(Minghui.org) Una donna di cinquantanove anni di Chongqing è stata costretta a lasciare la sua abitazione lo scorso dicembre per evitare la persecuzione per la sua fede nel Falun Gong, una disciplina spirituale presa di mira dal regime comunista cinese dal 1999. La polizia ha monitorato e messo cimici nei telefoni dei suoi parenti per molto tempo e l'ha rintracciata attraverso un'intensa sorveglianza.

La signora Han Zonglan è stata arrestata a casa di sua sorella a Chongqing il 13 aprile scorso. Attualmente è reclusa nel centro di detenzione di Hechuan e soffre di una grave forma di ipertensione.

Precedente arresto del febbraio dell’anno scorso

Quando Han stava mettendo gli opuscoli sulla persecuzione del Falun Gong sui parabrezza delle auto l'8 febbraio dell’anno scorso, un agente di polizia l'ha vista e l'ha seguita fino a casa. Poco dopo cinque agenti della stazione di Bachuan hanno bussato alla sua porta.

Una volta che la porta è stata aperta si sono precipitati dentro e hanno dichiarato di dover perquisire la sua casa. Lei ha chiesto loro di mostrare i documenti, ma non hanno risposto. Tre poliziotti l'hanno costretta su una sedia e non le hanno permesso di muoversi. Gli altri due hanno rovistato per casa ed hanno confiscato molti effetti personali, compresi quasi 8.000 yuan (circa 1.000 euro) in contanti. L'intera casa è stata lasciata in un gran caos.

La polizia ha arrestato la donna e l'ha portata al dipartimento per interrogarla. Han ha cercato di raccontare loro come si è liberata da tutte le sue malattie attraverso la pratica, ma non hanno voluto ascoltare e l'hanno rimproverata. Più tardi hanno interrogato anche il marito, che è stato rilasciato dopo essere aver firmato una dichiarazione dal contenuto non rivelato.

Han, invece, si è rifiutata di firmare qualsiasi documento ed è stata chiusa in una stanza. La polizia le ha portato la cena che era estremamente salata, tanto che la sua bocca è diventata secca dopo pochi bocconi.

Il giorno successivo due poliziotti hanno cercato di scattarle delle foto e di prelevarle un campione di sangue e le impronte digitali. La polizia l'ha rimproverata quando si è rifiutata di collaborare. Cinque poliziotti l'hanno poi mandata all'ospedale per un esame fisico completo.

Dopo che il medico ha scoperto che la sua pressione sanguigna era ad un livello estremamente alto la polizia l'ha riportata al dipartimento e l'ha messa in una cella d’isolamento fino alle 19:00. È stata rilasciata dopo che suo marito ha pagato una cauzione di 5.000 yuan (circa 650 euro).

Costretta a nascondersi dopo ripetute molestie

Il 17 settembre dell’anno scorso due funzionari del Comitato per gli Affari Politici e Legali di Chongqing (un'agenzia extra-giudiziaria incaricata di perseguitare il Falun Gong), tre poliziotti della Divisione di Sicurezza Interna del Distretto di Tongliang ed un lavoratore della comunità sono andati a casa di Han per molestarla e, senza qualificarsi, hanno continuato a scattarle delle foto.

Cinque persone, tra cui due membri dello staff del comitato residenziale di Dongcheng Street, Li Xia, il segretario del partito del distretto di Tongliang, e due poliziotti hanno fatto irruzione nella casa di Han il 29 ottobre dell’anno scorso. Senza identificarsi, hanno costretto la sua famiglia a copiare la dichiarazione di rinuncia al Falun Gong che avevano preparato in anticipo. La donna l’ha subito strappata e si è rifiutata di farla firmare alla sua famiglia. Ha detto ai funzionari che stavano commettendo un illecito, così se ne sono andati; hanno però chiesto al figlio di uscire per copiare la dichiarazione nell'auto della polizia, ma anche suo figlio ha rifiutato.

I funzionari non si sono arresi ed hanno continuato a chiamare il marito diverse volte nel pomeriggio, costringendolo ad andare al comitato residenziale. Lì, dopo aver finito di copiare la dichiarazione, gli hanno chiesto di apporre in calcele sue impronte digitali, ma lui ha rifiutato.

La famiglia di Han ha poi ricevuto molte telefonate che le ordinavano di andare al comitato residenziale per farsi fotografare, causando ansia a tutta la famiglia.

Un operatore comunitario ha bussato alla porta di casa sua alla fine dell’anno scorso. Ha chiesto al marito dove fosse andata Han ed in risposta gli è stato detto di non aver nessun diritto di sapere dove fosse.

Percependo che la polizia intendeva arrestarla di nuovo, Han ha lasciato casa, il 20 dicembre scorso, per evitare la persecuzione.

Il 19 gennaio di quest’anno ha ricevuto una telefonata da un ufficiale di polizia che la invitava a recarsi al dipartimento rifiutando di fornirle una motivazione ed ha minacciato di arrestarla se non si fosse presentata. Han ha chiesto il suo nome ed il numero di matricola, ma lui ha riagganciato. Tre mesi dopo, il 13 aprile, è stata arrestata a casa di sua sorella.