(Minghui.org) Il 25 aprile 1999, esattamente ventidue anni fa, circa 10.000 praticanti del Falun Gong si sono riuniti a Pechino per un appello pacifico per chiedere il rilascio di decine di praticanti arrestati illegalmente nella vicina città di Tianjin due giorni prima e chiedere il riconoscimento del legittimo diritto di praticare il loro credo.

L'appello era un evento volontario per salvaguardare il fondamento morale della nostra società. Assieme ai praticanti arrestati a Tianjin per aver sostenuto la loro fede, i 10.000 praticanti del Falun Gong hanno scelto di farsi avanti per esprimere le loro preoccupazioni. Non sapevano cosa sarebbe successo con il loro appello, ma sapevano che era la cosa giusta da fare.

Da allora molte persone hanno appreso dell'illegalità della persecuzione del Partito Comunista Cinese (PCC) nei confronti del Falun Gong, ma alcune persone, sia le vecchie generazioni che hanno sperimentato i numerosi movimenti politici del PCC, sia le giovani generazioni, specialmente i millennial e la Generazione Z, non sanno ancora di cosa si tratta e nutrono addirittura delle incomprensioni riguardo a questo periodo storico.

Di seguito vorremmo rivedere ciò che è successo e spiegare perché questo appello pacifico è importante per la Cina ed il suo futuro.

Retroscena dell'evento: Dal 1996 al 1999

Da quando ha preso il potere nel 1949, il PCC ha lanciato un movimento politico ogni pochi anni, prendendo di mira proprietari terrieri, capitalisti, intellettuali e molti altri cittadini comuni. Alcuni anni dopo il massacro di piazza Tiananmen nel 1989, il PCC ha rivolto la sua attenzione ai praticanti del Falun Gong.

Il Falun Gong, noto anche come Falun Dafa, è un sistema di meditazione basato sui principi di Verità-Compassione-Tolleranza. Radicato nella cultura tradizionale cinese, è fondamentalmente diverso dall'ideologia del PCC di lotta di classe, odio e menzogna, inoltre il suo potere miracoloso nel migliorare la salute ed il carattere morale ha attirato numerose persone ad apprendere la pratica.

1996: Diffamazione sui giornali

Il 17 giugno 1996 il Guangmin Daily, uno dei principali giornali cinesi rivolto agli intellettuali, pubblicò un commento che attaccava il Falun Gong. Le persone che hanno familiarità con la storia del PCC sospettano che l'articolo segnalasse l'intenzione del PCC di rovinare la reputazione della pratica.

Solo un mese dopo, il 24 luglio 1996, l'amministrazione generale della stampa e delle pubblicazioni, un'agenzia sotto il ministero della pubblicità del PCC, ha emesso una linea di condotta. Inviata agli uffici stampa e pubblicazioni di ogni provincia, la politica proibiva la pubblicazione dello Zhuan Falun e del China Falun Gong, i principali insegnamenti del Falun Gong, nonché i libri più venduti a Pechino.

1997: Le indagini della polizia non trovano prove di illeciti

Nel gennaio e luglio 1997 sono state lanciate dal Ministero della Pubblica Sicurezza cinese (noto anche come Ministero della Polizia) due ondate di indagini a livello nazionale per perseguire le cosiddette “attività religiose illegali” legate al Falun Gong. Si diceva che se tali attività fossero state confermate, il Falun Gong sarebbe stato classificato come “setta”. Dopo accurate indagini da parte del sistema di polizia in tutta la Cina, tuttavia, non è stata identificata alcuna prova di questo tipo.

Tuttavia la crescente popolarità del Falun Gong agitò Jiang Zemin, all’epoca il massimo leader del PCC.

1998: Spionaggio e false accuse

Dopo che Luo Gan, membro chiave del regime di Jiang, divenne il segretario del Comitato Centrale degli Affari Politici e Legali (PLAC) nel marzo 1998, iniziò a perseguitare attivamente il Falun Gong.

Nel luglio 1998, attraverso il Ministero della Pubblica Sicurezza, Luo ed altri funzionari hanno etichettato il Falun Gong come “setta” e poi hanno mobilitato la polizia nazionale per raccogliere prove a sostegno dell'accusa.

Il primo ufficio del Ministero della Pubblica Sicurezza ha emesso la normativa n. 555 del 1998, intitolata “Un annuncio sull'avvio di un'indagine sul Falun Gong”. Dichiarando apertamente il Falun Gong una “setta”, la politica esortava la polizia a trovare informazioni interne sulle relative attività ed a raccogliere prove delle sue attività “illegali e criminali”. La politica ha anche ordinato alle forze di polizia locali di condurre indagini approfondite.

Un gran numero di agenti di polizia, membri dello staff del dipartimento del Fronte Unito e agenti speciali sono stati inviati nei luoghi in cui i praticanti del Falun Gong si riunivano per fare gli esercizi in tutta la Cina. Fingendo di voler apprendere il Falun Gong e leggere i libri come lo Zhuan Falun, questi agenti lavoravano come agenti sotto copertura. Era facile farlo perché tutte le attività del Falun Gong erano aperte al pubblico, senza elenchi od iscrizioni.

Attraverso le strette interazioni con i praticanti molti agenti hanno conosciuto bene il Falun Gong e sono diventati essi stessi dei praticanti determinati. Contrariamente a quanto Luo ed altri si aspettavano, non è stata raccolta una sola prova contro la pratica.

Ciononostante, tali indagini produssero effetti a catena nei luoghi in cui c'erano false accuse contro il Falun Gong. Ogni volta che questo accadeva, i praticanti si facevano avanti per chiarire la verità e ridurre il danno.

Di seguito sono riportati alcuni esempi.

Caso 1: Il dipartimento di Polizia di Chaoyang, nella provincia del Liaoning, ha emesso la normativa n. 37 del 1998 intitolata “Un annuncio sul divieto delle attività illegali del Falun Gong”. Alcuni assistenti volontari nei luoghi di pratica di gruppo hanno ricevuto numerose multe per un totale di oltre 4.000 yuan (circa 510 euro), relativamente alle quali non sono state emesse ricevute.

A causa di ciò, più di quaranta praticanti sono andati a Pechino per fare appello al Ministero della Pubblica Sicurezza. Più di 1.000 praticanti hanno presentato una denuncia congiunta contro il Dipartimento di Polizia di Chaoyang.

Caso 2: L'Amministrazione Generale dello Sport in Cina ha condotto un'indagine completa sul Falun Gong nel maggio 1998. I praticanti hanno risposto alle domande con calma ed onestà.

In un discorso del 20 ottobre 1998 i direttori delle task force inviate nella città di Changchun, nella provincia dello Jilin, e nella città di Harbin, nella provincia dell’Heilongjiang, elogiarono i benefici del Falun Gong sulla salute fisica, sulla stabilità sociale e sulla società civile.

Inoltre indagini non governative sono state condotte anche a Pechino, nella provincia del Guangdong, a Dalian, nella provincia del Liaoning, ed a Wuhan, nella provincia dell’Hubei. I risultati sono stati simili e hanno affermato l'impatto positivo del Falun Gong.

Caso 3: La stazione televisiva di Pechino ha trasmesso i commenti diffamatori di He Zuoxiu sul Falun Gong nel suo programma Beijing Tekuai (Pechino Express) alla fine di maggio 1998, attaccando specificamente la pratica ed affermando che era dannosa. Nelle riprese di esercizi di gruppo dei praticanti al parco Yuyuantan, il giornalista si riferiva il Falun Gong come “superstizione”.

Dopo la messa in onda del programma, centinaia di praticanti del Falun Gong a Pechino e nella vicina provincia dell’Hebei hanno scritto o visitato la stazione televisiva ribadendo la politica dei “tre no” del governo sul qigong (non attaccare, non discutere e non riferire) e raccontando i benefici che avevano sperimentato dalla pratica del Falun Gong. Hanno anche sottolineato che un servizio così scorretto da parte dell'emittente televisiva avrebbe fuorviato i cittadini e l'opinione pubblica su larga scala.

Lui e Luo sono cognati (le loro mogli sono sorelle). Nonostante i pochi risultati accademici, He è diventato un docente dell'Accademia cinese delle scienze (CAS) per la correttezza politica e la promozione dell'ideologia comunista. Per compiacere il leader del PCC Jiang, una volta ha pubblicato un documento che sosteneva di convalidare le teorie politiche di Jiang con la “meccanica quantistica”, guadagnandosi il titolo di “ruffiano scientifico”. Quando ha attaccato il Falun Gong, gli esempi che ha elencato non avevano nulla a che fare con la pratica. Era un tipico complotto del PCC.

Dopo che i praticanti del Falun Gong hanno condiviso le loro esperienze, i funzionari della Beijing Television Station hanno ammesso che il loro servizio sul Falun Gong è stato il più grave errore nella storia dell'emittente. Come correzione ha fornito un servizio corretto il 2 giugno 1998, mostrando praticanti del Falun Gong di tutti i ceti sociali che praticavano pacificamente gli esercizi in un parco.

Caso 4: Il primo ufficio del Ministero della Pubblica Sicurezza ha emesso un'altra normativa il 21 luglio 1998, dando la direttiva alla polizia di attaccare il Falun Gong. Come risultato la polizia di basso livello ha disperso con la forza i praticanti nei siti di esercizi di gruppo in province come lo Xinjiang, l’Heilongjiang, l’Hebei ed il Fujian. Hanno perquisito residenze private senza mandato e confiscato effetti personali.

Secondo informazioni interne, Luo aveva cercato due volte di inquadrare il Falun Gong come una “setta” da sopprimere, una volta nel 1997 e un'altra volta nel 1998. “Non era perché i praticanti del Falun Gong avessero fatto qualcosa di male. Era nella posizione più alta che potesse essere e, per andare più in alto, doveva fare qualcosa di politicamente importante”, ha analizzato un articolo pubblicato su Minghui nel 2009.

Luo ha poi scoperto che molte persone del Ministero della Pubblica Sicurezza conoscevano il qigong e lo praticavano. Nel 1996, ha rimosso i dirigenti che lo praticavano.

Caso 5: Nella seconda metà del 1998 diversi quadri in pensione del Congresso Nazionale del Popolo, guidati da Qiao Shi, fecero un'indagine dettagliata sul Falun Gong e conclusero che la pratica portava solo benefici e nessun danno. Alla fine dell'anno hanno presentato le loro conclusioni al Politburo centrale, di cui all’epoca era a capo Jiang Zemin.

Qiao Shi era uno dei membri fondatori del PCC. Era nato a Shanghai e si chiamava originariamente Jiang Zhitong. Durante l'invasione giapponese (dal 1937 al 1945) partecipò alle attività clandestine del PCC a Shanghai. Durante la guerra civile cinese (dal 1945 al 1949) è stato segretario del Partito all'Università Tongji e coordinatore generale del commissariato accademico di Shanghai.

Dopo aver lavorato in campo tecnico dal 1949, Qiao nel 1963 è diventato un politico. Dopo aver lavorato all'Ufficio di collegamento del governo centrale del popolo (LOCPG) per tredici anni, è diventato vice ministro. Nel 1983 è diventato direttore dell'Ufficio Generale del Comitato Centrale del PCC e capo del Dipartimento Organizzativo del PCC, un'agenzia a livello ministeriale. Nel 1985 è diventato membro del Politburo ed è stato nominato segretario di partito del PLAC centrale, responsabile della politica e della legge, della sicurezza, dell'intelligence e della giustizia. Dopo essere diventato vice premier nel 1986, Qiao è diventato presidente del Congresso del popolo nel 1993. A quel tempo il presidente del Congresso del Popolo era ancora responsabile della politica e del diritto. Più tardi si ritirò nel 1998.

Qiao ha ricoperto quasi tutte le posizioni di alto livello del PCC, tra cui la diffusione, la struttura interna, l'organizzazione, la politica e la legge, l'amministrazione e la legislatura. Questo era molto raro per i funzionari del PCC. Infatti, tra il 1985 e il 1998, Qiao è stato il più alto funzionario del sistema politico e giuridico cinese.

Tuttavia, la conclusione di Qiao che “praticare il Falun Gong porta solo benefici e nessun danno” ed il modo democratico dell'allora premier Zhu Rongji di gestire l'appello pacifico del 25 aprile 1999 (discusso in seguito) fecero infuriare Jiang, che era anche geloso della popolarità del Falun Gong e del suo fondatore.

1999: Arresti a Tianjin

Dopo l'incidente della stazione televisiva, i media di Pechino adottarono finalmente la politica dei “tre no”. Di fronte a questa situazione, Luo e He spostarono la loro attenzione sulla vicina città di Tianjin.

L'11 aprile 1999 He pubblicò un articolo su Science Review of Juvenile (una rivista pubblicata dal Tianjin University's College of Education, o TUCOE) intitolato “Non approvo la pratica del Falun Gong da parte dei giovani”. Nell'articolo egli ripeteva la propaganda diffamatoria che aveva fatto all’emittente televisiva di Pechino nel 1998, che era dimostrato essere stata falsificata.

Dopo la pubblicazione di questo articolo alcuni praticanti di Tianjin sapevano di dover chiarire i fatti all'editore e alle relative agenzie governative, di conseguenza alcuni praticanti si sono recati al TUCOE e ad altre agenzie tra il 18 e il 24 aprile.

Seguendo i principi del Falun Gong di essere buoni cittadini, i praticanti che sono andati al TUCOE hanno mantenuto l'ordine per minimizzare il disturbo. Non hanno parlato ad alta voce, non si sono mossi in modo noncurante ed hanno tenuto liberi i passaggi per evitare di bloccare il traffico. I praticanti si sono anche offerti volontari per aiutare gli agenti di polizia a dirigere il traffico.

Tale appello era l'unico modo per i praticanti di esprimere le loro preoccupazioni circa l'articolo diffamatorio di He ai funzionari del governo, poiché il regime totalitario del PCC controllava tutti i media e l'opinione pubblica in Cina; quasi tutti i movimenti politici del PCC sono iniziati con la diffamazione da parte dei “letterati imperiali” attraverso delle pubblicazioni.

Oltre alla libertà di credo e di espressione il diritto di appello è anche garantito dall'articolo 41 della Costituzione cinese:

“I cittadini della Repubblica Popolare Cinese hanno il diritto di criticare e dare suggerimenti su qualsiasi organo o funzionario dello Stato. I cittadini hanno il diritto di presentare agli organi statali competenti denunce o accuse contro, o denunce di, qualsiasi organo o funzionario statale per violazione della legge o negligenza. L'organo statale interessato deve, in modo responsabile e accertando i fatti, trattare i reclami, le accuse o le denunce fatte dai cittadini. Nessuno può sopprimere tali denunce, accuse e denunce o attuare ritorsioni contro i cittadini che intraprendono tali iniziative”.

Ma in risposta all'appello pacifico Luo, segretario di partito del PLAC centrale, ha ordinato alla polizia di Tianjin di inviare oltre 300 agenti antisommossa tra il 23 e il 24 aprile. Alcuni praticanti sono stati picchiati a sangue e coperti di lividi, e quarantacinque di essi sono stati arrestati.

Quando i praticanti hanno chiesto il rilascio dei quarantacinque arrestati, il governo municipale di Tianjin ha detto loro che il Ministero della Pubblica Sicurezza di Pechino era intervenuto nell'incidente e che i praticanti detenuti non potevano essere rilasciati senza la sua autorizzazione. Alcuni funzionari hanno consigliato: “Andate a Pechino, solo così la questione potrà essere risolta”.

L'escalation degli attacchi e dei tentativi di incastrare il Falun Gong da parte del PCC avvenuti tra il 1996 e il 1999 ha anche sollevato preoccupazioni tra i praticanti, che si sono informati su come poter fermare questa calunnia andando a Pechino per fare appello. Molti hanno sentito che il canale ufficiale era l'ufficio appelli del Consiglio di Stato, così il 25 aprile 1999 si sono riuniti volontariamente fuori da tale ufficio.

Un appello storico

Sebbene gli arresti di Tianjin siano stati la causa diretta dell'appello a Pechino il 25 aprile, essi erano solo una parte del sistema messo in atto da parte di alcuni alti funzionari del PCC, a partire dal 1996, per incastrare e diffamare il Falun Gong.

Sebbene i praticanti provenissero da tutta la Cina e avessero background diversi, avevano lo stesso desiderio. Anche i loro ricordi di quel giorno erano simili. Di seguito sono riportate alcune testimonianze selezionate pubblicate su Minghui.org negli ultimi ventidue anni.

Testimonianza del signor Meng Zhaowu

Il signor Meng aveva studiato in Unione Sovietica negli anni '50 ed era uno scienziato affermato. Iniziando a praticare il Falun Gong nell'ottobre 1995, ha trovato “una ricompensa all'amarezza della mia vita”. Ha scritto: “Pensavo che gli esseri umani avrebbero avuto difficoltà a trovare un'opportunità così grande come questa”.

Meng ha saputo dell'incidente di Tianjin da una telefonata di un’altra praticante, la quale gli aveva detto che sarebbe andata all'ufficio appelli del Consiglio di Stato il giorno dopo (25 aprile 1999). Così ha deciso di andare anche lui.

Meng ha ricordato: “Il giorno dopo, di buon'ora, sono andato in bicicletta all'ufficio appelli e sono arrivato in via Xisi alle 9. Ho notato che c'erano molte biciclette parcheggiate su entrambi i lati della strada ed ho lasciato lì anche la mia”.

“Camminando su Fuyou Road, dove si trova l'ufficio appelli, c'era già un gran numero di praticanti della Dafa riuniti lì. Sotto la direzione della polizia, stavano in piedi su entrambi i lati di Fuyou Road. Io mi sono unito alle persone sul lato ovest della strada, e la mia posizione era a circa dieci metri dall'ufficio appelli. C'erano veicoli della polizia che passavano avanti e indietro per dirigere il traffico. L'atmosfera eraintensa”.

Meng ha proseguito dicendo: “Qualche tempo dopo, come ordinato dalla polizia, tutti i praticanti che si trovavano sul lato est della strada, accanto al muro rosso di Zhongnanhai (il complesso del governo centrale dove si trova il Consiglio di Stato) si sono spostati sul lato ovest della strada. La risistemazione di un gruppo così grande di persone è stata fatta in dieci minuti. Il lato ovest della strada è diventato affollato. C'erano file di persone, ogni fila era composta da circa dieci persone e, fila dopo fila, la folla era numerosa. Quasi non potevamo girarci”.

“Lungo Fuyou Road, la fila di praticanti era lunga più di un chilometro. Quelli sulla sola Fuyou Road erano più di 10.000. Verso nord, c'erano praticanti in piedi sulla strada da est a ovest, da Xisi fino al Parco Beihai. La lunghezza delle file era sicuramente di diverse miglia. Alla mia sinistra c'erano più di dieci praticanti della Dafa di Tianjin. Alla mia destra ce n'erano diversi arrivati in aereo da Urumqi, nella provincia dello Xinjiang. Tutti erano molto calmi e stavano lì in silenzio. Una dopo l'altra, le persone riferivano quello che stava succedendo davanti”.

Testimonianza del signor Shi, allora candidato al dottorato all'Accademia Cinese delle Scienze

“La sera del 24 aprile sono andato al luogo dello studio di gruppo come al solito, ma sono arrivato un po' tardi a causa del lavoro”, ha scritto il signor Shi. Una delle assistenti volontarie, la signora Li, ha parlato della situazione a Tianjin.

Ha scritto: “La mattina seguente, sono arrivata a Fuyou Street verso le 7:30. C'erano già alcuni praticanti in questa strada e nelle strade vicine. Alcuni praticanti erano in piedi ed altri erano seduti. Non parlavano con i pedoni ed alcuni leggevano i libri del Falun Gong. Anche se c'erano molti praticanti, non abbiamo bloccato il traffico o fatto rumore”.

Nella vicina via Xi'anmen, Shi ha visto dei praticanti che aspettavano in fila ordinatamente per un bagno pubblico e si erano allineati lungo la strada, con quelli accanto al muro seduti e quelli vicini alla strada in piedi. Alcuni stavano leggendo lo Zhuan Falun. “Ho intuito che alcuni di loro venivano dalla campagna, c’erano molte persone simpatiche e molto modeste”, ha aggiunto. C'erano anche poliziotti in borghese ovunque che riferivano la situazione attraverso le loro radio.

Testimonianza di un altro praticante del Falun Gong in Cina

Non possiamo fornire il nome di questo praticante per motivi di sicurezza, poiché la persecuzione in Cina è ancora in corso.

Ha riferito: “Dopo aver fatto gli esercizi, ho visto piccoli gruppi di praticanti provenienti da Pechino e da fuori città camminare verso il Consiglio di Stato. C'era già la polizia in attesa lungo le strade e gli incroci. Ci hanno impedito di andare avanti. Ci siamo fatti strada a nord della porta ovest di Zhongnanhai attraverso piccoli vicoli”.

“Man mano che usciva il sole, si riunivano sempre più praticanti. Non ci conoscevamo, ma eravamo pacifici. Abbiamo formato tre file. Nella prima fila c'erano giovani praticanti che stavano in piedi. I praticanti della seconda e terza fila erano seduti, leggevano lo Zhuan Falun o meditavano. Abbiamo lasciato un passaggio in modo che i pedoni potessero passare”.

“Durante l'ora di punta del mattino, gli autobus e le auto si muovevano sulla strada come al solito. Il nostro appello era chiaro e semplice: ‘Rilasciate i praticanti arrestati, ridate ai praticanti l'ambiente in cui possono praticare la loro fede, e permettete la pubblicazione dei libri della Falun Dafa’”.

“Più tardi, a causa delle azioni della polizia, c'erano meno veicoli e pedoni. Molti agenti pattugliavano la strada. Un enorme veicolo blindato andava avanti e indietro per la strada. Sul veicolo c'era una telecamera che registrava le scene dell'appello. Nessuno si è tirato indietro, perché sentivamo che stavamo facendo la cosa giusta. Più tardi abbiamo saputo che le registrazioni servivano a vari posti di lavoro per controllare se i loro dipendenti erano tra la folla”.

“I praticanti sono rimasti lì tutto il giorno in attesa dei risultati dei negoziati tra i rappresentanti della Falun Dafa e l'allora primo ministro Zhu Rongji. Mentre aspettavamo, diverse scene che ho visto mi hanno toccato profondamente”.

1. “Ad un incrocio una donna ed il suo bambino piccolo stavano riposando al lato della strada. Un uomo di mezza età, probabilmente un poliziotto in borghese, le chiese: ‘Chi ti ha detto di venire?’ Lei rispose: ‘Il mio cuore’. Ho subito versato lacrime quando ho sentito la sua risposta sincera e saggia”.

2. “Anche se c'erano decine di migliaia di praticanti, eravamo molto disciplinati. I poliziotti camminavano per strada, rilassati. Alcuni di loro gettavano a terra pacchetti di cibo, bottiglie d'acqua e mozziconi di sigaretta. I praticanti nelle vicinanze raccoglievano la spazzatura e la buttavano nei bidoni. Le strade ed i marciapiedi erano puliti grazie a loro”.

3. “Nel pomeriggio i funzionari delle contee circostanti hanno ricevuto l'ordine di venire sul posto. Una persona che sosteneva di essere il capo della contea di Yanqing chiese ad una contadina: ‘Cosa stai facendo qui, hai lasciato le tue fattorie incustodite?’. Lei rispose: ‘Dopo aver praticato il Falun Gong ho riacquistato la mia salute ed i miei raccolti sono cresciuti. Voglio raccontarlo ai funzionari del governo centrale’. Era semplice e sincera, e mi ha impressionato”.

“Verso le 21 abbiamo saputo che il nostro appello era stato accolto. Abbiamo pulito le strade dalla spazzatura e abbiamo lasciato la scena pacificamente e rapidamente, tuttavia i praticanti provenienti da fuori città se ne sono andati in auto mandate dalle loro autorità locali. Questo era un modo subdolo per annotare la loro partecipazione all'evento. I praticanti non avrebbero mai pensato che in meno di tre mesi sarebbe iniziata una brutale persecuzione che non sarebbe terminata nemmeno dieci anni dopo. Più tardi il mio supervisore me ne parlò e venni a sapere che, in un dossier riservato del governo, il numero dei praticanti che parteciparono all’appello era molto più di 10.000. Il numero un giorno sarà noto, quando la verità finalmente emergerà”.

Testimonianza di un praticante in Cina

“Verso le 8:15 del 25 aprile, l'allora primo ministro Zhu Rongji ha guidato un gruppo di persone a uscire dalla Porta Ovest verso il Consiglio di Stato dall'altra parte della strada e si è presentato davanti ai praticanti che stavano facendo appello. Tra coloro che si appellavano si levò un applauso. Il premier Zhu ha chiesto: ‘Perché siete venuti? Chi vi ha chiesto di venire?’ Molti praticanti hanno risposto: ‘Siamo venuti a denunciare la situazione del Falun Gong. Nessuno ha preso accordi per noi’. Il premier Zhu ha chiesto di nuovo: ‘Perché scrivete lettere di appello? Perché ci sono così tante persone qui?’”.

“Molti praticanti hanno risposto. Uno ha detto: 'Le lettere che ho scritto possono quasi riempire un sacco di tela, ma non ho avuto risposta’. Il premier Zhu ha detto: 'Ho risposto al tuo problema'. I praticanti hanno affermato: ‘Non abbiamo ricevuto risposta’. Il premier ha chiesto ai praticanti di selezionare alcuni rappresentanti per accedere al Consiglio di Stato e riferire ulteriormente sulla situazione”.

“A mezzogiorno del 25 aprile 1999, Li Chang e Wang Zhiwen dell'Associazione per la Ricerca sulla Falun Dafa e tre praticanti di Pechino sono entrati al Consiglio di Stato come rappresentanti del Falun Gong ed hanno avuto una conversazione con i funzionari governativi. Essi hanno presentato tre richieste dei praticanti del Falun Gong:

1) Rilasciare i praticanti del Falun Gong arrestati a Tianjin.

2) Fornire un ambiente rilassato in modo che i praticanti del Falun Gong possano praticare pubblicamente senza paura di ritorsioni del governo.

3) Permettere la pubblicazione dei libri del Falun Gong.

“Tra i funzionari governativi che hanno partecipato alla conversazione c’erano il responsabile dell'ufficio appelli del Consiglio di Stato ed i responsabili delle città di Pechino edi Tianjin. Al tramonto la città di Tianjin ha rilasciato tutti i praticanti del Falun Gong detenuti, secondo le istruzioni del governo centrale. In seguito i praticanti se ne sono andati tranquillamente. L'intero processo è stato molto pacifico e ordinato”.

Come l'appello è stato etichettato un “assedio”

I media controllati dal PCC hanno in seguito accusato il Falun Gong di aver “assediato Zhongnanhai”, la sede del governo centrale. In realtà, l'unica ragione per cui i praticanti erano vicini a Zhongnanhai era che l'ufficio appelli del Consiglio di Stato si trovava alla Porta Ovest di Zhongnanhai.

Il Falun Gong insegna alle persone ad essere buoni cittadini seguendo i principi di Verità-Compassione-Tolleranza ed a lasciare andare gli attaccamenti, compresi quelli politici. I praticanti che hanno partecipato all'appello del 25 aprile non avevano alcuna intenzione di farsi coinvolgere nella politica, il loro semplice obiettivo era quello di fermare la propaganda diffamatoria in modo che il pubblico non fosse incitato all'odio.

Impatto dell'appello

Anche se l'appello del 25 aprile non è stato in grado di fermare il complotto premeditato del PCC contro il Falun Gong ha permesso al pubblico, sia ai cittadini comuni che ai funzionari, di testimoniare la natura pacifica e compassionevole dei suoi praticanti. Man mano che sempre più persone apprendevano ciò che era successo, molte di loro si rendevano conto che l'appello era un monumento morale della nostra epoca.

In Cina, la nazione più popolosa governata dal regime più totalitario, è difficile immaginare che in una società che ha subito un tale declino morale così tante persone escano volontariamente insieme per salvaguardare i principi di Verità-Compassione-Tolleranza. Attraverso numerosi movimenti politici, il PCC aveva perseguitato con successo i proprietari terrieri, i capitalisti, gli intellettuali e gli attivisti pro-democrazia. Di fronte ad un regime così brutale il livello di coraggio, gentilezza e determinazione dimostrato dai praticanti del Falun Gong era senza precedenti.

Dopo l'appello del 25 aprile i praticanti del Falun Gong sono stati ampiamente monitorati, direttamente dalla polizia o indirettamente dai datori di lavoro. In realtà, le molestie nei loro confronti sono iniziate già nel 1998, come menzionato sopra, ma la brutale persecuzione non è stata portata alla luce del sole fino al luglio 1999, quando Jiang ha dato ordine alla polizia di sopprimere i praticanti del Falun Gong a livello nazionale.

La lotta di classe, la brutalità, l'odio e la menzogna sono valori fondamentali del PCC, che non può tollerare i principi del Falun Gong di Verità-Compassione-Tolleranza. Questo è stato anche il motivo per cui Jiang ha emanato direttive nei confronti dei praticanti per “rovinare la loro reputazione, mandarli in bancarotta finanziariamente e distruggerli fisicamente”. Il PCC ha usato la stessa ideologia contro altri gruppi mirati in precedenti campagne politiche, ma è stato soltanto con la persecuzione del Falun Gong che il PCC ha consolidato tutte le sue tattiche per perseguitare un gruppo di persone innocenti la cui unica intenzione è di essere buoni cittadini.

Nel corso di migliaia di anni di civiltà il popolo cinese credeva nel bene e aveva una profonda fede nel divino. Anche se il PCC ha quasi distrutto i valori tradizionali della Cina ed ora minaccia il mondo, è solo una questione di tempo prima che lo spietato regime sia relegato alla storia. Più di 370 milioni di cinesi hanno pubblicamente rinunciato alle loro attuali ed ex appartenenze al PCC ed alle sue organizzazioni giovanili. Anche molti governi, funzionari e individui in tutto il mondo hanno scelto di contrastare il regime comunista.

Non importa quanto forti possano apparire le forze oscure, e non importa quanti funzionari abbiano rinunciato ai loro valori morali, noi siamo vegliati dal divino. Le nostre scelte decideranno il nostro futuro perché sono vere testimonianze del ”luogo” da cui proveniamo.

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