Pechino, prima di riportarla a Linghai, dove ha scontato un mese in detenzione penale, seguito da un altro mese di detenzione amministrativa.

Tre anni di lavori forzati dopo l’arresto nel febbraio 2000

Il 4 febbraio 2000 Li e alcuni altri praticanti locali si sono recati per la terza volta a Pechino, per appellarsi in favore del Falun Gong, ma sono stati separati prima di raggiungere Piazza Tienanmen. Li è stata portata alla stazione di polizia di Jianguomen. Rifiutandosi di rivelare il suo nome, il giorno dopo è stata portata al centro di detenzione distrettuale di Dongcheng. Una guardia le ha promesso di permetterle di scrivere una lettera di appello a Jiang Zemin (ex dittatore cinese che ha ordinato la persecuzione del Falun Gong) se avesse rivelato la sua identità. La donna ha creduto alla bugia della guardia e gli ha rivelato il suo nome, ma le sono stati inflitti 15 giorni di detenzione penale. In seguito la polizia locale l’ha prelevata e portata all’Ufficio di collegamento della città di Jinzhou a Pechino. Più di una dozzina di agenti, guidati dal vice capo Liu Shoucheng del Dipartimento di polizia della città di Linghai, l’hanno interrogata per sapere chi altro si fosse unito a lei nel viaggio fino alla capitale cinese.

La donna si è rifiutata di rispondere. Liu l’ha schiaffeggiata e l’ha colpita al petto con le scarpe di cuoio. La donna è quasi svenuta. Mentre la scortava a Linghai, Liu le ha ammanettato i pollici con uno strumento di tortura chiamato “fibbia al pollice”. I denti dello strumento hanno scavato la sua carne, stringendosi sempre più quando lei muoveva le mani. Il dolore era così intenso che le sembrava che i pollici stessero per fratturarsi.

Dopo averla riportata a Linghai Liu e i suoi agenti hanno interrogato e torturato Li. Un ufficiale ha usato il bastone di una scopa per colpirla alla testa. La donna è svenuta immediatamente. La polizia l’ha accusata di fingere e le ha versato addosso acqua fredda per svegliarla. Gli agenti l’hanno sollevata da terra e hanno continuato a picchiarla. I glutei e le gambe erano diventati viola e lividi, di conseguenza camminava zoppicando. Dopo ore di torture, è stata trasferita in un centro di detenzione locale.

Anche la maggior parte dei praticanti che si sono recati a Pechino il 4 febbraio 2000 sono stati duramente picchiati perché Wang Shuzhong, allora segretario del Comitato del Partito municipale di Linghai, aveva emesso un ordine tassativo: “Picchiateli a morte!”.

Torturata nel campo di lavoro di Masanjia

Il 16 marzo 2000 Li è stata sottoposta a tre anni di lavori forzati e portata nel campo di lavoro forzato di Masanjia, a Shenyang nella provincia del Liaoning, dove è stata costretta, durante il giorno, a svolgere lavori forzati senza retribuzione e a essere bombardata, durante la notte, con propaganda anti-Falun Gong. La donna si è rifiutata di rinunciare alla sua fede ed è stata spesso costretta ad accovacciarsi e a subire altre forme di tortura.

Un giorno di fine aprile 2000, Li e alcuni altri praticanti risoluti sono stati portati in una stanza, dove sono stati torturati per aver sostenuto la loro fede. Il capitano Wang Naimin e la guardia Wang Shuzheng hanno immobilizzato Li a terra, togliendole scarpe e calzini, prima di percuoterle contemporaneamente le piante dei piedi con due bastoni elettrici. Le gambe le tremavano e sentiva le piante dei piedi come se venissero morse da serpenti. Più tardi le due guardie l’hanno percossa sul collo e sul dorso delle mani, lasciandole ovunque evidenti vesciche. Le hanno tolto la giacca e l’hanno colpita sul petto e sulla schiena. Wang Naimin l’ha anche colpita sulla bocca. Il suo volto si è contorto e si è deformato. La sua bocca sanguinava copiosamente.

Le due guardie hanno percosso Li finché i loro bastoni elettrici non hanno esaurito la carica. Gli altri praticanti hanno subito la stessa tortura. Nel corridoio si sentiva il crepitio delle scosse elettriche, le urla dei praticanti e l’odore acre della carne bruciata.

Dopo essere rimandata nella sua cella, il caposquadra Qiu Ping ha costretto Li a rimanere accovacciata per diverse ore consecutive.

Le torture incessanti hanno causato enormi danni alla sua salute. Alla fine del mese di maggio 2000, mentre veniva sottoposta a un esame fisico per ordine delle guardie, si è improvvisamente accasciata a terra e ha perso conoscenza. Diversi praticanti l’hanno portata in una stanza. In quel momento la sua pressione sanguigna era pari a zero.

Rilasciata in libertà vigilata ma ripresa in custodia per terminare il periodo nel campo di lavoro

Alla fine di gennaio 2001 Li è stata rilasciata per motivi di salute. La polizia l’ha spesso molestata nella sua abitazione, talvolta bussando alla sua porta nel cuore della notte.

Alla fine di settembre 2001 Li si è recata per la quarta volta a Pechino per appellarsi al diritto di praticare il Falun Gong. È stata arrestata in piazza Tiananmen e portata alla stazione di polizia. Quel pomeriggio, alcuni funzionari dell’Ufficio di collegamento della città di Jinzhou sono andati a riprenderla e l’hanno portata nel loro ufficio. In serata è arrivata la polizia di Linghai, che l’ha riportata al campo di lavoro di Masanjia, per terminare il suo mandato (il marito è stato costretto a coprire le spese di viaggio della polizia).

Le guardie del campo di lavoro hanno tenuto Li in un magazzino e l’hanno sottoposta a un intenso lavaggio del cervello. Non le è stato permesso di parlare con gli altri praticanti o di muoversi liberamente.

Nel novembre 2002 il campo di lavoro ha avviato un nuovo ciclo di persecuzioni per costringere tutti i praticanti a rinunciare alla loro fede. Ogni notte Li e gli altri praticanti risoluti sono stati bombardati con materiale anti-Falun Gong. Dieci giorni dopo, le guardie hanno ordinato loro di uscire dalle celle e di rimanere nel corridoio. Li è stata costretta a rimanere accovacciata nel corridoio per tre giorni consecutivi, e non le è stato permesso di usare il bagno.

Il caposquadra Zhang Lei ha ordinato ai praticanti che sotto pressione avevano rinunciato al loro credo, di lavorare a turno per convincere Li a rinunciare al Falun Gong. La donna è stata privata del sonno per sette giorni consecutivi e ed è stata costretta ad ascoltare le loro idee distorte. Era stordita e non riusciva a ragionare. Zhang l’ha anche schiaffeggiata e presa a calci con le scarpe di cuoio.

Nel dicembre 2002 Li è stata trasferita in un’altra stanza per frequentare una “classe di studio”, dove è stata costretta a leggere, guardare e ascoltare la propaganda anti-Falun Gong.

Il 16 marzo 2003 Li è stata rilasciata.

Un anno di lavori forzati dopo l’arresto nel settembre 2009

Il 13 settembre 2009 Li stava preparando la cena a casa della madre, nella città di Jinzhou, quando Lu Hao, dell’Ufficio per la sicurezza interna della città di Jinzhou, e sei agenti dell’Ufficio per la sicurezza interna della città di Linghai l’hanno convinta con l’inganno ad aprire la porta, sostenendo di essere dell’ufficio per l’edilizia residenziale per valutare l’appartamento.

Gli agenti hanno arrestato Li e suo marito, Zhang Deguo, che viveva temporaneamente con sua madre per prendersi cura dell’anziana donna e hanno confiscati loro i libri del Falun Gong, due computer portatili, due stampanti e altri oggetti di valore.

Quella stessa mattina il figlio della coppia, Zhang Lei, è stato arrestato sul posto di lavoro (la compagnia del rame Xinhualong nella città di Jinzhou). Nel pomeriggio la moglie Zhao Xiaochun e la madre He Yuxiang sono state arrestate nelle rispettive abitazioni di Linghai.

I cinque membri della famiglia allargata sono stati trattenuti per tutta la notte presso l’Ufficio per la sicurezza interna della città di Linghai. Il giorno successivo, dopo un breve interrogatorio, sono stati inflitti 15 giorni di detenzione amministrativa a Li, Zhao, He e Zhang Deguo, mentre a Zhang Lei è stata inflitta una detenzione penale di durata sconosciuta. Le tre donne sono state portate nella prigione della città di Jinzhou. L’anziano Zhang è stato portato nella prigione della città di Linghai, mentre il giovane Zhang è stato condotto nel centro di detenzione locale.

In seguito, Zhang Lei è stato condannato a cinque anni nel carcere di Dalian, mentre ai suoi quattro familiari è stato inflitto un anno di lavori forzati da scontare nel campo di lavoro di Masanjia.

Li nuovamente torturata nello stesso campo di lavoro

Nel novembre 2009 il campo di lavoro ha avviato un nuovo ciclo di persecuzioni contro i praticanti più risoluti. Il 27 novembre dello stesso anno Li è stata sottoposta alla tortura della spaccata delle gambe. I perpetratori erano le guardie Zhang Jun, Zhang Zhuohui, Fang Yehong, Zou Xiaoguang e Zhang Xiurong.

Rievocazione della tortura: Spaccata

Le guardie hanno legato un piede di Li a un tubo del riscaldamento, poi hanno tirato l’altra gamba nella direzione opposta. La donna ha lottato per liberarsi e le guardie hanno chiamato i rinforzi. Le hanno slegato il piede e l’hanno fatta sedere accanto a una cassaforte di metallo. In seguito le hanno tirato le gambe in direzioni opposte e stretto la testa e le braccia per impedirle di muoversi. Diverse persone le hanno calpestato le gambe, sostenendo che questa volta la tortura era fatta come si deve.

Li si è sentita soffocare e ha provato un dolore lancinante ai fianchi. Ha chiuso gli occhi, stringendo i denti. Le sue gambe hanno iniziato a perdere sensibilità ed è svenuta. Dopo un periodo di tempo imprecisato, ha sentito Zhang Jun che diceva: “Fermiamoci! Si è addormentata”.

In seguito le sue gambe sono diventate deformi e deboli. Non riusciva a camminare ed è stata riportata in cella. Quando si è tolta i vestiti per la notte, ha visto lividi sul petto e sulle gambe. Non riusciva neanche a girarsi. La notte gemeva per il dolore e anche le sue compagne di cella non riuscivano a dormire. Alle 4:00 del mattino è stata portata fuori per affrontare un’altra serie di torture.

Una guardia uomo le ha tenuto la testa e le ha ordinato di piegaresi. Lei è caduta, perché non riusciva a stare in piedi sulle gambe deformi. La guardia le ha ordinato di accovacciarsi, cosa che non è riuscita a fare. L’ha rimproverata, le ha messo gli auricolari nelle orecchie e l’ha costretta ad ascoltare materiale audio anti-Falun Gong.

La terza mattina Li è svenuta ed è stata portata all’ospedale interno del campo di lavoro per una radiografia. Le è stato riscontrato uno stiramento muscolare, ma le guardie ogni giorno la portavano comunque in officina per farle fare lavori forzati senza retribuzione. Per evitare che i suoi familiari scoprissero che era stata torturata, le guardie non hanno mai permesso loro di farle visita.

In soli 10 mesi di detenzione nel campo di lavoro, Li era ridotta a pelle e ossa. Non riusciva a camminare. Le guardie l’hanno portata nell’ospedale interno per un altro controllo. Le è stata riscontrata la presenza di speroni ossei nella gamba e nel ginocchio destro. Le guardie l’hanno portata in un ospedale esterno alla prigione per una TAC, con la quale i medici le hanno riscontrato una lussazione lombare. Nonostante le sue condizioni, le guardie non le hanno permesso di ricevere cure mediche e le hanno ordinato di pagare una tassa, per gliesami eseguiti, di oltre 600 yuan (circa 80 euro). La guardia Shao, responsabile della visita in ospedale, non le ha mai rilasciato una ricevuta né le ha dato una copia dei risultati degli esami.

Il 13 settembre 2010 Li è stata rilasciata. Poiché non era ancora in grado di camminare, suo marito l’ha riaccompagnata in auto. Quando sono tornati a casa, la sua famiglia e i vicini, che aspettavano il suo ritorno, sono rimasti turbati nel vedere che non riusciva a scendere dall’auto da sola.

Negli anni successivi Li si è ripresa un po’, grazie agli esercizi del Falun Gong, ma non poteva ancora svolgere lavori pesanti. Di tanto in tanto aveva delle ricadute di dolore alla schiena e alle gambe, e faceva nuovamente fatica a camminare.

Articoli correlati:

Liaoning: Donna di 72 anni processata per aver praticato il Falun Gong

Family of Five Persecuted in Linghai City, Liaoning Province

Mr. Zhang Lei Arrested, Four Relatives Sent to Forced Labor Camp