(Minghui.org) Nel novembre dell’anno scorso a una donna di 52 anni residente nella città di Shenyang, nella provincia del Liaoning, non sono state concesse le visite dei familiari mentre era in carcere per scontare il terzo periodo di detenzione a causa della sua fede nel Falun Gong, una disciplina per il benessere del corpo e della mente perseguitata dal Partito Comunista Cinese dal luglio 1999.
Le autorità carcerarie hanno dichiarato di non aver permesso ai familiari di Li Fangfang di vederla perché lei si è rifiutata di rinunciare al Falun Gong.
Li Fangfang
Tre pene detentive per un totale di 16 anni
Li, laureata all’Università di Shenyang, era la direttrice generale di McDonald’s del nord-est della Cina. Nel 2004 dopo aver visto che sua madre, Yang Shuqing, aveva recuperato la sua salute grazie a questa disciplina, ha iniziato a praticare il Falun Gong. Nel 2009 entrambe sono state condannate a tre anni per la loro fede e torturate brutalmente in prigione.
Yang è deceduta mentre Li stava scontando la sua seconda pena detentiva (di sette anni e mezzo) e suo marito, che aveva problemi di salute, dopo la sua morte ha dovuto farsi ricoverare in una casa di cura.
Il 13 maggio 2021 Li ha completato il suo secondo periodo di reclusione, ma il 3 agosto 2022 è stata nuovamente arrestata per aver parlato del Falun Gong alla gente. Il tribunale della Zona di sviluppo economico a fine gennaio dell’anno scorso l’ha condannata a cinque anni e mezzo con una multa di 10.000 yuan (circa 1.290 euro) Il suo appello è stato respinto dal tribunale intermedio della città di Shenyang.
Battaglia difficile dei familiari per farle visita in prigione
Il 28 novembre dell’anno scorso i familiari di Li hanno scoperto che non era più reclusa nel primo centro di detenzione della città di Shenyang e che il suo conto corrente era stato chiuso. Il 5 dicembre una guardia di nome Wu, del carcere femminile della provincia del Liaoning, li ha chiamati per avvisarli che Li, nel novembre di quell’anno, era stata ammessa al reparto 12.
I familiari di Li hanno chiesto di poterla visitare e Wu ha detto che era stata messa sotto stretta sorveglianza e che le erano state negate le visite dei familiari per essersi rifiutata di rinunciare al Falun Gong. Inoltre, ha rifiutato di rivelare il numero del suo conto corrente, con la scusa che prima doveva fare delle indagini.
Poco dopo la telefonata, i familiari di Li hanno presentato una richiesta all’Ufficio di giustizia del Liaoning, all’Ufficio dell’amministrazione penitenziaria e al carcere femminile della stessa provincia. Hanno chiesto alle tre agenzie di rispettare l’obbligo legale di permettere loro di visitare Li e di avere il suo numero di conto corrente per poterle inviare denaro.
Il 20 dicembre dello stesso anno, l’Ufficio dell’amministrazione penitenziaria del Liaoning ha risposto: “Secondo la nostra normativa sulla gestione delle recluse, alle detenute sottoposte a una gestione rigorosa vengono negate le visite e altre forme di comunicazione con i loro familiari. Li Fangfang è attualmente in regime di stretta sorveglianza e quindi le sono state negate le visite dei familiari, che saranno consentite solo quando sarà rimossa dalla sua gestione rigorosa. Da quello che sappiamo, il carcere femminile del Liaoning si è già messo in contatto con lei e le ha spiegato la sua situazione. Se ha ancora domande, può chiamare il numero +86-24-31236169 per chiedere aiuto”.
Il 4 gennaio scorso, i familiari di Li hanno presentato un ricorso alla procura del Liaoning contro il carcere per averle negato le visite, sostenendo che era stata messa sotto stretta sorveglianza per aver rifiutato di rinunciare alla sua fede. Per legge, ogni detenuto può ricevere le visite dei suoi cari.
Al momento in cui pubblichiamo, i familiari non hanno ancora ricevuto alcuna risposta dal procuratore.
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