(Minghui.org) Li Fengmei, una ex insegnante di inglese, è decedutal'11 dicembre scorso, all’età di cinquantatré anni, dopo aver subìto anni di persecuzione per la sua fede nel Falun Gong.

Il Falun Gong, noto anche come Falun Dafa, è un'antica disciplina spirituale perseguitata dal Partito Comunista Cinese dal 1999.

La defunta Li Fengmei

La praticante, che risiedeva a Yingkou, nel Liaoning, aveva subìto ripetuti arresti e detenzioni a causa della sua fede. Nel luglio 2002 era incinta di due mesi, venne arrestata e, scoperta la gravidanza, fu condotta in ospedale per farla abortire contro la sua volontà. Tuttavia, prima che venisse sottoposta all'operazione, riuscì a fuggire, ma durante la fuga, a causa delle difficoltà vissute durante i vari spostamenti, perse il bambino che aveva in grembo. Dopo la condanna a quattro anni di carcere e il licenziamento dal posto di lavoro, suo marito le chiese il divorzio.

Durante la fuga, la polizia aveva arrestato le sue due sorelle, entrambe praticanti del Falun Gong.

La madre di Li, Wang Fuqin, rimase traumatizzata dagli arresti delle tre figlie e, nel marzo 2004, ebbe un ictus, morendo all'età di sessantanove anni. Il padre, Li Kunlian, dopo la morte della moglie, ebbe un crollo psicotico e iniziò ad avere le allucinazioni. Ogni giorno dopo il tramonto, prendeva un coltello o un bastone per spaventare i "cattivi immaginari" che volevano portare via i suoi cari. Morì cinque anni dopo, all'età di settantun anni.

I defunti Wang Fuqin e Li Kunlian

Un’insegnante di inglese molto rispettata

Li Fengmei in passato soffrì di problemi di salute, inoltre in quel periodo fu anche tormentata dall’ostile rapporto con i suoceri.

Nel 1997 iniziò a praticare il Falun Gong e rapidamente la sua vita cambiò radicalmente. I delicati esercizi migliorarono la sua salute e i principi di Verità-Compassione-Tolleranza la trasformarono da persona irascibile a persona più gentile e premurosa.

Il cambiamento giovò anche alla sua famiglia, creando armonia e serenità. Inoltre, l’integrità del suo comportamento etico professionale durante lo svolgimento del lavoro, le fece guadagnare rispetto e il titolo di insegnante esemplare.

In fuga per evitare l'aborto forzato e la perdita del bambino durante l’evasione

Il 20 luglio 2002, il primo giorno delle vacanze scolastiche, Li fu condotta nel centro di lavaggio del cervello di Yingkou. Un ufficiale aveva detto di averla arrestata proprio per la sua eloquenza e la sua rispettabile reputazione, pensando che, se fossero riusciti, con la forza, a convincere una persona ammirevole come lei a rinunciare al suo credo, i funzionari avrebbero potuto usarla come esempio per trasformare altri praticanti.

Dopo il fermo rifiuto della donna, gli agenti decisero di trasferirla in un campo di lavoro, dove scoprirono che era incinta di due mesi. Perciò ordinarono al medico del carcere di eseguire l’interruzione della gravidanza, ma Il dottore si rifiutò, così il 25 luglio, la portarono in ospedale per l’intervento. Tuttavia, per evitare l’aborto forzato, Li Fengmei fuggì dall’ospedale.

Dopo gli inutili tentativi di ricerca, la polizia decise allora di arrestare le sue due sorelle, Li Fengzhen e Li Fengzhi, entrambe praticanti del Falun Gong. Per evitare la persecuzione furono costrette a stare per un periodo lontane da casa, ma al loro ritorno vennero portate in un centro di lavaggio del cervello.

Li Fengmei, per evitare di essere catturata, si spostava spesso da un posto all’altro, conducendo una vita difficile, ma così mise, involontariamente, a rischio la sua gravidanza e poco dopo perse il bambino che portava in grembo.

Torturata nel centro di detenzione

Il 21 agosto 2003 Li Fengmei fu arrestata insieme ad un altro praticante e poi interrogata. Venne picchiata da un ufficiale perché si rifiutava di rispondere alle domande con le manette ai polsi, così gliele tolsero. Ma vedendola riluttante a rimetterle dopo l’interrogatorio, tre ufficiali la coprirono con una coperta e la pestarono selvaggiamente.

Rimase nel centro di detenzione di Bayujuan per tredici mesi, dove venne barbaramente torturata. Il giorno del suo arrivo, decise di fare uno sciopero della fame per protestare contro la detenzione illegale, perciò la guardia Zhao Wei, la schiaffeggiò forte sul viso, facendole sanguinare copiosamente l'orecchio sinistro.

Tre giorni dopo, un vicedirettore e diversi ufficiali dell'Ufficio di sicurezza interna, vennero a interrogarla. Poiché Li Fengmei non rispose alle domande, questi, insieme ad una guardia soprannominata Zhu, si alternarono per torturarla: la spinsero violentemente contro un muro, le schiacciarono l’addome con le ginocchia, le tirarono forte i capelli e la schiaffeggiarono più di trenta volte. Questa inaudita violenza le causò vertigini, tosse, forti dolori e reazioni cutanee su tutto il corpo.

Dopo il pestaggio, un ufficiale riferì al vicedirettore che non era stato redatto alcun verbale di interrogatorio. «I casi relativi al Falun Gong sono facili da gestire» rispose, «Puoi scrivere qualunque cosa tu voglia, puoi inventarti tutto».

Sette giorni dopo aver fatto lo sciopero della fame, il medico chirurgo del centro di detenzione, Gao Rizheng, sottopose Li ad alimentazione forzata, mentre le guardie, Zhao Wei e Zhang Xingqiang, la tenevano ferma su una sedia. Zhao intenzionalmente aggiunse più sale al preparato di latte e soluzione salina per aumentarle il dolore. Poiché il tubo che attraversava la narice sinistra aveva causato delle lesioni, decisero di utilizzare la narice destra. Questa tortura le provocò il vomito, dei forti dolori allo stomaco e in seguito un’emorragia nell’addome.

Una volta ebbe la febbre e dei tremendi spasmi allo stomaco; sudava molto e tremava dal dolore. Un medico dell'ospedale di Bayujuan, aveva dichiarato che le sue condizioni erano molto gravi e chiese a Gao di informare la famiglia, il quale ignorò la richiesta del dottore.

Un'altra volta il dottor Gao le fece un’iniezione endovenosa, un altro dottore lo vide e gli chiese: «Come hai potuto somministrarle un dosaggio così alto? E se fosse morta?». Nel frattempo uno dei responsabili dell'ospedale li sentì parlare e ordinò subito un'ecografia. Gao continuò ad ignorare le richieste e rimandò furtivamente la praticante in carcere, nonostante la febbre alta. Successivamente la praticante iniziò a soffrire di perdita di memoria, lasciando supporre che il farmaco somministratole in precedenza da Gao potesse essere dannoso per il sistema cognitivo.

Dopo che il maltrattamento di Li venne divulgato attraverso il sito web Minghui, le guardie e i funzionari del carcere ordinarono ai detenuti di torturare la donna. Il 24 settembre 2003 Sheng Ying, una detenuta recidiva, la schiaffeggiò violentemente fino a farle venire i lividi sul viso e lacerandole il timpano sinistro.

Le ripetute percosse e altri tipi di tortura le causarono gravi danni alla salute; il sistema linfatico venne gravemente compromesso, il viso e la testa erano completamente tumefatti, ebbe per lungo tempo febbre, nausea e tosse. L'alimentazione forzata le aveva danneggiato l’apparato digerente e provocato l’occlusione intestinale riducendola in fin di vita. Sebbene l’avessero portata d’urgenza all'ospedale di Bayujuan per ben quattro volte, i funzionari vietarono le visite ai suoi famigliari, così come le informazioni sulla sua salute.

Il carcere rifiuta l'ammissione a causa delle cattive condizioni di salute

All'inizio di marzo 2003, i funzionari del tribunale di Bayujuan condannarono segretamente Li Fengmei a quattro anni di reclusione. Dopo l’arresto, la praticante si rifiutò di rispondere alle domande della polizia e di firmare qualsiasi documento. La sua famiglia non venne a sapere del processo fino a quando non fu pronunciata la sentenza, di conseguenza decisero di assumere un avvocato per ricorrere in appello, ma le autorità minacciarono l'avvocato di non accettare il caso. Poco dopo la Corte d’appello di Yingkou confermò la sentenza in secondo grado.

Temendo un possibile decesso di Li, i responsabili del carcere chiesero la libertà vigilata per motivi di salute. Tuttavia il dottor Gao bloccò la richiesta e, inoltre, aggiunse alcuni farmaci al cibo della praticante e alle iniezioni endovenose, per peggiorare la sua salute già notevolmente compromessa. La brutale e disumana condotta del medico comportò alla donna: perdita di memoria, perdita dei capelli, difficoltà respiratoria, incapacità di camminare, incontinenza e perdita della funzionalità nei suoi organi sensoriali. Fu ridotta in fin di vita.

Il 15 maggio 2004 alle ore 5:00, Gao e una guardia condussero Li nella prigione femminile di Liaoning. Ma, la notte precedente al suo trasferimento, il dottore le iniettò un farmaco sconosciuto e, arrivati nel carcere, i responsabili rifiutarono di accettarla, poiché sospettavano che avesse la tubercolosi linfonodale. Gao non ebbe altra scelta che far sottoporre ad esami clinici la praticante, tuttavia l’esito confermò la malattia sospettata. Intanto il farmaco iniettato durante la notte iniziò ad agire, creandole difficoltà respiratore, perdita di memoria e gravi insufficienze di funzionalità degli organi.

Il 24 maggio, nove giorni dopo, Gao insieme ad altri due ufficiali, condusse nuovamente Li in prigione, nonostante riuscisse a malapena a stare in piedi e a camminare. Nuovamente il carcere si rifiutò di accettarla, ma se avessero presentato un certificato medico, nel quale veniva confermata l’assenza della tubercolosi, l’avrebbero ammessa. Così Gao si recò in un ospedale universitario e chiese una lettera in cui veniva affermato che alla donna non veniva riscontrata nessuna forma di tubercolosi, ma che si trattava solo di un ingrossamento dei linfonodi. Contrariamente alla sua richiesta, uno dei professori dell’università confermò la diagnosi di tubercolosi. A quel punto Gao dovette riportarla indietro, ma nei pressi dell’ospedale Li perse conoscenza.

La sua salute continuò a peggiorare giorno dopo giorno. Non era capace di prendersi cura di se stessa e riusciva ad ingerire solo poca acqua e a volte un po' di zuppa. Dopo essersi accorta che alla zuppa veniva aggiunta della sostanza sconosciuta, smise di mangiarla. Nel frattempo la domanda di libertà vigilata richiesta dal carcere venne approvata, ma Gao si rifiutò ancora di rilasciarla e il 22 settembre 2014, insieme ad altri due ufficiali, fu portata in prigione per la terza volta e questa volta, attraverso conoscenze personali, riuscì a lasciarla lì.

Torture in prigione

Jiang Zemin, ex leader del Partito Comunista, nel luglio 1999, ha dato inizio alla repressione del Falun Gong, ordinando di diffamare i praticanti e di distruggerli fisicamente e finanziariamente. Nella prigione femminile di Liaoning l’ordine è stato pienamente osservato; le guardie e le detenute limitano l'accesso del bagno alle praticanti e quando queste se ne servono senza permesso, per punizione non ricevono cibo e di acqua.

Inoltre non hanno il permesso di ricevere visite famigliari, telefonare, scrivere lettere o acquistare beni di prima necessità e non possono parlare con nessuno se non con il proprio sorvegliante. Nonostante tutte queste restrizioni, sono anche costrette a lavorare. Le detenute che maltrattano o denunciano le praticanti, vengono premiate, mentre quelle che si prestano ad aiutarle, vengono rimproverate davanti a tutti, oppure sottoposte ad altre punizioni.

Anche Li Fengmei fu maltrattata delle detenute. Una sera, una guardia ordinò a tre detenute, due delle quali scontavano pene per omicidio e l’altra per incendio doloso, di portarla in bagno per farle ingerire con la forza dei farmaci sconosciuti. Successivamente le lessero alcuni libri che diffamavano il Falun Gong e le afferrarono la mano per costringerla a firmare la dichiarazione di rinuncia alla pratica del Falun Gong.

In seguito la costrinsero a rimanere immobile in piedi fino alle 4:00 del giorno successivo e quando cercò di protestare per ritornare nella sua cella, un'altra guardia la fermò e la riportò in bagno per maltrattarla ancora. Per impedirle di gridare, alcune detenute le tapparono la bocca e poco dopo, nel tentativo di liberarsi, perse conoscenza. Alle 5:30 del mattino successivo la trascinarono fino alla postazione a lei assegnata, perché riprendesse a svolgere il suo duro lavoro.

Nonostante i maltrattamenti, Li cercò sempre di far comprendere la pratica del Falun Gong alle guardie e alle detenute e si impegnò a sfatare la propaganda di odio del Partito Comunista. Inoltre si prestò ad aiutare altre praticanti che erano state perseguitate all’interno della prigione.

Lavoro forzato

Nel 2006, durante un esame medico, fu diagnosticato a Li Fengmei una grave ischemia miocardica, per la quale il dottore raccomandò l’immediato ricovero in ospedale. La salute della praticante peggiorò a causa della denutrizione e delle torture subite per lunghi periodi. Accusava forti dolori diffusi su tutto il corpo e aveva difficoltà a svolgere il suo lavoro.

Nonostante la salute compromessa, fu costretta a lavorare ogni giorno per produrre le schede IC (note anche come smart card). Un commerciante con esperienza tecnica, ha definito questo tipo di lavoro dannoso per la salute, specialmente per le donne. Nell'unità di lavoro del carcere, spesso le detenute perdono conoscenza a causa dell’affaticamento.

Li Fengmei in seguito soffrì di gonfiore ai linfonodi e il suo corpo divenne rossastro e gonfio. Il dolore si diffuse dappertutto, anche alle ossa. La diagnosi confermò il rigonfiamento dei linfonodi e nuovamente le condizioni di rischio della propria vita.

La persecuzione la danneggiò anche finanziariamente. Infatti, subito dopo l’arresto, il suo datore di lavoro le bloccò lo stipendio, e suo marito, messo sotto pressione, chiese il divorzio e la lasciò senza nulla.

Dopo la scarcerazione rientrò a casa, ma il suo titolare non volle più assumerla e non le diede nessun indennizzo. La praticante, per sopravvivere, dovette fare affidamento sull’aiuto dei parenti e sul guadagno proveniente dalle ripetizioni che impartiva.

Dopo aver vissuto anni di tremenda agonia per la persecuzione, Li Fengmei è deceduta a dicembre dell’anno scorso.

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