(Minghui.org) Zhao Chenglin, medico militare in pensione, è deceduto il 15 febbraio scorso all’età di cinquantotto anni, dopo essere stato incarcerato per quattordici anni per via della sua fede nel Falun Gong.

Zhao Chenglin e sua moglie Wang Lijuan di Benxi, provincia del Liaoning, incominciarono la pratica del Falun Gong nell'agosto 1994 imparando i suoi esercizi di meditazione e sforzandosi di seguire i principi guida di Verità, Compassione e Tolleranza, ottenendo così il miglioramento della loro salute e del loro carattere. La coppia in passato si prese molta cura della madre di Zhao costretta a letto, e la famiglia viveva in armonia.

La persecuzione senza precedenti lanciata dal Partito Comunista Cinese nel 1999 nei confronti del Falun Gong, stravolse però la loro vita felice. Poiché non accettò di abbandonare la sua fede, Zhao venne rimosso dall’incarico militare che ricopriva e trasferito in un ospedale locale come medico generico. Lui e sua moglie furono arrestati per la prima volta nel 2001, quando il loro figlio era alle elementari. Il giovane ragazzo trascorse i successivi dieci anni senza il padre al suo fianco.

Un anno di lavori forzati

Zhao venne arrestato il 28 maggio 2001 per aver diffuso informazioni sulla bufala dell'immolazione di Piazza Tienanmenche aveva loscopo di diffamare il Falun Gong.

Venne condannato ad un anno da scontare nel campo di lavoro forzato di Benxi, dove venne inviato nel luglio 2001. Le guardie su di lui hanno usato la tortura “letto di stiramento”, con gli arti legati e il corpo sospeso in aria.

Rievocazione della tortura: letto di stiramento

Nell’ottobre 2001 Zhao fuggì dal campo di lavoro, per poi essere nuovamente arrestato due settimane dopo.

Wang, che era stata arrestata per via della sua fede solo un mese prima del marito, era ancora detenuta quando suo marito fuggì dal campo di lavoro. Il figlio della coppia, che all'epoca frequentava la scuola elementare, si trasferì dalla nonna materna.

Per trovare Zhao, la polizia occupò la residenza della suocera per più di una settimana, cercando di costringerla a collaborare con loro per trovarlo. Poco prima era anche morto il padre di Wang, affranto per l’arresto della figlia e del genero. La nonna si prese cura del nipote riuscendo a calmarlo, nonostante la costante presenza della polizia.

Alla fine la polizia riuscì a rintracciare Zhao dopo che qualcuno aveva riferito di averlo visto. Fu riportato nel campo di lavoro e fu brutalmente picchiato dalle guardie al punto da sfigurargli il viso. Aveva difficoltà a respirare ed era in uno stato delirante. Le guardie lo appesero anche per i polsi in una stanza buia per alcuni giorni, con i piedi tirati da catene. Svenne diverse volte per il dolore.

Dopo più di un mese di torture, le sue gambe risultavano ferite in diversi punti e aveva inoltre subito lesioni interne. Le guardie rifiutarono di farlo curare, tenendolo in isolamento.

Il sito web Minghui riportò la storia della sua persecuzione. La sua famiglia andò anche nel campo di lavoro per chiedere la sua liberazione così, temendo la pressione pubblica, le guardie diminuirono le torture nei confronti di Zhao.

Un detenuto che lo aveva monitorato, in seguito ha detto ad un corrispondente Minghui: «Le sue natiche erano ferite per via delle percosse, era costretto a letto, impossibilitato ad alzarsi e dovevamo prenderci cura di lui; nessun reparto voleva accettarlo».

Grazie alla sua fede salda Zhao sopravvisse.

Condannato a nove anni

Prima della scadenza dell’anno di condanna ai lavori forzati, l'Ufficio 610 di Benxi, un'agenzia extralegale creata per perseguitare il Falun Gong, collaborò con il campo di lavoro, inviò il praticante al centro di detenzione di Benxi e, nell’ottobre 2002, lo fece condannare a nove anni di carcere dal tribunale distrettuale di Xihu.

I detenuti nella prigione di Wafangdian lo picchiarono perché si era rifiutato di rinunciare al Falun Gong e a causa di ciò vomitò sangue e venne tenuto in cella d’isolamento per due mesi.

Le autorità carcerarie respinsero ripetutamente le richieste della sua famiglia di fargli visita, dicendo che il praticante non collaborava con la gestione della prigione.

Quando il 1° aprile 2007 alla sua famiglia venne finalmente permesso di vederlo, Zhao fu portato a destinazione da due detenuti: era emaciato, il suo viso era pallido, le sue labbra bluastre, la sua testa pendeva, ed aveva una ferita lunga cinque centimetri sul capo. Dopo che i detenuti l’ebbero aiutato a sedersi, avvicinò il viso al telefono, poiché le sue braccia erano troppo deboli per sorreggerlo.

Con voce flebile, Zhao disse ai suoi familiari di non aver fatto nulla di male nel sostenere la sua fede. Disse anche che i detenuti spesso lo picchiavano e lo privavano di molti diritti fondamentali e che quindi aveva iniziato uno sciopero della fame per protestare contro la persecuzione.

Dopo nove anni infernali trascorsi in prigione, Zhao venne rilasciato nel giugno 2011.

Altri quattro anni di condanna

Tre anni dopo il rilascio, esattamente il 26 marzo 2014, Zhao fu nuovamente arrestato per aver distribuito materiale informativo sul Falun Gong. Gli agenti di polizia lo colpirono alla testa mettendolo facendolo svenire. Poi lotrascinarono privo di sensi in una macchina della polizia e lo condussero al centro di detenzione di Benxi.

Il 27 agosto 2014 il tribunale distrettuale di Mingshan inizialmente orgnizzò un'udienza per esaminare il suo caso ma, poiché l’imputato era estremamente debole (dopo aver fatto uno sciopero della fame per protestare contro la persecuzione), il giudice aggiornò l'udienza.

Zhao comparse nuovamente in tribunale qualche settimana dopo e venne condannato a quattro anni di reclusione.

Nella prigione di Kangjiashan le guardie lo torturarono per aver sostenuto la propria fede e, quando iniziò uno sciopero della fame per protestare, lo alimentarono forzatamente rompendogli diversi denti.

Zhao è stato rilasciato nel 2018, ma non si è più ripreso ed è deceduto il 15 febbraio di quest’anno dopo aver combattuto per due anni con vari problemi di salute.

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