(Minghui.org) Yu Minghui desiderava ricongiungersi con i suoi genitori, ma il suo desiderio è stato nuovamente infranto perché sua madre, di sessantatré anni, è stata condannata a quattro anni di prigione per aver praticato il Falun Gong.

Da quando il Partito Comunista Cinese ha iniziato a perseguitare il Falun Gong nel 1999, la famiglia di Yu della città di Mudanjiang, nella provincia dell’Heilongjiang, ha trascorso insieme alla figlia meno di due anni. Suo padre è stato arrestato nel 2001 e condannato a quindici anni, sua madre arrestata nel 2003 e condannata ad undici anni.

Yu, da adolescente, si è ritrovata da sola a lottare per sopravvivere. Nel 2010, dopo essere stata ammessa alla Cambridge School of Visual & Performing Arts per studiare moda, si è trasferita nel Regno Unito e da allora non è più potuta ritornare in Cina.

Due anni dopo che la madre è tornata a casa è stato rilasciato anche il padre. La coppia ha richiesto il passaporto per andare nel Regno Unito a trovare la figlia, ma la polizia ha respinto la richiesta dicendo che non ĺo avrebbero mai potuto ottenere.

Il 31 marzo dell'anno scorso la madre di Yu, Wang Meihong, un’ingegnere in geologia, è stata arrestata di nuovo per aver diffuso tra la gente il Falun Gong. Agli inizi di maggio, dopo un anno di detenzione, è stata condannata a quattro anni e reclusa nella prigione femminile dell’Heilongjiang per scontare la pena.

Yu Minghui e sua madre Wang Meihong

Yu in aprile, durante un evento nel Regno Unito[1] per chiedere la fine della persecuzione, ha detto: "Non so quando mia madre sarà rilasciata. Oggi sono venuta qui per protestare contro il Partito Comunista Cinese (PCC) perché mia madre non ha commesso nessun reato nel praticare la Falun Dafa. I miei genitori ora hanno sessant'anni. Sono stati imprigionati per oltre un decennio e la loro vita è estremamente difficile".

"Sono molto preoccupata. Spero che possano immediatamente rilasciarla restituendole la libertà e smettendo di molestarla. Non è sbagliato credere in Verità, Compassione e Tolleranza".

Nel 2020 arrestata di nuovo e condannata a quattro anni di prigione

Wang è stata arrestata il 23 novembre dell'anno scorso, vicino all'Università dell’Heilongjiang, per aver parlato alla gente della persecuzione del Falun Gong.

Dopo essere stata detenuta arbitrariamente per quindici giorni nella stazione di polizia di Haxi, è stata sottoposta a detenzione penale e trasferita in una prigione senza che la sua famiglia ne fosse a conoscenza. Le autorità hanno tentato di convincere i familiari di Wang a rinunciare al Falun Gong per evitare di essere condannati, ma loro non hanno accettato.

Il 2 febbraio la donna è stata incriminata dalla Procura di Daoli. Il giorno prima dellasua udienza online, il 30 marzo 2011, il suo avvocato Xie Yanyi si è recato al tribunale di Daoli per presentare la propria procura. Il giudice Jian Cheng, tuttavia, ha detto che aveva nominato un avvocato per rappresentarla e ha rifiutato la sua delega.

L'avvocato ha dichiarato che è illegale rifiutare la delega e ha sottolineato che sarebbe spettato a Wang decidere chi avrebbe dovuto rappresentarla e quanti avvocati assumere e che il giudice non avrebbe potuto bloccare la rappresentanza legale con una sua opinione.

Il giorno dell'udienza il giudice ha insistito affinché l'avvocato nominato dal tribunale rappresentasse Wang presesentando una dichiarazione di colpevolezza per conto suo; lei ha protestato e ha chiesto di essere rappresentata dal proprio avvocato, ma il giudice ha respinto la sua richiesta.

In seguito Jian ha condannato Wang a quattro anni di prigione. Al momento in cui scrivo è stata portata nella prigione femminile dell’Heilongjiang.

Imprigionata per undici anni per aver sostenuto la sua fede

Wang soffriva di un'infiammazione cronica al seno, di emorroidi e di alcune patologie ginecologiche. Dopo aver praticato il Falun Gong ed essersi sforzata di vivere secondo i principi di Verità, Compassione e Tolleranza, tutte le sue malattie sono scomparse. È diventata gentile, senza mai esitare ad aiutare gli altri, si è guadagnata il rispetto della sua famiglia, dei vicini di casa e dei suoi colleghi di lavoro.

Wang, quando è iniziata la persecuzione, ha dovuto affrontare molte difficoltà. Il 22 ottobre 2003 gli agenti della stazione di polizia di Xinhua l'hanno arrestata a casa di sua zia. Sei agenti l’hanno picchiata e trascinata dal settimo al primo piano, per poi scaraventarla in un’auto.

Alla stazione di polizia, un agente l'ha afferrata per i capelli e trascinata al secondo piano, strappandole molti capelli ed un altro l'ha ripetutamente colpita in viso con un libro pesante.

Wang, incatenata alla sedia di ferro, è stata interrogata a turno dagli agenti ventiquattro ore su ventiquattro per tre giorni, senza poter dormire.

Rievocazione della persecuzione: Incatenata ad una sedia di ferro

Cinque mesi dopo un giudice del tribunale del distretto di Aimin ha condannato Wang ad undici anni. Il 24 marzo 2004 è stata portata nella prigione femminile dell’Heilongjiang. Un responsabile, quando non era al lavoro, la costringeva a stare in piedi tutto il giorno.

Wang lavorava in un locale con due grosse macchine che operavano ad una temperatura di 180°C; in estate era particolarmente faticoso e la sua salute ne ha risentito tantissimo.

Nel novembre 2006 le autorità carcerarie hanno trasferito la praticante in un altro reparto perché si è rifiutata di rinunciare alla sua fede. Lì doveva stare seduta ogni giorno per molto tempo su un piccolo sgabello, il che le provocava male ai glutei, alla schiena ed alle gambe. Una detenuta era incaricata di sorvegliarla e seguirla ventiquattr’ore su ventiquattro, qualunque cosa facesse, ed inoltre non poteva parlare con le altre praticanti, altrimenti veniva rimproverata.

Nel febbraio 2008 la persecuzione è peggiorata. Le autorità l'hanno trasferita nella sesta circoscrizione, dove è stata anche sorvegliata da una criminale con precedenti per aggressioni ai praticanti. Il reparto era freddo e umido, Wang soffriva di mal di schiena, problemi cardiaci e tosse. Un giorno, mentre lei meditava sul suo letto, una guardia e la criminale l’hanno trascinata giù ed aggredita; il suo ginocchio destro ha colpito così violentemente il suolo da causarle un danno permanente.

Nel dicembre 2011 le autorità carcerarie l'hanno separata dalle altre praticanti e due prigioniere controllavano ogni suo movimento. Non poteva parlare e doveva chiedere il permesso anche per semplici attività come l'acquisto di beni di prima necessità.

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