(Minghui.org)«Alla stazione di polizia ho visto quattro uomini alti e robusti che trasportavano un uomo coperto di sangue. Quando ho realizzato che l'uomo che stavano trasportando era mio marito, ero così sconvolta che sono svenuta».
La frase sopracitata è stata scritta da Li Jumei quando, il 1° giugno 2015, ha presentato una denuncia penale contro Jiang Zemin, ex capo del regime comunista cinese che nel luglio 1999 ha avviato la persecuzione del Falun Gong (noto anche come Falun Dafa), un'antica disciplina spirituale e di meditazione.
Nella denuncia la donna ha documentato la tragica morte di suo marito, avvenuta soltanto due mesi dopo il suo arresto nel 2009. La praticante è stata arrestata nel 2015, quattro mesi dopo aver presentato la denuncia, e successivamente condannata a sette anni di carcere. Attualmente è detenuta nella prigione femminile dell’Hunan.
In questo articolo è riportato un resoconto della persecuzione subita dalla sua famiglia.
La sessantatreenne Li era un'insegnante della scuola elementare di Zhuquanwan, situata nella contea di Jiahe, città di Chenzhou, provincia dello Hunan. Soffriva di cancro alle ossa ed aveva tentato più volte il suicidio, ma ogni volta sopravviveva. Dopo aver praticato la Falun Dafa per un mese è guarita.
Li Junmei
Guo Huisheng, marito di Li, era un dirigente dell'ufficio per gli affari legislativi del governo di Jiahe. L'uomo aveva una mentalità aperta, era un esperto funzionario ed un gran lavoratore del Partito Comunista; uno dei pochi ufficiali onesti e retti rimasti.
Guo Huisheng
Tuttavia, dopo che la persecuzione del Falun Gong è iniziata nel 1999, è stato arrestato ripetutamente ed inviato in un campo di lavoro forzato una sola volta, mentre Li è stata arrestata sei volte e mandata ai lavori forzati per due volte. La loro perdita economica ammonta di oltre 100.000 yuan (circa 12.460 €), inoltre Li, mentre era in prigione, ha dovuto subire una dozzina di diversi metodi di tortura.
Ripetuti arresti e detenzione
Nel marzo 2000, Li è stata mandata in un centro di lavaggio del cervello e multata di 1.000 yuan (circa 125 €). Il 19 agosto di quell'anno è stata arrestata nuovamente, dopo che la polizia ha fatto irruzione in casa sua, ed è stata detenuta per quaranta giorni. La sua famiglia è stata costretta a pagare 400 yuan (circa 50 €) per le spese di soggiorno ed una multa di 4.000 yuan (circa 500 €).
Nell'ottobre 2000, Li e la praticante Xiao Erfeng erano andate a casa della praticante Deng Guojun quando la polizia ha fatto irruzione e le ha arrestate tutte e tre. Più tardi sono state condotte in una stazione di polizia della città di Chenzhou.
Li ha detto: «Sono stata ammanettata alla finestra e la polizia ha confiscato i soli 300 yuan (circa 37 €) che mi erano rimasti. Durante la notte, mi hanno ammanettato entrambe le mani ad una cornice di metallo nel corridoio e ho tremato per tutto il tempo mentre la pioggia fredda mi schizzava sul viso e sul corpo».
Il giorno successivo Li è stata trasferita al centro di detenzione locale. Il suo stipendio è stato bloccato per almeno sei mesi ed è stata multata di 5.000 yuan (circa 625 €). Mentre si trovava ancora in detenzione, suo marito Guo è stato condannato ai lavori forzati per due anni, lasciando così le loro due figlie sole e costrette a badare a loro stesse.
Nel dicembre 2001, Li è stata arrestata a casa e detenuta per quindici giorni e l'azienda dove lavorava è stata multata di 2.000 yuan (circa 250 €). Nell'ottobre 2002, Li stava insegnando alla sua classe quando è stata arrestata dal personale dell'Ufficio 610 e detenuta per quaranta giorni. Allo stesso tempo, anche Guo è stato arrestato e detenuto per più di un mese. La coppia ha fatto uno sciopero della fame per opporsi alla persecuzione.
Il 1° febbraio 2004 la praticante è stata costretta a vivere lontano da casa per evitare la persecuzione, poiché rifiutava di rinunciare a praticare il Falun Gong. Il 27 settembre dello stesso anno è stata arrestata per aver parlato alla gente del Falun Gong e successivamente è stata trasferita all'Ufficio 610, dove è stata interrogata, privata del sonno e costretta a rimanere in piedi per settantadue ore.
Sebbene Li si fosse notevolmente indebolita per non aver mangiato per tre giorni, è stata comunque trasferita in carcere e detenuta per più di un mese. Successivamente è stata condannata ad un anno e mezzo di lavori forzati. Mentre era nel campo di lavoro, è stata costretta a svolgere lavoro non retribuito, sottoposta ad un costante monitoraggio e costretta a rimanere sotto il sole cocente perché rifiutava di rinunciare alla sua fede.
Il 20 giugno 2007, Li è stata arrestata e portata nel centro di detenzione, dove le sono state negate le visite della sua famiglia. Dopo sei mesi è stata mandata in un campo di lavoro forzato per un anno e mezzo.
In questa struttura, le guardie l'hanno rinchiusa in un bagno per oltre tre mesi e mezzo ed è stata costretta a rimanerci per tutta la notte, privata anche del sonno. I detenuti che la monitoravano la picchiavano non appena chiudeva gli occhi. È diventata emaciata e le gambe e i piedi erano gonfi. Quando è stata rilasciata, dopo più di un anno di torture nel campo di lavoro, la sua famiglia non riusciva più a riconoscerla.
Coppia arrestata, marito perseguitato a morte
Il 6 luglio 2009, la polizia ha arrestato la praticante Xiao Silan della contea di Lanshan, provincia dell’Hunan. È stata detenuta nel carcere della contea di Lanshan, dove ha subito una frattura al braccio destro a causa della brutalità della polizia, tuttavia non le è stato permesso di ricevere cure mediche adeguate. Guo e Li hanno chiamato Xi Xiaogang, capo dell'Ufficio di Pubblica Sicurezza della contea di Lanshan per fare appello per Xiao ed hanno anche inviato materiale informativo alla stazione di polizia.
Per questo, la coppia è stata denunciata all'Ufficio 610 della provincia dell’Hunan e successivamente è stata perseguitata.
Il 6 agosto 2009, per ordine dell'Ufficio 610, un gruppo di poliziotti ha arrestato Li e Liao Hongcui, anch’essa praticante, ed entrambe sono state condotte alla stazione di polizia di Chengguan. Intorno all'una di quella notte, diversi agenti di polizia sonno andati a casa di Li. Quando Guo ha rifiutato di farli entrare, quattro poliziotti hanno fatto irruzione e l'hanno picchiato ferocemente mentre era ammanettato ed inginocchiato. Quando diversi ufficiali l'hanno portato alla stazione di polizia, la faccia di Guo era coperta di sangue e aveva tutti gli abiti macchiati di sangue.
In seguito Li ha scritto nella sua denuncia: «Alla stazione di polizia ho visto quattro uomini alti e robusti portare un uomo coperto di sangue. Quando ho capito che l'uomo che trasportavano era mio marito, sono rimasta così sconvolta che sono svenuta».
In seguito la polizia è tornata a casa della coppia, l'ha saccheggiata per due volte e ha confiscato molti dei loro effetti personali, tra cui diverse centinaia di migliaia di yuan in contanti destinati a migliorie domestiche.
Guo e Li sono stati trasferiti in un centro di detenzione. La sera del 13 agosto la vita della praticante era in grave pericolo ed è stata portata all'ospedale del popolo per ricevere cure d'emergenza. Il mattino dopo, quando ha ripreso conoscenza, è stata riportata al centro di detenzione.
Il 6 ottobre 2009, Guo è caduto in coma nel centro di detenzione ed è stato portato all'ospedale del popolo nella contea di Jiahe per essere rianimato. Dopo aver subito un intervento chirurgico al cervello aveva il battito cardiaco molto debole.
Guo in condizioni critiche
Guo è deceduto alle 17 del 12 ottobre 2009.
Li ha detto: «I miei suoceri di ottant'anni erano devastati e le mie due figlie hanno perso per sempre il loro padre. Nel centro di detenzione non riuscivo a smettere di piangere, il mio cuore era straziato».
La fede di Li messa alla prova
Li, dopo la morte di suo marito, ha continuato a rimanere in detenzione ed è stata processata il 12 gennaio 2010. Il tribunale non ha informato la sua famiglia e la donna si è difesa dichiarando la sua non colpevolezza. Ha riferito ai giudici di quanto avesse beneficiato del Falun Gong e li ha esortati a lasciare il Partito Comunista Cinese (PCC). Il giudice ha sospeso la sessione senza emettere un verdetto.
Il 18 gennaio 2010, Li ha avuto gravi emorragie vaginali, è svenuta ed è stata portata in ospedale. Ha sentito un medico dire: «Potrebbe non sopravvivere più di due o tre mesi».
Al fine di evitare la responsabilità per il deterioramento delle sue condizioni, il centro di detenzione le ha concesso la libertà condizionata. La praticante, dopo il suo ritorno a casa, veniva sorvegliata dalla polizia.
Licenziata dal posto di lavoro e costretta a diventare una senzatetto
Li si è ripresa facendo gli esercizi del Falun Gong e leggendone i suoi insegnamenti. Dopo aver riacquistato la salute, ha chiesto alla scuola di ripristinare la sua posizione lavorativa, ma la sua richiesta è stata respinta.
Nell'aprile 2010, la praticante ha chiesto a Li Dexiao, capo della commissione politica e giuridica della contea, di ripristinare la sua posizione lavorativa ed il suo stipendio. Li Dexiao ha detto che avrebbe accettato la sua richiesta se avesse smesso di esortare la gente a lasciare il PCC, ma lei ha rifiutato.
Nel 2011, quando Li Dexiao è venuto a sapere che Li aveva riacquistato salute dopo aver praticato il Falun Gong, l'ha minacciata: «Non parlare del Falun Gong! Dato che hai detto che stai bene fisicamente, dovrò rimetterti in prigione!».
Poiché Li aveva bisogno di sostenere finanziariamente i suoi genitori anziani, ha chiesto molte volte ai suoi superiori di permetterle di tornare al lavoro, ma senza risultato.
Nel luglio 2013, la praticante ha documentato la persecuzione a cui è stata sottoposta ed ha presentato il suo articolo a Minghui.org. Ciò ha fatto infuriare Li Dexiao che, colluso con diversi giudici, ha fatto riaprire il suo caso ed ha tentato di ricattarla dicendo che se avesse promesso di non esporre la persecuzione al pubblico e di non distribuire materiale informativo sul Falun Gong, i suoi salari sarebbero stati pagati ed il suo pensionamento sarebbe stato disposto, ma Li ha respinto la proposta.
Il 16 settembre 2013, Huang Jianlong, presidente del tribunale penale della contea di Jiahe, ha convocato la praticante per avvisarla che sarebbe dovuta comparire in tribunale alle 8 del mattino seguente. Secondo Huang: «La direttiva di un funzionario superiore non avrebbe potuto fare a meno di condannarla». Li è stata quindi costretta a fuggire da casa per evitare di essere imprigionata per il suo credo.
Arrestata per aver fatto causa a Jiang Zemin
Il 1° giugno 2015 Li ha presentato una denuncia penale contro Jiang Zemin. Il 23 ottobre è stata arrestata e portata al centro di detenzione.
Li è stata processata per la prima volta dal tribunale della contea di Jiahe il 17 novembre. Durante l'udienza si è difesa dicendo che era un suo diritto praticare il Falun Gong. Dopo alcune discussioni, il personale del tribunale ha chiamato il proprio supervisore per chiedere ulteriori istruzioni. Il giudice che presiedeva ha successivamente aggiornato l'udienza.
L'11 dicembre si è tenuta nuovamente un'udienza. L'avvocato della praticante ha sostenuto che le accuse penali contro di lei non erano fondate a causa della mancanza di prove e dei fatti poco chiari. Durante l'udienza, l'avvocato ha presentato prove che attestavano il fatto che nessuna legge in Cina criminalizza il Falun Gong. Ha messo in dubbio come il tribunale avesse accusato la sua cliente di "usare un culto per minare le forze dell'ordine", quando invece ha semplicemente esercitato il suo diritto costituzionale di divulgare informazioni sul Falun Gong, una pratica legale.
L'avvocato ha anche sottolineato che i libri del Falun Gong di Li, che sono stati usati come prova contro di lei, non hanno arrecato alcun danno a nessuno o alla società in generale e tanto meno hanno minato l'applicazione della legge.
La praticante ha anche dichiarato in tribunale che la pratica del Falun Gong l’haguarita dalla sua malattia e di non aver violato alcuna legge. Ha aggiunto che il Falun Gong si è diffuso in oltre cento Paesi e regioni del mondo ed ha invitato il giudice ed il personale giudiziario a dimettersi dal PCC.
Condannata a sette anni, una petizione di 1.670 firme chiede la sua liberazione
Durante la terza udienza del 27 maggio 2016, il pubblico ministero ha chiesto al giudice di condannare Li a sette anni di carcere. Il giudice ha aggiornato l'udienza senza emettere un verdetto.
La praticante, dopo tre udienze, è stata infine condannata a sette anni di carcere dal tribunale della contea di Jiahe. Ha fatto appello contro il verdetto e 1.670 residenti della città di Chenzhou hanno firmato una petizione chiedendone la liberazione.
Petizioni per la liberazione di Li
Il 30 agosto 2016 la corte intermedia di Chenzhou ha ascoltato il suo appello e si è pronunciata un mese dopo per confermare il verdetto originale. Poco dopo la praticante è stata inviata al carcere femminile di Changsha.
Nel febbraio 2017 la figlia di Li ha viaggiato da Pechino a Changsha, ma le è stata negata una visita a sua madre. Anche ad un altro parente della praticante non è stato permesso di vederla. La sua famiglia sospetta che potrebbe essere stata torturata e che le autorità carcerarie non volessero che mostrasse le sue ferite.
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