(Minghui.org) Alla fine del 2019, in seguito al manifestarsi della pandemia di coronavirus, Wei Yuchuan e Deng Xiaogeng, i nuovi direttori della prigione di Hulan, situata nella provincia dell'Heilongjiang, hanno ordinato una gestione più rigorosa dei praticanti del Falun Gong che vi stanno scontando la pena per la loro fede.

Il Falun Gong, noto anche come Falun Dafa, è una disciplina spirituale e di meditazione che viene perseguitata dal regime comunista cinese dal 1999.

Ogni giorno, molti praticanti vengono costretti a sedersi su un piccolo sgabello per lunghe ore, senza avere la possibilità di muoversi. Vengono loro negate le visite dei familiari e, una volta al mese, ad alcuni viene concessa una telefonata di cinque minuti. Quelli che si rifiutano di rinunciare alla loro fede, sono tenuti in cella d’isolamento.

Rievocazione della tortura: seduti su un piccolo sgabello

Il 28 dicembre dell'anno scorso ed il 1º gennaio di quest'anno Tong Hengbiao è stato tenuto in isolamento per aver gridato "La Falun Dafa è buona" ed "Il cielo elimini il Partito Comunista Cinese".

Il 25 febbraio scorso Qu Yanlai, un altro praticante, è stato posto in isolamento con la testa coperta da un cappuccio nero perché si è rifiutato di indossare l'uniforme da detenuto. Ha fatto uno sciopero della fame per quindici giorni ed è stato sottoposto ad alimentazione forzata per oltre dieci giorni.

Il 13 marzo, un praticante dal nome sconosciuto, è stato spogliato e costretto a tornare alla sua cella in mutande.

Oltre a torturare fisicamente i praticanti, la prigione limita la loro spesa mensile a 100 yuan (circa 13 euro), mentre gli altri detenuti possono spendere fino a 500 yuan (circa 65 euro). I prezzi dei beni di prima necessità, all’interno della prigione, sono tre volte più alti, per cui i praticanti riescono a malapena a riceverne a sufficienza, per non parlare del cibo extra, poiché per tutto l'anno viene loro somministrata quasi sempre zuppa di cavolo, nonostante debbano comunque svolgere lavori pesanti senza essere pagati.